Caro diario,
Siamo partiti per questo lungo viaggio con tutti i timori e le attese che una permanenza in guatemala comporta. Le mie paure erano di carattere affettivo; mia madre anziana, i miei nipotini con mia sorella e mio cognato… gli amici delle parrocchie, il personale e i pazienti del centro s. Maria bambina del rimedio… ma c’erano anche le sicurezze di un amico grande come p.alberto, da sempre un porto sicuro, l’ottima impressione che mi hanno lasciato le ragazze nei due (soli) incontri precedenti, rimangono i due alpini che.., chissà?... boh! Vedremo.
Il viaggio inizia giovedì 11/1 con il volo Cagliari-Roma. Poi flight to London, una città convulsa e flemmatica allo stesso tempo, pernottiamo in un albergo vicino (?), secondo i parametri dei metropolitani incalliti. Arriviamo dopo aver impiegato 1 ora per uscire dall’aeroporto e unaltra di bus. All’accettazione nessuno riesce a farsi capire dai due addetti che non parlano né il sardo, né l’italiano. Ci soccorre un nuorese doc che sta cercando da 10 anni, inutilmente di insegnare agli inglesi cosa mangiare e cosa cucinare.
Venerdì 12 gennaio 2007
All’aeroporto per imbarcarci verso Miami. Situazione tragicomica all’imbarco… con i controlli minuziosi e ripetuti in ogni passaggio verso l’aereo, il massimo della tensione è stato quando ci hanno imposto di toglierci le scarpe… abbiamo rischiato l’arresto come detentori di armi chimiche di distruzione di massa. Altro dramma nello scoprire che in aereo abbiamo i posti molto distanti tra di noi… si rivela un bene perché ci stimola a cercarci e a muoverci nelle 10 ore di volo. Vorrei conoscere il progettista del boeing 747-400 posti stretti! Molto stretti! Per chiedergli di viaggiare per 10 ore incastrato in 1 poltrona strettissima con un altro pachiderma a fianco e altri due anziani da saltare dall’altro lato. Il dilemma di tutti è: compilare il modulo: bianco o verde per la dogana u.s.a? O, solo il bianco? No, solo il verde. Consiglio per i futuri viaggiatori che transitano nel paese esportatore di pace e civiltà: compilateli tutti e due, il bianco, il verde e pure uno rosso, così li salutiamo all’italiana. E la bandiera dei 4 mori? Di quelli ne troviamo tanti a Miami, addetti ai controlli insieme a tanti ispanici simpatici e disponibili. Dopo minuziosi controlli come le impronte digitali, la foto, urla e minacce da parte degli yankies, ci imbarchiamo nell’ultimo volo per il Guatemala, 3 ore di emozione e stanchezza ma vissute con grande gioia al pensiero: niente aereo per un mese! All’arrivo, alcune sgradite sorprese non ci fanno perdere la calma, anche se dobbiamo convincere p. Alberto che i funzionari aeroportuali non sono buoni da mangiare… dopo aver trovato le valigie scassinate… e non solo lui, anche Francesco scopre lo stesso misfatto riservato alle sue e dulcis in fundo, Alberta rimane senza una delle sue due. Mi sorprendono queste 4 ragazze. Anche nelle situazioni più drammatiche non perdono mai la calma e scopro in Mario e Francesco due persone affabili e di compagnia; ci sono tutti i presuposti per una buona permanenza nel paese del quetzal.
Dopo le denunce e le pratiche di rito, passata facilmente la dogana, molto disponibile e non fiscale come quella americana, incontriamo p. Ottavio contentissimo di vederci sani e salvi. Primo impatto con il paese ospitante in un albergo non certo di lusso ma con un letto comodo e un putiferio di traffico e musica che si placa solo alle 4 di mattino.
Partiamo sabato 13 per Antigua, antica capitale distrutta nel 700 da un terremoto, e della quale rimangono ancora alcuni ruderi di bellissimi edifici costruiti nel 500-600 dagli Spagnoli. La città è meta di turismo che è fondamentale per la sua economia. In un fornitisimo mercato di artigianato faciamo i primi acquisti e ci avviamo a consumare il primo pranzo in un locale tipico a base di carni arrosto; sapori diversi dai nostri ma graditi da tutti. I prezzi sono veramente stracciati rispetto alla nostra Europa!
Ci avviamo verso casa nostra, verso Dolores, nell’ex polmone verde del Centro America, la regione del Pétén. Non prima di essere passati a salutare nella capitale le suore domenicane che gestiscono una scuola in un quartiere ad alta percentuale di criminalità: una delle piaghe di questo paese appena uscito da un lungo periodo di guerra civile e che tenta di risollevarsi ma le cui sorti sono sempre decise dalle multinazionali e dagli U.S.A. La madre Gabriella Puscedddu è sarda, 90 anni portati con piglio e disinvoltura, venne in guatemala 30 anni fa’ a cominciare dal nulla la missione.
Ci racconta di tutto, dalle grandi difficoltà vissute, ai grandi risultati che il Signore le concede di godersi in modo pieno nonostante l’età. È una donna che infonde coraggio ed entusiasmo e noi lasciamo queste suorine rinfrancati dal loro caffè e dai papassinos sardo-gualtemaltechi.
Via verso il Pétén che ci aspetta a 6 ore di pulman…
Durante il viaggio il
P. Ottavio ci parla della sua esperienza. Il padre è come l’ho conosciuto 25 anni fa, vive sempre con entusiasmo ed energia la sua vocazione di frate domenicano. Tutti lo interroghiamo su i tanti aspetti della missione e lui racconta senza enfasi o autocompiacimento del suo lavoro e del suo compagno d’avventura, P. Giorgio, un altro folle di Dio.
Alle 23 locali di sabato 13, arriviamo a casa. Una costruzione ancora incompleta realizzata con aiuti organizzati dal Centro Giovanile Domenicano di Selargius, in Sardegna, per ospitare persone che intendono mettersi alla prova affiancando i missionari nella loro opera. Il lavoro della costruzione è buono ma ci sono ancora tante cose da mettere a posto e noi cercheremo di fare del nostro meglio. Buonanotte! Sembra facile!… i galli dei pollai vicini se ne fregano del nostro fuso orario sconvolto e comunicano tutta la notte tra loro, ricordandomi quant’era buono il brodo di pollo ruspante…
Don Mariano
Finalmente, dopo tanti preparativi , è arrivato il giorno della partenza!
Il viaggio, come del resto ci si aspettava, è stato piuttosto stancante, interminabile!
Arrivati a destinazione comunque i ritmi non sono cambiati… Intorno alle 21:00 del 12 siamo arrivati a Città del Guatemala al cui aeroporto è venuto ad accoglierci Padre Ottavio, grintoso e felicissimo di vederci, riesce subito ad attenuare il mio pensiero di avere una valigia in meno… me ne hanno perso una a Miami. Già l’indomani, comunque, saprò che fortunatamente è stata ritrovata e me la manderanno presto a Dolores!
Qui a Città del Guatemala trascorriamo la notte in un alberghetto che purtroppo è tutt’altro che accogliente… anche la zona non è delle migliori… avverto subito la realtà di certo diversa da quella a cui sono abituata. È difficilissimo anche dormire nonostante la stanchezza sia tanta… musica ad alto volume per le strade, clacson… praticamente notte in bianco! La mattina sveglia presto, colazione e visita ad Antigua, antica capitale del Guatemala. Molto carina, turistica, mi fa sicuramente un’impressione diversa rispetto a quella del luogo in cui ho trascorso la notte. Qui ci fermiamo anche per pranzo e finalmente via per Dolores, dove alloggeremo per tutto il mese.
Prima però abbiamo fatto una breve sosta per salutare le Suore che anche in Guatemala, devo dire, mantengono la loro fama: sempre molto accoglienti ed ospitali… ci hanno persino offerto delle buonissime pabassine fatte in casa (dalla Madre responsabile dell’istituto, Suor Gabriella che è sarda!!!)…Ci hanno fatto sentire proprio a casa!
Anche il viaggio per Dolores è stato un lungo tragitto!…Circa sette ore di pulmino! Comunque ammortizzate da qualche inevitabile dormita e dalla generosa disponibilità di P. Ottavio a rispondere a mille nostre domande e curiosità sul posto, la gente, la storia e la cultura del luogo in cui stavamo andando. E finalmente giungiamo a Dolores!! Sono più o meno le 23:00, siamo stanchissimi ma ci consoliamo davanti all’accoglienza della casa, seppure con qualcosa da sistemare, mi mette subito molta serenità. C’è persino un festoso cartello di “BIEN VENIDOS” all’ingresso! Tutto pulito e pronto per la colazione di domani. Tutto questo preparato per noi con gran cura da “las hermanas” di Dolores (le Suore)…Non vedo l’ora di conoscerle! Ci proponiamo di incontrarle presto per poterle ringraziare. E l’indomani pomeriggio siamo da loro! Qui parteciperò per la prima volta ad una messa in spagnolo! E a celebrarla è stato proprio Padre Alberto!!…che riceverà pure i complimenti delle suore per aver usato un chiaro e corretto spagnolo. Oggi mangerò anche per la prima volta la Papaia… molto buona! L’abbiamo mangiata dopo la Messa insieme alle suore che ci hanno invitato a fare merenda con loro.
Oggi non andrò a dormire tardi perché per domani avremo la sveglia presto… andremo all’isola di Flores a partecipare alla processione del Cristo Negro.
15 gennaio
È stata una lunga giornata, intensa e molto stancante ma altrettanto bella e interessante! Ogni parrocchia portava in processione il suo Santo… c’era davvero tanta gente, sentono molto questa festa. Oggi inoltre siamo anche andati con una barchetta in visita sul Lago di Flores… è stato splendido!…
Man mano che ci allontanavamo da Flores ci avvicinavamo a una piccola penisola incantevole, tutta verde… la giungla! Ero davvero incantata davanti a tutto questo… senza parole! Arriviamo alla fine di questa bella giornata davvero stanchi morti!… Decidiamo così all’unanimità di non prendere impegni per l’indomani… magari una ristitematina alla casa e alle nostre cose e riposo!!
Bhe…ora ti saluto caro Diario perché si è fatta ora di andare e dormire.. e ho un gran sonno! A presto!
Alberta.
Il viaggio
L’avventura guatemalteca inizia all’aeroporto di Cagliari tra saluti, presentazioni, lacrime e tanto entusiasmo.
Il viaggio è lungo ed estenuante, non sono certo mancati i disagi né le risate e finalmente tocchiamo il suolo guatemalteco.
Il primo impatto con questo nuovo mondo è da vivere più che da descrivere e sinceramente ancora non so come classificarlo… ma la stanchezza ha la meglio.
Il viaggio però non è ancora concluso ci attendono ancora 7 ore di pullman per arrivare a Dolores meta di partenza di questa nostra avventura.
14 gennaio
Il primo giorno a Dolores trascorre tra “assestamenti” ed “esplorazioni”.
15 gennaio
Ancora in pulmino, oggi alla volta di Flores in occasione dei festeggiamenti per il Cristo Negro. In mattinata processione di tutte le parrocchie ciascuna con i propri Santi e tanta, tantissima fede.
Straordinario l’incontro con Enrique un mio coetaneo sacerdote da neppure un mese con tanta gioia negli occhi e ancora più entusiasmo…
16 gennaio
La mattinata trascorre in poche, pochissime, commissioni, ma qui il concetto di tempo è davvero differente dal nostro e se poi aggiungiamo a questo il nostro scarso spagnolo…
Urgenza della giornata è cambiare un po’ di dollari in moneta locale, ci rechiamo alla banca del paese ma non si rivela un’impresa semplice: mi chiedono il passaporto e dopo averlo girato e rigirato mi schedano e finalmente mi danno i tanto sospirati quetzales. Rientrata a casa scopro che il mio cognome da CORDA è stato cambiato in GORDA (che significa “grassa”) cominciamo bene!!!
Rosa Maria
Ciao sono Francesca, Pachita per gli amici. Vi risparmio i due giorni di viaggio descritti simpaticamente da Don Mariano. I compagni di viaggio sono veramente ok, abbiamo un po di tutto, dall’ idraulico alla ragioniera alla psicologa all’esperto di informatica alla biologa marina ai ministri de Dios e una buona artigiana che sarei io. Il popolo Guatemalteco è da conoscere ancora un po’ per poterne parlare però ho capito che c’è molto molto lavoro da fare. Infatti ammiro i due Padri che lavorano qui da otto anni ormai sono infaticabili e strordinari speriamo di poter essere loro di qualche aiuto. Ho notato che i bambini non mancano, sono bellissimi e dappertutto: lavoreremo con loro dalle suore, non ne vediamo l’ora. Le persone ci guardano con curiosità, anche se con molta discrezione, non ci sono molti turisti in zona. La natura intorno è bella ma un po’ maltrattata, a causa della deforestazione alla quale è sottoposta e poi purtroppo non c’è la cultura della limpieza (come mi diceva padre Enrique) infatti buttano tutto per terra e ormai anche qui la plastica impera quindi vi lascio immaginare cosa c’è nelle strade. Non voglio ancora parlare delle sensazioni che provo perché sono ancora in centrifuga le devo stendere e mettere in ordine posso solo dire che un popolo per essere forte deve studiare dove c’è cultura c’è l’orgoglio della propria storia diversa per tutti i popoli i quali la devono proteggere con tutte le forze e da essa trarre forza per diventare migliori, più forti, padroni della terra e delle risorse che offre. Va bene ora vi saluto, a presto,
Pachita.
BUENAS TARDES!!
Confesso di non avere granché voglia di scrivere in questo diario… sarà la stanchezza, la non abitudine ad esprimere le mie sensazioni così apertamente, ma ci provo e forse magari scoprirò che, non essendoci i miei cari e le persone con cui abitualmente mi confido, sarà la soluzione migliore.
Mi associo quindi agli altri e approfitto della minuziosa e divertente descrizione dei giorni interminabili e assurdi del viaggio raccontata da Don Mariano… almeno così non consumo troppo i polpastrelli!
Sicuramente molto spaesata soprattutto inizialmente: è per me il primo viaggio, fatto oltretutto con persone che appena conosco e con le quali dovrò convivere per un mese intero. Nonostante i vari mesi di corso per imparare la lingua spagnola mi rendo conto di essere stata una pessima alunna… riesco a mala pena a comunicare con la gente del posto aiutandomi con vocabolari, gesti e disegnino (dovreste vedere le facce!) .
E poi la cosa più importante e che più mi preoccupa: il lavoro per la tesi… Dovrei andare in giro per i villaggi attraversati dai fiumi per cercare di capire qualcosa sulla loro ecologia e composizione faunistica… in poche parole pescare, analizzare, misurare, contare, identificare, fotografare sono le cose che dovrei fare… ero convinta fosse semplice ma non avevo messo in conto che i tempi qui potessero essere così tanto lunghi! Siamo partiti da quasi una settimana e tra viaggio, sistemazioni varie, processioni e visite di piacere ancora non ho potuto fare niente di quello che avrei pensato di fare dopo al massimo due giorni dall’arrivo! Venerdì molto probabilmente P. Ottavio mi porterà finalmente con lui in un villaggio!
Piove molto spesso e spostarsi è difficile. I tempi raddoppiano e io poi non sono abituata a fare tanti chilometri a piedi!
Si aggiunge poi anche la difficoltà di comunicare con i miei cari… ma finalmente le cose sembrano mettersi un po’ a posto!
Dunque, per ora, alla contentezza per essere arrivata qui sana e salva, per il fatto che per ora la convivenza procede abbastanza civilmente e serenamente e perché gli abitanti di Dolores insieme a P. Ottavio e P. Giorgio sono particolarmente accoglienti e ospitali, si aggiunge la sensazione di non aver fatto, da parte mia, ancora nulla di utile per questo paese. Sono però sicura che le cose cambieranno: ho ancora un mese di fronte a me e avrò il tempo di imparare meglio la lingua per mettere a disposizione le mie conoscenze (se pur poche) sperando possano essere utili almeno dal punto di vista alimentare.
Bene… mi sono anche sbilanciata abbastanza per i miei gusti…. ma la cosa non è stata poi così faticosa come pensavo!
HASTA LUEGO!
Laura.