Settimo invio: 21 marzo 2008
Missioni

Ciao a tutti, sono Fabrizio e vi scriverò anche oggi due righe sulla mia esperienza in Guatemala. Oh noo! Tra sette giorni me ne devo andare! Cavolo se solo ci penso già mi viene la nostalgia. Questo posto è davvero incredibile. Nonostante tutte le sue contraddizioni è riuscito ad entrare nel profondo dei miei sentimenti e credo ci rimarrà un bel pò. Da un lato questo è un mondo fatto di calore umano così genuino e pulito che da noi raramente si trova; è un mondo fatto di semplici gesti, di sorrisi ricevuti da chiunque incroci lungo la strada con un susseguirsi di saluti gentili. Dall'altra parte della medaglia però si ha la consapevolezza di un mondo duro, a tratti molto violento, corrotto da un sistema che come al solito vuole al potere una piccola casta che si arricchisce sempre di più e il resto della gente che diventa ogni giorno più povera. Chissà se un giorno ci sarà la giustizia per tutti .. me lo chiedo e me lo auguro. Vabbè oggi ho iniziato con un pò di rabbia questo mio diario, vediamo di renderlo un pò più dolce! Ho avuto modo di conoscere tante persone qui a Dolores, in primis padre Ottavio e padre Giorgio, due persone davvero eccezionali. Sono così diversi di carattere tra loro ma così straordinariamente affiatati e mossi dalla stessa identica fede e idea di aiutare queste persone senza risparmiarsi, senza prendersi un attimo di tempo per loro, e soprattutto ... senza paura! Provo un grande rispetto per loro, e ringrazio il cielo per avermi dato la possibilità di averli conosciuti e vissuti così da vicino. Ho conosciuto anche Gigi, fratello di padre Ottavio, anche lui trasferitosi qua a Dolores per scelta di vita, e vi confesso che ogni volta che lo incontro gli faccio un mare di domande curiose su questa scelta che mi affascina molto. Pensate, lasciare tutto, mollare tutto ciò che si ha di sicuro in Italia come la casa, le comodità, il centro commerciale sotto il palazzo per venire qui in un posto lontano e diverso per iniziare qualcosa di nuovo, qualcosa di grande! Personalmente il vincolo più grande che ho sarebbero i miei affetti, la mia famiglia, ma per il resto farei volentieri a meno della tv, del centro commerciale sotto casa e della mondanità della nostra società. Ho conosciuto qui diversi ragazzi missionari, che si sono preparati per stare tutta la settimana santa nelle aldee, anche loro mossi dalla stessa fede in Dio che li rende così forti, così motivati. Anche per loro provo molta stima, ammiro il loro coraggio e il loro spirito. Ho conosciuto Alfredo, un ragazzo di 20 anni che studia da padre Giorgio e lo accompagna spesso nelle sue facende in questo periodo. Siamo diventati amici, io gli parlo in spagnolo (pessimo tra l'altro) e lui in italiano (come il mio spagnolo!), la prima domanda che mi ha fatto appena entrati in confidenza è stata "hai visto che belle le ragazze Guatemalteche?" .... ... ... attimo di silenzio in cui ho focalizzato l'immagine dei machete (sono i lunghi coltelli che si portano appresso per lavorare) del 99% della popolazione maschile e la risposta è stata "perché, ci sono ragazze in Guatemala?". No dài a parte gli scherzi è un ragazzo pieno di risorse, vive in un aldea un pò distante da Dolores ed ho avuto modo di conoscere anche la sua famiglia. In lui si legge la voglia di crescere, crescere al di fuori della povertà e situazione difficile in cui sino ad oggi si è trovato, in lui si legge tutto il peso del silenzio creato dal governo e dalle grandi potenze per non far emergere come dovrebbero i problemi del Guatemala. Ma in lui si legge anche la speranza, l'impegno nello studio e la consapevolezza che grazie ad esso potrà forse cambiare qualcosa nel suo destino, si legge la sua forza di volontà. Non poteva che diventare un mio amico dunque.

Oggi 23 marzo si festeggia la santa Pasqua, e a pranzo siamo stati tutti insieme tranne padre Ottavio come al solito aveva qualche impegno importante da qualche parte. È stata una bella giornata, eravamo una famiglia. La piccola grande Rita e il capitano Franco hanno preparato gli spaghetti al sugo e basilico e il pollo con le patate, che buono! Uno spezzone di Italia culinaria a Dolores, diciamo. Stare qui in Guatemala a stretto contatto con la sua realtà, prendere coscienza che anche se non sono riuscito ovviamente a risolvere i problemi di queste persone so di avergli dato una mano, so di avergli dato amore e so di averne ricevuto altrettanto, forse anche di più. So per certo quindi che queste persone sono in grado di rendere me una persona migliore, quindi io cercherò di fare per loro ancora di più di quanto abbia fatto fino ad ora. Voglio raccontarvi un piccolo aneddoto di oggi, piccolo piccolo ma per me molto importante. Avevo un bruttissimo rancore per una persona. Da forse un anno non gli rivolgevo più una parola. Oggi ho chiamato quella persona per farle gli auguri di buona pasqua. Oggi non provavo più rancore. Oggi ho perdonato qualcuno che dicevo di non perdonare mai. Grazie piccoli contadini dalle mani segnate, grazie piccole nonnine dai vestiti colorati, grazie bambini dagli occhi grandi e dai sorrisi veloci e timidi. Spero di poter cambiare qualcosa ... anche se piccolissima ... anche se solo per un giorno! Un saluto e un abbraccio a tutti voi che leggete e che ci sostenete con i pensieri e le preghiere da lontano. Fabrizio

Venerdì 21marzo ora locale 19,30
Hola soy Francisco. Eccomi di nuovo a voi con nuove notizie "bagnate". Dico così perché, questi ultimi due giorni, il tempo sembra essersi sconvolto, siamo passati da un caldo torrido ad un tempo decisamente fresco. Pensate che, avere indosso una felpa, fa proprio piacere. Dal cielo viene giù acqua in continuazione e con una intensità inaudita per le nostre conoscenze pluviali. Le strade sono diventate delle piste, su cui passare a piedi è impossibile, pena restare intrappolati in un fango assurdo. P. Ottavio, con il suo fido pik-up, quando si va per Aldee, ha il suo bel da fare per riuscire a mantenere la macchina sulla diritta via... Uscire fuori strada è un attimo ed è quanto di più semplice possa capitare.

Qui intanto, i lavori di "panchinamento", con la collaborazione di Fabrizio e gli insegnamenti avuti da Mario stanno procedendo alacremente; a oggi, ci manca solo una spalliera e poi, non rimane altro che il fissaggio definitivo con successiva finale imbiancatura. Farò delle foto in maniera tale da documentare la nuova situazione.
Veniamo ora a aggiornarvi sullo sviluppo della Settimana Santa, si chiama così, perché è quella che precede la Pasqua. A partire da lunedì e ad eccezione di mercoledì il nostro tempo è trascorso, per la maggior parte, in giro per le varie Aldee: ogni volta, P. Ottavio, accompagnava per primo P. Alberto all'Aldea dove avrebbe dovuto celebrare la S. Messa poi, con me e con Fabrizio, si andava a quella dove lui, avrebbe celebrato la sua S. Messa. A partire da lunedì, siamo stati: a San Lucas (ve ne ho già parlato), quella dove ho conosciuto i genitori di Alfredo; martedì mattina a Libertad per la Messa Crismale e il pomeriggio a Mopán Tres. Dovete sapere che di Aldee che si chiamano Mopán ce ne sono appunto tre e prendono questo nome perché insistono lungo le sponde del fiume Mopán che attraversa pure il Belize. Mercoledì, è stato interamente dedicato a lavori nella casa e alla realizzazione delle panchine. Giovedì, così anche per recuperare il tempo "perso" in casa, abbiamo fatto en plein perché siamo stati addirittura in sei Aldee diverse. Nelle prime tre: Limones, Xaan, Yaltutu, abbiamo accompagnato come sempre P. Alberto, noi siamo stati invece a: Sucultè, El Pedregal e a El Sos. Giovedì, inoltre, la liturgia prevede che il Celebrante proceda al lavaggio dei piedi... Devo essere sincero, personalmente, non sarei mai riuscito a fare quanto P. Ottavio in quel frangente ha fatto.

In ogni Aldea, sembrava che le persone non aspettassero altre che partecipare al lavaggio dei piedi; ogni volta sembrava una gara e in genere, mai meno di dodici, quelli che, in ogni Aldea, si proponevano per l'operazione "lavaggio". Io stesso ho visto in quali condizioni erano certi piedi, sembrava che non avessero mai visto acqua in vita loro... mi sono chiesto: se mai fosse possibile che le persone, sapendo di una cosa del genere, non avessero provveduto anzi tempo almeno a darsi una lavata preventiva? In ogni Chiesa, rigidamente costituita con assi di legno, erano presenti i suonatori, in genere tre o quattro, che accompagnavano con le chitarre i canti religiosi. Ogni Chiesa visitata, era estremamente povera nel suo insieme, arredi sacri nessuno, tranne quelle più "ricche" che, in alcuni casi, potevano esibire una statua rappresentante a volte un Gesù Cristo, a volte la Madonna. Sono pertanto grato al fato, per aver avuto anche quest'anno, la possibilità di vedere quali cerimonie vengono fatte in questa settimana. Qui tutto si realizza con pochissime cose; non è come da noi che ogni volta, in occasione di queste ricorrenze, ci sono grandissimi preparativi, non tanto per ciò che rappresenta l'evento, ma solo per dare sfoggio di magnificenza in tutti i sensi e per vedere tavole imbandite all'inverosimile. Da noi, in Italia, tutto è improntato solo ed esclusivamente in funzione di eventi commerciali. Le vetrine dei nostri negozi, arredate in maniera ricercata, qui a Dolores, i negozi, che si chiamano "Tiendas", continuano ad esporre le loro povere cose come sempre, come tutti i giorni; non esiste un giorno migliore di un altro. Nelle Aldee, non ci sono neppure negozi o Tiendas ma, se va bene, al massimo c'è una piccola rivendita di cose essenziali alla vita di tutti i giorni e che, funge anche come punto di ritrovo per le persone.

Non ci si può esimere dal vedere la povertà, la semplicità, e nello stesso tempo, la gioia che queste persone hanno quando vedono presso la loro Comunità P. Ottavio. Bambini che sbucano da ogni parte, che ti guardano, ti scrutano e, anche se non ti chiedono nulla, capisci che da te si aspettano dei gesti che possono anche essere una semplice carezza, le donne della comunità mettono il vestito migliore che hanno, da noi, nel nostro bel mondo ricco di ogni cosa, non si sarebbero usati neppure come stracci. Gli uomini, con il loro cappello in testa, gli stivali e delle cinture adornate da fibbie enormi, arrivano per partecipare alla cerimonia. Sembra che tutti non aspettino altro, ogni volta è motivo di incontro e di scambi verbali. In ogni luogo dove siamo stati P. Ottavio, nel presentarci ai convenuti al termine della cerimonia religiosa, ogni volta, ha avuto bellissime parole. Tutte le volte abbiamo ricevuto l'invito per dire un qualche cosa che riguardasse i motivi della nostra presenza in quei posti. L'impresa si dimostrava sempre molto ardua, visto il nostro spagnolo molto raffazzonato, ma alla fine, tra un "ehm, ah, oh, siento etc. etc."si vedeva che i presenti, sembrava capissero cosa noi volessimo dire e apprezzavano almeno le buone intenzioni... Al rientro, tutte le sere, il fisico veniva messo a dura prova, la stanchezza la faceva da padrona, si cercava di ricomporre le giunture a seguito di interminabili sobbalzi per i sentieri pieni di buchi e di fango a causa dell'interminabile pioggia. Si trattava comunque di una stanchezza "sana", si accettava di buon grado, perché le emozioni e le sensazioni provate nel corso della giornata, stando a contatto diretto con quelle realtà, erano sufficienti per sentirsi pienamente ripagati da ogni sacrificio sostenuto.

Dopo che a El Pedregal, la cerimonia è terminata, compresa quella del lavaggio dei piedi, siamo andati a recuperare P. Alberto che si trovava a Limones. In quel frangente abbiamo anche saputo che le Aldee, prendevano il nome dalla caratteristica peculiare del posto. Limones, ad esempio, si chiamava così perché, tutto intorno, erano presenti moltissime piante di limoni. El Pedegral (pietra, in italiano), prende il nome dal fatto che, tutto intorno, l'ambiente è estremamente pietroso. Quando siamo arrivati a Limones di P. Alberto neppure l'ombra. Era stato già invitato a pranzo da una famiglia di quella comunità. Solo dopo circa dieci minuti che eravamo lì ad aspettare, qualcuno del posto vedendoci fermi, si è offerto di accompagnarci in macchina per andare a chiamare P. Alberto. Il netto rifiuto, da parte di Ottavio, di passare con la macchina, in un punto particolarmente fangoso, pena il rischio di non riuscire più a venir fuori, ha convinto il nostro interlocutore ad andare da solo. Dovevate vedere come affondava nel fango e la fatica che faceva per riuscire a passare. Dopo circa quindici minuti di attesa, in lontananza vediamo Alberto che, con sandali ai piedi cercava di attraversare la zona. Provate voi ad immaginare in quali condizioni è arrivato fino a noi. Per puro rispetto, non ci siamo coricati per terra dal ridere, allora, con fare indifferente, siamo risaliti tutti in macchina e siamo andati ad accompagnare Alberto a Xaan e noi a Sucultè. In quell'Aldea, dopo la cerimonia, una signora, ha offerto il pranzo a noi e ai due Missionari che, da domenica scorsa, vivevano all'interno della Comunità.

Il pranzo era ottimo: a base di brodo di pollo, con relativa carne, patate e un'infinità di tortillas avvolte in panni per mantenere il calore quanto più possibile. Questa volta mi sono imposto di riuscire a mangiare quanto ci veniva proposto... ho assaggiato per primo un pezzo di patata e... beh, nonostante tutte le mie migliori intenzioni, non sono riuscito a mangiare nulla. Per contro P. Ottavio e Fabrizio, hanno fatto onore alla tavola. Fabrizio si è mangiato anche la mia porzione. Dimenticavo che, prima di andare a Sucultè, al rientro dall'Aldea di El Pedregal, sulla strada del rientro, abbiamo incontrato il nostro primo serpente da che siamo qui sul posto. Era un bel serpente dalla livrea gialla, lungo quasi due metri e grosso quanto il pugno di una mano. Mi sono informato per sapere da P. Ottavio se l'esemplare fosse velenoso, mi ha risposto che neppure lui ne aveva mai visto uno simile... abbiamo tirato avanti senza aver potuto risolvere il nostro dubbio. Peccato, avrei voluto almeno fotografarlo, ma si vede che andava di fretta e forse, poco avvezzo e disponibile alle nostre richieste, e per evitare che venisse schiacciato con le ruote della macchina, si è prontamente dileguato nella fitta vegetazione ai bordi della strada. Tra un sobbalzo e l'altro siamo arrivati all'Aldea di El Sos, una strada terribile, con un rischio concreto di non riuscire a passare e arrivare così a destinazione. Lì la chiesa era forse quella messa peggio rispetto a tutte le altre finora viste. Era piccolissima, il tetto in lamiera bucata in più parti, faceva si che l'acqua piovana penetrasse all'interno, rendendo particolarmente fastidiosa la goccia che a cadenza regolare ti cadeva in testa. C'erano molte persone e anche i movimenti all'interno risultavano difficili facendo fatica a stare dentro. Per altare un piccolo tavolo in legno, nessun addobbo e per tabernacolo una scatola... Anche in quella Chiesa P. Ottavio a dovuto lavare i piedi a circa dieci dodici persone tra i quali anche ad un Campesino che era vicino a me ed era arrivato con gli stivali particolarmente sporchi perché tutt'intorno un odore di stalla si era diffuso ovunque... ho avuto la possibilità di vedere anche i suoi piedi pronti per essere lavati... non so se erano più sporchi gli stivali o i suoi piedi. Povero P. Ottavio. Un abbraccio e un caro saluto a tutti, sentiamo che si avvicina il tempo di prepararci moralmente e materialmente al nostro rientro pertanto tutte le cose iniziano ad essere viste di nuovo sotto una luce diversa... Peccato. Francisco.

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