Progetto della Missione
Missioni

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana
per la Predicazione Itinerante

… per un popolo in missione
progetto "missione" della Famiglia Domenicana Italiana

 

 INTRODUZIONE

La Famiglia Domenicana d'Italia (frati, monache, suore, laici, giovani), fedele all'ideale del suo fondatore S. Domenico di Guzman, che l'ha sempre vista impegnata in azioni finalizzate ad un autentico rinnovamento/aggiornamento della comunità ecclesiale, opera una scelta coerente con il mandato conferitole dalla Chiesa, già da otto secoli, e propone un progetto di missione, per la cui realizzazione prevede e richiede la partecipazione di componenti dell'intera Famiglia Domenicana.

Siccome la fase della preparazione della missione è fondamentale e piuttosto impegnativa, la più importante e, per certi aspetti, anche la più difficoltosa - come ben si vedrà - chiediamo che essa cominci almeno un anno prima della sua celebrazione.

Il progetto domenicano di missione - ispirandosi al piano divino della salvezza e alla sua pedagogia, che nell'Antico Testamento ha preparato la venuta del Messia, nel Nuovo Testamento ci ha offerto l'annuncio del messaggio di salvezza fatto dal Signore, e dalla Pentecoste in poi ci presenta l'azione della comunità ecclesiale, evangelizzata, convertita e annunciatrice di Cristo Salvatore - prevede un'articolazione in tre fasi:

a) Prima fase: Missione al popolo (la preparazione)

b) Seconda fase: Missione intensiva (la celebrazione)

c) Terza fase: Missione della comunità (l'accompagnamento)

 

1. "Missione al popolo" per "un popolo in missione

In forza dell'esperienza lungamente consolidata nel campo delle missioni popolari, riteniamo necessario:

a) di non lasciarsi facilmente entusiasmare da slogans allettanti, quali: "In missione con il popolo", "Da una missione al popolo ad un popolo in missione", ecc.;

b) di guardare, con estrema oggettività, alla reale situazione delle nostre comunità ecclesiali; prendere coscienza che la stragrande maggioranza dei nostri fedeli cristiani (cioè quel 18% circa, che - secondo le statistiche - frequentano ancora le nostre chiese) manca di vitalità e la sua presenza nella realtà quotidiana sembra essere poco incisiva. Pertanto - anche se in maniera transitoria, a nostro avviso - occorre conservare ancora la tradizionale dicitura di "MISSIONE AL POPOLO" con quanto essa comporta. È questo infatti il lavoro primario da svolgere e noi proponiamo di realizzarlo nella fase "preparatoria" della missione;

c) di impostare, organizzare e celebrare l'azione missionaria vera e propria in modo da offrire un effettivo contributo per seminare quei germi che consentiranno di mettere veramente il "POPOLO IN STATO DI MISSIONE".

2. L'obiettivo: generare lo stile di chiesa

Queste considerazioni previe obbligano ad avere una visione chiara dell'obiettivo che si intende raggiungere.

Il progetto di missione che offriamo persegue un unico obiettivo: generare quello stile di chiesa, voluto dal Signore e ripresentato dal Concilio Vaticano II. Dalla "Lumen Gentium", costituzione dogmatica sulla Chiesa, lo si può così sintetizzare:

a) la Chiesa è un popolo che vive - per mezzo di Gesù Cristo - in comunione con Dio e in comunione fraterna (cc. 1 - 2);

b) la Chiesa è un popolo che vive in missione apostolica (cc. 3 - 4);

c) la Chiesa è un popolo che vive in un cammino permanente di santificazione (cc. 5-6).

Da una tale visione, emerge chiaramente che tutto il popolo deve essere destinatario e protagonista di pastorale e che è urgente una seria ed effettiva rivalutazione dei laici.

Una programmazione realistica, dovrà considerare utopico la realizzazione immediata di certi cambiamenti: se per tanti anni - almeno 35 dal Concilio ! - non ci si è mai adoperati per avviarli, è impensabile portarli a compimento con un intervento missionario che dura dieci o quindici giorni.

PRIMA FASE : MISSIONE AL POPOLO (la preparazione)

1. La sensibilizzazione

Al fine di giungere ad un risveglio della dimensione missionaria inscritta nel Battesimo di ciascuno e per una sensibilizzazione efficace ed incisiva, suggeriamo di adottare il criterio dei "cerchi concentrici":

a) partire dall'esistente: iniziare dai parroci, dai collaboratori più vicini, dai consigli pastorali, dai movimenti, gruppi, associazioni, dai cristiani già praticanti, tenendo presenti però tutti quei battezzati, che - secondo le statistiche - per un buon 80% non sanno più di appartenere al popolo di Dio e vivono di una loro religiosità (quando c'è);

b) richiedere ad ognuno di questi una seria ri-conversione all'ideale modello di Chiesa proposto, mediante catechesi mirate:

1 - per i parroci suggeriamo un corso di esercizi o un ciclo annuale di ritiri mensili, nei quali si trattino queste tematiche; non basta però la semplice partecipazione, occorre anche e soprattutto un personale coinvolgimento espresso in una dichiarazione di consenso su di esse;

2 - ai collaboratori occorrerà dare veramente fiducia piena e ampia libertà di azione, per farli sentire maggiormente responsabilizzati e quindi chiedere loro maggiore coinvolgimento e disponibilità;

3 - i componenti degli organi di partecipazione (Consigli pastorali e Consigli per gli affari economici) siano agevolati ad avvertire maggiormente il peso della loro responsabilità per le sorti pastorali della propria comunità e siano istruiti sul loro ruolo e sui loro compiti;

4 - ai movimenti, gruppi e associazioni - già esistenti in parrocchia - si richieda una graduale e sempre maggiore apertura alla grande comunità;

5 - ai cristiani "della domenica" si comincerà a chiedere di non ridurre la loro fede all'assolvimento di un obbligo che proviene dalla tradizione, ma di entrare nel tessuto vivo delle preoccupazioni pastorali della comunità: fede-vita;

c) portare tutti ad una seria presa di coscienza dell'appartenenza al Signore attraverso la sua Chiesa; per realizzare questa sensibilizzazione, suggeriamo di valorizzare tutte le occasioni della pastorale ordinaria, immettendo in esse la "dimensione" missionaria:

  • le domeniche dell'anno liturgico e specialmente quelle dell'Avvento e della Quaresima;

  • catechesi a tutti i livelli, dai ragazzi fino agli adulti;

  • l'adorazione eucaristica, da tenersi una o due volte al mese;

  • un'adeguata celebrazione del mese mariano e dell'ottobre missionario;

  • celebrazione dei sacramenti (iniziazione cristiana, penitenza, matrimonio, unzione infermi);

  • a benedizione delle famiglie;

  • la celebrazione di feste religiose e patronali;

  • gli incontri nelle scuole di ogni ordine e grado e nel mondo giovanile laico, proponendo concorsi, temi, disegni, ecc., almeno per creare un clima di attesa della missione;

  • la richiesta di maggiore coinvolgimento e collaborazione al clero locale e ai religiosi/e presenti in parrocchia.

Sarà inoltre opportuno valorizzare:

- la sofferenza dei malati

- la preghiera dei vari gruppi e delle comunità religiose, soprattutto contem-plative.

Risulteranno utili anche:

- incontri assembleari parrocchiali

- varie iniziative: ricreative, culturali, sociali,

- lettere alle famiglie

- giornale parrocchiale

- utilizzo di radio e TV private - ecc.

d) cominciare a pensare a coloro i quali sono diventati indifferenti e lontani dalla grande famiglia del Signore, una volta che si è risvegliata la dimensione missionaria in coloro che sono più o meno vicini.

2. Verifica - confronto

Per realizzare detta coscientizzazione, il primo passo da fare è quello di avviare un'indagine socio -religiosa, dalla quale emergerà in maniera chiara il profondo divario esistente tra il modello ideale di chiesa proposto e la chiesa reale e quindi la necessità e l'urgenza di un radicale rinnovamento di mentalità dei destinatari abituali della nostra azione pastorale (in genere si tratta del 20% del popolo) e soprattutto delle strutture parrocchiali.

L'indagine socio - religiosa riguarderà fondamentalmente tre ambiti:

1° - lo studio del contesto generale della parrocchia: topografia, numero abitanti, composizione familiare, tradizioni, costumi, grado d'istruzione, mentalità, situazione sociale, economica e politica, ecc.;

2° - lo studio della realtà religiosa: numero praticanti, religiosità familiare, religiosità popolare, tipo di mentalità religiosa, numero degli operatori pastorali, organismi pastorali, attività pastorali, gruppi - movimenti - associazioni, responsabili e animatori della liturgia, della preghiera, della catechesi, del volontariato, ecc.;

3° - lo studio della storia almeno recente dell'impostazione pastorale parrocchiale, perché possano emergere quegli elementi indicativi riguardo alle cause che hanno prodotto la situazione attuale della parrocchia.

Non si sottovaluti questo suggerimento con superficialità; è un mezzo validissimo per la sensibilizzazione soprattutto dei collaboratori laici.

La progettazione conseguente dovrà essere pensata a lungo termine, se si vuole riuscire a modificare l'attuale situazione, portando la comunità verso quella chiesa ideale voluta da Cristo. Certo, ci vorrà molto tempo e pazienza, ma sta qui il segreto per un vero e qualitativo rinnovamento.

Ecco i motivi per i quali bisogna interrogarsi seriamente sull'attuale impostazione della parrocchia e inventare le vie nuove per un nuovo volto da dare alle nostre comunità.

3. Metodo

Partendo dalle constatazioni fin qui fatte, si deduce che oggi non è più pensabile una parrocchia affidata all'impostazione, alla organizzazione e alla gestione soltanto di poche persone (parroco e consigli, quando esistono), ma occorre ripensare tutta l'impostazione e la presenza sul territorio per creare le reali possibilità di vivere le tre dimensioni essenziali e costitutive della chiesa. Il parroco non abbia e non sia la sintesi dei ministeri, bensì il ministero della sintesi.

Una delle difficoltà concrete esistenti sta nel numero degli abitanti delle parrocchie: a nostro avviso è veramente difficile vivere in pienezza la comunione, la missione e la santificazione in una comunità che comprende anche solo 1.500-2.000 abitanti.

Suggeriamo quindi:

a)la divisione in zone del territorio parrocchiale, che non superino gli 800-1000 abitanti; sia fatta possibilmente col criterio dell'omogeneità: per vicinanza geografica, per ceti sociali, per caseggiati, ecc.

b)all'interno di esse, l'individuazione di "Centri della Parola", possibilmente famiglie che offrano la loro casa per accogliere le persone del vicinato e organizzare gli incontri sulla Parola di Dio; questi centri dovranno essere impostati e gestiti in maniera tale da creare le condizioni per restare stabili. Oggi si impone per le parrocchie lo stesso frazionamento che si è verificato in passato per le diocesi.

Nota bene: la scelta delle famiglie per i "Centri della Parola" è un compito estremamente delicato. Occorre evitare preferenze e puntare su qualità sociali che consentano l'intervento di tutti, soprattutto i lontani: onestà, cordialità, accoglienza, comprensione, buon esempio, ecc.;

c)la scelta di un gruppo di missionari laici, che siano abbinati ad un "centro della parola" (almeno due per centro) e, dopo adeguata formazione contenutistica e metodologica, ne diventino gli abituali curatori.

Di seguito suggeriamo alcuni "criteri" di scelta dei missionari laici:

  1. maturità umana, spirituale, ecclesiale
  2. testimonianza cristiana della e nella vita
  3. ansia e zelo apostolico
  4. disponibilità di tempo, sia per abilitarsi a guidare un "Centro della Parola", sia per essere "missionari" permanenti
  5. rappresentino le varie vocazioni e ministeri esistenti in parrocchia (catechisti, ministri straordinari, animatori e responsabili della liturgia, della carità, di gruppi - movimenti - associazioni, ecc.)
  6. nel gruppo ci siano giovani e coppie di coniugi
  7. vi siano anche persone che lavorano negli ambienti che si intendono raggiungere (scuole, uffici, cultura, sanità, fabbriche, commercio, ecc.)
  8. conoscano e siano conosciuti nella zona loro affidata (nei limiti del possibile, abitino in quella zona)
  9. seguano lo svolgimento della "missione intensiva", affiancando i missionari domenicani
  10. il numero dei missionari laici dipende dal numero degli abitanti della parrocchia, dal numero delle famiglie e soprattutto dal numero dei "Centri della Parola" previsti;

d)ai missionari laici possono essere aggiunti dei visitatori familiari o messaggeri; loro compito sarà quello di:

  1. visitare abitualmente 12/15 famiglie

  2. instaurare un cordiale rapporto di amicizia

  3. portare i messaggi e gli avvisi del parroco o della comunità

  4. invitare a prendere parte ai "centri della parola"

  5. accompagnare e introdurre i missionari laici.

 

4. Formazione dei missionari laici

A) Finalità:

-fornire una familiarità e una conoscenza di base della Parola di Dio;

-giungere ad una buona conoscenza dei contenuti della fede;

-educare alla visione di chiesa proposta nei documenti del Vaticano II;

-approfondire il rapporto chiesa - mondo.

B) Contenuti:

- Documenti conciliari: Dei Verbum, Lumen Gentium e Gaudium et Spes.

Specificamente, suggeriamo di tenere almeno due incontri formativi sui seguenti temi:

Chiesa - comunione

Chiesa - missione

Chiesa - santificazione

Rapporto chiesa - mondo.

Gli incontri dovranno essere impostati in modo tale da ricevere il consenso dei partecipanti sui contenuti; sarà bene quindi impostarli nel modo seguente:

-preghiera iniziale (vespri o altro)

-presentazione del tema e del questionario per la discussione

-suddivisione e discussione guidata in piccoli gruppi

-condivisione assembleare.

Dato che queste persone normalmente curano anche gruppi parrocchiali, suggeriamo che si impegnino a trasmettere nei loro gruppi i contenuti appresi: si tratta di un piccolo esercizio per:

-verificare la comprensione di quanto si è appreso;

-verificare la propria capacità comunicativa;

-sensibilizzare ulteriormente al rinnovamento che la comunità sta operando.

C) Metodo

Il metodo che abbiamo adottato mira fondamentalmente a condurre i "Centri della Parola", in maniera corretta ed estremamente semplice, abilitando ad una sicura familiarità con la Parola di Dio.

La lunga sperimentazione è garanzia di buona riuscita .

Il testo che abbiamo adottato è quello di NAZARENO MARCONI, In ascolto della Parola, Edizioni Dehoniane Bologna, 1996 (2 fascicoli: guida e schede).

 

5. Segreteria organizzativa

Detto organismo, se funziona, risulterà utile e valido strumento per la buona riuscita della missione in tutte le sue fasi; per cui sarà opportuno che il Parroco - unitamente al suo Consiglio Pastorale - individui persone capaci ed istituisca la segreteria della missione; essa sia possibilmente indipendente dagli uffici parrocchiali e abbia il compito primario di coordinare i vari servizi.

È bene che la segreteria sia presieduta dal parroco. La segreteria sarà coinvolta per:

  • ottenere un rilievo topografico della parrocchia e darne copia ai missionari domenicani;

  • dividere la parrocchia in Zone Pastorali;

  • scegliere e organizzare in ogni zona uno o più "Centri della Parola" preferibilmente in periferia, rispetto alla parrocchia;

  • individuare e costituire il gruppo dei missionari laici;

  • curare attentamente l'abbinamento dei missionari laici con i "Centri della Parola";

  • promuovere l'indagine socio-religiosa e fissare le scadenze per:

    • l'elaborazione del questionario con l'aiuto di un sociologo locale

    • la distribuzione attenta e personalizzata; (Nota bene: l'indagine è rivolta a tutti i componenti della famiglia, dai 15 anni in poi)

    • il ritiro degli elaborati e l'inizio dell'incameramento dei dati

    • la lettura dei dati da parte del sociologo locale

    • la presentazione dei risultati al parroco, ai missionari laici ed - è auspicabile - anche alla comunità

    • la consegna dei dati e dei risultati ai missionari domenicani;

  • individuare uno slogan adatto che caratterizzi la missione nel suo insieme, da mettere come intestazione su quanto si stampa o si pubblica (lettere, volantini, manifesti, indagine, ecc.);

  • formulare una preghiera per il buon esito della missione, da recitare in tutte occasioni possibili;

  • fissare la data dell'annuncio ufficiale in parrocchia della celebrazione della missione e provvedere alla massima diffusione di essa, con:

    • lettera alle famiglie

    • volantini, manifesti, locandine, ecc.

    • striscione dinanzi alla parrocchia, indicante: slogan, data, missionari esterni;

  • fissare una data per conferire il mandato ufficiale ai missionari laici

  • concordare un ricordo della missione da lasciare in ogni famiglia: corona del rosario, libretto di preghiere e di catechesi, testo del Vangelo, immagine del Crocifisso o altro.

 

SECONDA FASE: MISSIONE INTENSIVA (la celebrazione)

Nel progetto "missione" della Famiglia Domenicana, questa seconda fase prevede la celebrazione vera e propria della missione da parte dei missionari domenicani.

La missione domenicana propone un modello intensivo di pastorale ordinaria (ciò che avviene durante la missione dovrà avvenire sempre) e dovrà rispondere ai criteri dell'ecclesiologia del Vaticano II citati.

Tutte le iniziative in programma (visite alle famiglie, centri della parola, predicazione in chiesa, incontri vari, ecc.) avranno sempre come prospettiva la "comunione", la "missione" e la "santificazione".

Per attirare e focalizzare l'attenzione sulla missione, chiediamo che la celebrazione di essa non coincida con festeggiamenti pubblici o fiere popolari, sagre civili o religiose.

La celebrazione di apertura sia improntata alla semplicità.

Il segno di inizio della missione sia la consegna del Vangelo e del Crocifisso ai missionari, quale espressione dell'impegno di annunciare la Parola.

La missione domenicana privilegia l'evangelizzazione sulla sacramentalizzazione e quindi, in questa linea, chiediamo che:

    • i ritmi parrocchiali non continuino nello stesso modo, ma gli orari, gli incontri e le celebrazioni siano occasione di un profondo rinnovamento di coscienza e di mentalità;
    • si dia particolare rilievo all'eucarestia quotidiana, a cui siano sempre presenti tutti i missionari ed anche quelli laici;
    • ove possibile, si celebri con particolare attenzione la Liturgia delle Ore (Lodi e Vespri) con breve meditazione alla lettura.

Uno degli impegni dei missionari è la visita alle famiglie per stabilire con esse un contatto, dare la possibilità di aprirsi e di comunicare le proprie esperienze e per invitarle ulteriormente a partecipare ai Centri della Parola della zona.

Momento importante è l'evangelizzazione nei Centri della Parola. Qui un missionario/a annuncia e approfondisce e condivide la Parola insieme ai partecipanti. Si può prevedere la conclusione degli incontri con la celebrazione Eucaristica o altre celebrazioni.

Nella chiesa principale ogni giorno un sacerdote missionario sarà disponibile per l'ascolto delle confessioni e per eventuali colloqui con le persone. Alla sera si terrà una Liturgia della Parola o altra celebrazione con predicazione sui temi della missione.

Si manifesti viva attenzione per i lontani, per le persone in situazioni difficili e per gli uomini di cultura. Per essi si utilizzino mezzi di comunicazione e forme di raggiungimento particolarmente curate (non l'avviso fotocopiato e anonimo).

Si effettuino incontri anche con associazioni, gruppi e categorie di persone (donne, uomini, giovani, fidanzati, coppie, professionisti, lavoratori, ragazzi, ecc.).

Per gruppi di altre confessioni occorre studiare bene l'annuncio, il tempo e le modalità di svolgimento degli incontri.

Per alcune categorie sarà necessario invitare uno esperto.

Gli ammalati e gli anziani devono occupare un posto privilegiato nella missione: per essi si preveda, oltre alla visita, una celebrazione comunitaria solenne del sacramento dell'Unzione.

Nella missione domenicana viene dato particolare rilievo alla presenza di Maria nel mistero della salvezza, soprattutto attraverso la pratica del Rosario; sarà bene prevedere almeno una celebrazione mariana.

Potranno essere previste e concordate anche altre celebrazioni, quali:

-la rinnovazione delle promesse battesimali

-la presentazione e l'offerta dei bambini al Signore

-la rinnovazione dell'impegno della cresima

-la rinnovazione delle promesse matrimoniali

-una veglia di preghiera per le vocazioni

-una celebrazione comunitaria della riconciliazione

-una celebrazione comunitaria dell'Unzione degli infermi

-alcuni momenti di adorazione eucaristica

-una celebrazione mariana

-ecc.

Durante la Missione è bene preparare una sola manifestazione pubblica, secondo le usanze e tradizioni locali: visita al cimitero, Via Crucis al cimitero o per le vie cittadine, processione penitenziale ...

Si utilizzino in modo adeguato gli strumenti di comunicazione di massa, in particolare la stampa, la radio e le reti televisive locali.

Si prevedano due incontri (uno intermedio e uno finale) dei missionari con il Parroco, il Consiglio pastorale e il gruppo dei missionari laici, per verificare lo svolgimento della missione e le prospettive future.

Il parroco e i missionari domenicani consumino insieme il pranzo e la cena, in modo che abbiano un'occasione per uno scambio continuo di idee e per un consuntivo giornaliero del lavoro svolto.

I missionari domenicani non accetteranno dai fedeli né denaro, né offerte per SS. Messe o altro. Tutto dovrà essere portato direttamente dai fedeli al parroco "per la missione".

La celebrazione conclusiva della missione si svolgerà sulla falsariga di quella di apertura:

    • i missionari riconsegnano al Presidente dell'Assemblea (Vescovo o Parroco) il Vangelo e il Crocefisso, il quale li consegnerà al gruppo dei missionari laici e alle coppie che hanno ospitato i Centri della Parola, quale espressione dell'impegno assunto a continuare il lavoro missionario;

    • si proclama una sintesi dell'esperienza della Missione, indicando gli elementi essenziali per la successiva programmazione pastorale.

TERZA FASE: MISSIONE DELLA COMUNITÀ (l'accompagnamento)

La validità dell'opera svolta si misura dall'impegno che la comunità si assume dopo la missione intensiva. Pertanto occorrerà programmare quanto prima iniziative appropriate e tendenti a mantenere vivi l'entusiasmo, lo slancio e il rinnovamento suscitati dalla missione.

I temi e l'analisi conclusiva proposti dall'équipe missionaria devono essere ulteriormente approfonditi nella programmazione pastorale e nella catechesi degli anni successivi.

I "Centri della Parola", curati dai missionari laici, permangono come "stazioni missionarie", cioè luoghi di incontro, di preghiera, di approfondimento della Parola.

Dove è stato fatto, si continui ad utilizzare i mass media (stampa locale, bollettini, radio e TV) per mantenere viva l'eco della missione.

Il Parroco potrà contare sulla collaborazione del Coordinatore e dell'équipe missionaria per:

    • incontrare il gruppo dei missionari laici (almeno ogni due/tre mesi e per il primo anno successivo alla celebrazione della missione) per una verifica ed un aggiornamento a sostegno della loro azione missionaria; proponendo loro anche alcune esperienze significative, quali giorni di ritiro nei tempi liturgici forti, convivenze, ecc.;
    • incontrare la comunità intera mediante una predicazione che richiami i temi della missione;
    • verificare l'andamento delle "stazioni missionarie".

 

 

Note conclusive

A)Il presente "progetto" di missione è indicativo e parte dall'attuale situazione generale della Chiesa che è in Italia; in fase di applicazione ad una o più parrocchie particolari si dovrà tenere conto della reale situazione locale.

B)Questo "progetto" è stato elaborato dalla Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia (Giugno 1998) ed è stato approvato dalla Commissione nazionale della Famiglia Domenicana per la predicazione itinerante "ad experimentum"; è quindi - col tempo - suscettibile di mutamenti ed aggiornamenti.

Famiglia Domenicana d'Italia - Centro della Predicazione Itineranteper la Sardegna 

fr. Alberto Fazzini op - Centro Giovanile Domenicano
via del Lavoro,15. - 09047 SELARGIUS (CA)
Tel. 070/84.60.83 - Cell.: 338/892.86.86 - Fax 070/848.8027