Holà soy Rita.
Oggi è martedì 13 marzo e siamo in attesa, io Barbara e Marcello, di P. Ottavio per andare all'aldea di Sacùl Arriba per la periodica visita pastorale. Il quarto moschettiere, Francisco, resta a casa perché è molto raffreddato, peraltro lo sono anche Barbara e Marcello, ma lui lamenta anche mal di gola e non è il caso di approfittarne. Non ci sono neanche le Suore perché stanno seguendo las mujeres (le donne) nei diversi corsi di tejido (tessitura), costumbre (cucito) e veladoras (candele). Inoltre stanno organizzando l'arrivo e la permanenza di due sacerdoti, uno dal Brasile ed uno dall'Italia e di 4 Suore che dovranno coadiuvare i nostri sacerdoti durante la Settimana Santa.
Intanto ringrazio chi ci ha scritto e ci tiene compagnia, perché la lontananza da casa si fa sentire e le notizie casarecce ed il Vostro supporto morale ci caricano davvero tanto. Molto spesso ci chiama P. Alberto, per darci notizie del container, per essere sempre aggiornato sulla situazione guatemalteca e forse perché gli manca non essere qui. Noi lo “esperiamo” nel caso volesse farci una sorpresina/ improvvisata...
Dopo l'avventura di Francisco, Barbara e Marcello (divenuto ormai “Marselo”) al Pedregal, giovedì mattina siamo andati a Poptùn assieme a P. Ottavio. Poiché non è passato il camion dell'immondezza (se è puntuale passa due volte per settimana) abbiamo dovuto caricare nella palangana del carro di P. Ottavio i sacchi la “basura” (immondezza) per buttarla al “basurero” (l'immondezzaio) a cielo aperto. Il luogo sembra un girone infernale con un fetore nauseabondo: tutti coloro che non pagano al Comune la tassa per il ritiro dei rifiuti, se non li bruciano a casa, vanno a scaricali in quel posto e, dopo un paio di giorni di pioggia e due di sole cocente, potete immaginare cosa si è trovato. Gli avvoltoi volteggiavano copiosi nel cielo ed i cani si contendevano qualsiasi cosa di commestibile. C'erano anche i resti di una vacca quasi completamente spolpata, chissà chi l'avrà portata lì e come sarà morta.
Superato l'odoraccio penetrante abbiamo finalmente preso la strada per Poptùn dove abbiamo fatto la spesa alla “dispensa familiar” (un locale supermercato) e poi siamo andati a trovare Doña Alba, la mamma di Titti la ragazza che due anni fa è venuta a “studiare” in Italia. La signora ci ha accolti molto calorosamente e ci ha informati che Titti non era alla tienda (negozio) perché stava lavorando in Comune (il suo partito ha vinto di recente le elezioni, di conseguenza ha avuto un posto di prestigio all'interno della municipalidad). La signora ha chiesto notizie di tutti coloro che sono stati in Guatemala e che lei ha conosciuto, raccomandandoci di inviare a tutti i saluti da parte sua. Comunque il grande assente è sempre P. Alberto...
Siamo tornati a casa molto presto perché nel pomeriggio avevamo appuntamento a El Sos (un aparselamiento a pochi chilometri da Dolores: l'aparselamiento non è una aldea vera e propria ma un numero di case sparse un pò ovunque in un certo territorio) per la celebrazione di 17 prime Comunioni. Siamo arrivati intorno alle 14,30 sperando anche di trovare le signore che seguivano dei corsi di cucito e compartire con loro le torte che Barbara ed io avevamo preparato per la festa della donna. A causa di un malinteso le signore ci aspettavano la mattina e pertanto erano andate già via e così siamo tornati alla Chiesa. Questa è piccolina ma molto graziosa, addobbata per l'occasione con rami di palma e festoni bianchi, celesti e gialli. Poche panche di legno, tagliato grossolanamente, sono state ben allineate su un pavimento - non esattamente a livello - in terra battuta. L'altare e una statuina della Madonna sono l'unico arredo. Non hanno il Santissimo.
Ci hanno accolti diversi uomini anziani - i catechisti e i suonatori di chitarra - perché la “corale” (composta da diverse mamme che hanno i figli che dovranno fare la Prima Comunione e quindi impegnatissime nei preparativi) arriverà in un secondo momento. Questi uomini anziani ci dimostrano la loro ospitalità accogliendoci con grandi sorrisi, abbracci e “bienvenidos”, diverso è l'atteggiamento dei meno giovani che ci accolgono con simpatia, ma rimangono un pò distaccati. Penso che l'anziano forse ha ancora fiducia nel prossimo, mentre i meno giovani hanno paura di prendersi l'ennesima fregatura da uno che arriva per portargli via qualcosa.
Gli anziani non vedono l'ora di raccontare della loro famiglia, della moglie morta, dei bravi figli che lavorano in campagna e che li aiutano a sopravvivere, dei nipotini, della casa rimasta vuota, del tempo...); i meno giovani - alcuni - ti guardano con un po’ di diffidenza.
Barbara fa un sacco di fotografie e come al solito i bambini sono attratti da questo “gioco” che permette loro di rivedersi e riconoscersi. Prima tutti fanno i vergognosi, si nascondono il viso tra le mani, si girano per non farsi riprendere, poi piano piano prendono coraggio, si avvicinano e... sei fregato.
La chiesetta è gremita di gente - parenti dei ragazzi - mentre fuori ci sono altri parrocchiani che, come succede anche da noi, si fanno distrarre dalle mille cose che accadono intorno. Noto una mamma vestita “elegantemente” con i suoi tre bambini, il quarto è di prima Comunione. Quest'ultimo ha tredici anni ed i fratellini a scala; il più piccolo non cammina. Scopro che la mamma ha solo 28 anni e lo dice con molta vergogna quasi volesse scusarsi... Penso che questa sia una delle tantissime donne che porteranno avanti gravidanze in continuazione esaurendo energie che dovrà sottrarre ai figli se vorrà sopravvivere.
Al termine della cerimonia saltano fuori le nostre tortine, con Barbara le tagliamo a piccoli tocchetti in modo che riescano ad assaggiarne un pezzetto cominciando dalle donne - è la loro festa - poi ai bambini, ai nonnetti e se ne avanza agli uomini. Una catechista provvede poi alla distribuzione. Noi ci allontaniamo perché capiamo che “tutti” ne vogliono un pezzettino. Il pomeriggio si conclude con una serie interminabile di foto di gruppo e bambini da soli, e noi 4 siamo tirati ora da una parte ora dall'altra perché tutti desiderano essere fotografati. Anche la mamma con i suoi 4 bambini, ai quali si è aggiunto anche il papà, si fa avanti e finalmente sfodera un sorriso… di denti d'oro (fino a quel momento non me ne ero accorta).
Venerdì mattina P. Ottavio e Francisco sono partiti molto presto per il villaggio di Los Arroyos dal quale sono rientrati sabato nel primo pomeriggio, Con i ragazzi siamo rimasti a casa a rimetterci un pò in sesto e venerdì sera siamo andati al collegio di P. Giorgio. C'erano pochissimi ragazzi perché per la maggior parte tutti tornano a casa per il fine settimana, ma i pochi rimasti ci hanno fatto un’accoglienza molto calorosa meravigliati dell'assenza di Francisco. Il Prof. David - l'insegnante di italiano - ci ha fatto visitare la scuola e così i nuovi Misioneros hanno preso visione della situazione “dormitorio”. Abbiamo dato appuntamento ai ragazzi di lunedì, per l'inizio delle lezioni di conversazione che si terranno ogni lunedì e venerdì permettendoci così, durante gli altri giorni, di visitare le aldee con P. Ottavio.
Domenica mattina ci siamo alzati tutti di buon ora perché avevamo appuntamento con Claribel e Mixin per andare a Ixcùn, un sitio archeologico che si trova a oltre 7 Km. dalla nostra casa. Alle 6,30 le due ragazze hanno suonato alla porta: sono accompagnate anche da Flory, la sorella 17enne di Claribel
Siamo usciti di casa poco prima delle 7,00 ed io e Francisco ci siamo accorti subito che non tutte le ragazze indossavano scarpe comode per camminare. Infatti Mixin ha cominciato subito ad avere problemi ai piedi, ma ormai aveva dato la parola e bene o male ha fatto tutto il percorso. La mattinata era splendida, il paesaggio lussureggiante per l'erba, ma desolante se si pensa a quanti alberi sono stati abbattuti per far posto ai pascoli per il bestiame. Quest'ultimo vaga nell'abbondante territorio, viene munto sul posto con sistemi ancora molto grezzi e senza nessuna igiene. Abbiamo visto una vacca malata coricata per terra ed abbandonata nel pascolo (era molto magra, ma P. Ottavio ci ha detto che poteva anche essere stata morsa da qualche serpente) e sulla quale già volteggiavano gli avvoltoi. Barbara e Marcello erano molto attratti dal paesaggio che si presentava loro e, specialmente Barbara, ha scattato tante foto. Marcello ha invece preferito intavolare piccoli discorsi in spagnolo con Claribel e Mixin per cominciare a mettere in pratica gli insegnamenti di Francoise. Francisco ha fatto da battistrada con Flory e così sono riusciti a distaccarci di parecchio. Io chiudevo la fila. Al nostro arrivo al sitio di Ixcùn – dopo circa 1 ora e mezzo di cammino su strada non asfaltata e fangosa - ci siamo addentrati nel parco all'ingresso del quale ci ha accolto un signore che però ci ha subito detto di non essere una guida ma piuttosto una specie di guardiano. Comunque ci ha accompagnati a vedere le diverse stele che sono state riportate alla luce, dandoci qualche scarna informazione, ma descrivendoci molto minuziosamente le piante. E così abbiamo scoperto il nome di diverse piante che non mi sembra abbiano nessun equivalente da noi.
Con Francisco ci siamo fermati vicino al fiumicello dove P. Alberto ci aveva portati ed invitati a fare un momento di riflessione, ma questa volta ci mancava qualcosa...
Al rientro il sole era già alto nel cielo ed il nostro passo si è fatto più lento. Come al solito Francisco e Flory avanti, Marcello e le ragazze in mezzo, Barbara ed io a chiudere la colonna. Però lungo strada ci siamo rifatte perché abbiamo trovato i tre ragazzi fermi in mezzo alla strada e Mixin seduta per terra senza le scarpe: aveva le bolle nei piedi!!! Come premio ho il viso arrossato ed il braccio sinistro bruciato.
Spero che qualcun altro del gruppo Vi trasmetta le sensazioni provate in questi primi giorni di esperienza, cerco di invogliare i miei compagni a farlo, ma non mi sento di insistere troppo perché penso che ognuno di noi ha il suo personale modo per comunicare o far trasparire le proprie sensazioni.
Nei prossimi giorni Vi racconterò delle visite nelle aldee che questa settimana dovrebbero essere numerose.
Un besito e hasta luego
Rita