p. Charles Morerod, o.p.
29 gennaio 2001
Il dialogo interreligioso secondo i principi di S.Tommaso
Se non mi capite, lo potete dire, per qualsiasi motivo.
Bene, devo dire prima di tutto per far capire i limiti del mio discorso che la mia specialità è un pò il dialogo ecumenico ma non il dialogo interreligioso.
C'è una differenza: il dialogo ecumenico è il dialogo fra diversi tipi di cristiani e il dialogo interreligioso fra cristiani e credenti di altre religioni non cristiane, col caso un pò particolare della religione degli Ebrei.
Poi a proposito di S.Tommaso e del dialogo interreligioso si deve dire prima che possiamo cercare a partire da quello che è scritto, che cosa avrebbe detto a proposito del dialogo interreligioso che è un tema sul quale non ha scritto niente specificamente.
È vero che durante anni si è detto che la sua "Summa contra Gentiles" (Gentiles vuol dire membri dei popoli non cristiani, più o meno in questo contesto, il contro è un pò parte della mentalità del suo tempo), si è detto durante anni che la Summa contra Gentiles era stata scritta come manuale per i missionari nei paesi musulmani.
L'opinione più comune oggi è che ha scritto questo libro come libro su quello che si può dire sulla religione cristiana a partire dalla ragione; che poi può essere usato anche con non cristiani, ma questo non è lo scopo unico né principale.
Si dice che l'idea, l'opinione è cambiata a proposito del fatto che scrivere questo contro i musulmani, a partire da alcuni argomenti.
Per esempio che quasi non parla dell'Islam.
Per esempio nella Summa contra Gentiles che a volte forse si riferisce, a volte parla un pò dell'Islam, ma non molto, parla soprattutto di eresie cristiane, per lui probabilmente l'Islam era una eresia cristiana più o meno, ma certamente non la più importante.
Secondo me, aggiungo, ci pensa a volte quando per esempio dice a proposito del cristianesimo: è un miracolo vedere che ci sono tanti credenti cristiani e aggiunge perché.
Dice perché il cristianesimo propone una fede che è molto al di là di quello che può capire la ragione umana, se si pensa per esempio alla Trinità.
È una religione che esige una conversione difficile, che propone una felicità eterna che non è attraente in modo superficiale e che non si impone con la forza delle armi e che porta anche i cristiani, spesso senza difendersi, ad essere uccisi come martiri.
Secondo me quando dice questo, probabilmente pensa senza dirlo, all'Islam.
Se prendiamo i diversi punti, una religione che propone qualcosa che è molto al di sopra della ragione, la Trinità, o una cosa che c'è nell'Islam: un dio unico.
Anche i filosofi a volte almeno ci credono, un dio unico col quale è possibile avere una relazione, anche un filosofo lo può dire.
Poi quando S.Tommaso dice: "Il cristianesimo non si è imposto con la forza delle armi", ovviamente l'Islam si è imposto con la forza delle armi, almeno all'inizio.
Poi si possono prendere altri punti: quando S.Tommaso dice che la felicità promessa ai cristiani non è attraente dal punto di vista carnale, se posso dire così, questo si oppone all'immagine che lui aveva probabilmente del paradiso musulmano forse facendone una caricatura.
Quindi a volte, forse in questo caso per esempio, pensava all'Islam ma senza dirlo.
Quindi possiamo vedere in questo modo o altri che cosa lui ha detto e che noi possiamo usare per questo tema.
Parlerò di diverse cose.
Sezione
1
Incomincio per dire un pò il contesto per parlare un pò dell'evoluzione, del modo di capire la necessità di Cristo e della Chiesa per la salvezza e nell'evoluzione del modo di capire questo, possiamo vedere l'influsso di alcuni principi di S.Tommaso.
Poi parlerò dell'altro tema ma lo dirò quando sarà giunto il momento.
Sapete, perché se ne è parlato poco tempo fa, quando è stata pubblicata la lettera Dominus Jesus della Congregazione per la dottrina della fede, si è molto parlato, almeno fra i teologi ma anche un pò nei giornali, della espressione "fuori della Chiesa nessuna salvezza".
A questo proposito si deve dire che c'è uno sviluppo storico di questa formula, del modo di capirla, e per questo S. Tommaso ha avuto un certo influsso.
Avete diversi testi ma prima faccio una piccola introduzione di questo tema: l'idea "fuori della Chiesa nessuna salvezza" proviene dal commento patristico dei padri della Chiesa, quindi da alcuni di loro, S. Cipriano per esempio, della fede che vediamo nel Nuovo Testamento a proposito di Cristo.
Qui si deve vedere il legame fra Cristo e il suo corpo che è la Chiesa.
Quando per esempio nel Nuovo Testamento, negli Atti degli Apostoli, capitolo 4 si dice: " In nessun altro (in nessun altro di Cristo) c'è salvezza, non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati", vediamo un elemento molto importante della fede cristiana.
Cristo il figlio di Dio fatto uomo, si è fatto uomo, è morto e risorto per la salvezza di tutti e l'incarnazione è un evento unico.
Poi fra questo e l'esistenza della Chiesa c'è un legame che vediamo per esempio nel vangelo di Matteo al cap. 10: "Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico nel giorno del giudizio il paese di Sodoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città ".
Chi non accoglie quelli che sono stati mandati da Cristo, si vede con questa eventualità da avere la sorte meno sopportabile di Sodoma e Gomorra.
Commentando su questi testi i Padri hanno detto, senza virgolette per sviluppare un nucleo della fede: Cristo è necessario per la salvezza perché è dato da Dio per tutti gli uomini e Cristo ha fondato una comunità e c'è un legame fra essere in questa comunità e essere legati con Cristo senza virgolette.
Come si capisce questo?
Il primo testo che avete è un testo pubblicato dal papa Bonifazio VIII nel 1302, (Bonifazio VIII, Bolla Unam Sanctam, 18.11.1302, Denzinger 875) quindi poco dopo S.Tommaso d'Aquino - un quarto di secolo dopo la sua morte più o meno - dove il papa scriveva: "E dichiariamo, affermiamo, stabiliamo che l'essere sottomessi al romano pontefice è, per ogni umana creatura, necessario per la salvezza".
Che cosa vuol dire?. Se prendiamo questo in senso stretto si dovrebbe dire che nessuno tranne i cattolici romani, vuol dire nessun altro cristiano neanche e forse non tutti i cattolici romani neanche, potrebbe essere salvato. È il senso.
Vedendo l'evoluzione si deve dire che, dopo, non sarà interpretato, in questo senso stretto.
Perché vediamo già nel testo di Matteo che ho appena letto: "Chi non vi accoglierà ".
Questo già vuol dire una cosa: "chi non vi accoglierà" si dice a proposito di qualcuno che ha avuto l'occasione di accogliere gli apostoli.
Ma uno che non ha avuto l'occasione di accogliere gli apostoli perché non ne ha mai sentito parlare si trova in una situazione un pò diversa.
Quando Bonifacio VIII diceva quello che ho appena letto, si trovava in un contesto culturale nel quale l'idea era più o meno che il mondo era cristiano anche se si sapeva che c'erano per esempio degli Ebrei e dei musulmani, ma senza la coscienza che si è sviluppata dopo, che è la nostra oggi: che la maggioranza degli uomini non sono cristiani, che molti non hanno mai sentito parlare di Cristo e che probabilmente questo non cambierà molto presto.
La scoperta dell'America per esempio ha aiutato questa presa di coscienza.
Ci sono molti che non sono cristiani.
Quindi c'è una evoluzione e vediamo, faccio un salto attraverso i secoli, come il papa Pio IX, beatificato poco tempo fa, parla di questo stesso tema. È il testo n. 2 che avete in appendice, ( Pio IX , Allocuzione Singulari Quadam, 9 dicembre 1854 )
Nel 1854 Pio IX dice: "Si deve tener per fede che nessuno può salvarsi fuori della Chiesa apostolica romana. Questa è l'unica arca di salvezza ".
Primo punto: vediamo che mantiene quello che è stato detto prima, ma aggiunge poi una spiegazione.
"Chiunque non sarà entrato in essa perirà nel diluvio, ma nel tempo stesso si deve pure tenere per certo che coloro che ignorano la vera religione ", ricordatevi quello che dicevo: Gesù diceva "chi non vi accoglierà" nel vangelo, qualcuno che non ha mai sentito questo si trova in una situazione di ignoranza o forse perché la fede cristiana gli è stata presentata ma non bene.
" che coloro che ignorano la vera religione, quando la loro ignoranza sia invincibile, non sono di ciò colpevoli dinanzi agli occhi del Signore".
Quindi se qualcuno non ne sa niente non può essere considerato colpevole.
"Ora, chi si arrogherà tanto di poter determinare i limiti di codesta ignoranza, secondo l'indole e la varietà dei popoli, delle regioni, degli ingegni e di tante altre cose? ".
Degli ingegni, interessante, vuol dire non soltanto dei popoli ma anche della capacità che una persona ha di capire.
Quindi anche se uno è cresciuto in un paese cattolico come l'Italia, ma non ha capito che cosa è il cristianesimo, forse perché è stato presentato male come l'ho detto prima, ma forse perché non può capire, il problema di mancanza di ingegno, si può parlare anche in questo caso di una ignoranza invincibile.
Poi aggiunge: "Lo sapremo dopo nella vita eterna pienamente realizzata".
Lo stesso Pio IX nel 1863 torna sul tema: "Ancora dobbiamo ricordare e biasimare il gravissimo errore in cui sono miseramente caduti alcuni cattolici. Credono infatti che vivendo nell'errore, lontani dalla vera fede e dall'unità cattolica possano pervenire alla vita eterna, ciò è radicalmente contrario alla dottrina cattolica ".
Quindi ripete un'altra volta quello che viene già da secoli.
E aggiunge: "A Noi ed a Voi è noto che coloro che versano in una invincibile ignoranza circa la nostra santissima religione, ma che osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, da Dio scolpiti nei cuori di tutti; che sono disposti ad obbedire a Dio e che conducono una vita onesta e retta, possono, con l'aiuto della luce e della grazia divina, conseguire la vita eterna.
Dio infatti vede perfettamente, scruta, conosce gli spiriti, le anime, i pensieri, le abitudini di tutti e nella Sua suprema bontà, nella sua infinita clemenza non permette che qualcuno soffra i castighi eterni senza essere colpevole di qualche volontario peccato".
Diversi elementi; l'ultimo è di dire se uno non può sapere qualcosa, non ne ha la possibilità per i motivi spiegati prima, non è colpevole, e Dio perché è buono non vuole punire uno di qualcosa di cui non è responsabile, di che infine non è un peccato.
E poi che cosa si deve vedere in questi casi ?.
Lo spiega anche qui Pio IX dicendo: "Se osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, se sono disposti ad obbedire a Dio e conducono una vita onesta e retta, venisse uno, certo che cosa Dio vuole e in conseguenza cerca di vivere secondo quello che ha potuto capire nella sua coscienza e conoscenza, è probabilmente quello che Dio richiede di queste persone". Vuol dire che c'è la possibilità di salvezza.
"Allo stesso tempo insista per dire: uno deve essere membro della Chiesa per essere salvato".
Quindi c'è la regola generale e il modo di applicarla, se si può dire così.
Poi sviluppa un pò, ma quello che ha detto qui Pio IX e che è abbastanza importante per l'evoluzione del modo di capire questa dottrina che rimane affermata: la Chiesa è necessaria per la salvezza perché Cristo è necessario per la salvezza, quello che ha potuto dire Pio IX a proposito dell'ignoranza invincibile, ha potuto dirlo anche grazie ai principi di S. Tommaso.
Quando dico dei principi di S.Tommaso non voglio dire che nessun altro fra S. Tommaso e Pio IX l'abbia detto, ma parlo di S. Tommaso che probabilmente avrà avuto un influsso su Pio IX e vediamo alcuni di questi principi di S. Tommaso.
Il primo che è della Prima Secundae della Somma di teologia (Prima Secundae vuol dire la prima parte della seconda parte della Somma di teologia che parla di morale), all'inizio della prima questione, primo articolo (I-IIae, q.1, art.1) quindi un testo che fonda tutta la teologia morale di S. Tommaso, dice: "Propriamente sono denominate umane le azioni che derivano dalla deliberata volontà. Le altre azioni, che all'uomo vanno attribuite, potranno chiamarsi azioni dell'uomo, ma non azioni umane in senso proprio, non appartenendo esse all'uomo in quanto uomo".
Cosa vuol dire: sono umane le azioni che derivano dalla deliberata volontà, vuol dire che se uno non vuole fare qualcosa, non compie un'azione veramente umana, quindi non ne è responsabile.
Prendo un esempio: se uno uccide un altro senza volerlo, per esempio perché uno guida e c'è qualcuno che si butta sotto la macchina ma che non si poteva vedere.
Quindi quello che guida non è responsabile, perché non poteva fare niente.
Forse se ha bevuto troppo prima e non ha avuto una reazione abbastanza veloce è colpevole di quello che ha fatto prima, ma forse neanche questo e quindi non ha voluto.
Si può uccidere qualcuno senza volerlo, non è un peccato.
Lo stesso per ogni atto che si fa senza coscienza.
È questo principio che usava Pio IX dicendo, se uno non ha voluto qualcosa perché non lo sa, non ha voluto rifiutare né accettare, soltanto che non sapeva, non ne è responsabile, si può dire che non è una azione umana, è un'azione dell'uomo nel senso che uno lo fa ma non come un gesto proprio.
Quindi questo principio fondamentale della morale di S. Tommaso ha aiutato a pensare alla responsabilità per esempio di un non cristiano, la responsabilità umana in genere, quindi anche in questo caso.
Poi un altro principio è il desiderio almeno implicito che c'è per esempio nella vita della gente che cerca di vivere secondo la volontà di Dio.
Lo vediamo nel testo che avete dopo della Terza Parte della Summa di teologia di S. Tommaso, questione 68 (III, q.68, a.2) dove parla del Battesimo.
"Si può essere senza battesimo in due maniere.
- Primo, di fatto e di proposito (re et voto) come capita a coloro che non sono battezzati né vogliono esserlo ".
Evidentemente si ha allora il disprezzo del sacramento da parte di coloro che hanno l'uso del libero arbitrio, perciò chi è senza battesimo in questa maniera non può conseguire la salvezza.
- "Secondo, uno può essere senza battesimo di fatto, ma non di proposito". Quindi due casi; mi fermo sul primo: se uno non è battezzato e non vuole essere battezzato, si deve aggiungere anche sapendo che cosa è il battesimo, sapendo chi è Cristo, che cosa Cristo ha fatto, etc., se capisce tutto e non lo vuole è un caso.
Il secondo caso è il caso di qualcuno che non è battezzato di fatto ma non di proposito, e lui spiega:
"Per es., quando uno desidera di essere battezzato, ma viene accidentalmente prevenuto dalla morte prima di ricevere il battesimo.
Costui senza il battesimo in atto può conseguire la salvezza per il desiderio del battesimo, il quale nasce dalla fede che opera mediante la carità, attraverso la quale l'uomo viene santificato interiormente da Dio, il cui potere non è vincolato ai sacramenti".
Quindi se uno ha il desiderio di essere battezzato ma non lo può perché la morte sovviene prima, non si può dire che è colpevole.
È come battezzato con il suo desiderio.
Si dice lo stesso per il desiderio della perfezione per esempio, e S. Tommaso lo dice anche a proposito dell'Eucaristia.
Vedo questo e poi vedo che cosa vuol dire per il nostro tema.
Il testo successivo della questione 73 della stessa Terza Parte della Somma di teologia (III, q.73, a.3) :
"L'effetto di un sacramento si può ottenere prima di ricevere il sacramento, per mezzo del voto stesso di accostarsi al sacramento.
Così prima di ricevere l'Eucaristia l'uomo può salvarsi in virtù del desiderio di riceverla ".
Quindi è possibile avere un desiderio esplicito - poi si dirà anche implicito - di quello che vogliono dire e dare i sacramenti.
Spiego un poco: qui sviluppo già un pò il principio di S. Tommaso: lui parla di un desiderio esplicito, ma il desiderio di ricevere il Battesimo e l'Eucaristia e il desiderio infine di essere con Dio, di essere in comunione con Dio, di fare quello che Dio vuole che noi facciamo, e uno che non sa niente di più, che non sa che questo lo può conseguire col battesimo e l'Eucaristia, deve almeno implicitamente avere questo desiderio d'essere con Dio che va già in direzione del battesimo e dell'Eucaristia.
Se la possibilità gli viene data, lo dovrebbe accettare nel senso del proprio desiderio, ma se la possibilità non è data si può dire che il desiderio implicito era già presente.
Sviluppando un pò questa dottrina di S. Tommaso del battesimo e della Eucaristia di proposito o di desiderio, si può capire come Pio IX poteva dire: "Se uno almeno vuole obbedire a Dio, potrebbe già essere abbastanza".
Certo, rimane la responsabilità dei cristiani di non obbedire a Dio, vuol dire questo, ma per quelli che non lo sanno può forse essere già abbastanza.
Sezione 2
Poi nel XX secolo ci sono ancora diverse persone che hanno voluto avere l'interpretazione di "fuori della Chiesa nessuna salvezza" nel senso più stretto, che non era per esempio, il senso dato da Pio IX , che è un caso estremo.
L'altro estremo sarebbe di dire la Chiesa non ha nessuna importanza per la salvezza.
Vediamo l'estremo che è di dire: se uno non è chiaramente, da ogni punto di vista, cattolico, non ha nessuna possibilità di essere salvato.
Era il caso del padre Feeney, un teologo americano e avete un testo della Lettera del S. Uffizio all'arcivescovo di Boston, 8 agosto del 1949 - Denz. 3866-3870 - che dice:
"Fra le cose che la Chiesa ha sempre predicato e non cessa mai di predicare, è contenuto anche quell'infallibile sentenza che ci insegna che "fuori della Chiesa non c'è nessuna salvezza".
Tuttavia, questo dogma deve essere compreso nel senso in cui lo comprende la stessa Chiesa ".
Quindi ancora una volta il principio viene affermato con una spiegazione, un pò dopo lo stesso testo dice:
"Nella sua infinita misericordia Dio ha voluto che, di questi mezzi per la salvezza che solo per divina istituzione, non invero per intrinseca necessità, sono disposti al fine ultimo, in certe circostanze, gli effetti necessari alla salvezza, possano essere ottenuti, anche dove siano applicati soltanto con il voto o con il desiderio ".
Lo vediamo per esempio a proposito dei sacramenti, ne ho già parlato.
Il Battesimo ci è dato dalla nostra salvezza, non vuol dire che Dio non abbia la possibilità di dare la salvezza senza questo mezzo, perché uno stesso fine può essere ottenuto in diversi modi e Dio ha questa capacità.
Quindi normalmente si fa così, ma forse non sempre.
Il testo spiega un pò dopo: "Non si richiede sempre, affinché uno ottenga l'eterna salvezza, che sia realmente incorporato come un membro della Chiesa, ma questo almeno è richiesto, che egli aderisca allo stesso con il voto e il desiderio". Questo l'abbiamo già visto.
"Questo voto, poi, non è necessario che sia sempre esplicito, come accade per i catecumeni, ma dove l'uomo soffre di ignoranza invincibile, Dio accetta pure un voto implicito" come lo dicevo prima, questo è uno sviluppo di quello che diceva S. Tommaso, dal desiderio esplicito siamo passati al desiderio almeno implicito "chiamato con tale nome, perché è contenuto in quella buona disposizione dell'animo, con la quale l'uomo vuole la sua volontà conforme alla volontà di Dio".
Quindi vediamo di nuovo questa idea: infine il desiderio del sacramento è il desiderio della salvezza che è il desiderio di fare quello che Dio vuole da noi, e questo può essere abbastanza.
Vedo un pò per completare le informazioni, per non fermarmi a parlare di S. Tommaso, quello che dice a questo proposito il Concilio Vaticano II , (svolto come forse lo sapete, più o meno tra il 1962 e il 1965), nella Dichiarazione su la Chiesa e le religioni non cristiane che si chiama Nostra Aetate, si vede che il concilio, l'ultimo concilio finora nella Chiesa, parla del rispetto per le altre religioni:
"La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini.
Essa però annuncia ed è tenuta ad annunziare incessantemente Cristo che è "la via, la verità e la vita" (Gv. 14,6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato a sé tutte le cose".
Come un pò sempre finora si vede e si dice: la Chiesa deve annunciare Cristo salvatore di tutti, ma nelle altre religioni qualcosa, non raramente alcune cose, riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini e che è Cristo.
Si vede che si il testo riferisce all'inizio del vangelo di Giovanni.
E i Padri della Chiesa avevano sviluppato questo dicendo che il Verbo che è il Figlio di Dio ha seminato nel mondo qualcosa.
Quindi il Concilio dice: il Verbo è sempre presente nel mondo, perché il mondo è stato creato anche tramite il Figlio, ha lasciato nel mondo qualche segno della Sua presenza che tutti gli uomini possono scoprire.
La Dichiarazione su La libertà religiosa, - Dignitatis Humanae, 2 - dello stesso Concilio Vaticano II dice: "Questo concilio vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa".
Quindi si dice - è stato un punto importante del concilio - che tutti gli uomini, ovviamente anche i cristiani, hanno diritto alla libertà religiosa.
Quindi gli altri non si devono perseguitare perché non sono cristiani, per esempio.
O anche un pò dopo, di nuovo la stessa dichiarazione dice: "L'uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza che egli è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività, per arrivare a Dio, suo fine.
Non lo si deve costringere ad agire contro la sua coscienza".
Se uno per esempio non è cristiano o non lo vuole essere, non lo possiamo costringere perché c'è un legame fra lui e Dio nella sua coscienza, coscienza che può sbagliare e deve essere educata, ma che comunque è rispettata.
Si aggiunge che soltanto Dio legge a livello della coscienza e soltanto Dio sa che cosa c'è infine nel fondo della persona umana.
Per questo noi che non abbiamo le informazioni non possiamo agire per costringere qualcuno a questo livello; Dio sa la situazione di un uomo davanti a Lui, e noi non lo sappiamo.
Poi un altro elemento dello stesso concilio, nella Costituzione su La Chiesa nel mondo contemporaneo, - Gaudium et spes - nel numero 19: "Nella genesi dell'ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per avere trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione ".
Questo è quello che dicevo un pò prima: se uno, a volte per colpa dei cristiani non sa che cosa è il cristianesimo, non è responsabile.
Questo il concilio lo dice per gli atei ma vale ovviamente anche per i non cristiani; se si pensa al problema che può presentare il fatto che il cristianesimo sia arrivato in un paese con una colonizzazione per esempio, ci può essere un tipo di rifiuto che non è, almeno non totalmente, colpa della persona che rifiuta. È una possibilità.
Rimane il fatto che la coscienza è fatta per la verità e ogni uomo ha il dovere di cercare la verità, tutti, ovviamente vale non soltanto per i non cristiani ma anche per i cristiani.
Lo dice ancora la Dichiarazione Dignitatis humanae ( 1):
"Il sacro concilio anzitutto professa che Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via, attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo divenire salvi e beati.
Crediamo che questa unica vera religione sussista nella chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di comunicarla a tutti gli uomini, dicendo agli apostoli: - Andate dunque, istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto quello che Io vi ho comandato - (Mt.28, 19-20). E tutti gli uomini sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa, e una volta conosciuta abbracciarla e custodirla".
Quindi si rispetta chi è nell'ignoranza invincibile ma anche questi, come tutti, sono tenuti a cercare la verità.
Il concilio dice: perché siamo cristiani crediamo che la Verità è Cristo, come l'ha detto Lui.
A proposito dell'ateismo lo stesso numero della costituzione Gaudium et Spes che avevo letto prima, numero 19 che diceva che "Anche i cristiani possono essere responsabili dell'ateismo", o anche: "Senza dubbio coloro che volontariamente cercano di tenere lontano Dio dal proprio cuore e di evitare i problemi religiosi, non seguendo l'imperativo della loro coscienza, non sono esenti da colpa".
Questo vale per gli atei, può valere anche per i non cristiani o anche per i cristiani, per chiunque non vuole obbedire a Dio.
Questo è legato a quello che diceva Pio IX : chi vuole obbedire a Dio può essere salvato, ma chi non vuole, chi rifiuta per esempio di ricevere il cristianesimo quando ha capito che è un dono di Dio all'umanità, non è esente di colpa.
Infine la Costituzione dogmatica su La Chiesa, Lumen Gentium (14) dice: "Non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare".
A proposito di questo tema si vede in conclusione nel Vaticano II che se qualcuno vede che Cristo è mandato agli uomini da Dio, che Cristo fonda la Sua Chiesa e che la Chiesa è necessaria e se questa persona rifiuta quello che ha visto, si dice non può essere salvato.
Ma in questo caso non è ignoranza invincibile, è ignoranza voluta o un rifiuto cosciente che non è una ignoranza.
Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptoris missio, sulla missione, del 1990 mette due cose insieme: "È necessario tenere congiunte queste due verità, cioè la reale possibilità della salvezza in Cristo per tutti gli uomini e la necessità della Chiesa in ordine a tale salvezza ".
Quindi si vede il principio affermato dall'inizio: necessità di Cristo e del Suo corpo che è la Chiesa e la possibilità di salvarsi fuori dall'appartenenza totalmente visibile, direi, a questo corpo.
Le due cose devono andare insieme e secondo me i due principi sviluppati da S. Tommaso - un atto responsabile deve essere voluto quindi cosciente e c'è la possibilità di ottenere qualcosa realmente tramite il desiderio soltanto - hanno dato la possibilità di capire insieme queste due verità che sembrano opposte.
Sezione 3
Dopo questa prima parte prendo un secondo tema: alcuni principi di S. Tommaso per il dialogo, per il dialogo non specificamente interreligioso, vedrò anche qualcosa, ma per il dialogo a proposito della fede per esempio con qualcuno che non è credente: che sia credente di un'altra religione, (quando dico non credente, non credente cristiano) o sia ateo o soltanto che voglia parlare a livello filosofico, senza tenere conto della sua eventuale religione, i principi sono più o meno gli stessi.
Il primo è della Prima Secundae ,109 (I-IIae, q.109, art.1, ad 1):"Qualsiasi verità, da chiunque sia detta, viene dallo Spirito Santo che infonde la luce naturale, e muove ad intendere e ad esprimere la verità.
Non deriva però da lui in quanto inabita mediante la grazia santificante, o in quanto elargisce un dono abituale aggiunto alla natura".
È una frase di S.Tommaso che lui aveva preso dall'Ambrosiaster e che si cita spesso, ma spesso si cita soltanto l'inizio.
Comunque c'è l'idea che lo Spirito Santo agisce nella natura non soltanto tramite la grazia, è già presente nella natura e che spinge ogni uomo a cercare la Verità e a trovare, e dà la possibilità di trovare la Verità.
Questo spiega tante cose nel sistema di S. Tommaso.
S. Tommaso non ha avuto paura di entrare in dialogo con Aristotele, testo soppresso filosofo pagano finora non molto ricevuto fra i cristiani (perché era stato un pò dimenticato) e ricevuto di nuovo tramite i filosofi musulmani.
Si deve vedere che usare nella teologia un testo pagano trasmesso dai musulmani non è una cosa evidente.
Lui dice: "La verità che forse c'è in lui non può venire da un altro che da Dio", quindi non c'è nessun bisogno di avere paura, e forse noi per alcune cose abbiamo sbagliato, nel nostro modo di esprimere la fede voglio dire.
Quindi primo principio, poi legato con questo ce ne è un secondo che si trova nella Summa contra Gentiles nel primo libro, capitolo terzo (I ,3), a proposito delle verità che si trovano con la ragione o con la fede:
"Le verità che professiamo su Dio rivestono una duplice modalità.
Ci sono infatti alcune verità su Dio che superano totalmente le capacità della ragione umana: che Dio per esempio, sia trino e uno.
Ci sono, al contrario, verità alle quali la ragione naturale può giungere: che Dio, per esempio, esista, che sia uno, ecc..
Queste verità, anche i filosofi le hanno provate per via dimostrativa, guidati com'erano dalla luce della ragione naturale.
Che ci sia in Dio un ambito che superi totalmente le capacità della ragione umana, questo è evidente ".
Quindi a proposito di Dio ci sono due tipi di affermazioni: possiamo dire c'è un Dio. Come diciamo questo?. Dicono i filosofi come: ognuno può pensare per esempio al perché c'è il mondo, al perché c'è qualcosa, da dove vengono le cose che vedo, quando so per esempio che io non mi sono fatto personalmente, vengo da un altro o da due altri.
Quindi uno pensando a questo può giungere all'idea: c'è un Dio che ha fatto questo e questo si vede con la ragione, non c'è bisogno di fede per dire questo.
Invece uno può guardare il mondo e pensare molto, non troverà che Dio è Uno in tre Persone o che Dio si è fatto uomo.
Sono delle cose che non possiamo capire e non possiamo neanche scoprire se Dio non lo dice.
Quindi finora vediamo che ci sono due livelli: possiamo parlare di Dio con la ragione e con la fede. Nella stessa Summa contra Gentiles nel primo libro, capitolo sette (I, VII) : "Se la verità della fede cristiana supera le capacità della ragione umana, i principi innati appartenenti per natura alla ragione non possono tuttavia contraddire questa verità".
Quindi fra i due ordini di verità che abbiamo, quello che possiamo vedere con la ragione o con la rivelazione, non è possibile che ci sia un opposizione: la fede è sopra la ragione.
La Trinità per esempio è sopra la ragione, ma non è contraddittoria con la ragione perché, S.Tommaso lo spiega, lo stesso Dio che ci ha creato, che ci ha dato la ragione e che si rivela.
Dio non essendo cattivo non vuole farci esplodere, non dà delle cose contraddittorie.
S.Tommaso nella Summa contra Gentiles, libro 4, capitolo1, ( V, 1, Preambolo) all'inizio dice:
"Mentre la ragione adotta, per arrivare a Dio, una dialettica ascendente, la conoscenza attraverso la fede, che possediamo per rivelazione divina, segue al contrario, da Dio a noi, una via discendente.
Ma sia che si salga, sia che si scenda, la strada è la stessa: studiando le verità sovrarazionali seguiremo, dunque, la via che abbiamo già utilizzato per trattare le verità che la ragione scopre in Dio".
Cosa vuol dire: in Sardegna ci sono delle montagne come in Svizzera che è il mio paese, quindi ci possiamo capire: per andare in montagna è possibile andare verso l'alto o verso il basso - di solito si fanno le due cose - e la strada è la stessa.
Con la ragione andiamo da questo mondo verso Dio e arriviamo sino ad un certo punto, e la rivelazione vuol dire che Dio viene verso di noi, nell'altro senso. Ma la strada è la stessa, non ci sono due strade contraddittorie, neanche diverse.
Questo è anche vero nel dialogo a proposito della religione con i non cristiani di qualsiasi tipo per esempio, che siano credenti di un'altra religione o che siano atei o che siano anche altri cattolici che vogliono parlare a livello della ragione.
Si può argomentare con la ragione: è per questo che un dialogo è possibile, perché senza ragione, comunque, non si può parlare neanche della fede.
S. Tommaso aggiunge, ma mi fermo poco su questo punto, nel testo della Secunda Secundae questione 4, che: "La rivelazione porta anche su alcuni punti che possiamo trovare con la ragione".
Vi dicevo per esempio: con la ragione uno può pensare perché c'è il mondo, e dire perché c'è un dio, ma questo è anche rivelato nella Bibbia.
La Bibbia non parla soltanto di quello che la ragione non può trovare, dice anche che c'è un Dio, per esempio.
S. Tommaso dice quindi la rivelazione contiene anche qualcosa che potremmo sapere senza la rivelazione. E perché è così?.
Per diversi motivi, ma lui ne dice tre (II-II ae, q.4, a.8, ad 2 ) che sono stati usati anche dal Primo Concilio del Vaticano nel 1870 e ripetuti dal Secondo Concilio del Vaticano.
Primo motivo per il quale la rivelazione parla anche di quello che possiamo conoscere con la ragione senza la rivelazione, dice:"[1°] Perché l'uomo giunga più velocemente alla conoscenza della Verità divina ".
In altre parole, anche con le sue: "Senza aver bisogno di studiare anni", perché la fede uno la può avere prima di studiare o senza mai studiare.
Cristo ha rivelato le cose ai piccoli, ai semplici.
Secondo motivo: "[2°] Perché la conoscenza di Dio sia più diffusa ", perché molti non studiano questi argomenti filosofici, sia che non ne abbiano il tempo, sia che non ne abbiano la possibilità per un altro motivo di ingegno, per riprendere l'espressione precedente, o perché non hanno voglia.
Pochi studiano queste cose, la rivelazione è data a tutti, quindi ha la più grande diffusione.
Terzo motivo: "[3°] Per avere la certezza".
Con altre parole: vediamo che i filosofi non sono d'accordo fra loro.
Quindi ci sarà sempre un dubbio: ho trovato questa conclusione ma forse sbaglio perché altri non sono d'accordo con me.
Se Dio dice qualcosa la certezza è ovviamente più grande, poi come sappiamo che è Dio che lo dice è un altro problema.
Dopo questi principi generali si può argomentare con la ragione con qualsiasi persona e aggiungo che S. Tommaso dice: "Si argomenta con la ragione anche a proposito di quello che la ragione non può dimostrare, per esempio la Trinità o l'Incarnazione o la creazione del mondo a partire dal niente".
Lui dice in questi casi la ragione può non dimostrare qualcosa - la ragione non dimostra la Trinità - ma può dimostrare che non è impossibile, che non è irrazionale, può mostrare che gli argomenti opposti non sono sufficienti per provare il contrario della fede.
E già questo è molto.
Pensiamo, prendo adesso questo esempio, al dialogo fra i cristiani e tutti gli altri a proposito della divinità di Cristo, dell'Incarnazione, o il punto della Trinità che è ovviamente un punto delicato, a proposito del quale i cristiani devono dialogare con tutti perché siamo gli unici a credere questo, è quello che ci fa cristiani.
E S. Tommaso parla della possibilità della Incarnazione, risponde quindi ad un punto che troviamo nel dialogo interreligioso, tipicamente.
Quindi nella Summa contra Gentes, quarto libro, capitolo 49: "Abbiamo spiegato (quando dice abbiamo spiegato vuol dire che lui ha spiegato), che l'Incarnazione del Verbo non va intesa nel senso che il Verbo si è mutato in carne oppure che si è unito al corpo come forma, perciò dal fatto che il Verbo si è incarnato non ne segue che Dio sia veramente un corpo o una virtù esistente in un corpo".
Questo è un tema del quale si è parlato dall'inizio del cristianesimo, perché i filosofi hanno detto: ma Dio non può cessare di essere Dio, per esempio o anche i musulmani ci dicono che è una mancanza di rispetto di Dio, per Dio, dire che si è associato con la creatura, quindi che avrebbe rinunciato ad essere Dio.
S. Tommaso dice: non ha rinunciato nel senso più totale.
Poi un secondo argomento dello stesso tipo: "Così pure il fatto che il Verbo assunse la natura umana non ne segue che abbia subito una mutazione sostanziale, vuol dire che non sia più Dio, infatti non ci fu nessuna mutazione del Verbo di Dio ma solo nella natura umana assunta dal Verbo secondo la quale si attribuisce al Verbo una nascita temporale, non già per sé stesso".
Non mi fermo a spiegare questo quanto sarebbe necessario perché prenderebbe troppo tempo, vuol dire soltanto: Dio rimane Dio e non cessa di essere Dio.
Invece nella creatura c'è un cambiamento, vuol dire che c'è un uomo che è anche Dio.
Non sviluppò molto ma vuol dire che ha affrontato il tema e anche in un secondo testo che viene dopo: "Che Dio si faccia uomo non è incompatibile con l'ordine delle cose (come pretendeva la prima obbiezione, quindi risponde a obbiezioni che lui aveva portato prima da altri), perché sebbene la natura divina sorpassi all'infinito la natura umana, tuttavia l'uomo secondo l'ordine della sua natura ha per fine Dio ed è fatto per unirsi spiritualmente a Lui".
Vedete, l'uomo è fatto per essere con Dio, perché - questo è il mio commento, ma non penso che sia contro il testo testo soppresso - perché il nostro desiderio infinito di conoscenza d'amore e di felicità per esempio, si realizza soltanto in Dio e il segno è che secondo quello che siamo, non possiamo essere totalmente realizzati nella nostra umanità senza essere con Dio, finora dice questo.
"Esemplare e quasi conferma di tale unione è stata l'unione personale di Dio con l'uomo, salve però le proprietà delle entrambe nature: in modo da non togliere nulla alla natura divina; e senza che la natura umana, mediante un'esaltazione indebita, uscisse dai limiti della sua specie". Quindi siamo fatti per essere con Dio e vediamo come questo si realizza: si realizza in Gesù Cristo che è Dio e uomo che rimane Dio e che è davvero uomo, che non è soltanto un pò Dio, soltanto un pò uomo, che è veramente Dio veramente uomo.
Ma in questo si realizza quello che potremmo già indovinare un pò senza pensare all'Incarnazione: il nostro desiderio di essere con Dio.
"Si deve inoltre tenere inoltre presente che, data la perfezione e la stabilità dalla natura divina, non toglie nulla alla dignità di Dio il fatto che una creatura si avvicini a lui per quanto si voglia, sebbene ciò potenzi la creatura.
Infatti egli comunica la sua bontà alle creature, senza mai soffrirne nessun detrimento".
In altre parole Dio è abbastanza grande per poter fare una cosa del genere pur essendo ancora Dio dopo, quindi dire Dio non si può fare uomo, non è un segno di rispetto per Dio, sarebbe piuttosto un segno di disprezzo, come se non fosse capace.
Forse non lo potevamo immaginare ma una volta che l'ha fatto vediamo che ne era capace. Poi "Sebbene la volontà di Dio basti per compiere ogni cosa, tuttavia la sapienza divina esige che alle singole cose Dio provveda nel modo più conveniente ecco perché per le singole cose egli istituite delle cause proporzionate. Perciò sebbene Dio con la sua sola volontà possa produrre nel genere umano tutti i vantaggi che si attribuiscono all'Incarnazione di Dio, cui accenna il secondo argomento (che noi nonabbiamo visto), tuttavia era opportuno che codeste utilità venissero prodotte mediante il Dio umanato, come si può rilevare in qualche modo dagli argomenti precedenti".
Cosa vuol dire?.
Dio provvede a noi, ai nostri bisogni secondo quel che siamo.
Dio agisce con noi tenendo conto di quello che siamo, quindi per esempio è quello che facciamo sempre: io vi parlo in italiano perché è il modo di farmi capire da voi.
Quando parliamo ad una persona tenendo conto della sua lingua, della sua capacità di capire, della sua età etc., usiamo gli argomenti che l'altro può capire, è normale.
E Dio che sa queste cose meglio di noi fa anche così, quindi entra in relazione con noi con mezzi umani e il mezzo umano principale è Cristo Dio fatto uomo.
S. Tommaso usa lo stesso argomento per i sacramenti.
Nei sacramenti ci sono dei gesti umani che si possono capire: bere e mangiare insieme, lavarsi con l'acqua e così è un modo che noi possiamo capire lo usa per noi. L'esempio principale di modo umano di comunicazione usato da Dio è l'Incarnazione.
Quindi a proposito dell'Incarnazione che è un mistero al di là di quello che possiamo capire, Tommaso dice: Dio ha scelto un modo umano e non c'è modo più umano di un uomo che è Dio per darci la possibilità di essere noi uomini con Dio, quello che è infine il nostro desiderio.
Quindi non è irragionevole fare questo da parte di Dio.
Sezione 4
Ultimo tema è il tema della grazia di Cristo come capo della Chiesa.
Leggo e spiego un pò qualcosa, nella Terza Parte della Somma di teologia, questione 8, ( III, 8, 1) :
"Primo, per l'unione con Dio la sua grazia è la prima in ordine di nobiltà, (la grazia che Cristo come uomo ha ricevuta è la prima in ordine di nobiltà) sebbene non in ordine di tempo, poiché tutti gli altri hanno ricevuto la grazia dipendentemente dalla grazia sua, come dice l'apostolo: "Quelli che ha preconosciuto li ha pure predestinati ad essere conformi all'immagine del suo figlio, perché questo sia il primogenito di molti fratelli".
Finora dice: tutti quelli che hanno ricevuto la grazia, hanno ricevuto la grazia tramite Gesù Cristo; aggiunge: "Secondo, possiede la perfezione per la pienezza di tutte le grazie, conforme alle parole evangeliche: - Lo abbiamo visto pieno di grazia e di verità - (Giov.1, 14) Terzo, ha ricevuto la virtù di comunicare la grazia a tutte le membra della Chiesa, secondo le parole evangeliche: - Della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto - (Giov.1,16). È così evidente che Cristo va denominato capo della Chiesa".
Qui c'è un principio fondamentale di S. Tommaso: ogni grazia data al mondo è data tramite Cristo, vuol dire che ogni uomo che sia cristiano o no, se è salvato, è salvato mediante la salvezza di Gesù Cristo che lo sappia o no questo non è un problema, ma è l'informazione fondamentale del suo modo di capire la Chiesa.
Per commentare questo, prendo come ultimo testo, un testo di un discepolo di S. Tommaso del ventesimo secolo, che era un teologo svizzero, di lingua francese come me. Si tratta di Charles Journet che dopo la pubblicazione di questo libro, almeno diciamo dell'edizione francese di questo testo, sarà anche cardinale, che era molto legato con PaoloVI come si può indovinare un pò alla fine di questo testo.
Prima del testo che avete (vedi appendice) Journet dice che c'è un regime normale e pieno della salvezza, che è di conoscere Cristo esplicitamente, di ricevere il suo vangelo e i sacramenti. Ma che quando non c'è questo, Dio cerca di salvare gli uomini e probabilmente ci riesce, speriamo spesso.
Poi viene il testo che avete voi (Il mistero della Chiesa secondo il Concilio Vaticano II, Queriniana, Brescia,1967 (2), p.108-112) :
[108] "I battezzati sono nel mondo una minoranza".
Vedete, cosa che Bonifazio VIII probabilmente non vedeva, probabilmente.
"La Chiesa però continua ad essere presente fin nelle comunità non cristiane mediante i valori di verità e di santità che esse posseggono, in quanto non sono state rifiutate le grazie - esse [adesso] passano tutte attraverso Cristo ", (vedete il principio di S. Tommaso che dice ogni grazia è data tramite Cristo) - di questo Dio che vuole la salvezza di tutti gli uomini
[112] Il piccolo gregge è, sotto la fonte della gerarchia, (nel suo sistema vuol dire, dove la Chiesa annuncia il vangelo, trasmette la parola di Dio e dà i sacramenti, è il senso della parola sotto la fonte della gerarchia, probabilmente oggi si sceglierebbe una parola diversa ma il senso è lo stesso), il luogo in cui la Chiesa può essere presente nel suo atto completo, nella pienezza della grazia donatale attraverso i sacramenti e guidata dalla predicazione del Vangelo.
Tutto attorno però la Chiesa, disposta come in zone concentriche nelle quali si fa sempre meno visibile (queste zone concentriche sono espresse anche da Paolo VI nella prima enciclica che ha pubblicata "Ecclesiam suam" a proposito di tre cerchi di dialogo) è insieme presente nel suo atto imperfetto quale popolo immenso di redenti; e nessuno sarà salvo se almeno all'ultimo momento e nel segreto della propria anima non sarà diventato suo figlio mediante un atto di fede implicita e il desiderio teologale della salvezza".
Quindi desiderio che nasca il desiderio.
Vedete una cosa: tutta attorno però la Chiesa è disposta come in zone concentriche nelle quali si fa sempre meno visibile per Journet; ma ovunque dove c'è la grazia, la Chiesa è sempre presente.
Secondo Journet, e questo secondo me è abbastanza originale nel suo pensiero, dice: "Ovunque Dio agisce anche tramite i non cristiani, per motivo del principio di S. Tommaso che ogni grazia viene tramite Cristo, si edifica il corpo di Cristo che è la Chiesa che dunque è già un pò presente, almeno come un inizio non molto sviluppato che si dovrebbe sviluppare di più".
È già visibile anche quando noi non la riconosciamo e spiega perché, dice: "La grazia produce la carità, l'amore di Dio e degli altri".
E questo in un certo senso si vede che la carità produce atti di carità.
Quindi c'è già un minimo di visibilità che noi non riconosciamo forse, ma che comunque è già visibile anche se non siamo capaci di vederlo.
L'idea è quindi che in tutto il mondo Dio, sempre attraverso Cristo, può dare la sua grazia prima di Cristo e dopo Cristo e sempre attraverso Cristo.
Quindi abbiamo visto alcuni principi che riassumo in un minuto.
Prima lo sviluppo di "fuori della Chiesa nessuna salvezza", grazie ai principi di S. Tommaso, per esempio che un atto responsabile è sempre un atto cosciente, poi che c'è la possibilità di ottenere l'effetto di un sacramento soltanto col desiderio.
Poi abbiamo visto come S. Tommaso parla del dialogo sulla base della ragione, che può essere usato con ogni persona che non è cattolica e o anche con i cattolici.
Poi abbiamo visto un esempio dove parla di un tema tipico del cristianesimo che è l'Incarnazione del Figlio di Dio, dicendo che questo non lo troviamo con la ragione, ma la ragione non ci mostra questo come irragionevole, al contrario.
Infine abbiamo visto il suo principio che è ogni grazia è data nel mondo attraverso Cristo, e abbiamo visto come un suo discepolo, non l'unico a parlare di questo, ma l'ho preso anche perché è svizzero e vi ho detto che qualcosa di buono può venire anche dalla Svizzera come il cioccolato! e gli orologi, ma visto che ci sono gli orologi, appunto, mi devo fermare e mi fermo.
Domande:
D: Abbiamo sentito questa sera che il vecchio principio che aveva animato l'Inquisizione che fuori della Chiesa non vi sia salvezza non è esatto.
Però mi è sembrato molto interessante alla fine di questo che ci ha detto padre Carlo, quell'excursus sul teologo svizzero, su Journet, sulla teoria dei cerchi concentrici.
Io mi faccio questa domanda: alla luce di questo principio si può considerare in una certa misura, corpo della Chiesa anche se in misura imperfetta e non apparente ciò che avviene in altre religioni?. Grazie.
R: Primo, non ho detto che il principio fuori della Chiesa nessuna salvezza non è più accettato.
Ho detto che è capito in modo diverso perché appunto ogni grazia viene tramite Cristo ed edifica il corpo di Cristo.
Quindi uno che non è pienamente o visibilmente in modo totale cattolico può già essere nella Chiesa secondo Journet, che è un modo di dire è salvato perché è nella Chiesa.
Quindi un altro modo di capire la stessa formula, un modo più ampio mi sembra.
Poi perché c'è questo si può dire, certamente la Chiesa è già presente anche dove non la riconosciamo secondo Journet, in atto incoativo dice lui, in inizio.
Tutta la difficoltà è di sapere se questo è un evento soltanto individuale anche ripetuto tantissime volte o se agisce anche tramite altre religioni come tali che possono aiutare la persona ad indirizzarsi verso Dio, ma possono anche allontanare questa persona dal Cristo.
Quindi Journet non parla delle religioni come gruppi. Dice vediamo molti frutti positivi in vita religiosa ma anche negativi, senza dire fino a che punto sono prodotti da altre religioni.
Si può dire, almeno, se per esempio l'Islam dice agli uomini di pregare ogni giorno più volte, questo precetto religioso certamente può aiutare dei musulmani e può essere uno strumento dello Spirito Santo, ma fino a che punto non lo so.
Ma certamente la Chiesa è già presente al di là di quello che vediamo, secondo Journet.
Al di là di quello che vediamo non perché non è visibile, ma perché noi non la sappiamo riconoscere.
D: Io le confesso padre che sono venuto a questa conferenza un pò incuriosito dalla possibilità teorica di piegare S. Tommaso d'Aquino alle esigenze di quella che sembra il vivissimo fermento della Chiesa attuale in ordine a due livelli di dialogo fuori dalla Chiesa cattolica: la famosa esigenza dell'Ut Unum sint tra i cristiani al di fuori dei cattolici, e l'altro livello che è una esigenza universale del dialogo interreligioso tra cattolici o cristiani e le altre religioni, specialmente le religioni monoteiste.
Ho sorriso quando ho sentito esaltare la capacità di S. Tommaso nel riportare Aristotele alla comprensione, alla ortodossia, diciamo così dell'insegnamento filosofico cristiano.
Io sono fin da ragazzo, da sempre un amante di S. Tommaso modestissimamente, da profano, ma ho sempre concepito, e credo che questa sia un pò la convinzione di chi non è aduso alla dialettica filosofica, S. Tommaso proprio come il teologo che garantisce la indistruttibile unità della Chiesa cattolica al di fuori della quale non c'è salvezza, e ha piegato tutti, anche Aristotele.
È proprio è l'esempio che è riuscito a piegare un filosofo pagano alla esigenza il gesuita padre Calcagno poi ne ha fatto un sunto schematico di tutti i punti in cui si contestano tutte le tesi delle altre religioni.
E sicché il portare S. Tommaso come esempio di una qualche apertura ecco la domanda che voglio fare è possibile che di questi tempi, la settimana scorsa abbiamo sentito addirittura in Piazza S. Pietro, il Papa che ha detto cose che io ritengo rivoluzionarie, rispetto a quelle che abbiamo sempre sentito nella Chiesa cattolica.
D: È possibile che partendo proprio dai teologi come può essere S. Tommaso, che noi, con tanta buona volontà, arriviamo a porre i presupposti anche teorici, non soltanto di fede e di carità, del dialogo con gli altri cristiani e con le altre religioni?.
R: Direi che spero di aver risposto un pò.
Secondo me si, è possibile.
Spero che non voglia dire piegare - nel senso di essere infedele - S. Tommaso.
Poi aggiungo che qui, nella Chiesa che c'è a pochi metri, vediamo che Aristotele e Platone sono due santi perché sono stati dipinti come tali e quando vediamo questo che è poco abituale nell'iconografia ci può lasciare tanta speranza (nella chiesa di San Domenico in Cagliari, c'è un altare dedicato a san Tommaso che ha, seduti davanti a sé, Aristotele e Platone, ambedue con l'aureola N.d.E.).
È possibile, certamente; ogni uomo di grande sapienza come è il caso di S.Tommaso può essere usato in contesti diversi dal suo.
(Il padre Morerod si riferisce a quel mosaico di S. Tommaso che c'è sull'altare sinistro dove ai piedi del santo ci sono Aristotele e Platone , ambedue con l'aureola. N.d.E.).
D.: Sono stata messa in crisi dall'affermazione dell'ultimo intervento, cioè non vorrei pensare che ci siano piegamenti o cose che prima nella Chiesa erano validi e oggi no, scivoleremmo su un terreno un pò precario e allora chiedo solo una cosa: un minuto di silenzio dedicato a tutti i martiri del dialogo interreligioso
Io stasera ho avuto una rivelazione nel senso che conoscevo S. Tommaso più che altro per l'adorazione eucaristica, pregavo S. Tommaso, ma pur essendo da quindici anni occupata di dialogo interreligioso in particolar modo tra cristiani e religioni monoteistiche, non sapevo che S. Tommaso aveva detto già ai suoi tempi qualcosa in questo senso.
Quindi grazie a padre Carlo.
Io più che altro mi basavo sugli scritti di La Pira che comunque ha attinto a S. Tommaso, e su tutti i documenti della Chiesa tipo la Redemptoris missio, Ad gentes, etc. in relazione a tutto il discorso che è stato fatto da quaranta anni a questa parte sul dialogo interreligioso.
Quindi i fratelli, i padri sui nostri santi che hanno già detto qualcosa molto prima di adesso, non per dire che oggi alcune cose di ieri non sono più accettate, ma per scoprire le radici di quei frutti che vediamo oggi germogliare e che non sappiamo che sono germi di casa nostra.
R.: Forse dico un piccolo commento in conclusione, perché penso che non vorrei togliere la parola a nessuno ma non voglio neanche togliere il sonno a nessuno.
Il problema dei martiri è un problema molto interessante, mi ricordo che ovviamente fra credenti di diverse religioni ci siamo uccisi un pò tutti a vicenda e mi ricordo di quello che mi ha detto una volta un ortodosso, un russo ortodosso, no, difatti era un greco ma un greco ortodosso che era della Turchia e mi ha detto: "Abbiamo un piccolo problema nel dialogo con voi cattolici, che è la festa dei santi: perché alcuni dei nostri santi sono stati uccisi dai cattolici e possiamo dire lo stesso un pò dappertutto.
E quindi che cosa facciamo se siamo riuniti, dobbiamo togliere la festa?".
So che c'è almeno un santo domenicano ucciso dai protestanti in Svizzera per esempio, ho dovuto predicare per la sua festa.
Ho pensato: che si fa allora del dialogo ecumenico?
Direi, si deve avere prima il rispetto della verità, tutti anche quelli che abbiamo ucciso noi, devo dire, cercando di più la verità. E poi si deve dire: il dialogo ecumenico o interreligioso è il modo che abbiamo, speriamo di cercare la stessa verità, senza fare degli altri martiri. Poi sappiamo anche che noi possiamo essere dei martiri e lo accettiamo. Certamente il martirio è utile per il cristianesimo ma presuppone sempre il peccato quindi se si può evitare è anche una cosa buona.
APPENDICE
Testi sul dialogo interreligioso
Bonifazio VIII, Bolla Unam Sanctam, 18.11.1302, Denzinger 875: E dichiariamo, affermiamo, stabiliamo che l'essere sottomessi al romano pontefice è, per ogni umana creatura, necessario per la salvezza. Pio IX, Allocuzione Singulari Quadam, 9 dicembre 1854: si deve pure tenere per certo che coloro che ignorano la vera religione, quando la loro ignoranza sia invincibile, non sono di ciò colpevoli dinanzi agli occhi del Signore. Ora, chi si arrogherà tanto da poter determinare i limiti di codesta ignoranza secondo l'indole e la varietà dei popoli, delle regioni, degl'ingegni e di tante altre cose? Pio IX Enciclica Quanto conficiamur, 10 agosto 1863: A Noi ed a Voi è noto che coloro che versano in una invincibile ignoranza circa la nostra santissima religione, ma che osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, da Dio scolpiti nei cuori di tutti; che sono disposti ad obbedire a Dio e che conducono una vita onesta e retta, possono, con l'aiuto della luce e della grazia divina, conseguire la vita eterna. Dio infatti vede perfettamente, scruta, conosce gli spiriti, le anime, i pensieri, le abitudini di tutti e nella sua suprema bontà, nella sua infinita clemenza non permette che qualcuno soffra i castighi eterni senza essere colpevole di qualche volontario peccato. S. Tommaso d'Aquino, Somma di Teologia, I-IIae, q.1, art.1 Propriamente sono denominate umane le azioni che derivano dalla deliberata volontà. Le altre azioni, che all'uomo vanno attribuite, potranno chiamarsi azioni dell'uomo, ma non azioni umane in senso proprio, non appartenendo esse all'uomo in quanto uomo. IIIa, q.68, a.2 Si può essere senza battesimo in due maniere. Primo, di fatto e di proposito (re et voto), come capita a coloro che non sono battezzati né vogliono esserlo Secondo, uno può essere senza battesimo di fatto, ma non di proposito: p. es., quando uno desidera di essere battezzato, ma viene accidentalmente prevenuto dalla morte prima di ricevere il battesimo. Costui senza il battesimo in atto può conseguire la salvezza per il desiderio del battesimo, il quale nasce dalla fede che opera mediante la carità, attraverso la quale l'uomo viene santificato interiormente da Dio, il cui potere non è vincolato ai sacramenti. IIIa, q.73, a.3 l'effetto di un sacramento si può ottenere prima di ricevere il sacramento, per mezzo del voto stesso di accostarsi al sacramento. Così prima di ricevere l'eucaristia l'uomo può salvarsi in virtù del desiderio di riceverla Lettera del S. Uffizio all'arcivescovo di Boston, 8 agosto 1949, Denz. 3866-3870: Fra le cose che la Chiesa ha sempre predicato e non cessa mai di predicare, è contenuto anche quell'infallibile sentenza che ci insegna che fuori della chiesa non c'è nessuna salvezza. Tuttavia, questo dogma deve essere compreso nel senso in cui lo comprende la stessa chiesa Nella sua infinita misericordia Dio ha voluto che, di questi mezzi per la salvezza che solo per divina istituzione, non invero per intrinseca necessità, sono disposti al fine ultimo, in certe circostanze, gli effetti necessari alla salvezza, possano essere ottenuti, anche dove siano applicati soltanto con il voto o il desiderio Poiché non si richiede sempre, affinché uno ottenga l'eterna salvezza, che sia realmente incorporato come un membro nella chiesa, ma questo almeno è richiesto, che egli aderisca allo stesso con il voto e il desiderio. Questo voto, poi, non è necessario che sia sempre esplicito, come accade per i catecumeni, ma dove l'uomo soffre di ignoranza invincibile, Dio accetta pure un voto implicito, chiamato con tale nome, perché è contenuto in quella buono disposizione dell'animo, con la quale l'uomo vuole la sua volontà conforme alla volontà di Dio. Concilio Vaticano II, Dichiarazione su La Chiesa e le religioni non cristiane, Nostra Aetate 2 La chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini. Essa però annuncia ed è tenuta ad annunziare incessantemente Cristo che è "la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato a sè tutte le cose. Dichiarazione su La libertà religiosa, Dignitatis humanae, 2 Questo concilio vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Dignitatis humanae, 3 l'uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza che egli è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività, per arrivare a Dio, suo fine. Non lo si deve costringere ad agire contro la sua coscienza. Costituzione pastorale su La Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes, 19 nella genesi dell'ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione. Dignitatis humanae, 1 il sacro concilio anzitutto professa che Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via, attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo divenire salvi e beati. Crediamo che questa unica vera religione sussista nella chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di comunicarla a tutti gli uomini, dicendo agli apostoli: "Andate dunque, istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro a osservare tutto quello che Io vi ho comandato" (Mt. 28, 19-20). E tutti gli uomini sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua chiesa, e una volta conosciuta abbracciarla e custodirla. Gaudium et Spes, 19 Senza dubbio coloro che volontariamente cercano di tenere lontano Dio dal proprio cuore e di evitare i problemi religiosi, non seguendo l'imperativo della loro coscienza, non sono esenti da colpa Costituzione dogmatica su La Chiesa, Lumen Gentium, 14 non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare. Giovanni Paolo II, Enciclica Redemptoris missio, 7.12.1990, no. 9 È necessario tener congiunte queste due verità, cioè la reale possibilità della salvezza in Cristo per tutti gli uomini e la necessità della chiesa in ordine a tale salvezza. S. Tommaso, Ia IIae, q.109, art.1, ad 1 Qualsiasi verità, da chiunque sia detta, viene dallo Spirito Santo che infonde la luce naturale, e muove ad intendere e ad esprimere la verità. Non deriva però da lui in quanto inabita mediante la grazia santificante, o in quanto elargisce un dono abituale aggiunto alla natura. S. Tommaso, Summa Contra Gentiles, I,3 " Le verità che professiamo su Dio rivestono una duplice modalità. Ci sono infatti alcune verità su Dio che superano totalmente le capacità della ragione umana: che Dio, per esempio, sia trino ed uno. Ci sono, al contrario, verità alle quali la ragione naturale può giungere: che Dio, per esempio, esista, che sia uno, ecc. Queste verità, anche i filosofi le hanno provate per via dimostrativa, guidati com'erano dalla luce della ragione naturale. Che ci sia in Dio un ambito che superi totalmente le capacità della ragione umana, questo è evidente " Summa Contra Gentiles I, VII " Se la verità della fede cristiana supera le capacità della ragione umana, i principî innati appartenenti per natura alla ragione non possono tuttavia contraddire questa verità " Summa Contra Gentiles IV, 1, Preambolo " Mentre la ragione adotta, per arrivare a Dio, una dialettica ascendente, la conoscenza attraverso la fede, che possediamo per rivelazione divina, segue al contrario, da Dio a noi, una via discendente. Ma sia che si salga, sia che si scenda, la strada è la stessa: studiando le verità sovrarazionali seguiremo, dunque, la via che abbiamo già utilizzato per trattare le verità che la ragione scopre in Dio. " IIa IIae, q. 4, a. 8, ad 2 " [1°] Perché l'uomo giunga più velocemente alla conoscenza della verità divina [2°] Perché la conoscenza di Dio sia più diffusa [3°] Per avere la certezza. La ragione umana è, infatti, molto insufficiente in campo di realtà divine " Summa Contra Gentiles IV 53 1. Che Dio si faccia uomo non è incompatibile con l'ordine delle cose, come pretendeva la prima obbiezione. Perché, sebbene la natura divina sorpassi all'infinito la natura umana, tuttavia l'uomo secondo l'ordine della sua natura ha per fine Dio, ed è fatto per unirsi spiritualmente a lui. Esemplare e quasi conferma di tale unione è stata l'unione personale di Dio con l'uomo, salve però le proprietà di entrambe le nature: in modo da non togliere nulla alla natura divina; e senza che la natura umana, mediante un'esaltazione indebita, uscisse dai limiti della sua specie. Si deve inoltre tener presente che, data la perfezione e la stabilità della natura divina, non toglie nulla alla dignità di Dio il fatto che una creatura si avvicini a lui per quanto si voglia, sebbene ciò potenzi la creatura. Infatti egli comunica la sua bontà alle creature, senza mai soffrirne nessun detrimento. 2. Sebbene la volontà di Dio basti per compiere ogni cosa, tuttavia la sapienza divina esige che alle singole cose Dio provveda nel modo più conveniente ecco perché per le singole cose egli istituì delle cause proporzionate. Perciò, sebbene Dio con la sola sua volontà possa produrre nel genere umano tutti i vantaggi che si attribuiscono all'incarnazione di Dio, cui accenna il secondo argomento, tuttavia era opportuno che codeste utilità venissero prodotte mediante il Dio umanato, come si può rilevare in qualche modo dagli argomenti precedenti. IIIa, 8, 1 Primo, per l'unione con Dio la sua grazia è la prima in ordine di nobiltà, sebbene non in ordine di tempo, poiché tutti gli altri hanno ricevuto la grazia dipendentemente dalla grazia sua, come dice l'Apostolo: Quelli che ha preconosciuto, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del suo Figlio, perché questi sia il primogenito di molti fratelli (Rom. 8,29). Secondo, possiede la perfezione per la pienezza di tutte le grazie, conforme alle parole evangeliche: Lo abbiamo visto pieno di grazia e di verità (Giov. 1,14) Terzo, ha ricevuto la virtù di comunicare la grazia a tutte le membra della Chiesa, secondo le parole evangeliche: Della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto (Giov. 1,16). È così evidente che Cristo va denominato capo della Chiesa. Charles JOURNET, Il mistero della Chiesa secondo il Concilio Vaticano II, Queriniana, Brescia, 1967 (2), p.108-112 [108] I battezzati sono nel mondo una minoranza. La Chiesa però continua ad essere presente fin nelle comunità non cristiane mediante i valori di verità e di santità che esse posseggono, in quanto non sono state rifiutate le grazie - esse [adesso] passano tutte attraverso Cristo, - di questo Dio che vuole la salvezza di tutti gli uomini [112] Il piccolo gregge è, sotto la fonte della gerarchia, il luogo in cui la Chiesa può essere presente nel suo atto completo, nella pienezza della grazia donatale attraverso i sacramenti e guidata dalla predicazione del Vangelo. Tutto attorno però la Chiesa, disposta come in zone concentriche nelle quali si fa sempre meno visibile, è insieme presente nel suo atto imperfetto quale popolo immenso di rendenti; e nessuno sarà salvo se almeno all'ultimo momento e nel segreto della propria anima non sarà diventato suo figlio mediante un atto di fede implicita e il desiderio teologale della salvezza.