La Spiritualità dei Laici: Mondo e Spiritualità Laicale
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MONDO E SPIRITUALITÀ LAICALE

Prima di affrontare il tema di questa sera vorrei sottolineare solo qualche concetto trattato ieri sera anche in base a quelle che sono state le vostre domande, le vostre sollecitazioni.

La spiritualità laicale, la laicità come positività è qualcosa di cui la chiesa ha bisogno per realizzare il Regno di Dio sulla terra, però come mi aveva ricordato una signora tra voi, si tratta anche di lavorare per edificare la chiesa come tale, proprio perché la chiesa non vuole privarsi nella costruzione di se stessa, dei laici e quindi anche in questo è importante che i laici s'impegnino a fare qualche cosa nella chiesa stessa. A questo scopo negli ultimi tempi la chiesa ha rivalutato i ministeri.

Ieri abbiamo parlato di chiesa di comunione e di servizio. La chiesa ha riscoperto i ministeri anche quelli laicali che sono tantissimi. Questi ministeri laicali non derivano dall'Ordine sacro né come origine né come esercizio, ma dal Battesimo. In forza di questo sacramento i laici sono abilitati ad esercitare nella chiesa la loro ministerialità. Vi sono dei ministeri istituiti e dei ministeri di fatto che hanno arricchito la chiesa e ridato ai laici il loro posto nella sua edificazione.

Ai responsabili delle chiese locali è richiesto di scoprire questi ministeri, di incoraggiarne l'esercizio e di coordinarli in modo che diventino complementari gli uni con gli altri. Fra i tanti ministeri per l'edificazione della chiesa ricordiamo l'insegnamento del catechismo, l'azione cattolica, le varie funzioni nell'assemblea liturgica (canto, suono, raccolta delle offerte, accoglienza, letture, servizio all'altare ecc.). Queste ministerialità non sono date ai laici per la "benevola concessione" di qualche sacerdote in gamba ma sono un diritto-dovere di tutti i battezzati.

Il rinnovamento liturgico promosso dal Concilio prevede una sempre maggiore partecipazione dai laici nella liturgia; in questa essi possono leggere, cantare, animare ecc., come si diceva prima.

C'è ancora qualche piccolo dubbio, qualche piccola contraddizione: per esempio per i ministeri di fatto si accettano tutti i fedeli cristiani, tutti quanti, uomini, donne, ragazzi, ragazze, però ancora rimane la regola per cui la donna, non può entrare nel presbiterio a leggere, come pura c'è ancora qualche perplessità da parte di qualche vescovo ad ammettere al servizio dell'altare, come ministanti, anche le bambine.

Queste piccole contraddizione esistono ancora perché bisogna ancora maturare nella concezione di una chiesa tutta ministeriale.

Il sinodo dei Vescovi del 1987 nella proposizione 10 dice: "Le conferenze episcopali sono chiamate a valutare il modo più opportuno di sviluppare a livello nazionale o regionale la consultazione e la collaborazione dei fedeli laici uomini e donne. Si potranno così soppesare bene i problemi comuni e meglio si manifesterà la comunione ecclesiale di tutti. Questa collaborazione richiede che i laici siano consultati per determinare le urgenze pastorali e per conoscere i desideri della comunità. La via più adatta per ottenere questo scopo è l'istituzione del consiglio pastorale cui tutti possono partecipare di qualunque età e condizione siano".

Mi consentirete di dire questa sera che qui a Cagliari, per quello che voi avete detto e per quello che diceva P. Alberto, esiste il presupposto perché possiate essere dei laici veramente all'altezza del loro compito nell'edificazione di questa comunità ecclesiale. Come gruppo di S. Domenico potete arricchire la chiesa locale con il vostro carisma che è quello di essere animatori della formazione teologia e spirituale.

Questi sono solo degli esempi che ho voluto fare per sottolineare questo concetto.

Un'altra breve sottolineatura riguardo al discorso di ieri sera. Mi avevate chiesto come deve comportarsi un laico nelle situazioni nelle quali si trova a dover andare contro la mentalità corrente ed io risposi che a costo di essere disprezzati bisogna comportarsi da veri discepoli di Cristo. Ora vorrei aggiungere che per la realizzazione di una testimonianza autentica il laico ha bisogno della forza di Dio che gli viene dalla grazia, ha bisogno del radicamento nella croce di Cristo, ha bisogno dello spirito di fortezza a cui accennavo anche ieri sera, citando S.Tommaso d'Aquino e ha bisogno del giorno del Signore cioè dell'esperienza di un giorno dedicato all'Eucaristia, alla preghiera, alla carità, al contatto con gli amici, un giorno dal quale prendere la forza per affrontare con pazienza tutti gli avvenimenti della settimana ed elevarli a Dio facendoli risplendere della sua luce. Ha bisogno inoltre di vivere in una comunità viva che lo aiuti nella sua testimonianza. In questa comunità se tutti si sostengono a vicenda, portando ognuno i pesi degli altri, si potrà realizzare la civiltà dell'amore.

Fatte queste premesse, affronto subito il tema della serata che riguarda il mondo e la spiritualità laicale. Per realizzare la santificazione di cui parlavamo ieri sera il laico ha bisogno del mondo in cui vive, ha bisogno di questa palestra dove concretizzare la sua santificazione.

Grazie a Dio negli ultimi tempi c'è stato il riconoscimento del mondo come natura, come realtà fatta da Dio. Questo ha portato all'accettazione di una pietà laicale propria non dipendente da modelli monastici o clericali come era avvenuto in passato perché il laico è un membro della chiesa più direttamente impegnato nel mondo.

L'attività mondana non è per se stessa una negatività. Spesso si son messi in contrapposizione l'attività religiosa e l'attività mondana, la prima come realtà positiva e l'altra negativa. Ora non si ha paura di affermare che, per se stessa, l'attività mondana è un valore. Ciò che è male è il peccato. Gesù aveva detto: "Non ti chiedo di toglierli dal mondo ma di preservarli dal maligno".

Non si tratta di toglierci dal mondo, non si tratta di disprezzare il mondo, si tratta di allontanare il maligno dal mondo.

Il mondo quindi si può considerare negativo quando accetta il male, quando accetta il peccato. Per se stesso è una realtà creata da Dio, ferita dal peccato e quindi bisognosa di redenzione come bisognoso di redenzione è l'uomo.

Il cristiano redento redime anche il mondo, il cristiano che ama Dio, che si redime che si purifica sempre di più non disprezzerà mai la natura, non inquinerà mai la natura, perché è peccato sia la bugia che si dice ad una persona, sia la bestemmia che si fa contro Dio, come è peccato inquinare la natura, come è peccato inquinare le nostre città.

Una persona che dovesse gettare dal terzo piano un sacchetto di spazzatura per non prendersi la briga di scendere perché si è fatto tardi, ha inquinato il mondo perché il sacchetto cade e si rompe, si apre, vanno gli animali, si sparge la sporcizia e quindi inquina e quindi è male.

Ora noi pensiamo ad una redenzione cosmica vale a dire una redenzione che comprende anche il mondo materiale e questo può essere redento solo quando ci saranno delle persone che sono redente personalmente.

Io compito di ogni laico dunque è quello di redimersi per redimere, purificarsi per purificare.

Il mondo è una realtà che è stata inquinata, deve essere purificata, ricondotta allo stato primitivo dall'impegno dei laici.

Fino ai nostri giorni il laico è stato considerato un cristiano di seconda categoria chiamato a modellarsi sulla spiritualità monastico-religiosa o clericale. Solo con il riconoscimento del significato cristiano del mondo, si è reso possibile ipotizzare un compito specifico del laico nella chiesa e una sua spiritualità.

Il mondo di fronte al quale ci troviamo è un mondo adulto che la chiesa vuole prendere sul serio non per una resa, né un calcolo tattico ma in base all'approfondimento teologico del rapporto tra creazione e salvezza.

La salvezza consiste proprio nel riportarlo alla santità della prima origine.

"L'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio ha ricevuto il comando di sottomettere, nel senso più bello della parola, a sé la terra con tutto quanto essa contiene e di governare il mondo nella giustizia e nella santità, e così pure di riportare a Dio se stesso e l'universo intero, riconoscendo in Lui il creatore di tutte le cose in modo che nella subordinazione di tutte le realtà Dio sia glorificato in tutta la terra" .

È chiaro che in questo quadro è normale il riconoscimento di una pietà laicale propria come dicevo prima, non informata a modelli clericali ma orientata alla fermentazione cristiana delle opere mondane.

L'architetto, l'ingegnere, il direttore dell'ufficio tecnico di Cagliari che quando fa il piano regolatore tiene conto anche della natura, non toglie un albero per far piacere a uno cui quest'albero da fastidio, continua l'opera creatrice di Dio.

Quindi nei confronti del mondo e della sua attività, l'atteggiamento cristiano non è di rifiuto o di disprezzo ma di incarnazione.

Cristo si è incarnato nel mondo e l'ha redento.

Noi continuando l'opera di Cristo continuiamo ad incarnarci nel mondo e a redimerlo. Noi dobbiamo pregare Dio che ci preservi dal male, non dal mondo in se stesso. "Pare tramontata l'era in cui il mondo veniva considerato come un corridoio oscuro e maleodorante per l'uomo desideroso di salvezza da attraversare il più in fretta possibile e da lasciare subito alle spalle o nel migliore dei casi come una sala d'aspetto per la vita che seguirà alla morte, o un laboratorio di esperimenti la cui funzione si esaurisce nell'offrire al cristiano la possibilità di realizzare prestazioni morali ai fini dell'ingresso nell'eternità" .

La nostra eternità noi la prepariamo in questo mondo che sarà presente in una certa maniera anche nella vita eterna. Vi saranno cieli nuovi e mondi nuovi, ma noi saremo nell'eternità con tutto il bagaglio che ci siamo costruiti su questa terra. La teologia attuale è caratterizzata da un atteggiamento positivo nei confronti di un mondo che non viene più visto come estraneo o come una realtà che si oppone alla salvezza ma piuttosto nella prospettiva biblica dell'ordinazione di tutto quello che esso contiene, alla salvezza.

E così noi parliamo di cristiani aperti al mondo, di accettabilità della secolarizzazione, di rispetto, di un'obiettiva finalizzazione di tutta l'evoluzione cosmica e storica a Cristo. Il cristiano quindi è aperto al valore della scienza, della tecnica, al valore del lavoro, del progresso e dell'impegno anche politico.

Quindi l'atteggiamento auspicato per il credente di fronte al mondo non è di fuga come abbiamo già detto e sottolineato né di patteggiamento, né di compromesso, ma di ingaggio critico e di incarnazione.

Non si vuole patteggiare col male, col compromesso, con l'interesse privato si vuole prendere il mondo per quello che è e portarlo alla santità della sua prima origine.

Ieri sera accennavamo al problema politico e auspicavamo che ci fossero tanti Giorgio la Pira che potessero la politica e tutto quanto il resto.

Di fronte ad un mondo secolarizzato il cristiano non può più permettersi un atteggiamento colonizzatore, né un intimismo acosmico, si rende necessario un impegno critico in cui si fondono armonicamente coscienza di fede e competenza professionale.

La fede cristiana si esprime anche nel rispetto della natura delle cose in se stesse che va riscoperto.

Quanti errori abbiamo fatto per non aver valorizzato la natura delle cose, quanti errori abbiamo fatto inducendo veramente gli altri ad esimersi da un impegno morale solo perché si dichiaravano non cristiani!

L'azione cristiana si esprime nel rispetto della natura cose, che hanno già un valore in se stesse.

L'azione del cristiano nel mondo dovrebbe essere caratterizzata dal riconoscimento delle leggi del reale e dalla capacità di indirizzare queste leggi all'attuazione di un piano tracciato dalla libertà, illuminato dalla fede e sorretta dalla grazia di Dio.

Sarebbe un errore cercare una via di salvezza che passi accanto alla creazione senza accoglierla. Gesù Cristo ha accolto le persone del suo tempo, ha parlato il loro linguaggio, ha vestito secondo il loro uso tanto che la gente si meravigliava quando si proclamava Messia perché lo vedeva come uno di loro.

Quindi in questa prospettiva la spiritualità del medico, dell'ingegnere, dell'operaio, del bancario, tanto per fare degli esempi, non potranno prescindere dalla competenza professionale perché è questa che costituisce il terreno specifico in cui essi sono chiamati ad esercitare il precetto della carità e quindi a cercare l'incontro con Cristo.

Poiché il disegno divino mira alla ricapitolazione di tutele cose in Cristo, il credente attento al legame tra creazione e salvezza, dovrà cercare le prime orme del Verbo nella creazione: " Anzi sotto l'impulso della grazia, si dispone a riconoscere il Verbo di Dio, che prima di farsi carne per salvare e ricapitolare in se stesso tutte le cose, già era nel mondo come luce vera che illumina ogni uomo".

La presa di coscienza del Verbo di Dio immanente alle cose, diviene allora condizione previa all'incontro con il Verbo incarnato, un incontro che non significhi solo individualistica ricerca di salvezza, ma anche efficace cooperazione all'attuazione del piano creativo e salvifico, nelle sue dimensioni sociali e cosmiche.

In questa prospettiva la spiritualità del medico o dell'ingegnere, dell'operaio o del bancario, per esempio, non potranno prescindere dalla competenza professionale perché è questa che costituisce il terreno specifico in cui essi sono chiamati ad esercitare il precetto della carità e quindi a cercare l'incontro con Cristo.

La chiesa quale sacramento del mondo avrà il compito di mettere in evidenza il dinamismo di grazia che anima il mondo, di cogliere i segni dei tempi, di dar voce alle attese che il creatore ha scritto nel mondo e di portare il mondo al compimento di queste attese in Cristo.

Certo, come abbiamo detto prima, nel mondo, come in tutte le cose, anche nelle sacrestie purtroppo, opera il mistero del male. Ciò spiega la sua ambiguità, perché il mistero del male esiste in tutte le cose. Tutto nel mondo, dalla natura all'amore, dall'innamoramento, alla sessualità, dalla famiglia alla società, può però divenire occasione di abuso, oggetto di idolatria, ostacolo anziché richiamo al creatore.

La linea di demarcazione tra l'uso e l'abuso delle cose non può essere facilmente fissata a priori perché è tracciata da due elementi che non hanno nulla della fissità delle cose morte: la libertà umana e le esigenze dello spirito.

Decidendo in conformità al soffio dello spirito che abita in lui, il cristiano userà delle cose della terra per l'attuazione del suo compito terreno e celeste insieme: "Tutto è vostro ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio" (1 Cor 3,23) scrive Paolo sintetizzando il suo pensiero sul compito dell'uomo nel mondo.

Quindi non vi si viene a chiedere di non andare a passeggio, di non andare al cinema, di non comprarvi un vestito dignitoso, ma vi viene chiesto di usare tutto questo secondo le esigenze dello spirito che qualche volta vi chiede di fare anche una mortificazione. Questa sera non vado al cinema, non vado a cena, e il denaro risparmiato lo dono ad un povero. Questa è l'esigenza dello Spirito, non l'eliminazione di queste cose.

Rispettando questa scala di valori e di fini (mondo-uomo-Cristo-Dio), e usando delle cose in conformità ad essa, il cristiano attua non solo la sua individuale funzione di fronte al mondo, ma contribuisce anche a realizzare il destino provvidenziale del mondo stesso, santificandolo dall'interno e guidandolo alla sua specifica perfezione, legata alle particolari funzioni che Dio gli ha insegnato nel suo piano creativo e salvifico.

È soprattutto nella carità che il mondo viene ricondotto alla sua autentica funzione e si fa teatro dell'azione della grazia. Ma l'esercizio della carità comporta il superamento dell'egoismo. Per questo l'ottimismo cristiano nei confronti del mondo non esclude una rigorosa ascesi. Solo il distacco dalle cose permette di usarne liberamente e di non farsene schiavi.

Un certo distacco dal mondo è necessario per scorgerne la profondità attraversata dall'anelito di salvezza.

Per questo il cristiano non si abbandona ad ogni attrattiva della natura, sapendo che è invece suo compito trascinarla nel cammino verso l'alto.

La sua rinuncia non è fatta di paura ma di amore, di un amore però che non ignora i limiti e le ambiguità di un mondo turbato dal peccato e bisognoso di redenzione.

In questo spirito Paolo traccia la magna charta dell'umanesimo cristiano: "Tutto ciò che è vero, tutto ciò che è buono, giusto, puro, degno di essere amato e onorato, tutto ciò viene dalla virtù ed è degno di lode; tutto ciò sia oggetto della vostra considerazione" (Fil 4,8).

Tutti gli autentici valori umani sono assumibili nella sintesi cristiana.

Il dilemma fuga dal mondo ed impegno per la sua trasformazione può venire risolto tenendo presente che questo mondo è segnato simultaneamente dal peccato e dalla grazia di Cristo. Ciò fa si che lo stesso impegno per la trasformazione del mondo esiga un atteggiamento di vigilanza critica e di distacco ascetico. Solo lo sguardo alla meta, consente al cristiano di assumere un atteggiamento fatto insieme di amore e distacco .

Termino dicendo che il mondo è per noi quella realtà che Dio ha messo a nostra disposizione perché noi possiamo santificarci in questo e santificarlo, elevarlo per portarlo alla santità della sua prima origine.