La Spiritualità dei Laici: Spiritualità laicale
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LA SPIRITUALITÀ LAICALE

Sono contento di essere venuto a Cagliari. Quando Alberto mi telefonò ero ancora impegnatissimo, essendo Superiore nel nostro Convento di Parabita. Per questo non fu possibile in Ottobre. Ora sono qui e ne sono felice non solo perché posso rincontrare tutti voi ma anche perché sono chiamato a trattare per voi un tema che mi sta molto a cuore.

La laicità è un termine positivo, non è un termine negativo. Noi non definiamo il laico come il non sacerdote, il non religioso ma definiamo il laico come il fedele a Cristo che attraverso l'esercizio della sua professione, trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio, si salva, si santifica; non parliamo quindi di una spiritualità di fuga. Nessuno di voi è chiamato a fuggire dal mondo, dalla sua famiglia, dai suoi valori, dai sentimenti, dalle amicizie, dall'amore, da tutto quello che volete, ma è chiamato ad incarnare in queste realtà Gesù Cristo. Ad esempio una bella predica sull'amore umano, sull'indissolubilità del matrimonio, sulla santità del matrimonio, saranno solo belle parole, potranno aiutare, ma se non ci saranno due laici o tanti laici, un marito e una moglie o tanti mariti e mogli che vivranno questo stile di matrimonio, nella maniera del vangelo, non sarà mai santo; non sarà santo con le mie parole, il matrimonio. E così tutte le altre attività umane. Quindi la laicità è una dimensione positiva.

In questo depliant da voi preparato per annunciare questi incontri vi ponevate delle domande veramente molto forti: in una chiesa così fortemente clericalizzata i laici hanno ancora un posto e se si quale? Io mi auguro che a questa domanda i laici di Cagliari rispondano che hanno un ruolo nella chiesa altrimenti sarebbero passati invano il Concilio e tutto ciò che nella chiesa si è prodotto negli ultimi trent'anni, da quando cioè il Concilio attraverso la Lumen Gentium e la Apostolicam Actuositatem ha dato inizio ad un cammino nel quale si è riscoperto il ruolo dei laici, un lavoro culminato con la pubblicazione della Cristifideles Laici di Giovanni Paolo II con la quale ha ripreso tutto quello che era stato già scritto facendone una sintesi e presentando tutto il lavoro svolto dal Sinodo dei Vescovi.

Il problema grosso allora è proprio quello di riscoprire il ruolo che i laici hanno e di portarlo a compimento pensando che questo per loro, per voi, è la via di santificazione.

È finito il tempo in cui l'aureola si metteva solo sulla testa dei frati o delle suore o dei religiosi: l'aureola è per tutti i cristiani battezzati, che in forza del battesimo sono chiamati a raggiungere questa santità. E il Papa come voi avete visto si è sforzato in questi ultimi tempi di presentare al popolo cristiano delle figure laicali che potessero veramente ricordare che è possibile santificarsi in ogni stato di vita. Noi domenicani ne abbiamo avuto un fulgidissimo esempio, nella beatificazione di Piergiorgio Frassati, alpinista, giovane sportivo, giovane politico, giovane intelligente, giovane come tutti quanti gli altri che è all'onore degli altari. Quando per la prima volta dopo la beatificazione portai nel mio convento, nella sede della gioventù domenicana dove io opero ancora per un poco, l'immagine del beato Piergiorgio ritratto su una roccia coi pantaloni da rocciatore, un bel giovane, tutti quanti dissero: "chi è?" e io: " È un beato domenicano". Tutti si meravigliarono perché erano abituati a vedere i santi solo in tonaca e in atteggiamenti prevalentemente oranti. Il Papa si è sforzato di fare questo proprio per indicare che tutti quanti noi siamo chiamati alla santificazione.

Questa prima serata la dedicheremo ad una riflessione sulla spiritualità laicale. Ci domandiamo : Quale spiritualità per i laici?

Intanto è già molto importante pensare che c'è una spiritualità laicale, cioè per tutti voi esiste un cammino che può condurvi alla santità e questa si realizza prima di tutto nello stato di vita, che è considerato come la prima ministerialità che si esercita nella chiesa. Un cristiano che non è un bravo lavoratore, un bravo medico, un bravo professionista non potrà esercitare nella verità alcun ministero nella chiesa (diacono permanente, ministro straordinario dell'Eucaristia, Lettore ecc.). Il primo ministero è lo stato di vita, e questo si deve riaffermare con grandissima forza perché tutti i laici, proprio attraverso lo stato di vita nel quale vivono, sono chiamati alla santità. Tutti siamo chiamati alla santità. Gesù ha parlato per tutti quando ha detto "siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli". Per realizzare questa perfezione il Signore ha mandato a noi lo Spirito Santo che ci muove ad amare Dio sopra ogni cosa e ad amarci vicendevolmente gli uni con gli altri come abbiamo bene ascoltato ieri nella liturgia della Parola della ventunesima domenica del tempo ordinario. Tutti Cristo, ha esortato a vivere come si conviene a santi. Ancora oggi si guarda con un certo sospetto, in una chiesa tante volte clericalizzata, a certe attività umane. Invece bisogna vivere come si conviene a santi, cioè i santi vivono bene tutto ciò che svolgono nel mondo in cui Dio li ha messi. La bellissima Lettera a Diogneto, dei primi tempi del cristianesimo, esprimeva bene questo concetto quando diceva che i cristiani non sono diversi dagli altri; vivono nelle stesse città dove vivono gli altri, vanno a fare spesa agli stessi supermercati, si sposano, hanno i figli come gli altri, però tutto fanno da cristiani. Per farsi santi non bisogna fuggire da queste attività ma viverle alla maniera di Cristo. Allora capite bene che tutto ciò che stiamo dicendo ha una valenza veramente straordinaria perché si tratta di creare il regno di Dio su questa terra, di crearlo attraverso l'impegno temporale di tutti i cristiani: tutti Cristo ha esortato a vivere come si conviene a santi e dunque è evidente, dice il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica, Lumen Gentium "che tutti i fedeli cristiani, di qualsiasi stato o ordine sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: santità che promuove un tenore di vita più umano anche alla stessa società terrena. Per raggiungere questa perfezione, i fedeli impegnino le forze ricevute secondo la misura del dono di Cristo, affinché, seguendo le sue orme e divenuti conformi alla sua immagine, fedelmente obbedienti alla volontà del Padre, si dedichino con tutto il cuore alla gloria di Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del popolo di Dio crescerà in abbondanza di frutti, come mostra splendidamente la storia della chiesa nella vita dei suoi santi" . Una santità che promuove un tenore di vita più umano, anche nella stessa società terrena. La società terrena non dovrebbe mai aver paura dei santi, perché quando ha dei santi nel suo seno anche se non li condivide come valori, sicuramente crescerà meglio. Un santo, un cristiano che fa bene il proprio dovere nel campo del lavoro, con la competenza professionale, con la discrezione, con la precisione, con l'onestà, è un arricchimento per tutta la società. La società umana ha bisogno dunque di laici santi. Tutti noi dunque siamo chiamati a far risplendere la chiesa portando innanzi la nostra vita nella maniera migliore come si conviene a santi cioè a battezzati. Ognuno deve arricchire la chiesa secondo il proprio dono ricevuto e non solo la chiesa ma anche la società. Ognuno deve arricchirla facendo quello che fa: non esiste nessuna cosa che uno fa, almeno che non sia il peccato, che non sia degna di essere qualcosa che faccia aumentare la santità della chiesa, perché ciascuno, come dice S. Pietro, deve vivere secondo la grazia ricevuta mettendola a servizio degli altri come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio ( cf 1 Pt 4,10). Il concilio vaticano II dice che c'è un'unica santità nella chiesa che però è coltivata nei vari generi di vita e nei vari uffici di vita. Un'unica santità. I teologi potrebbero anche fare una scala di quali sono le vocazioni che portano più speditamente alla santità, ma noi vogliamo dire che ciascuno, papa, vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, laici, tutti sono chiamati alla santità, ciascuno secondo il dono ricevuto. La santità però è unica. Difatti il concilio vaticano II sempre nella Lumen Gentium dice: "Nei vari generi di vita e nei vari uffici un'unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio. E così c'è la santità dei pastori del gregge di Cristo, la santità per i sacerdoti, la santità per i diaconi, la santità per i chierici, per i religiosi, per quei laici che sono chiamati dal Vescovo a fare qualche compito particolare ma anche la santità dei coniugi, dei genitori cristiani, dei vedovi, di coloro che sono impegnati nel lavoro, di coloro che soffrono povertà, infermità, malattie" . Sonotutte vie che conducono alla santità. Tutti quanti noi in tutte le situazioni della nostra vita possiamo perseguire questa santità; quindi tutti i cristiani sono invitati alla santità e alla perfezione del proprio stato e sono tenuti a tendervi. Perciò è importante essere delle persone che s'impegnino in questo senso con l'aiuto di tutti, gli uni degli altri, anche con l'aiuto dei sacerdoti, dei religiosi delle religiose ecc. Ricordando le parole di Paolo, è chiaro che tutte le cose che noi facciamo possono essere belle, possono essere via di santità, però voi sapete che il peccato ha ferito il nostro mondo e anche le cose più belle possono diventare brutte, perché l'uomo è ferito dal peccato per cui il Signore ci dice: "Coloro che si servono di questo mondo non vi si adagino, perché passa la figura di questo mondo" (1 Cor 7,31). Per santificarsi nella laicità c'è bisogno di un grande impegno, c'è bisogno di uno spirito di fortezza non indifferente perché spesso si deve camminare contro corrente. C'è bisogno di alcune prerogative irrinunciabili:

a) La vita di grazia.

La prima, per l'efficacia piena del suo agire, è che il laico, operante nella realtà, sia in stato di grazia, cioè viva di vita divina, capace quindi di sottrarre le realtà temporali dall'influenza del peccato e permeare di divino tutto ciò che lo circonda. Non si può animare divinamente se non si vive la vita divina; non si può consacrare se non si è consacrati.

Certamente l'aspetto tecnico delle realtà temporali può essere pienamente realizzato dall'essere umano in quanto tale, ma per una elevazione totale di tutto l'ordine temporale è necessaria la presenza trasformante di Cristo e della chiesa: "Ma poiché il regno di Cristo non è di questo mondo (cf Gv 18,36), la chiesa o popolo di Dio, che introduce questo regno, non sottrae nulla al bene temporale dei popoli, ma al contrario favorisce e assume tutte le capacità, le risorse e le consuetudini di vita dei popoli, nella misura in cui esse sono buone; e assumendole le purifica, le consolida e le eleva. Essa si ricorda di dover raccogliere insieme con quel re al quale sono state date in eredità le genti" . Inoltre è evidente che la fecondità dell'apostolato dei laici dipende dalla loro vitale unione con Cristo, perché solo chi rimane unito a lui può portare frutto che rimanga. Questa vita di intima unione con Cristo si alimenta nella chiesa con gli aiuti spirituali, che sono comuni a tutti i fedeli, soprattutto con la partecipazione attiva alla sacra liturgia; i laici devono usare tali aiuti in modo che, mentre compiono con rettitudine gli stessi doveri del mondo nelle condizioni ordinarie della vita, non separino dalla propria vita l'unione con Cristo, ma, svolgendo la propria attività secondo il volere divino, crescano in essa. "Su questa strada occorre che i laici progrediscano con animo pronto e lieto nella santità, cercando di superare le difficoltà con prudenza e pazienza. Né la cura della famiglia né gli altri impegni secolari devono essere estranei all'orientamento spirituale della vita, secondo il detto dell'apostolo: Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui (Col 3,17)" . "La fecondità della santa madre chiesa deriva ed è misurata dal legame di amore che la vincola quale sposa al Signore Gesù: in tal senso la spiritualità rappresenta l'anima di ogni apostolato. Ciò vale anche per i laici e il loro apostolato: "È chiaro dunque, che i fedeli tutti di qualsiasi stato o grado, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità". "Nei vari generi di vita e nei vari uffici un'unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adoranti in spirito e verità Dio Padre, seguono Cristo povero, umile e carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità" .

Tra gli elementi essenziali della spiritualità laicale sono da ricordarsi, tra gli altri, i seguenti:

- i laici non fuggano dalle realtà temporali e terrene per cercare il Signore, ma lo trovino, lo amino e lo facciano amare compiendo la sua volontà nei doveri quotidiani.

- i laici vivano la speranza cristiana nel mondo che passa: "E questa speranza non la nascondano nell'interno del proprio animo, ma con una continua conversione e lotta contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni (Ef 6,12) la esprimano anche attraverso le strutture della vita secolare" .

La novità di vita che deriva dallo stato di grazia significa comportarsi come Cristo, in un abbandono per amore alla volontà del Padre e in una vita vissuta all'insegna delle beatitudini: "I fedeli laici seguono Gesù povero. Perciò non si abbattono per la mancanza di beni temporali, né s'inorgogliscono per l'abbondanza di essi. Cercano instancabilmente la giustizia del regno di Dio, condizione della vera pace fra gli uomini. Per la giustizia accettano di patire persecuzioni, rinunciando a ogni tipo di violenza. Trovano nella passione di Cristo la forza di superare le prove dell'esistenza, e nella sua risurrezione, una sorgente inesauribile di letizia e di speranza" . La vita di grazia iniziata nel Battesimo non rimane un fatto isolato nel passato ma cresce continuamente in una continua rottura col peccato e di progresso nell'adesione a Cristo.

Attraverso la parola di Dio, il laico entra in conversazione con il suo Signore che gli comunica la sua volontà. Il suo messaggio, sempre attuale, illumina gli eventi della storia umana predisponendo la mente e il cuore dell'uomo a ricevere dallo Spirito nuova luce riguardo al suo destino personale e la storia dell'umanità. I fedeli laici, inoltre, meditando la parola di Dio imparano a giudicare rettamente del vero senso e valore delle realtà temporali . La familiarità sempre più intensa con la parola di Dio rappresenta un elemento insostituibile della loro vita spirituale.

Nell'esistenza cristiana del laico l'Eucaristia deve occupare un posto centrale che comporti una partecipazione attiva. Nell'Eucaristia Cristo Gesù propone ai fedeli il modello perfetto di carità e comunica la salvezza donandosi tutto se stesso. Aderendo a questo sacrifico la vita cristiana acquista un autentico significato.

La preghiera sia personale che comunitaria è indispensabile per la santificazione del laico: "Pregando, il cristiano deve immedesimarsi con la preghiera di Gesù Cristo, poiché solo per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni agli altri, al Padre i un solo Spirito (Ef 2,18). In questa unione con Cristo il cristiano potrà pregare il Padre con la sincerità e la fiducia di chi sa di essere figlio di Dio. Sull'esempio di Cristo, che nella preghiera sottopose tutta la sua esistenza al disegno salvifico, i fedeli offrono se stessi al padre perché il suo disegno si realizzi nelle circostanze. Chiedono, inoltre, la grazia e la forza dello Spirito perché quella stessa volontà del Padre trovi in loro compimento" .

Poiché tutti i fedeli sono esposti al peccato è necessaria una continua conversione che culmini con il ricorso frequente al sacramento della penitenza. Con questo il Signore concede il perdono, che consente di riprendere il cammino verso di lui con maggiore speditezza, correggendo i difetti che ostacolano la pace.

In Maria il cristiano trova il suo modello per eccellenza, lei "che mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudine familiare e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo e cooperò in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore" . "A lei che nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrini sulla terra posti in mezzo a pericoli e affanni , fino a che non siano giunti nella patria beata" si affida nella partecipazione all'Eucaristia, nella preghiera, nella penitenza e nel combattimento spirituale.

b) Radicamento nella Croce.

Non è facile animare il mondo dal di dentro: moltissime sono le difficoltà, gli ostacoli, le avversità nella testimonianza della propria fede per cui solo un radicamento nella croce di Cristo può dare la forza di sopportare tutte queste difficoltà unendo le proprie pene alle sofferenze di Cristo, aggiungendo quello che manca alla sua passione.

c) Spirito di fortezza.

Per l'animazione dell'ordine temporale si esige la fortezza, si esigono uomini e donne forti.

La fortezza è una qualità dell'anima impegnata coraggiosamente nell'agire morale.

Se la spiritualità dei laici è espressa nel compimento retto dei doveri laicali nel mondo, è chiaro che per questo si esige una fortezza non indifferente. "Su questa strada occorre che i laici progrediscano con animo pronto e lieto nella santità, cercando di superare le difficoltà con prudenza e pazienza. Né la cura della famiglia né gli altri impegni secolari devono essere estranei all'orientamento spirituale della vita, secondo il detto dell'apostolo: Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui (Col 3,17)" . Tale vita richiede un continuo esercizio delle virtù teologali e cardinali. Gesù Cristo, il grande profeta ha proclamato il regno del Padre e continua a svolgere la sua missione non solo attraverso la gerarchia ma anche attraverso i laici, che costituisce suoi testimoni concedendo loro il senso della fede e la grazia della parola, perché la forza del vangelo risplenda nella loro vita quotidiana, familiare e sociale. Essi saranno davvero i figli della promessa se forti nella fede e nella speranza, mettono a profitto il tempo presente e attendono con pazienza la gloria futura.

La forma suprema della testimonianza cristiana è il martirio, che, pertanto diventa l'espressione massima della fortezza cristiana: "Fin dai primi tempi alcuni cristiani sono stati chiamati a dare questa suprema testimonianza d'amore davanti a tutti, e anche davanti ai persecutori, e altri ancora saranno chiamati. Il martirio rende il discepolo simile al suo maestro che accettò liberamente la morte per salvare il mondo, e lo conforma a lui nell'effusione del sangue; perciò il martirio viene stimato dalla chiesa come dono esimio e prova suprema di carità. Se il martirio viene concesso a pochi, tutti però devono essere pronti a confessare Gesù davanti agli uomini e a seguirlo sulla via della croce, nelle persecuzioni che non mancano mai alla chiesa".

Il concilio non manca di farne un'esplicita applicazione ai laici, là dove parla dell'apostolato individuale, in circostanze particolari: "Questo apostolato individuale urge con grande necessità in quelle regioni in cui la libertà della chiesa è gravemente impedita. In tali difficilissime circostanze, i laici, supplendo come possono ai sacerdoti, mettendo in pericolo la stessa propria libertà e talvolta anche la vita, insegnano la dottrina cristiana a coloro che sono loro vicini, li istruiscono a ricevere con frequenza i sacramenti e a coltivare la pietà, soprattutto eucaristica. Il sacrosanto sinodo, mentre di tutto cuore ringrazia Dio, che, anche nella nostra epoca, non manca di suscitare laici di eroica fortezza in mezzo alle persecuzioni, li abbraccia con paterno affetto e con riconoscenza" .

Alla luce della fortezza, dono dello spirito, viene letto il significato di grazia della Confermazione: "Col sacramento della Confermazione il loro legame con la chiesa viene reso più perfetto, vengono arricchiti di una forza speciale dello Spirito santo, e sono tenuti più strettamente a diffondere e a difendere la fede con la parola e con l'azione, come veri testimoni di Cristo" .

Il discorso sulla fortezza ritorna in riferimento ai coniugi cristiani impegnati a vivere in pienezza le esigenza dell'amore coniugale rinnovato da Cristo: "Per far fede costantemente agli impegni di questa vocazione cristiana, si richiede una virtù fuori del comune; ed è per questo che i coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa, coltiveranno assiduamente la solidità dell'amore, la grandezza d'animo, lo spirito di sacrificio e l'impetreranno con la preghiera" .

La stessa fortezza d'animo viene ricordata a proposito del compito di trasmettere la vita: "I coniugi, con fortezza d'animo, siano disposti a cooperare con l'amore del Creatore e del salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia".

Ricordiamo infine due brani della LG: il riferimento immediato è alla comunità ecclesiale, ma può applicarsi anche ai fedeli come tali:

"La chiesa avanza nel suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunciando la croce e la morte del Signore fino a che egli venga (cf 1Cor 11,26). Dalla potenza del Signore risorto viene fortificata, per poter superare con pazienza e amore le afflizioni e difficoltà tanto interne che esterne, e per svelare fedelmente al mondo il mistero del Signore, anche sotto l'ombra dei segni, fino al giorno in cui finalmente risplenderà nella speranza della fede" . "La chiesa avanza tra le tentazioni e le tribolazioni, sostenuta dalla forza della grazia di Dio che il Signore le ha promesso, affinché per la debolezza della sua carne non venga meno alla perfetta fedeltà, ma resti sposa degna del suo Signore; e sotto l'azione dello Spirito Santo non cessi di rinnovare se stessa, finche mediante la croce giunga alla luce che non conosce tramonto" .

d) La valorizzazione del "Giorno del Signore".

"Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore! Con questa bella testimonianza sulle labbra, il 49 martiri di Abitene con a capo Saturnino, affrontarono gioiosamente la morte piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore: il giorno nuovo, il primo della nuova creazione, inaugurata dalla risurrezione di Cristo, nella quale il tempo mondano (chrònos) si fa tempio della grazia (kairòs). Quel giorno era la Domenica" .

Parafrasando l'espressione dei martiri di Abitene possiamo dire che non si potrà animare l'ordine temporale senza la celebrazione del giorno del Signore: "Questo giorno, così pieno di divino e d'umano, illuminerà poi di sé tutti gli altri giorni. Ritroveranno la giusta dimensione le cure quotidiane che altrimenti ci travolgono sotto il loro peso.

Le cose per le quali ci affanniamo e che a volte finiscono per dominarci, ritroveranno la giusta misura.

Le persone che ci vivono accanto avranno io loro vero volto, dopo che le avremo incontrate alla festa , e avremo imparato a guardare come fratelli e sorelle e compagni : termine eucaristico come non pochi anche quest'ultimo (cum e panis), perché l'eucaristia è precisamente condivisione dello stesso pane.

L'occhio rinnovato del cristiano vedrà tutto sotto una nuova luce, la luce del risorto: la contemplazione libera dalla schiavitù delle cose, l'amore si sostituisce al calcolo, il dono all'interesse" .

In tutti i giorni il cristiano laico è chiamato a permeare di divino tutte le sue attività; vi è tuttavia un giorno che, per definizione è il giorno del Signore. Lo è per tutta la Comunità, lo deve essere per ogni singolo cristiano, meglio se vissuto con tutta la sua famiglia.

Il centro della Domenica è l'Eucaristia dalla quale assume valore e senso la "festa" il "riposo". In essa convergono le esperienze vissute nella settimana e da essa prende avvio il futuro. Primo e ottavo giorno, la domenica è per la famiglia dei cristiani memoria della propria realtà culturale e insieme della propria origine sacramentale.

La domenica è quindi punto privilegiato per tutti, in un mondo in cui la festa è diventata solo:

  • pausa pur necessaria dal lavoro

  • deresponsabilizzazione

  • e a volte frenetica alienazione da se e dai propri problemi.

Da qui la necessità per i cristiani di fare della domenica: Il giorno di festa, Il giorno della chiesa, il giorno dell'Eucaristia, il giorno della missione, il giorno della carità, il giorno del contatto con la natura, il giorno dell'incontro con gli amici.

La laicità nella chiesa dunque è una positività che se noi non conquistiamo, priveremo la chiesa di una grande forza. Il mio rammarico è questo: che purtroppo queste cose siamo sempre noi sacerdoti a doverle dire a voi laici, per cui qualche volta possiamo anche gestirle a nostro uso e consumo. Bisognerebbe che i laici prendessero direttamente coscienza del loro ruolo e non rimanessero sempre in una dipendenza infantile dal clero. Nella chiesa di tipo "comunione e servizio" noi siamo tutti fedeli che danno quello che hanno e chiedono quello di cui hanno bisogno.

In una chiesa di comunione e di servizio è essenziale scambiarsi i doni. Il laico in questa chiesa deve poter dare qualcosa perché ha tantissimo da dare, anche al sacerdote. È finito il tempo della chiesa di tipo verticistico dove c'era chi parlava sempre e chi ascoltava sempre; c'era chi insegnava sempre, e chi imparava sempre. Dopo il Concilio, come dicevamo, abbiamo una chiesa di tipo di comunione e di servizio e anche se è vero che in essa vi sono coloro che hanno un particolare carisma di verità, è anche vero, come dice la Dei Verbum a proposito della Rivelazione, che questa cresce con la meditazione lo studio di tutti i credenti. .

La spiritualità del laico ha una sua consistenza concreta poiché la condizione laicale ha delle caratteristiche sue che la differenziano dalle altre: non è inferiore alle altre. È chiaro che il laico si santifica come tale, il vescovo come tale, il religioso come tale, la religiosa come tale, il sacerdote come tale.

Domanda: come si concilia il compito di cristiano col fare carriera nella professione.

P. D'Andrea: Il cristiano può fare carriera, può aspirare a un posto più alto nella società, ma tutto ciò lo persegue nella onestà e ogni ufficio lo esercita come servizio. Si tratta di vivere ogni condizione, anche la politica, secondo gli insegnamenti di Gesù il quale non venne per essere servito ma per servire. Gesù Cristo pur essendo Signore e Maestro lava i piedi ai suoi discepoli. Voi, come laici, dovete anche gestire la cosa pubblica ma da cristiani. In questi giorni il Papa ha presentato ai politici il modello, San Tommaso Moro, che fu ucciso perché non volle compromettere la sua coscienza. Sant'Agostino diceva: è bene desiderare l'episcopato, ma aggiungeva: "cristiano con voi vescovo per voi". Allora ben venga un parlamentare il quale sia cittadino con me ma parlamentare per me, che sono povero che ho bisogno dell'assistenza, che ho bisogno della casa. Purtroppo noi sappiamo che i compromessi in questo campo sono moltissimi. Le risorse ci sono ma molte volte sono dissipate dalla mania di accaparramento di alcuni a discapito degli altri.

D: Come farmacista cristiano devo oppormi alla vendita della pillola del giorno dopo?

P. D'Andrea: Il cristiano spesso è chiamato ad andare contro corrente. Grazie a Dio abbiamo ottenuto in questi ultimi tempi l'obiezione di coscienza, per cui, in questo caso come in altri si deve esercitare questo diritto a costo di essere denigrati o perseguitati. Il cristiano è chiamato anche a questo.