14 gennaio 2007
Missioni

Domenica 14.
Non posso dimenticarmi di essere parroco itinerante che viaggia da un paese all’altro e infatti eccomi in macchina non per andare da Fordongianus ad Allai, ma a Mopán-Tres uno dei ventidue villaggi che compongono la parrocchia di Dolores, che i missionari visitano a ciclo trimestrale. Siamo agli antipodi del nostro modo di concepire la nostra appartenenza alla Chiesa. In una mattina di una domenica speciale tutta la  mia tracotanza di parroco di campagna di una Chiesa sarda in crisi di vocazioni, in cui molti fanno finta di niente, in cui si passa molto tempo a decidere su come addobare l’altare, quali paramenti indossare, come organizzare la liturgia chiedendo favori a chi avrebbe solo il dovere di essere disponibile e sentirsi al centro della comunità; dopo aver pensato di essere al centro del mondo che è solo il mio mondo privato, salgo sul pick-up di Ottavio insieme ad altri 20 di cui 15 nel cassone, donne, bambini compresi e via! su uno sterrato che ci porta subito nella giungla interrotta da piantagioni di mais, incontrando contadini e pastori a cavallo, parlando con Ottavio sul programma della giornata e “stringendo” su alcuni punti della pista con delle  buche che sembrano piscine e salite con fondo argilloso, dove rischiamo di rimanere impantanati e che ha impedito la visita all’aldea solo qualche giorno prima. Dopo mezzora, eccoci nell’aldea del Paraiso immersa nella vegetazione, da dove fanno capolino abitazioni costruite con tavole e ricoperte di lamiera… come pure la chiesa; davanti alla quale ci viene incontro don Tino, il catechista anziano della comunità. Il nome degli uomini qui è sempre preceduto da “don” che significa “signor” e quello delle donne da “doña”: “signora.
Oggi ci saranno tre battesimi di bimbi che arrivano con le loro madri e con tre ragazze che riceveranno la cresima. Ottavio si siede nei banchi e accoglie le persone prendendone i dati anagrafici. Scherza con tutti e tutti apprezzano la sua bonomia e la sua affabilità. Arrivano alla spicciolata i suonatori di chitarra e un contrabassista che cominciano a provare in un ambiente inizialmente desolato ma che si riempie di questa umanità,  chissà perché, costretta a vivere in condizioni di vera miseria.Tanti bambini, 0-10 anni, vestiti poveramente ma con grande dignità mi guardano incuriositi succhiando un chupa-chupa donato per il giorno di festa. Arrivando l’ora della celebrazione, molti si avvicinano a confessarsi. Per accelerare, Ottavio  invita anche me… che lo spagnolo lo intuisco solamente. Confesso una decina di persone con il sottofondo dei cantori che si preparano e assolvo tutti in italiano dopo aver biascicato qualche frase in  ispano-sardo. La messa ha inizio e io mi sento emozionato all’essere tornato indietro di almeno settanta anni ricordando i  miei genitori che raccontavano la loro infanzia fatta di povertà e privazioni. Si festeggia il Cristo nero del Peten, patrono della diocesi, che avrà il suo picco di solennità domani a Flores capitale del Peten. Ma qui non manca la solennità, anzi mi sembra di essere in una grande cattedrale nonostante un piccolo tavolo funga da altare molto mobile, con una tovaglia che è un pezzo di tela, una pisside che è una formaggera di plastica. Ottavio parla e celebriamo intensamente i sacramenti mentre tutti si godono quel momento speciale e le mamme bambine presenti allattano i loro piccoli al seno.Alla fine mi lancio in un saluto parlando del ponte di solidarietà creato con le comunità sarde. Ottavio si preoccupa al vedere la pioggia perché potrebbe impedirci il rientro…

Pranziamo  presso una famiglia simpaticissima che vede le donne impegnate a cuocere tortillas offerte caldissime insieme a un piatto di pollo lesso servito nel suo brodo con riso. Nel tavolo c’è posto solo per 4 e ci alterniamo mentre Ottavio discute con tutti dei problemi quotidiani che qui sono molto più complessi che altrove. Intanto s’infilano dentro alla chetichella anche cani, gatti e pollame vario che riescono a partecipare al pranzo… Alla fine comunque si alternano alla tavola una quindicina di persone. Decidiamo di tentare la via del ritorno e ritroviamo lo stesso gruppo dell’andata con in più una donna incinta che supererà indenne un nuovo test pre-gravidanza, quello del gineco-rally.
Don Mariano

 

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