Buena noche, soy Rita
Sono le 19.20 di venerdì 6 aprile e, con Francisco, sono appena rientrata dalla processione del ”Santo Intierro”, una processione che dura circa 6 ore - dalle. 18.00 alle 2.00 della mattina dopo - durante la quale viene portato il Cristo morto, adagiato su una lettiga e seguito dalla Madonna Addolorata, per le vie del paese. Il passo dei portatori non è spedito, anzi è fatto di piccolissimi passi che addirittura retrocedono anziché avanzare. Il tutto accompagnato da lugubri musiche da morto. La “anda”- lettiga del Cristo viene portata dagli uomini, mentre la statua della Madonna è portata dalle donne. I portatori vengono chiamati “cargadores” e, per avere questo privilegio, pagano.
È venerdì santo e ho scritto a molti di Voi per augurare una buona Pasqua. Non ho scritto a tutti perché qui non ho più ritrovato il mio “gruppo”di destinatari di e-mail - forse non è stato in grado di attraversare l'oceano Atlantico - e così, presa dalla fretta e dalla caduta repentina delle comunicazioni, non sono riuscita a estendere i nostri auguri a tutti Voi. Graditeli ugualmente, perché sono sinceri, anche se li riceverete in ritardo.
Scusate anche se si è verificato un blak-out nella produzione del diario ma, come ha già detto Francisco, non sempre si sentono le giuste motivazioni e molto spesso capita che la stanchezza morale non ti consenta di raggruppare le idee per condividerle con gli altri.
In effetti in questi ultimi dieci giorni si sono verificate diverse “cosucce” che ci hanno tenuti un pò occupati. Nei giorni scorsi è arrivato nella nostra famiglia un giovane domenicano di 42 anni, Padre Massimiliano, Padre Max o solo Max - lui lo preferisce - per gli amici. E spero che, anche se solo dopo questi pochi giorni trascorsi insieme, si sia trovato davvero tra amici.
I primi giorni era “cotto” dal viaggio ed ha stentato, un pò come tutti, a riprendersi. Poi ci hanno pensato P. Ottavio e P. Giorgio a “svegliarlo” per bene mettendolo subito alla dura prova prima con le confessioni, poi con la processione del “Domingo de Ramos/Domenica delle Palme”, e poi con la celebrazione della Settimana Santa nelle aldee. Ha iniziato con le confessioni ai ragazzi del collegio di P. Giorgio dove se l'è cavata discretamente perché tra spagnolo e inglese ha capito e si è fatto capire. Poi martedì Santo, dopo essere tornati da S. Elena dove abbiamo assistito alla “Misa Crismal” nella quale vengono benedetti i tre oli che verranno usati nel corso dell'anno per battezzare, per cresimare, per ordinare i sacerdoti e per ungere gli infermi, ha confessato per oltre due ore e non era solo: con lui c'erano altri 4 sacerdoti, ma quando è tornato a casa era stravolto.
La visita alle bambine delle Suore di S. Elena lo ha commosso, soprattutto per le attenzioni, la curiosità e l'interesse che le bambine e le giovani hanno dimostrato nei confronti dell'ospite: non lo lasciavano andare via e cercavano in tutti i modi di attirare la sua attenzione. Gli hanno dedicato dei braccialettini fatti con del filo di nylon e tutte avrebbero voluto che lui ne prendesse uno da ciascuna: io e Barbara lo abbiamo salvato con la promessa di acquistare noi buona parte della produzione. Se loro non volevano lasciarlo andare via, penso che anche lui sia andato via a malincuore perché ho l'impressione che anche a lui abbiano toccato il cuore.
Non penso inoltre che P. Max si aspettasse di fare una full-immersion così capillare nelle aldee, ma se l'è cavata benissimo cercando, in così poco tempo, di immergersi nelle realtà che di giorno in giorno andavano delineandosi. Pensate che, a detta di chi è andato con lui, si è trovato a suo agio anche quando è andato all'aldea di Naranjon dove si parla solo l'idioma maya quetchì ed è necessario l'intervento dell'interprete per essere capito e per capire. Anche da lì è tornato contento!!!
Spero molto che lui si lasci andare a scrivere qualche considerazione su questa avventura/esperienza in modo tale da farVi “vedere” anche con i suoi occhi di giovane sacerdote la realtà guatemalteca.
Venerdì 30 marzo con Barbara abbiamo fatto contenti tutti i catechisti delle 26 aldee che si erano incontrati al Centro Poliformativo per prepararsi per la S. Pasqua. Una suora, Sor Angelica, delle figlie della Carità, un giorno era venuta a trovarci a casa con la nipote, Angelica pure lei, e le abbiamo offerto una fetta di torta allo yogurt (dall'Italia ci siamo portate il lievito!!!). Poiché le è piaciuta molto ci ha chiesto se era possibile farne alcune per la merenda dei catechisti non specificando né quanti erano, né la quantità da preparare: ci siamo ritrovate a mettere in piedi una catena di montaggio di torte allo yogurt per soddisfare le esigenze di tutti. Ogni torta era doppia e ne abbiamo fatto sei perché si prevedeva l'arrivo di oltre un centinaio di persone. Purtroppo all'ora della merenda non eravamo presenti perché abbiamo avuto un contrattempo, ma quando siamo arrivati abbiamo saputo che erano state distribuite belle fettone di torta (muy rico /molto buono) che hanno soddisfatto tutti. Alcuni catechisti, soprattutto maschi, ci hanno chiesto la ricetta perché a casa avevano il forno (tipo quello sardo) e volevano riproporre la torta anche nella loro comunità. Ci siamo messe a disposizione nell'eventualità le loro donne avessero voluto imparare a fare le torte, e comunque abbiamo dato la ricetta con le modalità di realizzazione senza entrare però nello specifico: avranno la possibilità di trovare lo yogurt? Sapranno dosare il lievito sfuso che si trova in commercio qui? Sapranno dosare il calore del forno? Lo sapremo solo l'anno prossimo, ma ci auguriamo di aver solleticato la curiosità e l'intraprendenza di qualcuno (d'altra parte anche noi, nel corso degli anni, non conoscendo la cucina economica che abbiamo in casa, per diverse volte abbiamo bruciato le torte....)
Lo stesso discorso vale anche per la decorazione dei ceri. Sempre Sor Angelica e Sor Imelda - anche lei hija/figlia della carità - ci hanno chiesto di aiutarle a decorare i ceri pasquali che sarebbero stati utilizzati nelle chiesette delle aldee. Le signore che si occupano della produzione delle candele si sono ingegnate e con i tubi in PVC di diverso diametro e con la paraffina - procurata da P. Ottavio - hanno realizzato i ceri pasquali di diverse dimensioni e quindi di diverso prezzo (le dimensioni dipendono dal fatto di trovare un catechista veramente in gamba che riesca a coinvolgere le persone del villaggio e quindi ad accendere il cero più spesso per le celebrazioni). Va da sé che se il cero viene acceso poco perché nel villaggio ci sono pochi cattolici, anche i soldini per pagare il cero scarseggiano. Così per evitare di aumentare le spese di realizzazione limitandole alla paraffina, con Barbara siamo andate a cercare carta colorata autoadesiva per le croci, numeri colorati e di diverse dimensioni per realizzare il “2012” da mettere ai quattro angoli della croce, mentre Francisco e Marcello hanno cercato su internet e fatto stampare l'“Alfa” e l' “Omega” da mettere in cima e in basso alla croce. Poi Barbara e Marcello hanno avuto la pazienza di ritagliare la carta rossa per fare le croci, di rifilarne i bordi con brillantini dorati, di applicare i numeri e l'Alfa e l'Omega. Non è venuto un lavoro perfetto perché gli strumenti a disposizione scarseggiavano ed ogni volta che mancava qualcosa o non ci piaceva il lavoro dovevamo andare a Poptùn - a circa 20 Km. da Dolores - utilizzando i microbus perché non si ha una macchina a disposizione (e se anche l'avessimo qui è più “igenico” non guidare). La parte meno simpatica è avvenuta nel momento in cui Sor Imelda ha informato i catechisti che sarebbe stato consegnato loro il cero pasquale, mettendo però in evidenza che qualcuno (facendo nomi e cognomi - che vergogna!!!) l'anno scorso “si era passato=non lo aveva ancora pagato” proponendo pertanto di pagare il 50% di quello dello scorso anno e il 50% di quello di quest'anno (tenete conto che ne erano stati fatti di 3 dimensioni: uno da 200, uno da 300 e uno da 400 quetzales, rispettivamente circa 20, 30 e 40 euro). La proposta ha un senso e serve per sensibilizzare e riproporre l'attaccamento alla fede senza nello stesso tempo essere opprimenti correndo rischi di disamore. In tantissime circostanze mi sono resa conto che in questo ambiente bisogna muoversi con i piedi di piombo, insegnare senza avere la pretesa che si impari immediatamente e immediatamente si applichino i nuovi sistemi senza “opporre resistenza” perché “il caso, il destino, gli eventi” hanno guidato la storia di questa gente per millenni. E ogni volta che si ripresentano queste situazioni mi ritornano alla mente le considerazioni che si fanno quando si è lontani: “ma non hanno ancora imparato???” e tante altre ancora che se solo si riflettesse ci si renderebbe conto che, a parte la nostra indole diversa, ci siamo già passati... e qualche volta anche noi non abbiamo ancora imparato.... Continuo a ritenere che la nostra presenza dovrebbe essere durevole nel tempo per avere la speranza che qualcosa possa acquisita in modo duraturo.
Comunque, forse perché noi italiani eravamo presenti alla consegna dei ceri, forse perché abbiamo sentito quale aldea si “era passata”, forse perché erano contenti per la torta, quasi tutti i catechisti hanno fatto fronte, in tutto o in parte, al pagamento dei ceri. Per noi anche questo è stato un buon risultato.
Quest'anno a Dolores quasi tutte le celebrazioni religiose che precedevano la Pasqua hanno subito delle variazioni o sono state proprio eliminate. La Via Crucis in vivo, che veniva drammatizzata per le strade della cittadina da comparse ogni anno sempre più immedesimate nella parte, che si svolgeva dalle 9,00 alle 12,00 di venerdì santo sotto un sole cocente e che si concludeva con la Crocefissione di Gesù, quest'anno non è stata fatta perché i parrocchiani non si sono messi d'accordo in tempo utile per prepararsi all'evento. Questo pomeriggio ho incontrato il signore che ha interpretato Gesù per tanti anni, don Tono, - il quale asserisce di avere il “papel”/il certificato che attesta che può impersonare Gesù - mi ha abbracciata (muchas gracias hermanita por visitarnos/grazie sorellina per essere venuta a visitarci) e mi ha detto di essere molto dispiaciuto che quest'anno non si sia potuta fare questa celebrazione perché lui ci crede molto e pensa anche che certe tradizioni vadano rispettate. Molto amareggiato mi ha detto che l'interpretazione di Gesù gli costava molta fatica perché si immedesimava veramente nella parte e riviveva le angherie subite, ma il fatto di ripercorrere questi momenti lo riempiva di grande condivisione. Per i giorni a seguire si sentiva molto stanco sia fisicamente che moralmente ma era appagato del suo gesto. Tenete conto che la processione si svolge sotto il sole abbacinante, le strade di Dolores sono continue salite e discese piuttosto ripide, il sacrificio di chi partecipa è grande, per di più Don Tono, oltre ad essere abbastanza grande di età, è diabetico e l'anno scorso si è sentito male sia durante la processione che prima della crocefissione. Ha avuto un crollo fisico repentino ma ha voluto comunque rispettare la tradizione e si è fatto appendere sulla croce come ogni anno. Gli assistenti hanno avuto compassione per lui e quasi immediatamente lo hanno deposto dalla croce. Dopo circa mezz'ora l'ho visto rientrare barcollando a casa sua sostenuto dalla moglie, era tutto rosso in viso e rosso sul corpo per i colpi ricevuti durante la processione dagli stracci imbevuti di anilina. Povero don Tono, quest'anno c'è rimasto proprio male, ma spera che l'anno prossimo si riprenda questa tradizione alla quale lui tiene molto.
Riprendo il diario oggi 8 aprile. Abbiamo avuto Mons. Mario, il Vescovo, ospite per pranzo, domani non poteva venire per non lasciar solo il Parroco della Cattedrale ed il confratello cooperatore. Inoltre domani sera avrà ospiti a cena circa 74 salesiani e deve preparare il sugo per la pastasciutta. A tavola eravamo in 9: P. Mario, P. Ottavio, P. Giorgio, P. Max, Gigi, Marcello, Barbara, Francisco ed io e per noi oggi è stata celebrata la S. Pasqua perché siamo stati tutti insieme. Il menù del Ristorante “Alla casa Parrocchiale”? Antipasto di terra (prosciutto, salsiccia e formaggi provenienti dalla Sardegna), due tipi di pesce (uno fatto con tutti gli odori e un sughetto rosso ed uno fatto in bianco con il vino) e gamberoni di acqua dolce, per continuare fagiolini e piselli in umido e verdure fresche. Per terminare ci siamo dimenticati la frutta, ma Monsignore ci ha portato del gelato al gusto di mango: una vera delizia... e per finire torta allo yogurt mirabilmente decorata da Padre Max con una colomba disegnata sullo zucchero a velo. Il vino rosso cileno ha accompagnato la nostra comida/pranzo, mentre il mirto, il rum ed il caffè hanno concluso il nostro convivio che vi assicuro è stato momento di gran serenità e condivisione. Dopo il reciproco scambio di auguri Mons. Mario è scappato via perché alle 16,30 aveva riunione con i giovani per terminare di organizzare la veglia per questa notte.
P. Max con Marcello hanno provveduto a lavare tutti i piatti, mentre Barbara è andata con P. Giorgio a predisporre il suo pranzo - di P. Giorgio - per domani perché lui mangia tutto particolare. Io ho fatto una tortina per le Suore perché domani avranno a pranzo le quattro Suore missionarie che sono andate a Los Arroyos e a Nuevo Progreso unitamente al Sacerdote brasiliano che ha celebrato nella Settimana Santa nelle aldee di Esmeralda, Las Brisas, Los Olivos, Nueva Libertad e San Marcos sollevando notevolmente dagli impegni il nostro sempre ottimo trabajador P. Ottavio.
A proposito di P. Ottavio: il giorno del suo compleanno - le sue prime 60 primavere - gli è stata organizzata una gran bella festa nell'aldea di Nueva Libertad con torta allo yogurt, candeline e tanti e tanti coretti di auguri: io non c'ero ma mi è stato detto che non si aspettava questi festeggiamenti in grande stile che peraltro gli sono piaciuti molto.
Per il momento termino qui, Vi rinnovo gli auguri per una serena Pasqua e Vi invito ancora una volta a venirci a trovare: ne vale la pena. Auguroni e bacioni a tutti.
Hasta luego
Rita