Il Giornale di Sardegna 22 ago 2005
GMG 2005
 
Nell’Isola. In quattrocento hanno seguito la veglia a distanza

Selargius come Marienfeld la gioia di un maxischermo

Selargius come Colonia. La giornata mondiale della gioventù è stata festeggiata anche nel centro giovanile domenicano. Non in Germania, ma nei pressi della 554. Circa quattrocento fedeli sabato sera hanno seguito la veglia trasmessa in diretta da Colonia e oltre duecento domenica mattina hanno partecipato alla messa officiata da padre Alberto Fazzini nel campo di calcio del centro domenicano. L'iniziativa è nata nel 2002 quando la Giemmegì si è tenuta dall'altra parte dell'Atlantico, a Toronto. «Ci siamo preoccupati di quelli che il vangelo chiama "gli ultimi"», racconta padre Alberto, che da oltre trent'anni opera assieme ai giovani, «quelli che, per problemi economici, personali o di salute, non potevano arrivare fino in Canada. Allora decidemmo di organizzare un ponte virtuale con la celebrazione ufficiale e l'iniziativa funzionò. La nostra idea è stata adesso ripresa da molte diocesi in tutta Italia, anche se la Gmg di quest'anno era in Germania, quindi più accessibile».

foto di Miguel Ramos
In effetti circa un migliaio di ragazzi del Cagliaritano sono a Colonia per l'incontro con "B16'; il nomignolo in gergo da Sms che i giovani hanno attribuito a papa Ratzinger. Chi non è partito si è affidato a padre Alberto, che nel centro domenicano di Selargius da anni organizza incontri e manifestazioni rivolti esclusivamente ai giovani. Sabato sera è stata proiettata la diretta televisiva da Colonia su uno schermo di quattro metri e centinaia di ragazzi hanno potuto seguire i festeggiamenti assiepati nel campo di calcio: tutto merito di una parabola.

«Ci siamo preoccupati degli ultimi», dice padre Alberto che dal 2002 organizzale dirette

 

 

 

Il dato
Una vita per
gli altri
** Alberto Fazzini vive nell’Isola da quarant’anni. Nel ‘75 venne inaugurato il Centro giovanile domenicano di Selargius che lui dirige. Con le sue iniziative padre Alberto ha sempre coinvolto molti giovani.

Nel senso satellitare del termine. Poi è arrivata la notte, che un centinaio di ragazzi ha passato con tende e sacchi a pelo all'interno del centro selargino. Domenica mattina niente schermo e niente satellite, padre Alberto ha catalizzato l'attenzione dei presenti con una messa durata quasi due ore che gli oltre duecento fedeli presenti hanno seguito con grande attenzione.
IL FRATE DOMENICANO, che sopra l'abito bianco portava una coloratissima stola sudamericana, ha descritto anche l'ambizioso progetto che la comunità domenicana sta portando avanti in Guatemala. Una casa campidanese costruita a Dolores, nella poverissima zona del Petén, per accogliere chiunque abbia voglia di una esperienza di Missione. «Una casa aperta a tutti», specifica padre Alberto, «non solo quelli che consumano i pavimenti delle chiese». Un invito rivolto a giovani, meno giovani, cattolici e non. Per dei valori che padre Alberto definisce "universali” come la sua stola sudamericana con i colori dell'arcobaleno.
Marcello Zasso

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Foto GMG 2005

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