SANTITÀ NELLE DIVERSE SITUAZIONI TEMPORALI
Abbiamo detto in questi giorni che la Santità nella chiesa è unica e consiste nell'unione a Dio mediante la pienezza dell'amore; un amore che poi diviene amore anche per gli altri. Ma se questa Santità è unica, si realizza in forme diverse perché diverse sono le situazioni temporali in cui il fedele è chiamato ad operare. "Nei diversi generi di vita e di occupazioni è sempre l'unica santità che viene vissuta da coloro che sono mossi dallo spirito di Dio. Obbedendo alla voce del Padre adorato in spirito e verità essi seguono Cristo povero, umile e carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria; conformemente ai propri doni e alle proprie funzioni ognuno deve avanzare senza esitazioni sulla via della fede viva che tiene testa alla speranza ed opera mediante la carità" . Qualche tempo fa un passo di questo genere si poteva pensare rivolto solo ed esclusivamente ai religiosi, ai sacerdoti, alle religiose, ai missionari: Il Concilio lo rivolge invece a tutti, perché tutti sono chiamati a seguire Cristo povero, umile e carico della croce. Tutti sono chiamati in qualunque stato; soprattutto per i laici viene richiesto un avanzamento senza esitazione sulla via della fede viva, di una fede adulta, di una fede matura. È questo il grande compito che si è posto il Concilio Vaticano II e anche tutta l'azione della chiesa dopo il Concilio con la pubblicazione delle grandi Encicliche e dei tanti documenti sul rinnovamento della catechesi che deve mirare soprattutto a costruire dei cristiani adulti nella fede, cioè persone che sanno integrare fede e vita, che sanno motivare la propria fede, che sanno mettersi in dialogo con le altre fedi, che sanno vivere questa fede in tutte le situazioni della loro vita. Uno dei peccati più grandi della nostra cultura è proprio quello di staccare la fede dalla vita, il culto dalla vita. Non è possibile: il cristiano è cristiano sempre, non solo quando offre il culto a Dio ma è cristiano nella vita. Anzi il culto, se non diviene sacrificio spirituale a Lui gradito, diventa qualcosa d'incompleto e di datato: la messa è finita lì, in quella mezz'ora, e poi il resto non c'entra più. Il vero culto ci aiuta ad essere noi stessi offerta viva nel mondo, nella vita di ogni giorno: è li che noi offriamo i sacrifici spirituali (nel lavoro, nella famiglia, nei sentimenti, nei valori, nella città, nella vacanza). Di tutto questo noi facciamo un sacrificio a Lui gradito.
Il Concilio parlando della vocazione dei laici alla Santità segnala delle situazioni particolari, alcune condizioni di vita. Oltre a quelli che sono chiamati dal Vescovo, ci sono tante altre situazioni di vita elencate dal Concilio, fra cui espressamente i coniugi e i genitori cristiani: "Gli sposi e i genitori cristiani, seguendo la via che è loro propria, si sostengono vicendevolmente nella grazia per tutta la vita e istruiscono i figli che hanno accettato amorevolmente da Dio. In tal modo essi offrono l'esempio di una dedizione instancabile e generosa; edificano la fraternità dell'amore e diventano testimoni della fecondità della madre chiesa, in segno e partecipazione di quell'amore che Cristo ha avuto per la madre chiesa dando se stesso per le lei . Anche i vedovi e i non sposati offrono, in altro modo, il medesimo esempio e possono anch'essi contribuire non poco alla santità ed operosità della chiesa. Coloro inoltre che sono impegnati nel lavoro, spesso anche duro, attendano alla perfezione mediante le fatiche umane; siano di aiuto ai loro concittadini e promuovano a migliori condizioni la società e l'intera nazione. Operosi nella carità, lieti nella speranza e portando gli uni i pesi degli altri si facciano imitatori di Cristo, il quale con le sue stesse mani ha esercitato il lavoro di carpentiere. Lui che, insieme al Padre, è sempre all'opera per la salvezza di tutti. Col loro lavoro quotidiano si elevino a più alta santità, anche apostolica. Coloro che sono oppressi da povertà infermità, malattie e altre tribolazioni, o soffrono persecuzioni a causa della giustizia, sappiano di essere uniti in modo speciale a Cristo che soffre per la salvezza del mondo. Il Signore nel Vangelo li ha proclamati beati. Il Dio di ogni grazia che ci ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, dopo un pò di patire, ci porterà a perfezione, ci fortificherà e renderà saldamente stabili" .
Cristo mentre è intento alla salvezza, lavora come carpentiere con le proprie stesse mani. Ciò scandalizzerà le persone del suo tempo: cosa ci si può aspettare da un fabbro? Da dove gli viene tutta questa scienza?
Non è di poco conto quest'ultima affermazione del Concilio. Non è di poco conto perché noi viviamo in una società, in una cultura, nella quale, molto spesso, anche se non si dice apertamente, le persone che sono nella malattia, che sono anziane, le persone che non producono più vengono considerate quasi inutili. Addirittura abbiamo delle correnti di pensiero che serpeggiano invocando l'eliminazione di queste persone, perché per questa cultura l'uomo vale per quello che ha, per quello che fa e non per quello che è. Il Papa, nel suo insegnamento, spesso ha riaffermato la fecondità della vecchiaia, della malattia, dell'infermità. Non si deve dunque aver paura di queste realtà, ma valorizzarle perché siano il punto privilegiato per la salvezza del nostro tempo. Gesù Cristo non ci ha salvato con le belle parole, semmai ha confermato il suo insegnamento con il sacrificio della vita. Se noi pensiamo di poter redimere questo mondo, del quale tanto ci lamentiamo, solo con le belle parole, avremo sbagliato tutto. Ecco perché l'apostolato laicale anche presso gli ammalati è importantissimo, perché quando noi aiutiamo un malato a capire che è utile, che la sua malattia può redimere se stesso ma anche il mondo, lo aiuteremo e ci aiuteremo a realizzare ciò che manca alla passione di Gesù.
Il grande miracolo di Lourdes per me è proprio questo: vedere il dolore portato con amore e con il sorriso, che dalle altre parti del mondo impreca, bestemmia e si dispera, lì canta.
Tutte le situazioni temporali, come abbiamo visto, sono occasioni di santificazione, non solo per noi stessi ma anche per tutto il mondo.
Sempre più nel mondo sempre meno del mondo: èil programma che Cristo affida ai fedeli laici, chiamati in modo particolare a consacrare il mondo e animare di spirito cristiano le varie situazioni temporali: l'operaio nel faticoso esercizio della sua attività, il medico nell'assistere gli ammalati, l'infermiere in quella di appoggio ai medici, l'insegnante nella divulgazione della verità, l'avvocato nella difesa della giustizia e via dicendo.
Ciascuno è chiamato ad animare di spirito cristiano le diverse situazioni temporali.
Oggi ci meraviglieremo se la vita spirituale ignorasse la montagna, il mare, le spiagge, il turismo, il mondo dello spettacolo, l'industria, il progresso e le varie manifestazioni della civiltà.
Se la chiesa non è presente ancora in queste realtà anche attraverso i laici e i sacerdoti, vuol dire che Cristo per queste categorie non si è incarnato. Non si può disdegnare nessun campo di apostolato.
Certo non tutti possiamo fare tutto, ma in una comunità, ciascuno fa quello che può, secondo il carisma che ha ricevuto e viene appoggiato da tutti gli altri.
Si è spesso insegnato che bisogna abbandonare tutto per Dio e certamente questo è vero per alcune "vie" particolari di santità nella chiesa, ma il laico che cosa deve abbandonare? Non può abbandonare la sua casa, la sua famiglia, il suo lavoro, ma deve prendere tutte queste cose e animarle di spirito cristiano. Certo non può abbandonare i suoi lavori, nemmeno ciò che costituisce la sua stabilità, la sua forza, il frutto del suo lavoro, doni di Dio. Tutto questo anzi lo deve far fruttare al massimo, per se e per gli altri.
Il Signore con la sua incarnazione non ha condannato nulla all'infuori del peccato, ma tutto ha redento e trasfigurato.
Il cristiano non è solo ospite del mondo, ma anche l'artefice. Il battesimo che mette in lui i germi della vita divina, non lo trasferisce in un altro mondo, ma lo lascia ancora in un mondo imperfetto, suscettibile di trasformazione e di miglioramento.
Si è parlato in queste sere di incarnazione e non fuga. Separazione dal male ma inserimento nel mondo per consacrarlo e redimerlo insieme a Cristo. Sono questi due aspetti del comportamento del laico impegnato nella ricerca della santità in ogni situazione di vita, in ogni mestiere.
Fra questi ambiti è da considerarsi prima di tutto la famiglia che è la prima cellula della società e della chiesa. S'impone la necessità di rivalutare quest'istituzione primordiale con la santità del matrimonio, con l'indissolubilità dello stesso, con l'unità dell'amore, con la famiglia, piccola chiesa e coniugarla con tutte le nuove istanze che sono la libertà, il valore della persona umana, l'emancipazione della donna. Tutte cose bellissime. L'impegno dei fedeli laici consisterà allora nel far divenire la famiglia come piccola chiesa che forma i cittadini ed i cristiani.
La famiglia nasce dall'amore e quindi reca in sé l'impronta di Cristo. In essa, infatti, i valori umani ed i valori cristiani finiscono per convergere. I cristiani si sposano come gli altri, hanno figli, ma tutto ciò lo realizzano in atteggiamento di fede e di servizio. Non c'è una differenza: non è che divento cristiano e non vivo più i miei valori di famiglia; io divento cristiano e permeo di spirito cristiano questa realtà che già, da un punto di vista umano, ha una grande importanza. In Cristo la famiglia assume i lineamenti di piccola chiesa domestica, in Cristo acquista il significato di primizia del Regno di Dio. In Cristo l'amore naturale che lega i genitori, i figli, i fratelli, si trasforma in carità che ama e serve nell'altro il Cristo stesso. Non solo, ma "la famiglia in Cristo diventa luogo di crescita della vita cristiana. Qui i coniugi realizzano la specifica vocazione di essere l'uno per l'altro e per i figli, testimoni della fede e dell'amore di Cristo. "In questo compito appare di grande valore quello stato di vita che è santificato da uno speciale sacramento, cioè la vita matrimoniale e familiare. Lì si fa esercizio e scuola eccellente di apostolato dei laici, e la fede cristiana viene fatta penetrare nella pratica della vita, per trasformarla ogni giorno di più. Lì i coniugi realizzano la loro specifica vocazione ad essere l'uno per l'altro e per i figli, testimoni della fede e dell'amore di Cristo. La famiglia cristiana proclama a voce alta sia le virtù presenti nel regno di Dio, sia la speranza della vita beata. Con l'esempio e la testimonianza essa accusa di peccato il mondo e illumina coloro che sono alla ricerca della verità" .
La caratteristica della spiritualità della famiglia è nella "ferialità".
Tutti gli aspetti dell'esistenza familiare, dalla sessualità alla comprensione, dalla procreazione all'educazione, dalla sofferenza alla gioia, dal lavoro al riposo, possono e devono diventare strumenti e rivelazione dell'amore di Dio e della presenza di Cristo.
La vita domestica di solito non prevede grandi "gesti" ma i piccoli gesti di ogni giorno, piccoli gesti però che realizzano delle personalità. La vita familiare:
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è scandita dalla gioia, dal dolore, dall'attesa, dalla tensione;
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animata dal dialogo, dagli scontri, dalla riconciliazione;
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resa dolce dall'amore, dal perdono, dall'intesa, dalla solidarietà reciproca.
Inoltre la spiritualità della famiglia è una spiritualità di servizio alla vita, ai piccoli, agli anziani, agli handicappati, agli ammalati; diviene così un servizio educativo, un servizio alla società civile, un servizio alla comunità ecclesiale: "Poiché il creatore di tutte le cose ha costituito la società coniugale quale principio e fondamento della società umana, e con la sua grazia l'ha resa sacramento grande in Cristo e nella chiesa, l'apostolato dei coniugi e delle famiglie acquista una singolare importanza sia per al chiesa sia per la società civile.... La famiglia ha ricevuto da Dio questa missione affinché sia la prima e vitale cellula della società... fra le varie opere dell'apostolato familiare si possono enumerare le seguenti: adottare come figli i bambini abbandonati, accogliere con benevolenza i forestieri, dare il proprio contributo nella direzione delle scuole, assistere gli adolescenti con il consiglio e con mezzi economici, aiutare i fidanzati a prepararsi meglio al matrimonio, collaborare alla catechesi, sostenere i coniugi e le famiglie che si trovano in difficoltà materiale e morale, provvedere ai vecchi non solo il necessario, ma anche renderli partecipi equamente dei frutti del progresso economico." .
Per realizzare tutto ciò che si è detto è necessaria una vita di comunione con Dio una vita di preghiera. Questa preghiera esprime e rivela la fede della famiglia stessa e diventa testimonianza, catechesi, ministero. Per questa comunione con Dio non esistono ore fisse, non esistono formule adatte ad ogni famiglia.
L'originalità e la peculiarità di ogni famiglia chiedono di trovare un proprio modo e un proprio ritmo di preghiera estremamente duttili; nello stesso tempo si chiede un'attenzione libera ma reale ai tempi liturgici, agli avvenimenti quotidiani, familiari e mondiali.
Un momento privilegiato rimane certamente il confronto con la Scrittura che creerà un profondo senso di Dio.
Una spiritualità autentica non può non alimentarsi, per sua natura, all'Humus della chiesa locale che è:
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liturgia
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sacramenti
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pastorale.
La chiesa locale non può prescindere dalla famiglia. In essa infatti trovano un momento e un luogo di incontro e di fusione la spiritualità e realtà degli sposi, quella dei giovani, quella dell'infanzia, quella degli anziani.
Come la chiesa, la famiglia:
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è in cammino verso il mondo nuovo;
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è luogo di transito per le nuove generazioni;
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è il punto di riferimento fondamentale per l'impegno civile ed ecclesiale degli adulti;
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è il posto tranquillo, ricco di amore e di dedizione per la vecchiaia.
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Così la famiglia diventa nella chiesa e nel mondo:
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mezzo di accrescimento del corpo mistico di Cristo;
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centro di amore, di fraternità, di solidarietà;
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prima scuola di conoscenza e di amore di Dio;
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momento fondamentale della missione evangelizzatrice della chiesa.
La famiglia è dunque via di santità, perché è destinata ad essere "segno e partecipazione di quell'amore col quale Cristo ha amato la sua sposa e ha dato se stesso per lei" .
Domanda: " Padre, lei ieri ha posto la domanda se sia più importante un amore senza matrimonio o un matrimonio senza amore. Sulla base di questa domanda, vorrei che lei ci dicesse qualcosa sull'atteggiamento che dobbiamo assumere nei confronti delle famiglie di fatto. Negli anni del '68 molti giovani cattolici, pur rimanendo tali, hanno cambiato strada nel senso che si sono incontrati e poiché si amavano hanno messo su famiglia, hanno fatto figli e hanno espresso il desiderio di battezzare i bambini; davanti a questa richiesta il parroco non ha voluto battezzare i bambini fin tanto che i genitori non avessero regolarizzato la loro posizione. Il loro desiderio era di battezzare il bambino, perché in fondo hanno una formazione cattolica, ma il parroco non ha voluto farlo. La domanda è questa: Padre, lei come si sarebbe comportato davanti ad una simile situazione"?
Risposta: A parte alcuni casi sporadici, io mi sento di dire, anche alla luce del documento della Conferenza Episcopale italiana sulla Pastorale familiare, che la chiesa nei confronti delle famiglie di fatto nutre la più alta sensibilità, nel senso che aiuta queste persone, le rispetta. Viene loro incontro fin dove è possibile, perché la chiesa è legata ad una legge che deve rispettare. Solo il Signore conosce l'intimo dei nostri cuori e, quindi, noi non ci ergiamo a giudici di queste realtà ma ad interlocutori che cercano di far capire quanto sia importante il matrimonio. La chiesa, quando è possibile cerca di regolarizzare queste famiglie. Riguardo poi ai bambini da battezzare, io credo che non ci si possa rifiutare di battezzare un bambino, quando ciò venga chiesto. Il battesimo è un mezzo di salvezza, quindi la chiesa deve essere felice di queste richieste.
Non sarà di certo con le scomuniche che noi conquisteremo il mondo, ma sarà con la benevolenza; noi possiamo aiutare queste persone a salvarsi se non per quella via, per la via che il Signore vuole.
Perché il Signore vuole la salvezza di tutti gli uomini chiamandoli alla conoscenza della verità. Lui non è legato ai sacramenti, mentre noi si, quindi dobbiamo tenerceli stretti con tutte le nostre forze perché per mezzo di essi ci salviamo. Non possiamo però abbandonare quelle persone, pur non canonizzando le situazioni in cui vivono. Il cristianesimo non è la religione che giudica gli altri, ma è una religione che cerca di accogliere e annunciare la salvezza per fare in modo, quanto più possibile, che queste persone possano usufruirne.
Intervento di Padre Alberto: davanti ad una situazione del genere il nostro Vescovo ha detto che il bambino non ha alcuna colpa, quindi deve essere battezzato.
Padre Renato: Davanti a situazioni simili mi domando se nella coppia che porta il bambino a battezzare la fede sia talmente forte da desiderare veramente il battesimo per il figlio, perché davanti a questa volontà quindi non dovrebbero esserci problemi a battezzare il bambino anche se i genitori non sono sposati, questo perché c'è sempre la fede della chiesa che aiuta. Quando i genitori non sono veramente forti nella fede si può contare sui nonni, sui padrini o su altri fedeli che s'impegnino ad educare il bambino nella fede, perché il bambino non viene battezzato solo per la fede della sua famiglia ma per quella di tutta la comunità, che dovrebbe creare un ambiente dove i bambini sviluppano e vivono la fede.