La centralità dell’uomo nella società, così la Chiesa riflette sui diritti umani
Il percorso di approfondimento verso la “Giornata nazionale dell’Impegno e della Solidarietà”, organizzato dalla Caritas diocesana di Cagliari
Un percorso di riflessione sui diritti umani e sull’importanza del “territorio”, al di là delle logiche di sfruttamento e di potere, in vista della“Giornata nazionale dell’Impegno e della Solidarietà”, che si terrà a Cagliari, nei giorni 26-27 novembre. Obiettivo, recuperare la “dimensione comunitaria dell’agire”, attraverso l’attivazione di una rete che affianchi la società civile a quella ecclesiastica, dal volontariato e dalle scuole ai movimenti ecclesiali giovanili. Tema dell’iniziativa, promossa dalla Caritas di Cagliari, in collaborazione con la Famiglia domenicana, “la centralità dell’uomo” nella società attuale, sulle orme del padre domenicano Antonio de Montesinos, che, cinquecento anni fa, si impegnò in difesa dei diritti degli indios, contro la logica dei “conquistadores”. E l’importanza di questo “cammino” è ancora maggiore di fronte all’attuale crisi di affermazione di diritti che si pensavano acquisiti, ma che, oggi, la gente ha la sensazione di perdere, come ricorda Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana. Basta pensare all’emergenza Nord Africa (oltre 700 i richiedenti asilo in Sardegna, 50mila in tutta Italia) e alla tutela dei diritti in tempo di guerra, tema che fa parte del percorso di riflessione. Così, in un momento in cui c’è molta confusione, è fondamentale riuscire a recuperare la centralità dei diritti legati alla persona in quanto tale. Un’iniziativa che parte dai padri domenicani, ma che riguarda la Chiesa universale, con una sollecitazione recepita dall’arcivescovo di Cagliari e messa in campo grazie all’impegno della Caritas diocesana.
In occasione della “prima tappa” di approfondimento, Padre Giovanni Calcara, responsabile della Commissione Nazionale giustizia, pace e creato della Famiglia domenicana, spiega l’importanza di questo percorso già iniziato dalla comunità diocesana.
Padre Calcara, qual è l’obiettivo di questa iniziativa?
“Vogliamo che la comunità civile, oltre che religiosa, possa riflettere sull’attuale contesto socioculturale ed economico, alla luce di quei diritti inalienabili, che non costituiscono concessioni della politica o dei potenti di turno ma sono già sanciti dal Vangelo e appartengono alla “persona” in quanto tale, partendo proprio dall’esempio dei domenicani e, ancor prima, dalla dottrina di San Tommaso D’Aquino. Siamo convinti che in un momento delicato come quello attuale, la realtà ecclesiastica debba ancor più rifiutare la logica della conquista, per essere al servizio della verità e della gente. Come diceva il Cardinale Pappalardo: la Chiesa non chiede privilegi, ma chiede giustizia”
Cosa vi aspettate per la comunità diocesana?
“La Chiesa deve riscoprire la sua identità comunitaria, l’interazione con l’altro, l’ “umanità” come valore: per questo, in collaborazione con la Caritas, abbiamo pensato a un percorso di preparazione “a tappe” che possa coinvolgere sia la società ecclesiastica che quella laica, dai giovani alle associazioni di volontariato. Non si tratta solo di una rivendicazione religiosa, ma di una presa di coscienza civile, morale, finalizzata al recupero di una dimensione rivolta al bene comune, di un senso di convivenza e solidarietà tra i diversi gruppi sociali”
Il convegno nazionale si terrà proprio a Cagliari …
“Abbiamo scelto la Sardegna come luogo ideale per intraprendere questo percorso, partendo dal parallelismo con l’impegno di fra Montesinos contro l’oppressione degli indios: come succedeva allora, in quella che oggi è l’Isola di Santo Domingo, accade ora in Sardegna, sempre più privata della sua vocazione naturalista, in nome della logica del profitto. Lo sfruttamento delle risorse deve diventare il grido d’allarme per ripartire proprio dal “territorio”, affinché quest’ultimo entri nell’agenda politica. A questo proposito, penso alle parole di Don Tonino Bello: se non si dà il sangue per la propria terra, non può dire di amarla. L’obiettivo è arrivare alla presa di coscienza della necessità della partecipazione dell’uomo alla pianificazione economica e a una reale progettualità”
In cosa consisterà il percorso di approfondimento in vista della Giornata nazionale?
“Ci saranno diversi spunti di riflessione, tra cui quelli più legati alla realtà locale, dalla tutela dei diritti dei richiedenti asilo all’uso e allo sfruttamento delle risorse locali. Tra i relatori, ci sarà anche Padre Mariano Foralosso, responsabile di un progetto di accoglienza per ragazzi di strada in Brasile, che incontrerà i giovani seminaristi sardi. Saranno organizzate diverse iniziative, dagli incontri con le scuole alla manifestazione in piazza, organizzata da Sardegna solidale. Durante la tavola rotonda, intesa come un momento di riflessione a livello cittadino, sarà affrontato anche il tema del lavoro e interverranno alcuni pastori sardi. La messa conclusiva sarà celebrata nella chiesa di San Domenico, alla presenza dell’arcivescovo”
(intervista di Maria Chiara Cugusi- Il Portico)
Diritti umani, davanti alla crisi sociale recuperare la centralità della persona
Monsignor Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari spiega l’importanza di una vera riflessione, in un momento di crisi di diritti fondamentali finora ritenuti acquisiti. Dal lavoro all’immigrazione, i temi centrali verso la Giornata nazionale dell’impegno e della solidarietà
Recuperare la centralità della persona, promuovere una buona coscienza e riscoprire la propria fede in un contesto planetario. Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari spiega l’importanza di “ripensare” i diritti umani, in un momento delicato come quello attuale. Così, la Caritas diocesana, con la collaborazione della Famiglia domenicana, ha promosso un percorso di riflessione in vista della Giornata nazionale dell’impegno e della solidarietà (i prossimi 26-27 novembre).
Don Marco Lai, perché parlare oggi di diritti umani?
“Penso che questa riflessione sia un’esigenza più che mai attuale, di fronte a una crisi di affermazione di diritti che si pensavano acquisiti, ma che la gente ha la sensazione di perdere: basta pensare a quei giovani che non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro e rinunciano al progetto di sposarsi e formare una famiglia. Occorre, poi, rimettere in discussione il rapporto tra cittadino e Stato: abbiamo l’impressione che sia venuta meno la reciprocità dei doveri dell’uno nei confronti dell’altro, come nel caso delle famiglie schiacciate da debiti non più assolvibili per l’accumularsi di more, mentre lo Stato paga quando vuole i suoi debiti verso i cittadini”
I diritti umani oggi non possono prescindere dal tema dell’immigrazione ...
“Uno dei problemi emergenti è la libertà di spostamento, ostacolata da nazioni che si chiudono a riccio, pur di salvaguardare il proprio benessere. Nell’ultimo decennio, tantissime persone sono state inghiottite dal mare, proprio per l’impossibilità di muoversi senza essere vittime di trafficanti che speculano su di loro. Allora il diritto alla vita, oggi, viene realmente garantito? È importante non limitarsi alle carte, ma lavorare sulla formazione, ragionare sulla centralità dell’uomo piuttosto che sull’invalicabilità delle frontiere, in modo da evitare discriminazioni: come nel caso dei migranti tunisini, di cui solo una parte ha ricevuto il permesso temporaneo rinnovabile, e, ancora di più, dei circa 25mila immigrati provenienti dall’Africa sub-sahariana e dal Corno d’Africa, di cui il 40% si ritrova con un diniego, pur passando dalla Libia, paese in guerra, e pur non potendo, al di là della codificazione dello status rifugiato, rientrare in patria”
Qual è l’importanza di questa riflessione in Sardegna?
“Pensiamo al diritto alla salute, alla necessità di norme in grado di tutelare le nostre coste e di contrastare l’inquinamento che proviene dagli esercizi militari. Anche le distanze diventano un’ulteriore discriminazione in un’Isola, dove non viene garantita alcuna continuità territoriale, creando svantaggi con conseguenze drammatiche, come la chiusura di aziende. Allora ci si chiede come tutelare il lavoro dei campi e la pastorizia, come riuscire a evitare di essere strozzati dalla filiera di commercio. Senza dimenticare che, in piena crisi economica, spesso l’egoismo comporta rapporti di sfruttamento, con il fenomeno del lavoro nero, che è un incentivo all’illegalità”
Come si inserisce il percorso verso la Giornata nazionale dell’impegno e della solidarietà?
“La Chiesa è chiamata a ripensare la propria fede in un contesto planetario, a far crescere la coscienza morale e promuovere buone prassi. Occorre recuperare la centralità della persona, riflettere sulla salvaguardia delle risorse naturali e sui possibili interventi, dalle piccole esperienze di cooperazione in loco fino a quelle internazionali. Oltre alla riflessione di Don Tonio dell’Olio, presidente di Libera Internazionale, e di Padre Mariano Foralosso, ci saranno tre testimonianze, relative alla crisi agropastorale, al “mondo della partita iva”, cioè a quelle aziende individuali e familiari schiacciate dai debiti, e alla crisi dell’industria, a causa di politiche che determinano non solo disoccupazione, ma territori da risanare”
(intervista di Maria Chiara Cugusi- Il Portico)
II tappa di avvicinamento
“La capacità di rinnovarsi” per affrontare le nuove sfide.
L’emergenza Nord Africa al centro della riflessione nella “seconda tappa” del percorso di approfondimento. La Caritas: “Scoprire il valore della diversità e tutelare il diritto alla libertà di movimento”
Aprirsi alle nuove sfide della società, perché i diritti umani sono “un contenitore in continua evoluzione”. Esigenza ancora più forte davanti all’“emergenza” Nord Africa, rispetto a cui la legislazione sull’asilo appare insufficiente nel tutelare i cosiddetti “migranti forzati”, costretti ad abbandonare i loro paesi contro la loro volontà. Se ne parla durante la seconda tappa del percorso di approfondimento verso la Giornata nazionale dell’impegno e della solidarietà, organizzata dalla Caritas diocesana di Cagliari. Una riflessione sulla difficile e controversa applicazione dei diritti umani nella società attuale, diritti che faticano a realizzarsi perché inalienabili e inviolabili solo sulla carta. Così, davanti al fenomeno dell’immigrazione, siamo chiamati a rivedere principi ormai superati, in nome di quella libertà di movimento della persona mai realizzata concretamente. Perché, a detta di Norberto Bobbio, “la libertà incapace di rinnovarsi si trasforma presto o tardi in una nuova schiavitù”, come ricorda Virginio Condello, Direttore cooperative Cagliari.E allora, se Rousseau, nel lontano Settecento, affermava l’uguaglianza tra gli individui, oggi “siamo chiamati - continua Condello - a riconoscere il valore della diversità come ricchezza”, da cui deve scaturire la convivenza e la reciprocità, per superare paure e pregiudizi. Questo comporta che i diritti umani siano sempre aggiornati: “occorre iniziare a vedere la storia come luogo di opportunità in cui i diritti non devono essere più difesi ma conquistati, sulla base dell’etica della responsabilità”.
Così, davanti all’emergenza Nord Africa, ecco la necessità di rivedere un apparato legislativo insufficiente, perché ancora oggi “si confonde l’immigrazione economica con quella dei rifugiati -spiega Andrea Pettinau, avvocato della Caritas, in prima linea nell’affrontare l’emergenza profughi in Sardegna – e nel quadro di crisi umanitarie spesso emerge la paura nei confronti di chi arriva da lontano”. Il tutto aggravato da una politica “che ha speculato sul problema dell’immigrazione, incitando alla paura dello straniero, perché ha interesse a mantenere uno stato di ansia, di emergenza per assicurarsi il consenso, determinando così la chiusura e l’inevitabile declino del paese”. In questo contesto si inseriscono le ultime scelte legislative dell’Italia, che hanno aggravato la situazione degli immigrati (dalla difficoltà dei ricongiungimenti alle regole per ottenere il permesso di soggiorno), lasciandosi alle spalle gli altri interventi legislativi che avevano, invece, gettato le basi per l’accoglienza, dalla nostra Costituzione (art.10) al testo Turco - Napolitano. E i limiti rimangono evidenti anche quando si allarga lo sguardo alla legislazione europea sull’asilo, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo per arrivare alla Convenzione di Ginevra, che, seppur integrata da interventi successivi, è comunque insufficiente. “Ancora oggi - sottolinea Pettinau - non esiste un diritto europeo dell’immigrazione valido per tutti i paesi, che riesca a stabilire diritti soggettivi assoluti, al di sopra della pretesa discrezionale dei singoli stati in materia d’asilo”.
(di Maria Chiara Cugusi- Il Portico)
III° Tappa di avvicinamento
L’uomo, priorità ecclesiale nella sua “totalità”
L’unicità e l’irripetibilità umana nelle Scritture al centro della terza tappa di riflessione verso la Giornata dell’Impegno e della Solidarietà, organizzata dalla Caritas di Cagliari
L’uomo visto nella sua irripetibilità, chiamato da Dio a essere se stesso e a valorizzare i propri talenti. Perché, come ricorda Benedetto XVI, “ciascuno di noi è voluto, amato, necessario”. Padre Enrico Deidda riflette sulla “centralità della persona umana nella Bibbia e nel Magistero”, durante la terza tappa di riflessione verso la Giornata dell’impegno e della solidarietà organizzata dalla Caritas di Cagliari. Un intervento, il suo, capace di recuperare il valore della persona nella sua “integralità”, di fronte alla consapevolezza che “l’uomo non è fatto solo di fisicità - ricorda Don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari - ma anche di spiritualità e di tanti altri sentimenti che lo mettono in relazione con gli altri uomini, con il creato, con l’infinito, che per noi diventa Dio stesso”. Padre Deidda parte da una frase di Hermann Hesse, Ciascuno di noi non è soltanto se stesso, ma anche il punto unico, particolarissimo, dove i fenomeni del mondo si incrociano una volta sola, senza ripetizione. Perciò la storia di ogni uomo è importante, eterna, divina, un autore - sottolinea Padre Deidda - che inquadra perfettamente l’unicità e l’irripetibilità dell’uomo e, allo stesso tempo, il suo essere crocevia, punto di incontro e non diga di sbarramento. Una centralità presente fin dal Vecchio Testamento, con quel grido di meraviglia davanti alla dignità dell’uomo espresso nel Salmo Ottavo, “Che cosa è l’uomo, perché ti ricordi di lui. L’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e d’onore lo hai coronato”, a testimonianza di un’attenzione costante da parte di Dio, che sceglie di stare in mezzo al popolo, non guarda da lontano, ma, come riferito continuamente nella Scrittura, parla “faccia a faccia” e desidera che l’uomo sia protagonista del proprio destino (Ezechiele, 18). Si passa poi al Vangelo, definito da Giovanni Paolo II “Quel profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell’uomo”, quasi a dire che se lo si guarda con profondità, esso, attraverso le vicende di Gesù, mette in rilievo la grandezza umana. Emblematico, continua Padre Deidda, l’episodio della resurrezione di Lazzaro, narrato da San Giovanni, con le tre parole di libertà rivolte a ognuno di noi. “Togliete la pietra!”, che è anche la pietra della sfiducia, della presunzione che copre il cuore di ciascuno di noi, che impedisce di essere pienamente se stessi. E poi “Lazzaro, vieni fuori”: Gesù lo chiama per nome, come se chiamasse ognuno di noi, spronandoci a metterci in gioco senza il timore del giudizio degli altri. E infine, “Scioglietelo e lasciatelo andare”, perché il Signore non chiede niente per se stesso ma desidera soltanto la piena espansione dell’uomo. Del Magistero, Padre Deidda ricorda la Redemptor hominis, in cui Giovanni Paolo II afferma “L’uomo è la via prima e fondamentale della Chiesa”: non l’uomo in astratto, ma ogni uomo, nelle sue contraddizioni e debolezze, colui che – come ricorda il Concilio Vaticano II – è la sola creatura che rientra nel progetto di Dio, cioè la partecipazione all’eterna salvezza. Ed ecco allora l’importanza di avere il coraggio di affidarsi completamente a Cristo, accogliendo il monito di Benedetto XVI, che riallacciandosi al suo predecessore, nella sua prima omelia da Papa esorta i giovani: “Non abbiate paura di Cristo, egli non toglie nulla e dona tutto, chi si dona a lui riceve il centuplo; quindi aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vita”.
(di Maria Chiara Cugusi - Il Portico)
Chiamati ad essere testimoni dell’amore e della speranza
“Per capire i veri valori, ogni uomo ha bisogno di specchiarsi in Cristo”. Padre Deidda riflette sui diritti umani, durante l’incontro organizzato dalla Caritas di Cagliari, in vista della Giornata dell’Impegno e della Solidarietà: “Occorre restituire fiducia alle persone”
Tutelare la dignità dell’uomo, “riconoscere quei fili di luce che ci sono anche nelle situazioni più opache”, per recuperare la speranza e liberarsi dalla precarietà. Padre Enrico Deidda, superiore della Comunità dei Gesuiti di San Michele, spiega il significato di una riflessione sui diritti umani, alla luce della Bibbia e del Magistero, in vista della Giornata nazionale dell’Impegno e della Solidarietà, organizzata dalla Caritas di Cagliari.
Padre Deidda, cosa significa oggi, per il cristiano, parlare di diritti umani?
“Credo che il tema della persona umana interessi veramente il cristiano, chiamato ad affrontarlo con un atteggiamento profondo, di conoscenza del messaggio evangelico, perché c’è bisogno di rivolgersi a un uomo che oggi è sfiduciato, disorientato e che ha paura del futuro. Oggi, il cristiano è sì chiamato ad essere testimone dell’amore, della fede, ma soprattutto è chiamato a testimoniare la speranza. E allora, occorre dare fiducia all’uomo, aiutandolo a liberarsi delle immagini di negatività, precarietà, per ritrovare il positivo che c’è in ogni vita. All’epoca del terremoto, il vescovo del Friuli, Monsignor Battisti, diceva: non c’è nessuna situazione umana, per quanto opaca, che non lasci trasparire almeno qualche raggio di luce. Perché è lì, nelle zone di luce che il Signore si adopera, ed è lì che si trova il filo da seguire, per rimettersi in piedi e riprendere il cammino. Invece noi ci lasciamo affossare dalle difficoltà, usiamo le statistiche non come si dovrebbe perché, come si sa, il male fa rumore mentre il bene bisogna riconoscerlo”
Come applicare questo messaggio nella nostra quotidianità?
“Il Signore è onorato da noi quando viviamo la nostra libertà in pienezza, non cercando di copiare qualcun altro, ma mettendo in gioco le nostre qualità, i doni, i talenti che abbiamo ricevuto, avendo sempre presente qual è l’immagine di uomo che il Signore ci vuole aiutare a riconoscere per poter vivere nella pienezza. E a riguardo, c’è una parola del Concilio Vaticano II, che Giovanni Paolo II ripeteva con grande insistenza, Cristo rivela l’uomo all’uomo: cioè l’uomo, per capire quali sono i suoi valori, gli obiettivi belli da raggiungere, ha bisogno di specchiarsi in Cristo. C’è anche un bel pensiero che troviamo in un documento dei Gesuiti: Il Signore ci chiama ad aiutare gli uomini e le donne a liberarsi dall’immagine appannata e confusa che essi hanno di se stessi, per scoprirsi nella luce di Dio, in piena somiglianza con Lui. Questo è un po’ il desiderio che dovrebbe muovere la vita di ognuno. Di fronte alle situazioni attuali, credo che uno dei punti nevralgici sia riscoprire la propria dignità di uomo. Come diceva Buber: Ogni uomo viene al mondo per qualcosa di nuovo, che non è mai esistito. Non è chiamato a fare qualcosa di un altro, ma a mettere a frutto la propria unicità e irripetibilità. Non ti si chiederà ‘perché non sei stato Mosè’, ma ‘perché non sei stato te stesso’ ”
Perché la necessità di una riflessione a tappe sui grandi temi?
“La riflessione sui grandi temi non può mai essere episodica, ma richiede un percorso ritmato, una tappa collegata all’altra, in modo da radicarsi gradualmente nella mente e nel cuore delle persone. Perciò, è necessario ritornarci più volte, in modo da assorbirli, assimilarli e saperli proporre, ma anche per poter lottare per gli obiettivi: e per fare ciò è fondamentale l’aiuto di Dio, altrimenti non si può perseverare, si può iniziare con slancio, ma poi, di fronte alle difficoltà, ci si blocca. Una riflessione ancora più importante in un contesto come la Sardegna, dove ci sono tante potenzialità, ma dove le tentazioni dell’invidia, del voler primeggiare, della litigiosità, in un ambiente limitato come un’isola, possono avere terreno particolarmente fertile”
(intervista di Maria Chiara Cugusi - Il Portico)