Dolores, 11 marzo – ore 6,30
Ciao a tutti soy Rita.
Mi trovo sola soletta qui a casa perché Francisco y Franca sono andati all’aldea di Los Arroyos assieme alle Suore vincenziane. Sono partiti alle 6.00 con il carro guidato da Gigi – il fratello di P. Ottavio – e dopo un percorso di circa 1 ora e mezzo dovranno farsi una bella camminata a piedi in montagna di circa tre ore. Speriamo bene per chi soffre di pressione bassa… Si fermeranno fuori tutto il giorno e, contrariamente a quanto Vi ho scritto in precedenza, in questi giorni sta facendo molto caldo.
Dalle suore domenicane di Poptùn |
L’altro ieri, martedì 9, siamo stati con Gigi e Sor Anjelica ed alcune signore che seguono la pastorale della famiglia o sono catechiste (tra le quali Doña Roberta) all’aldea di Los Limones a più di un’ora di macchina da qui. P. Ottavio, prima di partire per la capitale per fare alcuni approfonditi accertamenti clinici, ci aveva chiesto di “sostituirlo” nelle visite alle aldee, affinché gli abitanti del posto fossero comunque gratificati dalla nostra presenza: Vi assicuro che la presenza di P.Ottavio crea nelle persone, ma soprattutto nei bambini, uno stato di gioia, euforia, gratitudine che si tocca anche solo con lo sguardo.
Purtroppo con noi non avevamo le caramelle, imbarcate nel container di cui vi parlerò dopo.
Aldea de los Limones |
Siamo arrivati al paese a mattina inoltrata, i bambini erano ancora a scuola, ma evidentemente non abbiamo “lanciato” il messaggio tipico di P. Ottavio, perché i bambini si sono affacciati a vedere chi era arrivato, ma non sono accorsi a frotte così come mi era capitato di vedere gli anni scorsi. Prima abbiamo fatto tappa all’“unidad minima de salud” (infermeria del paese) dove l’incaricata ci ha misurato la pressione dopo essersi lavata le mani (quel lavandino !?!?!?). Abbiamo poi visitato alcune famiglie (ci sono oltre 60 gruppi familiari ma molti appartengono a varie sette o sono protestanti) tra le quali una dove era appena nato un bambino (fasciato come si usava da noi più di 60 anni fa): da alcune siamo stati accolti molto familiarmente, da altre con un po’ di delusione, era tangibile che loro aspettavano il Padre. La Suora e le Signore hanno portato una parola buona a tutti, ci hanno presentati e hanno invitato, presso la Chiesa, le “mujeres” ad un incontro alle 14.00, i giovani sono stati convocati per le 16.00 e alle 18.00 era prevista la liturgia della parola.
un gioco: il Sancos | Aldea de los Limones |
Dopo un pranzo offerto all’aperto da una famiglia del posto – eravamo alloggiati sotto un “portico” ricoperto di guano – pianta tipica del posto, tipo palma – dove, tra mercanzie varie, morsi di cavalli e machete, facevano le gare di corsa le cucarachas. Francisco e Franca non hanno assaggiato nulla (giustificati da Gigi e dalla Suora), mentre io ho compartito il passato di frijoles (fagioli neri) con la Suora, Gigi e le Signore, sperando che qualche cucaracha non perdesse l’equilibrio e mi cadesse nella minestra. Gli altri commensali erano perfettamente a loro agio…
Le padrone di casa ed i bambini, dopo averci messo a disposizione la minestra, le tortillas e l’acqua, si sono seduti da un lato: avrebbero mangiato dopo (beati gli ultimi se i primi sono onesti !!!). Alla fine ci hanno ringraziati per averli onorati della visita.
Abbiamo fatto visita anche ai “bagni” sparsi un po’ ovunque (li vedrete nelle foto): mi diceva Francisco che ora sono molto numerosi rispetto agli anni scorsi (le porte sono dotate di cartello che spiega il “programma” circa l’insediamento dei bagni nelle aldee); sono isolati e sopraelevati rispetto al terreno circostante, il water c’è, ma sotto c’è una fossa “asettica” e potete immaginare a quante “stelle” possono essere, tenuto conto che sono perennemente sotto il sole!
Alle 14.00 si sono riunite in Chiesa circa una decina di donne che hanno ascoltato la Suora e le Signore venute a dare loro solidarietà ed incoraggiamento. In effetti sono le donne che devono tenere unita la famiglia, allevare i numerosissimi figli, lavorare in casa e spessissimo anche fuori, devono curare l’educazione religiosa dei bambini attraverso il catechista locale – a Limones c’è Don (= Signor) Mario -, hanno cioè tutta la conduzione familiare sulle spalle. Al termine della riunione e prima della preghiera conclusiva, Señora Roberta ha chiesto alle mujeres di raccogliere fuori dalla Chiesa un qualcosa che le colpisse particolarmente, avrebbero spiegato poi il motivo della loro scelta. Il tutto è stato depositato su una stuoia al centro della quale c’era una candela, simbolo della fede che le univa. Molte hanno portato rami di piante o fiori, spiegando che erano simbolo di vita e che portavano gioia ed allegria, due Signore hanno portato terra e pietre spiegando che la terra consentiva di produrre tante cose per la loro comunità e la pietra era il fondamento delle loro case: queste cose rappresentavano il loro futuro. Le animatrici hanno elogiato tutte le signore indistintamente, ma hanno rimarcato in particolare l’importanza della terra e delle pietre, incoraggiando le Signore a mandare i figli a scuola ed a indirizzarli ai Sacramenti.
Alle 16.00 riunione con i giovani: sono intervenuti solo 3 ragazzi per la verità molto imbarazzati, la Suora li ha rassicurati: bastano loro tre per fare la Trinità. Nel frattempo con Gigi abbiamo effettuato con l’infermiera, un intervento presso una casa in aperta campagna dove stava male una ragazza; al rientro da questa necessità abbiamo caricato i bambini sulla palangana del nuovo “terzo misionero” e li abbiamo portati a fare un giro fino ad un’altra aldea – Esmeralda, un paesino molto ordinato e abitato da guatemaltechi rientrati dal Messico al termine della guerra civile - sgommando sulla stradaccia piena di buche e guadi e facendo felici i bambini che incitavano Gigi ad andare più velocemente nonostante i colpi ed i sobbalzi.
Alle 18.00 avremmo dovuto celebrare la liturgia della parola: alle 18,30 ci chiamano per la cena presso diverse famiglie; alle 19.00 suona la campana e il pueblo comincia ad entrare in Chiesa.
Aldea de los Limones |
Un bambino piccolo piange e piangerà per tutta la celebrazione: la mamma non dice una parola, lo tiene in braccio e lo ninna piano piano, ma non rinuncia per nessun motivo a quel momento tanto atteso e così raro nella sua vita. Gli altri partecipanti non chiedono neanche perché il bimbo pianga: per loro va bene così.
Finalmente comincia la liturgia alla quale per la verità non avevo mai partecipato. Tutto si svolge seguendo la prima parte della S. Messa, poi viene omessa la parte dell’Offertorio e della Consacrazione, fino ad arrivare al Padre Nostro e terminando con la distribuzione dell’Eucarestia e l’impartizione della benedizione. Tutte novità per noi italiani abituati alla celebrazione completa. Nel buio della Chiesa, illuminata solamente da 3 candele, la celebrazione dei catechisti, delle incaricate della pastorale delle donne e dei giovani e della Suora mette in evidenza che, quando si vuol pregare e si vuole meditare sulle proprie miserie, quando si vuole comunque avere la Sua Presenza, non è necessario avere il Sacerdote, è importante mettersi di fronte alla propria coscienza ed avere qualcuno che ti faccia sentire la Sua Presenza e che ti dia la carica per proseguire nel duro cammino.
Siamo stati ringraziati calorosamente perché con la nostra partecipazione abbiamo sostituito P.Ottavio. Finalmente alle 20.30 ripartiamo non prima però di vedere illuminata la strada del ritorno da una distesa di lucciole. Tutto il vortice degli avvenimenti avviene con grande calma e tranquillità, nessuno grida, c’è solo il vociare dei bambini.
Alle 22.00 finalmente a casa stanchissimi ma contenti della nuova esperienza.
Ora Vi informo su P: Ottavio. Per fortuna con il passare dei giorni le notizie si fanno un po’ più tranquillizzanti. Purtroppo non è stato possibile effettuare la prova da sforzo perché le condizioni del Padre non lo consentivano, ma ieri 10 marzo gli hanno fatto la coronografia escludendo le due occlusioni coronariche che erano state paventate. I medici della capitale lo hanno comunque trattenuto per ulteriori accertamenti ed analisi, poiché non si spiegano i dolori, il senso di oppressione al torace, soprattutto a destra, e la stanchezza. Tutti pregano per lui e tutti vengono costantemente informati sul suo stato di salute. P. Giorgio, molto preoccupato, è continuamente al telefono – il suo e non bada a spese – e sente il peso della situazione.
P. Ottavio Vi ringrazia per il Vostro affetto e sa di essere in buone mani.
Il container purtroppo non è ancora arrivato alla casa, nonostante P. Giorgio abbia pagato tutto (l’intervento di Paolo Patrone – più volte contattato – non ha dato i risultati sperati) ed arrivati a questo punto non vorremo che il Governo del posto ci tirasse ancora per le lunghe, facendo passare ancora del tempo e “rubando” altri soldini che in loco avrebbero potuto avere miglior destinazione. Penso all’impegno di tante persone in Italia che con grande amore e dedizione hanno provveduto al confezionamento delle scatole, al riempimento del container, al suo invio: tutti hanno contribuito con il loro tempo e la loro fatica e tutto ciò non merita di essere vanificato da tasse e balzelli che “ora” il Governo sta caricando a discapito di quello che potrebbe essere speso in loco per questa gente. Notizia dell’ultimora: chissà quando la dogana sdoganerà…..
Per il momento ciao a tutti, vado a “ripulire” un altro “cuarto” (camera)
Grazie di tutto, hasta pronto e besitos
Rita