21 marzo 2008 Venerdì santo
Carissimi oggi è venerdì santo e di mattina finalmente posso inviarvi i nostri auguri. In questi giorni della settimana santa siamo andati mattina e sera alle aldee per le celebrazioni liturgiche. È stato per tutti un arricchimento notevole. Questa è la pasqua più bella della mia vita sacerdotale: mi sono sentito profondamente coinvolto dalle persone che aspettavano il Padre, preparati dai missionari. Hanno potuto confessarsi e poi la celebrazione comunitaria è stata davvero comunitaria: canti, offertorio e perfino lavanda dei piedi il giovedì santo. La povertà materiale ti provoca, ti fa pensare alla solennità e "sontuosità" delle nostre liturgie in Italia ed il sapere che quello che celebriamo è lo stesso Signore e che siamo tutti fratelli mi sconvolge e mi costringe a dare un valore alle realtà che contano: la Salvezza, la Comunità, l'Eucaristia, il Battesimo e tutte le altre che ci fanno una solo Chiesa, la Chiesa di Gesù. Mi sembra che qui queste realtà prendano maggiore consistenza perché rese essenziali ed evidenziate dal non avere niente: La pisside per riporre il Santissimo è (in tutti i villaggi) una scatola tonda di plastica colorata (sembra una formaggiera), l'altare tu tavolo comune e molto provato dall'uso e dal tempo, candelieri due bicchieri colorati e così via. Solo Gesù è lo stesso e pure il Suo popolo è lo stesso e tutti, in Italia e qui, facciamo parte della Sua famiglia; tutti ci ama di un amore grande quanto solo quello di Dio lo può essere; il Suo Sangue lava i nostri e i loro peccati, perché per questo è stato sparso. Mi sono sbagliato, anche i bambini sono uguali qui e da voi: gli stessi occhi grandi che ti scrutano nel profondo, lo stesso sorriso che ti porta al dialogo, la stessa voglia di vivere e di giocare; solo i vestiti... ma questo non fa la vera differenza!
Sono felice di essere qui con il padre Ottavio ed il padre Giorgio (li ringrazio dal profondo del cuore), con questi amici con i quali condivido quest'esperienza, con questa gente che ti sorride e ti abbraccia, contenta di condividere con te questi momenti di fede e di vita. È con tutti questi sentimenti che affollano la mia mente che vi penso in questi giorni di salvezza. Mi sento profondamente unito a voi e partecipe della stessa fede e della stessa speranza; nutrito dello stesso Pane di Vita e amato dallo stesso infinito amore di Dio. Unito a voi anche nel ringraziare per la Salvezza che l'amore di dio ci ha dato, con un vicendevole ricordo nelle preghiere. I miei "compagni di avventura" Francesco, Rita, Françoise e Fabrizio, si uniscono a me in questi auguri Pasquali: il Signore Risorto porti a tutti voi, alle vostre famiglie, alle vostre comunità religiose e parrocchiali, tanta serenità e pace, quella serenità e pace cha ci dà la consapevolezza di sapere che Dio ci ama. Una varo e forte abbraccio: P. Alberto, Francesco, Rita, Françoise e Fabrizio.
17 marzo lunedì santo.
Ciao a tutti, sono appena tornato da una bellissima esperienza e non riesco a trattenere tutto per me. Tutto è cominciato ieri, domenica delle palme: vi ho scritto che ve ne avrei parlato. Dopo la celebrazione delle palme, della quale vi ho parlato, al pomeriggio sono andato a Centro Poliformativo per un incontro con i Missionari (lo devo scrivere in maiuscolo perché proprio se lo meritano!) mentre Francesco e Fabrizio sono rimasti a casa a fare un lavoro che poi vi spiegheremo e vi mostreremo, mi avrebbero raggiunto più tardi.
Dunque Centro Poliformativo. Cosa è? È una struttura bella e grande con un refettorio, cucina, quattro dormitori e una grande sala riunioni ottagonale: il tutto in puro stile missionario, senza sprechi, essenziale e povero. Qui si fanno tanti incontri di formazione, come appunto dice il nome: formazione religiosa, sociale, medica, lavorativa ecc... Durante la settimana santa la nostra parrocchia di Dolores invita una cinquantina di missionari che, a due a due, come dice il vangelo, vanno ad abitare nelle aldee, condividendo un tutto la povera vita degli abitanti e portando loro una testimonianza di vita cristiana, la consolazione di una visita nelle famiglie, la celebrazione della Parola e incontri a tutti i livelli: bambini, giovani, adulti, famiglie.
Arrivato al Centro Poliformativo, trovo tante persone che formano un grande cerchio e sento che ognuno presenta il proprio vicino a tutti gli altri, dopo aver avuto notizie dal vicino da presentare. Mi aspettavo di trovare sacerdoti e suore e invece ho trovato solo due sacerdoti e una decina di suore. Tutti gli altri sono giovani, ragazzi e ragazze, che sono venuti qui, lasciando le loro case, gli amici e quant'altro per portare Gesù Cristo. Vengono da tante parti, anche lontanissime, del Guatemala, generalmente dalla Città, e da tanti paesi dell'America latina: Perù, Ecuador, Messico, Colombia, e una perfino dal Giappone; sicuramente non ho enumerato tutti i paese presenti: lacuna che colmerò se mi sarà possibile. Vi ho detto che tutti questi giovani (sono giovani tutti, anche i sacerdoti e le suore) sono qui perché l'amore di Gesù gli brucia dentro. Ho parlato con loro e li ho trovati pieni d'entusiasmo e di vitalità; pronti allo scherzo e alle battute di spirito. Ho tenuto loro una riflessione - come vi ho già accennato - e sentendomi parlare dell'urgenza di una risposta concreta alla chiamata universale alla testimonianza e alla missione, alcuni si sono commossi: hanno avuto pietà del mio spagnolo molto povero e sono andati direttamente al messaggio.
Mi sono commosso anch'io al vederli così. Ho iniziato dicendo che mi sono messo ascrivere appena tornato da una esperienza che mi ha coinvolto nel profondo. Questo pomeriggio sono andato all'aldea Nueva Libertad dove Ottavio mi ha lasciato e lui ha continuato con Francesco e Fabrizio per l'aldea di San Lucas (penso che ve ne parleranno loro perché sono in coda ansiosi di scrivervi!). All'aldea Nueva libertad il mio compito era confessare e celebrare l'Eucaristia: è la Messa di Pasqua perché non avranno altre Messe né prima né per la Pasqua. Ho subito trovato Luis, 17 anni, che viene dalla Capitale e suor Maria che viene dall'Ecuador: sono i Missionari di questa aldea.
Avevo portato una bottiglia di acqua ghiacciata, che nel viaggio si è sciolta restando freschissima: l'ho divisa tra i due e l'hanno gradita moltissimo: sono felice di questo. Qui ho imparato un nuovo verbo: ho chiesto a Luis che cosa facesse lì all'aldea e mi ha risposto "voy misionando". Bellissimo! La suora dorme in un locale adiacente la chiesa su un letto di corde con sopra una coperta (ma so che data a "locale" il senso che gli diamo noi: non è proprio così e dovrete scatenare la fantasia!) Luis dorme sulle panche della chiesa (e anche qui "panche" e "chiesa" richiedono l'intervento della vostra fantasia!). Ho confessato per un'ora e mezzo e poi ho celebrato la Messa. La chiesa era immersa nel buio: solo due candele sull'altare e una per il Santissimo; per leggere il messale ho dovuto usare la pila. Ho fatto l'omelia e mi è sembrato che tutto sommato la mia conoscenza dell'idioma sia risultata sufficiente: credo che lo Spirito santo abbia il suo daffare con me in questi giorni! Subito dopo l'omelia si è accesa una bella luce: il villaggio ha un generatore di corrente che accendono dalle 19 alle 21. Tutti cantavano: credo che al conservatorio avrebbero qualcosa da dire ma si sentiva che il cuore faceva parte della musica e delle parole. È stato bellissimo. Sono quelle cose che rivalutano l'essere sacerdote. Capisco perché Ottavio e Giorgio sono tanto attaccati a questa vita missionaria!
Ci giungono i vostri auguri di Pasqua e vi ringraziamo contraccambiando ma soprattutto raccontandovi una Pasqua dal vivo: quella Pasqua dove il passaggio e veramente la risurrezione. Questi nostri invii in questa settimana santa sono gli auguri per tutti voi: sognate, e ancora sognate e sappiate che non è vero che tutti i sogni svaniscono all'alba... Un carissimo abbraccio p. Alberto
Dolores 18 marzo - martedì santo
Hola soy siempre Francisco... È arrivato il mio turno per raccontarvi le ultime dal fronte. Si!! Mi pare proprio che definire "fronte", il posto dove mi trovo in compagnia di P. Alberto e Fabrizio, rende bene l'idea. Qui nella casa, nonostante la partenza di Mario, i lavori continuano e devo dire che procedono alquanto spediti vista anche la grande collaborazione con il giovane Fabrizio. Ha l'età di mio figlio Carlo ed è un giovane molto in gamba e, vista anche la grande disponibilità, non ci vuole molto per apprezzarlo se non altro perché ha fatto il paracadutista come me (si vede che sono un poco di parte??). Questa ultima settimana, quella che precede la S. Pasqua, è decisamente intensa e vi assicuro che tempi morti se ne hanno veramente pochi. Si lavora alacremente, all'interno del cortile della casa che ci ospita, per portare a termine un lavoro di costruzione di panchine, iniziato da Mario, e che sicuramente, verrà ultimato da noi entro la data che ci rivedrà pronti per tornare a casa nostra.
Vorrei, se non rubo troppo tempo alla vostra attenzione, parlarvi anche delle emozioni che si provano quando si cammina per strada, nel centro di Dolores, oppure in una delle tante e diverse Aldee che si vanno a visitare, insieme alle sempre pronte Suor Lucia e Suor Dolores, e a P. Ottavio. A destra e a sinistra, in ogni dove, si incontrano tante persone, grandi e piccoli, ragazzi e ragazze, tutti con viso fiero e deciso, i bambini con occhi grandissimi, tutti ti salutano e tutti hanno un sorriso per te. Li osservi, rispondi al loro saluto sorridendo, e non puoi esimerti dal considerare quanto quei saluti, quegli sguardi e quei sorrisi incidano sul tuo spirito. Guardi le loro case, vedi che le pareti sono fatte con assi di legno, i tetti fatti con le palme intrecciate, non esiste un pavimento almeno per come siamo abituati a vedere nelle nostre case, non un elettrodomestico, anche perché l'energia elettrica nelle Aldee non esiste, vedi al loro interno quante poche cose siano presenti, osservi i giacigli che fungono da lettino, vedi il gran disordine che c'è dentro, vedi un manufatto di argilla e, quello è, il posto dove si cucina... ti si stringe il cuore e pensi nel contempo al mondo dorato in cui viviamo noi. Ti chiedi come quelle persone riescano a vivere in simili situazioni, come i bambini, correndo e rincorrendosi in un gioco senza fine, siano felici con così poco.
Vi assicuro che certe cose sono da vedere. Invito pertanto, chiunque, almeno una volta nella propria vita a fare un'esperienza del genere anche perché, forse a parole, con i nostri scritti non riusciamo a rendere bene ciò che si prova e si sente nel vedere queste cose. Mi rivolgo in particolare agli scettici che conosco e mi conoscono, a coloro che non credono che in questa parte di mondo, un operaio, quando trova un lavoro, mantiene una famiglia con 400 quetzales al mese (40 dei nostri euro). A tutti coloro che non capiscono quali e quante possano essere le motivazioni che, almeno una volta nella vita, portano delle persone come noi a proporsi per portare, con il loro impegno, un sorriso ad un bambino a cui regali una caramella o una parola di condivisione ad un Campesino o una carezza al figliolo tenuto in braccio da una madre giovanissima che forse avrebbe ancora avuto il piacere di giocare con i propri coetanei... È un continuo rincorrersi e avvicendarsi di immagini simili ma, tra loro sempre diverse, ogni volta, mostrano angoli inediti di una stessa situazione e tu, li, che non puoi fare quanto in effetti vorresti fare per risolvere mille problemi... Qualcuno potrebbe dire che ciò che facciamo lo facciamo per nostra gratificazione personale. A loro rispondo che: si, è così, avete ragione, lo facciamo per noi, anzi ognuno di noi penso lo faccia per sé, per somma nostra gratificazione morale ma, facendolo, in quel momento, significa che Noi, il problema, ce lo siamo posto. E Voi?... L'altro giorno siamo stati all'aldea di San Lucas, P. Ottavio ha celebrato la S. Messa, erano le sei di sera; nella Chiesa, con le pareti fatte con delle assi di legno, il pavimento in terra battuta, per altare un tavolino, arredi sacri quasi zero, ad eccezione di una piccola statua rappresentante un Cristo. Il buio è arrivato tutto in un colpo, le uniche due candele accese non erano sufficienti per consentire una lettura corretta del Messale, le persone all'interno della Chiesa non si vedevano più, allora mi sono avvicinato, e con una torcia ho cercato di fare luce a P. Ottavio che è riuscito così a portare a termine la S. Messa.
Nella stessa Aldea, fuori della chiesa, mi si è avvicinato un ragazzo per chiedermi come stavo; lo avevo conosciuto lo scorso anno in occasione della benedizione, a cura del Vescovo del Pétén Oscar Julio, del logo dell'Associazione Nazionale Alpini, messo a ricordo della nostra collaborazione nella Casa di accoglienza. Quel ragazzo si chiama Alfredo ed è quello a cui lo scorso anno avevo regalato un paio di scarpe nuove comprate in un negozio di Dolores. In quel momento, rivivendo la scena, vi assicuro che la cosa mi ha fatto un immenso piacere soprattutto perché, quel ragazzo, a distanza di un anno, si era ricordato di me. Mi ha voluto presentare i suoi genitori e i suoi fratelli. Ho provato allora a dire, nel mio stentatissimo spagnolo, che avevo conosciuto il loro figlio lo scorso anno e lì ho capito che erano già a conoscenza di me e di quello che avevo fatto. Per loro, in quel momento, era il modo per ringraziarmi per essermi interessato al loro ragazzo. Da P. Giorgio ho poi saputo che Alfredo è totalmente a carico della scuola visto che i suoi genitori sono impossibilitati al suo mantenimento. Anche questa è gratificazione dello spirito.
16 Marzo, Domenica delle Palme, qui dicono "Domingo de ramos", anche in questa occasione, ho avuto la possibilità di sentirmi molto gratificato nel vedere quanta gente ha partecipato alla cerimonia e quanta gente ha affollato la Chiesa, era piena all'inverosimile, riattata per l'occasione perché in restauro. Nel corso della cerimonia 55 Missionari, ragazzi, ragazze, Religiosi e Suore, arrivati da ogni parte del mondo, hanno raccontato a tutti le motivazioni che, li avevano portati a Dolores, per stare a contatto diretto della gente del posto, e condividere con loro, nel loro ambiente, momenti di vita comune. Vi assicuro che erano tutti molto motivati e si vedeva. Anche loro, al pari mio, hanno cercato in questo modo gratificazioni personali, anche loro, hanno sentito il bisogno di mettersi al servizio di persone meno fortunate.
Tutti i giorni, in questa settimana, andando alle Aldee con P. Ottavio e P. Alberto, incontriamo questi giovani Missionari che, fieri della loro esperienza, ci raccontano il loro vivere in quel contesto. Credetemi, era da tempo che avevo bisogno di questo sfogo, avevo bisogno, sempre per gratificazione personale e, non per cercare condivisione alcuna, di manifestare in questo modo il mio pensiero. Io sto bene, molto bene, le persone che incontro, vedo che stanno molto bene con me e questo mi è fonte di grande soddisfazione personale. Ancora non conoscete l'ultimo avvenimento della giornata: ieri P. Ottavio, mentre tornava a casa dalla cerimonia della Missa Crismal, la benedizione degli Olii Santi, da parte del Nunzio Apostolico, alla presenza di tutti i Sacerdoti del Pétén, ha avuto un incidente. Ha preso in pieno, nella parte posteriore, una macchina, guidata da una ragazza giovanissima e in compagnia di altre tre, che nel fare una inversione a u ha invaso la corsia, rendendo quindi inevitabile lo scontro, mentre sopraggiungeva P. Ottavio. Noi eravamo già in casa, è arrivato Gigi che ci ha informato dell'accaduto. Il buon Romeo, sempre disponibile, allora ci ha voluto accompagnare sul posto per recuperare sia la macchina sinistrata che P. Ottavio. Per fortuna, danni personali nessuno, la macchina, siamo riusciti a farla ripartire con una aggiustatina qui e una lì, siamo arrivati proprio all'inizio del bivio per Dolores dove si è fermata. Il programma della giornata non era terminato, siamo andati dalle Suore per farci prestare il loro mezzo e con quello siamo andati all'Aldea di Mopan tres... La continuazione, con le nuove notizie, i prossimi giorni. Vi saluto tutti, e auguro una Felice e Buona Pasqua a tutti quanti, a mia Madre, alla mia Famiglia, ai miei Alpini, ai miei Amici a tutti coloro che mi vogliono bene, mi conoscono, e a tutti quelli che non conosco e mi leggono da queste pagine. La prossima volta, vi prometto che sarò meno pesante e più frivolo nei miei racconti. Credetemi, così come detto all'inizio, ogni tanto, si ha il bisogno di raccontarsi in maniera più reale manifestando anche i propri pensieri... Spero di non avervi tediato troppo con le mie elucubrazioni mentali... Un abbraccio e un invito a tutti affinché ci facciate sentire le vostre considerazioni in merito a questa esperienza. Hasta luego e Felices Pasquas a todos... Francisco.
Lunedì 17 marzo 2008 ore 21 e 50
Ciao a tutti, sono Fabrizio e per la seconda volta mi ritrovo a raccontarvi un'altra giornata guatemalteca vista con i miei occhi.
La mattinata è iniziata presto, come tutti i giorni, colazione e subito a lavoro con il "capitano" Franco mentre Padre Alberto è andato a scuola da padre Giorgio. Il mio pensiero però è tutto rivolto al pomeriggio quando insieme a Padre Ottavio avrò la possibilità di visitare un'aldea (villaggio), precisamente quella di San Lucas. Durante il lavoro mattutino mi rendo conto che ogni persona, uomo donna o bambino che passa davanti alla casa saluta con cortesia. Billy (il mio cane/scheletro guatemalteco) intanto mi segue in ogni mio passo in attesa del solito pasto che non tarderà a ricevere.
Alle ore undici e trenta prendo un rotativo (una specie di ape rosso Ferrari a tre ruote che funge da taxi) e vado a trovare Padre Alberto alla scuola. Resto molto colpito dalla funzionalità dell'edificio, campo da calcetto, basket, biblioteca, sala riunioni, sala multimediale e tanto altro, tutto a favore di ragazzi che grazie a questa scuola potranno crearsi un futuro migliore per loro e le loro famiglie.
Pranzo a base di pollo in umido fatto dal solito Franco (ho collaborato anche io affettando carote e cipolle) poi alle tre e mezzo, puntuale arriva padre Ottavio con il suo bellissimo fuoristrada (dico bellissimo perché è come piace a me, rozzo, spartano e tutto sporco di fango: è un carro misi onero, pure lui). La strada per le aldee è tortuosa e dissestata, e nel tragitto posso notare la bellezza di queste foreste. Il verde della vegetazione si perde tra le colline rotonde ed è spezzato solo dall'azzurro del cielo limpidissimo. Ogni tanto incrociamo qualche contadino o qualche pastorello e tutti salutano padre Ottavio con grande affetto. Arriviamo alla prima aldea dove lasciamo padre Alberto per celebrare la messa mentre noi (io e Franco) proseguiamo verso san Lucas con padre Ottavio. Arriviamo, e subito i bambini corrono a salutare il padre. A dire la verità le aldee già le conoscevo dalle foto delle passate missioni, ma vederle di persona è tutta un'altra cosa, i colori sono più nitidi, gli odori più forti, le persone molto accoglienti. Dopo qualche minuto di studio (nei miei confronti), spezzo il silenzio con i bambini chiedendo loro chi fosse il più forte .. tutti si mettono a ridere timidamente, tutti tranne uno .. "tu sei il più forte .. tieni " e gli regalo una caramella. "yo soy mas fuerte" urla subito uno, "no soy yo" urla un altro. Bene, caramelle per tutti .. siamo ufficialmente amici. Un signore mi si avvicina e iniziamo a parlare. Avrà cinquant'anni, la pelle resa scura e rugosa dal sole cocente, le mani vissute, usurate da un lavoro che non conosce sosta, il sorriso senza denti ma così sincero da renderlo bellissimo. Mi invita fiero a casa sua (una capannina fatiscente fatta di tronchi e palme) dove conosco su esposa (la moglie) e i suoi tre figli. Parliamo. Mi ringrazia per essere venuto nel loro villaggio e io ringrazio lui per avermi accolto con tanta premura. Parliamo un pò della vita in aldea e mi conferma la durezza del lavoro, i sacrifici per far studiare i figli, non tutti, solo due purtroppo, tutti e tre non se lo può permettere. Arriva poi l'ora della messa e prima di andare gli chiedo se vuole una foto di famiglia che gli farò avere tramite padre Ottavio e lui mi stupisce ancora dicendomi che vuole che in quella foto ci sia anche io. Alla messa di padre Ottavio partecipa tutta la comunità. È pieno di bambini, incuriositi quelli che ancora non mi sono amici .. ma tra poco lo diventeranno. Piano pianino il sole si spegne e la chiesetta è illuminata solo da due candele, la messa continua e l'atmosfera è davvero particolare. I più anziani, perlopiù le donne indossano vestiti colorati tipici della cultura maya, tutta la comunità nutre un profondo rispetto per gli anziani, si vede da come gli parlano, da come li accompagnano alle panche della chiesa, da come li accudiscono. In una parola: Rispetto, una parola da noi forse già dimenticata.
Termina la messa e padre Ottavio ci presenta alla comunità e ci chiede se volgiamo dire qualcosa. L'unica cosa che mi viene da dire è grazie, grazie per il vostro coraggio, grazie per la vostra forza di volontà, per la luce che brilla nei vostri occhi nonostante tutte le vostre difficoltà. Non so se il con il mio pessimo spagnolo siano riusciti a capire, ma sono sicuro che hanno percepito. Il ritorno a Dolores è all'insegna del rally, uno perché padre Ottavio guida benissimo e velocissimo, due perché decido di viaggiare nel cassone della jeep insieme ai bambini che usualmente già lo fanno. Ogni tanto padre Ottavio si ferma per caricare qualcun altro, per dargli un passaggio. Ad un certo punto ho contato 14 persone nel cassone. Tutti che ridevamo come pazzi saltando sui fossi ... tutti contenti ... tutti amici, con cosi poco. Che esperienza. Ora vi saluto, sperando di avervi per un pò reso partecipi delle emozioni che ho provato io e che vi auguro di provare, almeno una volta nella vita. Un abbraccio ad Alberta, Rosa, Francy, Laura, Cristina, Carla, Rita, Mara e a tutti vi che leggete. A presto. Fabrisio!