IL GRANDE PERCHE'
prima parte
perché la messa?
Lettera ai miei ragazzi del catechismo.
La Messa il più delle volte diventa quasi un peso che bisogna sopportare,
per arrivare alla meta della Cresima, così poi si è liberi
di spiccare il volo che ci porterà finalmente lontano dalla Chiesa.
Forse questo accade perché nella vita siamo distratti da tante
altre cose e non ci fermiamo a riflettere su che cosa ogni domenica andiamo
a fare in chiesa, o semplicemente perché non siamo interessati
visto che nessuno ce lo ha mai spiegato.
Bè, ora voglio provare a spiegarvelo io molto semplicemente…
i miei ragazzi del catechismo |
Un
po’ di storia…
Tutto ha avuto inizio durante la sera di un giovedì di circa 2000
anni fa, quando un certo Gesù di Nazaret diede un significato nuovo
alla cena della festa più importante del mondo ebraico: la Pasqua.
Il mondo ebraico è ricco di usanze e molto legato alle tradizioni
della sua storia, tradizioni che sono sacre perché legate alla
religione, all’Alleanza con l’unico Dio che si è manifestato
al popolo di Israele tante volte ed in diversi modi.
A questo popolo Dio ha dato le sue leggi perché l’uomo potesse
vivere con la dignità che gli è propria… ma prima
di tutto questo Dio ha liberato il popolo ebraico dalla schiavitù
alla quale era costretto in Egitto. E’ proprio qui che inizia la
storia “nazionale” di questo popolo, con la liberazione dalla
schiavitù d’Egitto. Per realizzare questo piano si è
servito di Mosè, personaggio che tutti conoscono, almeno per sentito
dire.
Mosè ha svolto un importante compito che è quello di fare
da tramite fra Dio ed il suo popolo.
Nella storia di Israele non è stato l’unico, ma sicuramente
uno dei più importanti. E’ colui che ha guidato questo popolo
alla libertà.
Il momento della libertà ritrovata è sicuramente un momento
importante e da ricordare, così anche il popolo ebraico ricorda
annualmente la festa della propria liberazione: è la festa di Pasqua.
Pasqua significa infatti “passaggio”. Passaggio dalla schiavitù
alla libertà.
E’ Dio stesso a dare le indicazioni al suo popolo su come celebrare
questa festa, come è scritto nel libro dell’Esodo.
Nella sera di quel giovedì di circa 2000 anni fa, proprio durante
la cena che ogni famiglia ebraica consuma in ricordo della liberazione
dalla schiavitù, nasce la nostra Messa.
In quella tavola di due millenni fa era presente anche del pane azzimo
(non lievitato) e del vino. Il pane era azzimo perché la partenza
del popolo ebraico dall’Egitto era avvenuta in tutta fretta e non
c’era stato tempo di farlo lievitare. Il ricordo di questo importante
avvenimento era curato nei minimi dettagli, anche nel non fare lievitare
il pane, come ai tempi della liberazione.
Gesù allora diede alla cena pasquale ebraica un più profondo
significato e la sua vera realizzazione.
Compì la prima consacrazione su quel pane e su quel vino facendoli
diventare veramente il suo corpo ed il suo sangue… e la cena della
Pasqua divenne il ricordo della liberazione dalla schiavitù del
peccato. Una liberazione ben più importante di quella dalla schiavitù
d’Egitto e che ora non riguarda più solo il popolo di Israele,
ma ogni uomo che esiste sulla terra!! e si compie con la morte in croce
di Gesù, di cui la Messa è il ricordo (la Chiesa dice “memoria”),
ma un ricordo vivo perché in essa Gesù si offre per noi
sull’altare come si offrì sulla croce: con il suo vero corpo
e il suo vero sangue. Il pane e il vino allora dopo la consacrazione non
sono figure ma vero corpo e vero sangue di Gesù Figlio di Dio.
Ora rivolgiamo la nostra attenzione alle parole che Gesù ha usato
quella sera per consacrare il pane e il vino e che tuttora la Chiesa adopera.
Queste parole ci dimostrano la vera presenza di Cristo nell’Eucaristia
perché è Gesù stesso a dire che nel pane e nel vino
consacrati c’è Lui con il suo corpo e il suo sangue: ”Questo
è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”, “Questo
calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per
voi” (Lc 22,20). Notiamo che Gesù parla di “nuova alleanza
nel mio sangue”: questo è un altro punto fondamentale per
spiegare il significato della Messa.
Anche per capire questo concetto dobbiamo tornare indietro e cercare le
sue radici nell’antico testamento.
Notiamo che Dio ha voluto essere accanto al suo popolo anche dopo la liberazione
dalla schiavitù dell’Egitto proponendo un’alleanza
ad Israele che si impegna così ad essere fedele a Dio che dà
le sue leggi per il bene dell’uomo e per la sua piena realizzazione.
Il libro dell’Esodo ci narra che il segno visivo di questo patto
fra Dio ed Israele è costituito dal sangue degli animali offerti
in sacrificio (cfr Es 24,1-8). Presso l’antico Israele il sacrificio
degli animali aveva la funzione di purificare dal peccato e doveva essere
ripetuto più volte. Questo sangue è prefigurazione del sangue
di Cristo che dona la vita per il mondo: tutti questi segni infatti trovano
compimento in Gesù che è colui che compie la nuova alleanza
fra Dio e l’umanità intera.
Questa
nuova Alleanza è perfezionamento e compimento di quella antica,
fatta di segni che avevano la funzione di spianare la strada alla nuova,
che si compie con il sacrificio di Gesù.
Quindi i sacrifici antichi fatti col sangue degli animali vengono sostituiti
una volta per sempre dal sacrificio perfetto di Cristo sulla croce e che
si dona a noi come cibo nella celebrazione della Messa. Il donarsi di
Cristo sulla croce e sull’altare con il sacramento dell’Eucaristia
è la stessa cosa: è lo stesso sacrificio, l’unico
capace di trasmetterci la vita eterna, cosa che non avrebbero potuto fare
i sacrifici dell’antico Israele che purificavano solo temporaneamente
e senza donare la vita eterna.
Ecco dove sta l’importanza della S. Messa per un cristiano: nella
Messa Gesù c’invita a farci suoi commensali e come cibo ci
offre il suo corpo che ci dona la vita eterna ed è nutrimento necessario
per la nostra anima. In sintesi ogni Messa è un invito a pranzo
che ci viene rivolto da Gesù. La Messa non è una invenzione
dell’uomo, ma è un grande mistero che Dio ha voluto donarci
con un atto di Amore perfetto, un Amore di cui solo Dio è capace,
un Amore che si spinge fino a farsi cibo per l’uomo. Dio che neanche
l’universo intero può contenere, si fa piccolo ed umile per
stare con noi ed unirsi a noi per farsi nostro compagno di viaggio nella
vita.
Nella Messa ci viene dato il nostro cibo e la nostra forza per la vita
di fede. Questo cibo che sostiene la nostra vita spirituale non può
essere che Cristo stesso nel Sacramento dell’Eucaristia. Dio solo
infatti è capace di darci quella forza necessaria per vivere la
nostra vita nella fede: Anche l’anima dunque ha bisogno del suo
nutrimento per poter crescere e svilupparsi e questo nutrimento ci viene
dato nel banchetto che Gesù ha voluto lasciarci.
Non devono certo essere le mie parole a confermarvi l’importanza
della mensa eucaristica, ma è dal Vangelo stesso che dobbiamo trarre
la Verità. Naturalmente tutto il mio insegnamento di catechista
prende le mosse dal Vangelo nel quale si parla dell’importanza dell’Eucaristia
ed è Gesù stesso a parlarne, soprattutto nel quarto Vangelo
che è quello di Giovanni il quale dedica un capitolo intero, allo
sviluppo di questo tema fondamentale. Vediamo di analizzarne alcuni importanti
contenuti.
Il
sesto capitolo del vangelo di giovanni
Noteremo subito che l’intero capitolo si apre con il miracolo della
moltiplicazione dei pani, che nell’intenzione dell’evangelista
ha una funzione di introduzione ai fatti e ai discorsi di Gesù
che si andranno delineando nel corso di questo importante capitolo.
Gesù compie questo “segno” della moltiplicazione dei
pani per condurre a sé le persone; nessun miracolo infatti è
fine a sé stesso ma ha una precisa funzione nel manifestare la
persona divina di Cristo. Vuole portare i presenti alla constatazione
che Egli è il figlio di Dio che deve venire nel mondo. E molti
fecero questa professione di fede in seguito ai miracoli. Allora possiamo
dire che il centro e il significato del “segno” della moltiplicazione
dei pani è proprio l’autorivelazione di Gesù come
Figlio di Dio, in previsione delle importanti affermazioni che farà
in seguito. La moltiplicazione dei pani è ancora molto lontana
da ciò che si dirà circa l’Eucaristia, ma l’evangelista
ne prepara la strada facendone allusione già da ora (vv.11-12).
Non dimentichiamo che siamo davanti ad un segno, il cui significato profondo
verrà svelato solo in seguito nel corso del capitolo.
Il capitolo prosegue con la narrazione di un altro fatto miracoloso, un
altro segno: Gesù che cammina sulle acque. Ancora una volta Gesù
si manifesta ai suoi discepoli come Essere autorevole che è capace
di stare al di sopra della natura delle cose, come lo è Dio. E’
Gesù stesso a tranquillizzare i suoi amici dicendo “Sono
io, non temete”. Dicendo quel “Sono io” Gesù
si definisce Figlio di Dio e Dio stesso, il quale parlando a Mosè
si definì come “Io Sono Colui che Sono” e “Io
Sono”. Inoltre questo fatto si può legare agli avvenimenti
dell’AT in cui in seguito al passaggio del mar Rosso si ha il dono
della manna. Così anche l’evangelista vuole ricreare questo
collegamento: camminare sulle acque significa anche attraversarle e passare
il mare, dopodiché sarà logico attendersi la “nuova
manna”, il vero pane del cielo.il discorso a cafarnao
Questa parte del sesto capitolo del Vangelo di Giovanni è molto
importante per poter comprendere l’importanza dell’Eucaristia
nella nostra vita, ma vediamo più precisamente cosa ci dice Gesù.
La folla chiede direttamente a Gesù cosa si deve fare per poter
compiere la opere di Dio e Gesù afferma che è necessario
e fondamentale credere in lui. La folla tuttavia non si accontenta di
credere ed allora chiede dei segni a Gesù “Quale segno dunque
tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I
nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto…” questo
quasi a voler chiedere a Gesù un miracolo che portasse nuova manna
come avvenne al tempo di Mosè.Ma Gesù rispose che il vero
pane del cielo non fu la manna, ma quello che dona il Padre e, riferendosi
a se stesso dice : “…il pane di Dio è colui che discende
dal cielo e dà la vita al mondo” e più avanti, togliendo
ogni dubbio dice : “Io sono il pane della vita ; chi viene a me
non avrà più fame e chi crede in me non avrà più
sete…” intanto tutti rimanevano dubbiosi e meravigliati perché
Gesù diceva di essere il pane disceso dal cielo e i giudei invece
sapevano bene di chi fosse figlio e da dove venisse, ma Gesù stesso
risponde con delle parole che altro non sono che l’affermazione
dell’importanza di un atteggiamento di fede (fiducia) verso di lui.
Nonostante le difficoltà
che Gesù incontra nel fare questo discorso non esita a definirsi
ancora pane di vita dicendo “Io sono il pane della vita…questo
è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non
muoia, e il pane che io darò è la mia carne per la vita
del mondo”. Certo che questo è un discorso duro, come dissero
a Gesù gli stessi discepoli e molti lo abbandonarono. Lo stesso
Gesù torna a proporre un atteggiamento di fede, quella fiducia
che ci permette di fidarci di Dio, anche quando il discorso che Lui stesso
ci fa risulta inizialmente incomprensibile, e proprio una dichiarazione
di fede profonda chiude il sesto capitolo del Vangelo di Giovanni. Gesù,
rispettando la libertà di ogni uomo e quindi anche dei suoi discepoli,
lascia a loro la scelta di continuare a seguirlo o meno : “Forse
anche voi volete andarvene?” e Pietro a nome di tutti risponde :
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo
creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.
Cosa differenzia i discepoli da coloro che sono andati via? L’aver
capito il discorso di Gesù sul pane di vita? No. Solo la fiducia
che i dodici hanno dimostrato in Gesù. Anche loro non hanno ben
capito il discorso di Gesù, ma solo fidandosi di Lui, lo hanno
in seguito compreso bene. Questo per dirci che in fatto di fede non possiamo
capire tutto e subito, ma come primo passo verso la comprensione dobbiamo
fidarci di Dio: sarà Lui a fare il resto.
Ma perché Gesù fa tutto questo discorso e l’evangelista
S. Giovanni ce lo riporta in tutti i suoi particolari? Per il semplice
fatto che dobbiamo guardare all’Eucaristia e quindi alla Messa con
uno sguardo di fiducia e cioè con un atteggiamento di fede che
ci viene non da considerazioni umane ma dalla parola di Gesù stesso
che ci dice…“il pane che io darò è la mia carne
per la vita del mondo”. Solo così potremo renderci conto
dell’importanza dell’Eucaristia.
Ragazzi, qui non si tratta di dare ascolto alle parole di un catechista
o di un prete, ma di apprendere le parole di Gesù, che ci chiede
di fidarci di Lui, di prendere parte alla sua cena pasquale che oggi come
duemila anni fa si ripete nelle Chiese di tutto il mondo per il volere
di Gesù stesso! E solo in quella cena, solo nella Messa Gesù
dà la sua carne per la vita del mondo! Non possiamo trovare da
nessun’altra parte un cibo che ci dia la vita eterna e le grazie
che ci permettono di arrivarci.
Ma l’Eucaristia ci dà “solo” la vita eterna e
le grazie che ci permettono di raggiungerla? No ragazzi, l’Eucaristia
è molto di più! L’Eucaristia è la stessa vita
di Dio che viene trasmessa a noi: Immaginate quali grandi doni possiamo
ricavare da questa Vita divina che in noi è presente.
Dove possiamo trovarla questa Vita? Possiamo trovarla solo nella Messa
e dopo che l’abbiamo trovata possiamo anche riceverla!!… quel
piccolo pezzo di pane che nella Messa diventa il corpo di Cristo può
fare grandi cose nella nostra vita, a condizione che nella nostra anima
trovi un terreno fertile composto da preghiera e fede.
Fede, perché la prima cosa
che ci viene chiesta dal Signore è che ci fidiamo di Lui e crediamo
in ciò che Lui ha detto riguardo all’Eucaristia.
Preghiera, perché non possiamo non dare risalto a questa vita divina
che abita in noi tramite l’Eucaristia con il dialogo con Dio, e
la preghiera è proprio questo: dialogo fra noi e Dio. Non parole
vuote ripetute tanto per dire che abbiamo “pregato”, ma dialogo
vero! Come si fa con l’amico più caro che capisce le nostre
esigenze.
Tutto questo ragazzi per dirvi quanto è importante nella vita di
un cristiano la Santa Messa: è solo grazie alla messa che possiamo
avere l’Eucaristia: Gesù vivo e vero nella nostra vita! E
scusate se è poco…
perché la domenica?…
Sappiamo bene quale grande significato abbia la domenica per un cristiano.
Iniziamo con l’analizzare il termine. La parola “domenica”
deriva dalla parola
Latina “Dominica” che significa proprio “del Signore,
di Dio”. allora capite benissimo che la domenica è nel nome
stesso “giorno del signore”.
Ma perché giorno del Signore? Per il fatto che la domenica è
il giorno della settimana in cui ciascun cristiano fa memoria della risurrezione
di Cristo e fa memoria di questo grande evento in una maniera tutta speciale.
Si
reca in chiesa, non da solo ma con le persone della sua comunità,
prega, ma con una preghiera perfetta, la Messa, che supera di gran lunga
per importanza ed efficacia la nostra preghiera personale, per il semplice
fatto che singolarmente e come comunità, è Gesù stesso
a presentare al Padre tutta la nostra persona, la nostra vita (di bambini,
ragazzi, adulti, anziani) insieme al sacrificio della sua vita per noi.
Capite bene allora che in nessuna preghiera che noi possiamo fare, possiamo
offrire la nostra vita insieme al sacrificio della vita di Cristo, ma
solo nella messa! E solo nella Messa possiamo ricevere questa Vita, che
dà vita a tutti coloro che la ricevono!
Inoltre la Messa è anche atto di ringraziamento al Padre per la
nostra vita tramite Gesù: la parola eucaristia in greco vuol dire
proprio “dire…o rendere grazie”. Ecco perché
si può definire la più grande e perfetta preghiera che l’uomo
possa elevare al Signore. Da questo potete ricavare anche un’altra
considerazione: la Messa non si “ascolta” ma si partecipa
attivamente con la propria preghiera personale, rispondendo alle monizioni
che il sacerdote ci rivolge, e possibilmente anche cantando, perché
come diceva un grande santo “chi canta bene prega due volte!”.
Ma soprattutto si partecipa mangiando, perché è la cena
di Gesù e, se non mangiamo alla cena, che razza di cena è
la nostra!
Quale giorno migliore e significativo per ricevere l’Eucaristia
se non nel giorno in cui si fa memoria della risurrezione di Cristo? Nel
giorno in cui possiamo nutrirci della stessa Vita di cui celebriamo la
vittoria sulla morte?
Allora ragazzi nel giorno del Signore andiamo a festeggiare la sua risurrezione
e nutriamoci dell’Eucaristia che (ripeto) è la presenza viva
di Gesù, l’unica a poterci regalare il dono della vita eterna
e della grazia di Dio! E di questo siamo sicuri perché tutto questo
ce lo ha rivelato Lui. Basta che apriate il Vangelo e lo leggiate e scoprirete
che la Messa non è una invenzione umana, ma una necessità
per la vita spirituale e per quella di ogni giorno.
Ecco ragazzi, ho cercato di spiegarvi in poche e semplici righe il grande
valore che la Messa ha per un cristiano. Ci sarebbero da dire ancora tantissime
cose, tanti approfondimenti da fare: chissà forse questi miei chiarimenti
scritti continueranno nei nostri incontri al catechismo, con il solo scopo
di fare un pò di chiarezza su ciò che riguarda Gesù
e la sua famiglia, la Chiesa, di cui tutti noi facciamo parte dal giorno
del nostro battesimo.
Con stima e con l’augurio di fare grandi progressi nel cammino di
fede:
Alessandro
Approfitto per ringraziare Paolo Orzella che che ha collaborato per radunare i ragazzi e soprattutto per il fatto di aver scattato la foto con il suo cellulare e avermela mandata:grazie. Ale