Dolores, domenica 14 marzo
Ciao a tutti soy Rita.
Come tutte le mattine – inclusa la domenica – i galli si svegliano presto (veramente non vanno mai a dormire) e con loro io, grande dormigliona di natura che in questo posto non riesce a stare a letto oltre le 6.00
La giornata di ieri, sabato 13, è stata per tutta la nostra piccola comunità piena di gioia e di buone notizie.
Di mattina ci siamo alzati presto perché con Romeo - che la sera prima era stato con sua moglie Nidia a cena a casa nostra - avevamo deciso di andare a Tikal, grande sito archeologico tuttora in fase di scavo (tanti degli edifici maya che costituiscono il sito devono ancora essere riportati alla luce). Alle 7.00 però arriva Gigi e ci avverte che davanti alla porta di casa è fermo il container. Che bello e che gioia!!! Ormai – visto che qui a Dolores il tempo trascorre senza molta fretta, poca gente porta l’orologio e la giornata segue le fasi del sole – non speravamo più che il problema si risolvesse così in fretta ed avevamo anche messo in conto che probabilmente avremmo dovuto tirare fuori altri soldini. Invece siamo stati fortunati, grazie forse anche all’intervento di Mons. Fiandri, il Vescovo.
Per prima cosa Francisco chiama P. Giorgio al telefono, ma il Padre non risponde: ha il cellulare di servizio staccato perché il sabato e la domenica approfitta della scuola chiusa per riposarsi un po’. Allora il mio “esposo” chiama Cino, il tassista del “rotativo” (apiscedda) per farsi accompagnare alla escuela e tirare giù dal letto il Padre, non prima però di aver avvertito Romeo che, visto il piacevole imprevisto, non potevamo andare a fare la gita, evitandogli così di venire a vuoto da noi.
Nel frattempo l’autista del container, un uomo piccolino che mi ha colpito per la velocità e la dimestichezza con la quale si arrampicava su quel camion grande grande, e sempre attaccato al telefonino, aspettava in cabina che arrivasse il Padre per farsi firmare i documenti e permetterci – finalmente – di aprire questo benedetto container.
Assieme a Francisco ed a P. Giorgio sono arrivati anche sei ragazzi della scuola e così dopo i preliminari burocratici abbiamo cercato di rompere il sigillo che chiudeva il container e che era di ferro. Le pinze che avevamo a disposizione se pur grosse non erano adatte alla bisogna e mancava un seghetto che ci avrebbe permesso di accedere al “tesoro”. Con un po’ di pazienza e molta lena Francisco è riuscito nell’intento e finalmente ecco spalancarsi le porte del container ed apparire le prime cose: giocattoli, biciclette, medicinali, macchine per cucire, macchine per scrivere, borsoni con attrezzatura sportiva, altalene, reti metalliche, scatoloni di materiale didattico, registratori, segreterie telefoniche, scatoloni di alimenti e tanto tanto vestiario.
I ragazzi hanno cominciato a scaricare il mezzo guidati da P. Giorgio e da Francisco che cercavano di frenare la loro euforia che piano piano scema (le prime scatole “sembravano “ leggere, dopo si sono accorti che il “gioco” durava parecchio e le scatole si facevano sempre più pesanti). Franca ed io, elenco dei pacchi alla mano - fornitoci da P. Alberto prima della nostra partenza - spuntavamo i numeri, sistemando gli scatoloni a seconda del contenuto: da una parte il vestiario, di lato i farmaci, ancora vicino il materiale per l’aldea di Calzada Mopan, di fronte i giocattoli, sotto la champa gli alimentari, sotto la tettoia biciclette, lavandini, ferramenta e così via. Abbiamo cercato di dare un certo ordine per evitare di dover frugare e non riuscire a raccapezzarci più in tutto quel ben di Dio. Alle 10.00 abbiamo finito di scaricare ed i ragazzi hanno adocchiato i giochi. Nonostante abbiano dai 17 ai 22 anni si sono fatti prendere dalle palline da tennis e uno, quello che la sera della festa ha fatto i giochi con il fuoco, si è messo a fare il giocoliere con tre palline. Gli altri lo hanno seguito.
A quell’ora del mattino però per la gioventù doveva esserci “famina” (i ragazzi della scuola si svegliano tutte le mattine alle 5 per provvedere alla organizzazione della giornata) ed allora P.Giorgio è andato in una tienda vicina ed ha comperato succo di frutta e la “sopa” un alimento liofilizzato contenuto in un bicchiere nel quale c’è una polverina liofilizzata (brodo ???), spaghetti di soia liofilizzati, verdurine (piselli, mais, carote) che si gonfiano a contatto con l’acqua. Per essere consumato è necessario riempire il bicchiere di acqua calda e…….voilà la sopa è pronta. Preciso che la confezione comprende anche la mini forchettina, il Kechup (si scrive così? io non lo so perché non lo uso e non lo compro) e il peperoncino. Abbiamo contribuito con una bottiglia di aranciata e due pacchi di crackers e biscotti: in breve tempo sparisce tutto. L’autista, che era andato via appena scaricato il camion, ritorna alla casa: è successo un guaio e ci chiede di aiutarlo. Riprendendo la strada del rientro ha involontariamente tranciato il cavo della luce di una casa vicina al campo sportivo e la padrona di casa lo ha aggredito a parole chiedendogli un “risarcimento danni” di 5.000 quetzales (poco meno di 500 euro, cifra ingente da queste parti).
P: Giorgio rintraccia al telefono Don (Signor) Otilio, il sagrestano factotum, che ha un figlio che si intende di queste cose e che, appurando il danno, può ridimensionare la cifra. L’autista è molto preoccupato, ammette la sua colpa ed è pronto a riparare, ma la cifra richiesta è veramente grossa.
Non li abbiamo più visti quindi presupponiamo che l’incidente abbia avuto un lieto fine.
Rimasta sola con Francisco e Franca (siamo riusciti a mandare a casa P. Giorgio e company a bordo di tre rotativi) abbiamo aperto qualche scatola destinata alla casa e messo da parte quelle destinate proprio ai nostri Padri. Abbiamo terminato di sistemare ogni cosa ed abbiamo scattato delle fotografie da inviarVi con Romeo (noi non possiamo farlo, poiché quest’anno ci sono problemi con internet superiori a quelli dello scorso anno).
Dopo una veloce doccia (sono circa 5 giorni che non ci danno l’acqua) abbiamo ricevuto la visita di Gigi – per gli anticipi della serie A – ma soprattutto la graditissima telefonata di P. Ottavio con la quale venivamo informati che anche gli accertamenti sui polmoni hanno dato esito negativo. Che felicità, finalmente riusciamo a tirare un sospiro di sollievo anche se il Padre dovrà seguire una cura, un po’ di dieta perché ha il colesterolo un po’ altino, tenere sotto controllo quei dolori al petto di cui non si conosce l’origine, farsi ricontrollare tra due settimane sia dal cardiologo che dal pneumologo. Ci sembra che il più sia stato fatto e assicuriamo P. Ottavio che per i prossimi due mesi lo seguiremo nell’alimentazione (non facendosi però condizionare troppo) e nelle sue attività così da sentirsi rassicurato e supportato. Il Padre inoltre ci informa che sarebbe rientrato domenica dalla capitale e così ci sareemo potuti vedere.
La nostra gioia è grande soprattutto perché, nonostante non sia perfettamente in forma, dalla voce ci sembra più tonico e sicuramente le nostre parole lo rassicurano. Il fatto poi di sapere che in tanti gli siamo stati vicini gli ha fatto sicuramente bene.
Oggi dopo la S. Messa andremo a trovare Doña Alba, la madre di Titi, a Poptùn. Romeo si è offerto di accompagnarci e ci verrà a prendere verso le 11.30.
Riprendo al nostro rientro da Poptùn. Anche nella Messa di oggi ci sono stati due Battesimi ed abbiamo incontrato il Maestro di marimba al quale Chepe l’anno scorso aveva scattato una foto con la sua famiglia. È rimasto molto contento e ringrazia il nostro amico dell’inaspettato regalo.
Prima di uscire dalla chiesa un incaricato avverte il “pueblo” che è necessario portare all’interno del recinto le pietre scaricate che si trovano all’esterno e che serviranno per l’ampliamento della sacrestia. Approfitta della presenza di tante persone perché non è giusto che lavorino sempre gli stessi…..Tutti, grandi, piccoli, giovani e anziani a seconda delle loro possibilità, raccolgono una pietra (alcune sono veramente grandi e pesanti) facendo a gara a chi la porta più pesante, sempre con il sorriso sulle labbra.
All’ora stabilita troviamo Romeo ad aspettarci e partiamo per Poptùn, dove arriviamo dopo circa mezz’ora. Alla casa non c’è nessuno ed allora ci rechiamo alla loro tienda dove troviamo Doña Alba e le sue figlie, Cance (Maria Jose) e Lupita (Maria de Guadalupe) che stanno chiudendo l’attività.
Romeo non si ferma a pranzo con noi, deve tornare a casa a far compagnia ai figli perché Nidia è di turno all’ospedale.
A casa ci aspetta un bel pranzetto (lomito/filetto, patate bollite ripassate sulla brace, fagioli neri, riso e dolce). Prima di mangiare hacemos (facciamo) le foto di rito e la padrona di casa recita la preghiera: veniamo ringraziati per la visita, ma soprattutto per tutto quello che in Italia facciamo per la figlia Titi (Maria de los Angeles) e ci chiede di estendere le sue parole a tutte le persone che si sono date e si danno da fare per lei. Molto commossa chiede notizie della figlia, se sta studiando, non ci chiede se ha nostalgia della famiglia forse perché lei ne ha molta della figlia, ma cerca di nasconderlo. Anzi vorrebbe che Titi si impegnasse molto nello studio così da poter tornare presto a casa e ci chiede di sostenerla e di spronarla; conosce il carattere della ragazza e sa che per questo è molto importante esortarla. È molto contenta dei regalini che le ha mandato la figlia, tra i quali il calendario 2010 con le sue foto assieme alla mamma. Apprendiamo anche che Cance si sposerà in ottobre.
Dopo aver pranzato abbiamo fatto le foto tra i fiori nel loro folto giardino (perché a Titi piacciono i fiori e le possiamo portare un ricordino da casa) dove ci sono anche molti animali nelle gabbie: galline pulcini, oche, pappagalli ecc, ma ....sono finti, quelli veri razzolano a più non posso nel giardino, entrano in casa, covano in mezzo ai fiori nella più assoluta tranquillità e senza che nessuno li scacci.
Romeo e Nidia vengono a prenderci e dopo una breve puntatina alla “dispensa familiare” ci riportano a casa.
Domani, lunedì 15, dobbiamo andare con la quinta B della scuola di P. Giorgio ad una gita a “Ceibal” un sito archeologico e la partenza è prevista per le 4.00 (per arrivare dobbiamo fare due ore di pullman e 2 ore di “lancia” - una barca – sul fiume). È necessario andare a letto presto. Durante il viaggio di rientro Romeo ci propone di portare un pomeriggio Franca a vedere “las monjas” ridente località balneare sul fiume. Pensiamo sia meglio fare questa gita a fine settimana per evitare che Romeo abbia problemi con il suo lavoro ed anche perché il lunedì ed il venerdì mattina siamo impegnati nella scuola di P. Giorgio e gli altri giorni della settimana nelle aldee con P. Ottavio. Pertanto ci diamo appuntamento telefonico. Invece per andare a Tikal aspettiamo che arrivino gli altri amici dall’Italia per fare unica “cambarara”.
La sera sul tardi viene a trovarci P. Ottavio rientrato dalla capitale. Ci sembra molto meglio della domenica precedente e ci racconta puntigliosamente la sua permanenza a Guatemala City. Almeno scarica tensione e Francisco lo incoraggia a reagire con determinazione a questo stato di salute, originato – secondo lui ed anche secondo noi – da uno stato di grande stress sofferto dal nostro Padre a seguito dell’oneroso impegno di circa due anni per sostituire il Vescovo. Il Padre sembra un po’ più sereno.
Scusatemi, mi sono dilungata molto. Prossimamente Francisco vi racconterà altre cose. Franca, un po’ come Chepe l’anno passato, è restia alla scrittura, ma visto che si sta un po’ “ammollando” nel rispondere alle persone che le rivolgono la parola in spagnolo, Francisco ed io non disperiamo che magari tra non molto ci faccia una sorpresina….Comunque dovrebbe cominciare a cucire per finire l’orlo alle vesti portate dall’Italia per i Padri ed ha qualche lavoretto richiesto da P. Giorgio. Abbiamo condiviso questo diario ed assieme Ve lo inviamo. Vi saluta tutti tantissimo, specialmente la sua famiglia.
Vado a letto, è molto tardi e sono stanca. Domani è un altro giorno. Besitos a todos e hasta luego
Rita y Franca