quarto invio Sabato 8 marzo
Missioni

Abbiamo saputo che l'amico Giuliano Santus ha fatto un servizio sulla nostra missione. Desidero ringraziarlo anche perché è stata una sua iniziativa e quindi ancora di piú merita di essere ringraziato. Alcuni si sono persi qualche puntata del nostro diario, ce le hanno richieste ed abbiamo provveduto a riinviarle.
Le "presentazioni" che ci mandate sono molto carine ma per il sistema di qui sono troppo pesanti, anche perchè in ogni invio ce ne sono tante: vi prego di ricominciare ad inviare "presentazioni" da dpo il primo di aprile.
Capisco che certe parole risultino "tecniche" per coloro nuovi a questi invii: ci scusiamo con loro e via via che ci sono termini che non sono immediatamente comprensibili, ve li spiegheremo se ce li segnalate, per es. ci viene chiesto che cosa sono le ALDEE: sono villaggi satellite del capoluogo comunale (cabecera municipal), di solito nella foresta, raggiungibili per strade approssimative e guadando fiumi per mancanza di ponti ed abitati da un numero imprecisato di famiglie (dalle 7 alle 50) e dove si vive di una agricoltura alquanto primitiva. Gli aiuti inviati con il container servono soprattutto per loro. Altra vostra pregunta è: mandateci foto: non puó essere esaudita perché qui la connessione a internet è fragile e non sopporta questi invii. In compenso appena rientriamo potremo incontrarci e, insieme, vedere le foto e raccontare a viva voce. Cara Rosa, sicuramente per Pasqua scriveró anch'io e non solo gli auguri. Intanto buona lettura di questo quarto invio: sono gli scritti di Franco e Rita uniti in questa loro esperienza anche come coppia. Ora vi lascio con un ricordo affettuoso p. Alberto

Hola, soy Francisco!! Sono passati alcuni giorni dal mio ultimo scritto, vi assicuro che le giornate non sono passate nell'ozio anzi...
Sabato 8 marzo
, a Tikal dopo aver girovagato attraverso "El mundo perdido" e i vari monumenti Maya, ci siamo fermati per una breve "comida", nello stesso posto dove, lo scorso anno, siamo stati con l'altro gruppo. Lì abbiamo potuto notare quanto Romeo e la giovane guida messaci a disposizione da padre Giorgio, Nixon, abbiano gustato la nostra carne in scatola.

Dopo la gita a Tikal, sempre bellissima, al rientro abbiamo fatto visita alle suore di Sant'Elena dove Suor Marcella, una sarda di Ossi in provincia di Sassari, trapiantata sul posto da oramai 30 anni, quasi non riesce più a parlare l'italiano. Solo a guardarla, questa Suora ti fa subito capire quanta e quale sia la sua grande forza e capacità di determinazione. È una persona sicura e consapevole del ruolo importantissimo che riveste per quella comunità e, di conseguenza, tutte le persone che ruotano intorno a lei contribuiscono come una sola persona a mandare avanti il gravoso compito di far crescere bene tante bambine che, per un motivo o per un altro, i giudici hanno affidato alla Comunità di Suor Marcella. Al rientro a casa, veloce brindisi per la bella giornata passata in giro e tutti a dormire perché il giorno dopo ci aspetta una nuova giornata di lavoro presso il Centro scolastico di Padre Giorgio. Siamo al nuovo giorno, io e Mario, dopo aver recuperato quel poco di attrezzatura che c'era in giro, visto che quella che avevamo lasciato lo scorso anno è sparita tutta, ci avviamo con tanto di rotativo, per i lavori che ci aspettano presso la scuola di Padre Giorgio; si tratta prevalentemente di lavori di sistemazione elettrica. Chiamiamo il taxi (qui lo chiamano rotativo), perché la scuola dove dobbiamo andare dista oltre un km. Il rotativo altro non è che una moto carrozzella (apiscedda!) adibita al trasporto dt persone e....altro. Quest'anno abbiamo notato che i prezzi sono decisamente aumentati rispetto allo scorso anno. Pensate che per trasportare una persona ci vogliono la "bellezza" di 5 quetzales mentre l'anno scorso, si pagava a viaggio a prescindere dal numero dei trasportati, pertanto bastavano solo 4 quetzales. Io e Mario ci facciamo trasportare a destinazione e subito Giorgio ci mostra i lavori da fare: sistemare tutto l'impianto elettrico dei servizi igienici che sono all'ingresso della scuola. Per la completa sistemazione ci vuole un'intera giornata e parte della mattinata successiva; alla fine riusciamo a portare a compimento la nostra opera.

Rientriamo a casa per il pranzo visto che poi alle 13,30 si parte per l'Aldea di Sacùl abajo (mi pare che si scriva cosi e poi, per capire, è come se fosse Bergamo alta e Bergamo bassa, perché c'è anche Sacùl arriba). Mario decide che delle Aldee ne sa abbastanza pertanto si ferma a casa per iniziare un nuovo lavoro che consiste nella preparazione di alcune panchine da mettere all'interno del cortile della casa che ci ospita. L'obiettivo è quello di metterne quattro, una in ogni spigolo dei riquadri che compongono il giardino. L'impresa si presenta ardua, visto anche la difficoltà di approvvigionamento dei materiali, ma conoscendo il buon grande Mario credo a ciò che dice e insieme ci lanciamo nell'impresa. Successivamente vi racconterò come saranno andate le cose. Arriva Gigi, il fratello di Padre Ottavio, ci carica sul pick up in dotazione alla Parrocchia di Dolores e andiamo a prendere Suor Lucia e Suor Dolores. Il programma di oggi presso l'Aldea è quello di portare delle stoffe per le donne che stanno imparando a cucire. Lungo la strada non ci si può esimere dal notare il verde e i colori bellissimi che compongono il panorama. Non ci si può neppure esimere dal dare uno sguardo dentro se stessi e subito ci si sente come pervasi da un qualche cosa di molto intenso... sicuramente si tratta dell'aria, di tutto il paesaggio intorno... Si arriva a destinazione, dopo una miriade di sobbalzi a causa della strada dissestata, e con le ossa indolenzite ci accingiamo a portare il materiale dentro il locale dove si tengono le lezioni di cucito.

Le donne presenti non riescono a contenere la gioia per il nostro arrivo perché sanno che per i prossimi giorni avranno a disposizione del materiale per lavorare e imparare. Successivamente, quando si pensava che la nostra permanenza fosse giunta al termine, Suor Lucia tira fuori uno scatolone pieno di occhiali per leggere e come per incanto da tutte le parti sbucano signore e signori che dicono di aver bisogno di occhiali. Si fa presto a rendersi conto che nessuno di loro aveva mai visto degli occhiali perché, mentre cercano di provarli, se li infilano nel modo sbagliato. A quel punto Suor Lucia mi chiede se mi sento di fare in modo che i presenti abbiano l'occhiale che gli serve. Mi improvviso ottico e mi cimento nell'impresa. Scopro così che molte persone non sanno leggere e non conoscono neppure le lettere pertanto il test migliore per stabilire quali occhiali vadano bene è quello di far infilare il filo nella cruna dell'ago. Si spera che quello tutti lo sappiano fare, almeno per ciò che riguarda le signore. Mentre per ciò che riguarda gli uomini il test è riferito solo a chiedere se i segni riportati sul libro sono sufficientemente chiari per stabilire l'occhiale ottimale. Alla fine tra uomini e donne abbiamo accontentato circa quindici persone. In quell'Aldea incontriamo un bambino che si è salvato dal morso di un serpente velenoso perché ha avuto la fortuna che gli iniettassero il liquido anti iofidico.

   

Andiamo in un punto dove troviamo delle persone che preparano il terreno per la coltura di qualche ortaggio. Lì scopro che non esistono zappe per la preparazione del terreno, come da noi, ma solo il machete che serve per dissodare la terra e un attrezzo particolare costituito da due ganasce che serve per fare i buchi nel terreno dove poi piantare i semi o eventualmente le piantine già formate. Arriva il momento di lasciare l'Aldea e ci si appresta per il rientro. Suor Lucia decide che è bene passare per Sucultè ci arriviamo e, appena arrivati in quello che è il centro, incontro un signore che avevo conosciuto lo scorso anno. Aveva grossi problemi di ulcera agli occhi e trovandomi lì avevo cercato di fare qualche cosa per lui mettendomi in contatto con l'Italia. Questo signore non ha risolto il problema: intorno all'occhio sinistro, si è formato come una specie di melanoma che gli deturpa il viso. Ci ho parlato, si è ricordato di me, e mi ha raccontato che finalmente dovrà andare in ospedale. Spero tanto per lui che riescano a trovargli la giusta cura. Ogni volta, dal punto di vista morale, è sempre più difficile accettare le cose. Si è impotenti davanti a tutto e, nonostante questo, sembra che le persone non si rendano conto del loro stato, sembrano felici o forse lo sono. Mi sorge anche il dubbio che forse siamo noi ad essere sbagliati perché vogliamo vedere le cose in un certo modo. Loro dal loro canto non sembra che si pongano grossi problemi. Parlando poi con le Suore e con Gigi viene fuori che forse, proprio perché loro hanno capito che possono sfruttare la situazione a loro favore, fanno di tutto per mostrare il loro stato di necessità. Mi rifiuto al momento di accettare la cosa così come mi viene proposta in quanto mi chiedo che senso ha per una persona vivere in quella situazione sapendo che potrebbe stare meglio? Per il momento non ci voglio pensare, ci saranno altre situazioni in cui poter trovare soluzioni ai quesiti.

A Sucultè c'è una grande novità, la Parrocchia di Dolores per mezzo di Padre Ottavio e delle Suore, hanno avviato un progetto che sembra possa dare degli ottimi risultati. È stata fatta una peschiera per allevare pesci che possano servire per il sostentamento dell'intera comunità. Si tratta di due vasche, una piccola più a monte di una più grande dove nella piccola ci sono gli avannotti e in quella più grande ci sono i pesci che sono pronti per essere pescati e mangiati. Colgo la palla al balzo e chiedo se è possibile acquistare del pesce visto che lunedì avremo a cena un bel pò di persone: saremo compresi noi, in diciotto. Vedo il viso dei presenti indigeni, illuminarsi, perché ufficialmente sono il primo cliente in assoluto e loro vedono la cosa di buon auspicio. Per 150 quetzales mi porto a casa 12 libbre di "pescado blanco"... Padre Alberto sollecita il computer pertanto termino qui e spero ci riuscire a raccontarvi le cose più in là.

Buenos dias a todos, soy Rita la esposa de Francisco (Francoise come vado?? - ti ho pensata tante volte nel momento in cui non riuscivo a comunicare con i locali e mi sono ripromessa di essere per il futuro una alunna più diligente). Detto ciò mi accingo a salutarvi da Dolores perché domani mattina (giovedì 13 marzo) Mario ed io partiremo per tornare a casa. Non mi aspettavo che il tempo passasse tanto velocemente: abbiamo cominciato a fare diverse cose, lasciamo il testimone a coloro che arriveranno nei prossimi giorni. In questi giorni ho avuto un pensiero per tutti voi, in particolare per gli "arrivanti": Fabrizio per la sua gioventù, Françoise per il progetto che ha in mente di portare avanti, Rita Casti per la volontà di cimentarsi con una realtà completamente diversa dalla nostra. Ho pensato anche a te, Alexandra, e penso che ciò per cui hai dovuto rinunciare è una cosa grande e dimostra quanto sei buona e sono sicura che presto potrai realizzare il tuo progetto. Vi ringrazio anche a nome di tutti per le notizie che ci avete inviato dimostrandoci il vostro affetto e le vostre attenzioni: chi ci ha preceduto sa quanto è importante "sentire" la vostra compagnia. Mi auguro inoltre che il programma sul Guatemala, andato in onda alla televisione, svegli un pò gli animi di chi può dare una mano rendendosi disponibile.
Vi avevo promesso di parlarvi delle Aldee che ho visitato insieme a Francisco e Mara accompagnati da Gigi, Suor Lucia e Suor Lolita. Le giornate erano molto belle e molto calde e siamo andati nel pomeriggio dovendo, le Suore, portare della stoffa e verificare i lavori realizzati dalle "allieve".

   

A Centro Maya due giovani insegnanti seguono le signore molto da vicino, queste ultime con molto orgoglio ci hanno mostrato i loro lavori - gonnelline, abitini, borsette - , la perizia nel cucire a macchina, la volontà di imparare (una giovane mamma aveva il suo bambino di circa un anno addormentato sul tavolo da lavoro). Una signora poi ha portato tre barattoli di vetro: uno conteneva pomodori, uno chile e uno frutta sciroppata. Aveva messo a profitto gli insegnamenti delle due insegnanti imparando a fare le provviste per i tempi di magra, utilizzando il sistema della sterilizzazione che usiamo anche noi. I bambini, da prima pochi e timorosi, sono sbucati fuori come le formiche: grandi occhi sorridenti che ti scavano dentro...

Nella seconda Aldea (Secùl abajo) oltre alle signore che cucivano, abbiamo trovato due signore che avevano realizzato fiori di carta: usano la carta "China" (carta velina ???) di tutti i colori o nylon (i nostri collant) con una intelaiatura di fil di ferro. Notando la soddisfazione delle signore per il mio interessamento, ho chiesto - tramite Suor Lucia - se era possibile acquistare 4 fiori da regalare alle Suore (il giorno dopo, 8 marzo, era la festa della donna). L'autrice del lavoro mi ha detto che me li regalava se in cambio le avessi procurato il materiale per la realizzazione di altri fiori, così avrebbe potuto pensare di venderli per farsi qualche soldino. A malincuore, si fa per dire, ho accettato lo scambio anche perché questo mi dimostra che il desiderio di "tirarsi fuori" dalla monotonia che quotidianamente questa gente vive sta cominciando a farsi sentire. Buon segno. Un'altra signora, visto lo scambio, mi ha portato allora un fiore bianco fatto di nylon, me lo ha regalato e, con un grande sorriso, mi ha abbracciata: la signora si chiama Eva e a lungo mi è stata vicina facendomi sentire - da donna - che, oltre ai bambini che ci fanno tenerezza per tutto quello che noi sappiamo come mamme, ci sono anche le donne che hanno bisogno della nostra comprensione, del nostro aiuto e del nostro affetto perché, se non ho capito male, sono le persone meno considerate dalla società. Per questo mi ha fatto molto piacere vederle all'opera perché ciò dimostra la caparbietà con la quale si battono per avere anche loro un piccolo ruolo. Non ho idee rivoluzionarie, ma penso che sia necessario il rispetto di ognuno di noi - hombres e mujeres - e qui siamo ancora molto lontani....

Gli orticelli poi - sempre seguiti dalle donne - sono la voglia di cambiare un pò l'alimentazione, fatta di soli fagioli e mais, anche per dare un diverso e più vario nutrimento ai bambini: abbiamo visto che coltivano ravanelli, spinaci e bietole: almeno c'è un pò di ferro. Gli uomini, a parte qualcuno, mi sembrano abbastanza assenti.... Dovete vedere le Suore con un sorriso ed una parola buona per tutti, sempre disponibili: sono veramente delle persone molto determinate, con un grande cuore e con grande capacità di comprensione. Ci hanno portato a vedere la casa della famiglia più povera del villaggio: mamma, papà (quest'ultimo di età imprecisata, ma molto anziano) e cinque bambini. Le Suore hanno portato una scatola di abbigliamento e scarpette: i bambini più grandicelli si sono messi in fila per averne un paio: chi aveva adocchiato un paio di suo gradimento era disposto a rattrappire il piedino pur di poterle tenere ai piedi. La scatola con l'abbigliamento è rimasto nella casa anche se non poteva essere utile perché non stava a nessuno, ma lo avevano desiderato. È impossibile, secondo me, rendere minimamente l'idea di cosa sia questa realtà se non la si vive: l'anno scorso, quando Francisco - mio marito - è venuto qui con una allegrissima compagnia, mi ha riportato i suoi racconti, ho visto le fotografie ed i filmati, ma se vedi le stesse cose con i tuoi occhi fanno un effetto tutto tuo, costringendoti a guardarti dentro. Ero molto dispiaciuta per non aver potuto condividere questa esperienza già l'anno scorso con Francisco: quest'anno ci sono riuscita e mi sembra sia andata molto bene. Non voglio cadere nella trappola della commozione e pertanto vi saluto tutti con grande affetto, nella certezza di aver trovato in ognuno di voi un nuovo amico. Mario vi saluta tutti, in particolare Emma però (anche in questo momento la sta chiamando - ore 8,30 locali). Ha detto che preferisce esprimersi a voce e poi ha ancora tanto lavoro da fare. È veramente una persona straordinaria ed instancabile, speriamo di poter contare ancora tante volte sulle sue innumerevoli doti. Per chi arriva e per chi resta (Padre Alberto grazie di tutto) l'augurio che sia una nuova e rinnovata esperienza. Ci sentiamo a Cagliari e da Cagliari. Dolores, Peten, Guatemala: all'anno prossimo. Hasta luego e muchos besitos a todos. Rita

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