RIFLESSIONI SULL'EUCARISTIA
Sono capitato “quasi” per caso in una chiesa dove si faceva un’ora di adorazione eucaristica. Tutti erano compresi della Eccezionale Presenza e la devozione si tagliava a fette, a fette belle grosse. Ho cercato anch’io di inserirmi in quella invitante scia. Quando già iniziavo a sentirmi “dentro”, il sacerdote che presiedeva l’assemblea ha cominciato a parlare. Le considerazioni venivano fluidamente una appresso all’altra e tutti seguivamo con attenzione le proposte di riflessione.
Il discorso è un po’ melenso (del tipo “dolce Gesù…, pane angelico…, ineffabile dolcezza…, ostia diafana…, soave profumo di Dio…, ecc…) e comincio a distrarmi.
La mia mente vola lontana… Una calda mattinata a Cafarnao. Tanta gente e il Maestro che parla di mangiare e bere il suo corpo e sangue. Persone che si ribellano alla “durezza” del linguaggio e Lui che imperturbabile
continua dicendo che il suo corpo è vero cibo e il suo sangue vera bevanda e che per avere la vita eterna bisogna mangiare e bere il suo corpo e sangue: non c’è alternativa.
Tutti se ne vanno (la
storia è nota) restano solo gli apostoli: se li era scelti ad uno ad uno ed erano appena tornati, carichi d’entusiasmo, dall’annunciare il Regno. Voleva bene a quegli uomini. Saranno la continuazione
della sua presenza e la garanzia di diffusione del suo messaggio, del Lieto Messaggio. Ci teneva a quegli uomini. Eppure: “Volete andarvene anche voi?” Essere mangiato, bevuto, è molto più importante
che avere gli apostoli.
Mi rendo conto di essere distratto, ma ormai non riesco più a seguire il padre …
Quella Presenza sull’altare, circondata di luce, di fiori e soprattutto di affetto, è una Presenza inquietante.
Eppure “LUI” non ha mai detto adoratemi nei segni del Pane e del Vino; non ha mai detto portatemi in processione nelle
vie dove abitate, davanti alle vostre case: cose bellissime e significative certamente, cose che ti prendono dentro e ti fanno sognare… Cose alle quali è bello partecipare: ti senti insieme a Lui, te lo trovi
davanti alla porta di casa come un amico che vuole stare con te, condividere con te…
Però ha detto “chi non mangia…, chi mangia…” proprio così ce lo racconta Giovanni cioè prima al negativo e poi al positivo: chi vuole avere la vita eterna deve mangiare il suo corpo e bere il suo sangue: non ci sono altre vie.
Ormai la mia distrazione va a ruota libera.
La provocazione di mangiare “la mia carne che è vero cibo” e “bere il mio sangue che è vera bevanda” forse oggi non è più una provocazione. Eppure rimane davanti a questo pane, il punto interrogativo! Come ho speso la mia vita? E se ho fatto scelte non consone alla mia fede, non mi accosterò a mangiare. Magari dirò che non mi sono confessato. Ma questo è porre la questione nel modo sbagliato e, posta così, non mi cambia la vita. Il modo giusto penso che sia non mi accosto perché ho peccato. Allora è il peccato, la testimonianza di vita sbagliata che dovrò correggere e non il fatto che Dio è misericordios0o e mi accoglie nel sacramento del perdono. La confessione non è in vista della comunione ma perché abbiamo bisogno di essere accolti, perdonati, siamo infatti capaci di peccare: siamo uomini, appunto, e il “pane degli angeli” come ci ricorda san Tommaso, è il nostro cibo, il pane degli uomini in cammino verso Dio, cioè degli uomini capaci si di peccare ma anche di chiedere perdono perché desiderosi di arrivare al banchetto del Regno.
Penso alle catechesi di quand’ero bambino “non masticate l’ostia ma deglutitela”: e il mangiare?
Penso al precetto “udire la messa la domenica” (un tempo nel catechismo era scritto così e così, giustamente(!), c’insegnavano. Oggi il Catechismo porta “partecipare”) udire, quindi neanche “ascoltare” la Messa, cioè la cena. E già quella del Signore è una cena da udire, non da mangiare.
E poi “prendete e mangiatene tutti” dice il prete. Vai a vedere e ti accorgi che tutti non vuol
dire tutti e, anzi, se tutti, proprio tutti, facessero la comunione ci si meraviglierebbe: come a dire che ci si meraviglia che gli invitati a cena mangino. Che cose strane! Quanti
attentati hanno subito questo sacramento e la cena dove il pane diventa Corpo ed il vino Sangue di Gesù.
Si deve persino spiegare che l’ostia: quel cerchietto bianco nelle mani del sacerdote, è pane:
nessuno apparecchia la sua tavola con quel pane, anche se in molti luoghi si usa comunemente e normalmente il pane azzimo, non lievitato e con questo si apparecchiano regolarmente le nostre tavole. Un segno, scelto per
indicare una realtà significata, che ha bisogno lui stesso di spiegazioni: si è persa l’evidenza del segno! E che dire del vino, poi Sangue di Gesù: “prendete e bevetene tutti” e poi
non ne viene dato a nessuno!
Il padre predicatore tace, i fedeli, in silenzio riflettono: ci devo essere solo io di distratto in quest’assemblea.
Poi si canta per la benedizione eucaristica.
E poi tutti tornano a casa. E Gesù eucaristia
con loro.
Tutto è normale, tutto, oserei dire, è scontato e quelli di Cafarnao dovevano essere proprio degli stupidi a non aver capito il discorso di Gesù e ad averlo lasciato solo, lì, nella sinagoga, lui e i suoi discepoli.
fra Alberto Fazzini, o.p.