Laurea Carlos
Missioni

Stamattina, martedì 20 marzo 2012, alle 09, gran folla e gran brusio davanti al Rettorato di Sassari: è la folla dei giorni di laurea. Oltre la barriera dei lavori di restauro, si apre il vasto porticato che accoglie i visitatori. Segue il cortiletto interno con altissime palme che fanno assomigliare la struttura ad un convento. Lo scalone di marmo grigio, maestoso, possente sulla sua doppia voluta, ci porta al primo piano e all’Aula Magna. Oltre una ventina di file di sedie, scure e massicce, ci aspettano. Mi siedo. Mentre aspetto (non è solo in Guatemala che bisogna affrontare il quarto d’ora chapino; la commissione entrerà solo alle nove e trenta), la gente si sistema e chiacchiera. Tre ragazze commentano la lista dei candidati, una diecina, che ci terrà impegnati fino all’una. Scopro tre cose: le tesi sono non-stop con votazione finale; i membri della commissione e i futuri dottori devono indossare la “divisa sassone” delle grandi occasioni; non si offrono più fiori ma serti di alloro e si festeggia solo sulla piazza (e con petardi)!

Tra i candidati al titolo di “dottore in medicina”, spicca il nome del nostro amico Carlos Cambara, che viene dalla Scuola di Padre Giorgio, in Guatemala. Sarà il terzo a sostenere le sue teorie sulle malattie del fegato. A mano a mano, alcuni giovani entrano scortando l’amico laureando e, dai commenti, sento che molti sono venuti proprio per lui! È decisamente popolare tra i suoi compagni. Finalmente eccolo; entra solo, mi scorge, mi manda un saluto disinvolto e sbrigativo: “grazie per essere venuta, ci vediamo dopo” e fila verso la sala di preparazione. Vorrei chiedere dei genitori ma è già andato via. Osservo che l’Aula Magna non è cambiata in questi anni mentre sono state totalmente trasformate la zona amministrazione e di rappresentanza. Mentre entra la Commissione, arrivano i genitori di Carlos, scortati da Alfredo e Gerson. Parliamo un momento e mi affidano la coppia Cambara, fin troppo felici di raggiungere i loro amici. Il Presidente apre la sessione. Giusto in tempo.

Prima tesi… seconda tesi… terza tesi… Il Relatore introduce il tema di Carlos: “Danni iatrogeni delle vie biliari”, e precisa lo scopo dello studio. Seduto dietro il computer, Carlos lancia le sue immagini. Parla lentamente, con perfetta padronanza e del soggetto e della lingua. Illustra le sue tesi e fa sfilare titoli e foto per focalizzare meglio l’attenzione dei profani. Come per i precedenti candidati, tutti ascoltano compostamente. Solo qualche mormorio, ove spiccano le due sillabe del suo nome, fa capire che molti di quei giovani sono venuti in quest’aula per lui. Alla fine della prolusione, il Presidente della Commissione dà nuovamente la parola al Relatore che pone la questione di rito: “altre domande?”, non ce ne sonno e si conclude l’intervento. Lo scroscio degli applausi è inverosimile. Per tre volte il Presidente richiede la calma per poter proseguire la seduta.

Finalmente il quarto candidato può prendere la parola. Le discussioni sono tutte sufficientemente interessanti per tenerci lì. Ogni tanto, scambio una parola con i miei vicini, immobili, imperscrutabili, silenziosi. Le sedie sono dure. All’una e venti, il prof. Massarelli annuncia la fine delle prove e la commissione si ritira per deliberare i voti da attribuire ai candidati.

Passano dieci minuti. Ma appena rientrato, il Presidente si lancia in una lunga serie di considerazioni sull’onore di essere i primi ad aver ricevuto e fatto laureare uno studente (futuro medico) guatemalteco, nell’illustre Ateneo di Sassari. Parla dei valori della solidarietà, descrive la miseria di quei paesi lontani (cita mezza dozzina di paesi tra africani e latino americani) e insiste sulla necessità impellente di cambiare il nostro atteggiamento nei confronti dei paesi in difficoltà. Continua evocando i valori della Cultura, protestando contro l’attuale situazione delle Università italiane e conclude esortando tutti i presenti a comportarsi in maniera civile: niente applausi, niente petardi, niente di niente… all’interno del Rettorato. Primo candidato 106/110; secondo candidato 100/110; terzo candidato (Carlos) 100/110, quarta candidata 110/110 con la lode (l’unica) o giù di lì… Alla fine, applausi fracassanti e, sorprendentemente, un nome viene a scandirli: Carlos… Carlos… dura un cinque minuti, poi, compostamente, tutti escono. Il Presidente chiama Carlos (unico caso!) alla cattedra e gli chiede di far venire i genitori perché vuole conoscerli. Carlos mi fa segno di accompagnarli fino alla porta del vecchio studio del Rettore. Lì, faccio da interprete tra il Docente e loro. Il primo si complimenta e loro si commuovono. Alcuni amici di Carlos sono assiepati intorno a lui, altri intorno a noi, per partecipare. Finalmente si svuota un po’ l’Aula e si possono fare le foto di rito. Dieci, venti, cinquanta… La guardia è costretta a cacciarci.

Davanti al Rettorato, sono già iniziati i festeggiamenti… serto di alloro, petardi, stelle filanti, urla… per tutti. La festa non dura molto perché sono le 14 e dobbiamo andare fino alla Casa Famiglia, vicino a Sant’Agostino dove ci aspetta un rinfresco. Strada facendo, ci perdiamo i genitori di Carlos che non seguono il nostro ritmo e con i quali dovevano rimanere i giovani compatrioti del nostro eroe. Con una ex-collega appena ritrovata, andiamo a ricuperarli. Spumante, tramezzini, dolcetti.

Hanno organizzato una festicciola simpatica! E adesso, quali sono i progetti?

Francoise