Undicesimo invio
Missioni

Dolores 14 aprile 2010
Cari amici,
eccomi qui a condividere con voi questa serata che il temporale appena terminato ha provveduto a rinfrescare un po’.
Prima di tutto, notizie sulla salute del padre Ottavio.  Mercoledì dopo Pasqua il padre è andato alla Capitale per terminare le analisi già incominciate e per fare quelle che fossero utili per risolvere il problema della sua salute. Finalmente è tornato tra noi con notizie, tutto sommato, buone. Molti valori sono tornati nella norma, restano alti i trigliceridi e soffre di anemia. Sta facendo le cure appropriate che i medici gli hanno ordinato e intanto ha ripreso (se pure lo aveva mai interrotto) il suo solito ritmo.
            I giorni della settimana santa sono passati, il contatto umano e spirituale con la popolazione delle aldee mi ha immerso e coinvolto in situazioni che mi hanno portato a vivere quei giorni “in vivo”, come dicono qui.
So che non è corretto fare paragoni o rivendicare alcunché e non voglio farli né rivendicare qualcosa, posso solo prendere atto di situazioni al limite del precario ed adoprarmi perché insieme alla loro fede brilli anche la luce della mia e vostra solidarietà.
Quante volte ho riflettuto su Matteo 25,31ss. ricordandomi che il giudizio finale verterà proprio sull’accoglienza ai necessitati. Sforzandomi quindi di vedere Gesù in quelle chiese-baracche, in quelle persone inginocchiate a chiedere perdono dei peccati, nei pasti consumati in quelle capanne prive di tutto ciò che sono abituato a chiamare “necessario”. Ho preso ancora una volta coscienza che Necessario è solo Dio e che lo devo quindi scrivere maiuscolo. Che significato “strano” hanno le parole del canto di santa Teresa d’Avila: “si el Señor esta con nosotros nada mas puede faltar” “se il Signore è con noi niente più può mancare”: qui lo cantano spesso come canto di comunione.
Queste che vado esponendo sono riflessioni, mie, personali e non vogliono essere un esame di coscienza bigotto e masochista, tantomeno collettivo. So bene che queste righe le leggeranno amici miei sensibilissimi ai problemi dei “fratelli” e disposti a pagare di persona in tante occasioni e non solo mettendo mano al portafogli. Però conosco anche le insidie del benessere (o del benestare, che ha più il senso dell’avventizio), so che sarò riassorbito da tutto ciò che il “mio mondo” mi propone e che se non voglio che queste riflessioni, restino riflessioni e nulla più, dovrò vigilare sulle mie scelte quotidiane, sulla mia “mentalità” che in tutta la quaresima ho cercato di far rassomigliare a quella di Gesù, per riuscire a ritrovarmi a Pasqua un “uomo nuovo”.

Certo che anche da noi, all’angolo della strada dove vivo, ci sono situazioni di grandissimo disagio, di crisi estrema, di famiglie senza lavoro, ecc… ecc…, so che sono eccezioni ma che hanno tutta l’urgenza di chi le vive e mi interrogano. So bene che interrogano anche voi che la provvidenza ha messo sul mio cammino, sul cammino delle mie scelte di vita.
Quando vedo arrivare i vostri pacchi per riempire il container, frutto della vostra generosità e anche delle vostre privazioni, mi si allarga il cuore: qui questi pacchi prendono la via per cui sono stati pensati e voluti ed entrano nella capanne povere, vestendo, nutrendo, facendo giocare bambini, bellissimi e allegri come i nostri. Quando viene richiamata la mia attenzione da parte di chi prepara la spedizione, su cose portate in “dono” solo perché vecchie, rotte, non più utilizzabili, cose in una parola di cui liberarsi perché ingombranti ed inutili, quando viene richiamata la mia attenzione su queste cose, mi si stringe il cuore perché vedo in trasparenza le persone a cui sono destinate, ancora una volta offese nella loro dignità dalla nostra “carità” e penso che le persone che portano questa roba sono convinte di fare un’opera buona (certo non posso mettere in dubbio la rettitudine delle loro intenzioni): beate loro!
Mi piace pensarvi mentre “sfogliate” (www.predicazione.it) il nostro diario o leggete questo e gli altri scritti: vi vedo allora camminare con me, vedere le stesse cose, ammirare un panorama mozzafiato, provare emozioni nuove, ammirare un cielo stellato e così vicino, fare considerazioni, dare una caramella a un bambino, salutare le persone per la strada, stringere una mano, sorridere con amicizia a chi vi viene incontro con tutto il peso di un’umanità avvilita. Vi sento tutti camminare insieme e, pur con tutta l’urgenza dei nostri problemi, vorrei camminare sempre così con voi, su questa strada ci cammina infatti pure Gesù, anzi, quella strada è proprio Lui.

Lunedì santo 29 marzo
Oggi due celebrazioni: la mattina a Sacùl Arriba e il pomeriggio a sacùl Abajo. Tutte le piccole chiese sono addobbate con festoni colorati, ma soprattutto bianchi e viola (come potete vedere dalle foto): sono le celebrazioni pasquali e anche qui si dà risalto alla festa con i mezzi a disposizione. Ho trovato le persone che mi aspettavano perché sapevano che avrebbero potuto confessarsi e celebrare l’Eucaristia.
Siccome provano i canti e tra il suono degli strumenti e le voci dei canti, per lo più urlati, nelle chiesette non si riesce a parlare con il penitente, ho preso la decisione di confessare all’aperto, in qualche angolo ombroso. Si formano file di persone che attendono il proprio turno e dal prato dove è sistemata la mia sedia cominciano a salirmi dai piedi e su su lungo le gambe ogni genere di animaletti: formiche, moscerini, vermetti, zanzare ecc. presto comincio ad avere un prurito diffuso.
Quando terminano le confessioni, fatte senza fretta (mi sono detto: “hanno raramente questa possibilità, non metterti fretta!”) comincia la liturgia eucaristica. Il catechista ha fatto preparare le letture, i canti sono stati provati, tutto è pronto. In quei due sperduti villaggi immersi nella giungla, tra quelle persone semplici e povere, avviene il grande miracolo: Gesù si fa pane che viene condiviso.
A volte mi commuovo guardando la mia assemblea e tanti pensieri fanno ressa nella mia mente. Loro si sentono privilegiati non solo perché ricevono l’Eucaristia (in questo senso lo siamo tutti) ma anche perché hanno la presenza del sacerdote. Come già ho scritto, il vero privilegiato sono io che posso condividere con loro non solo questo Corpo di Gesù, provato dall’indigenza, anche di clero, ma il mio sacerdozio. Sono privilegiato perché sono qui, sono privilegiato perché sto celebrando questa Eucaristia e la sto celebrando qui.
Anche il padre Ottavio ha svolto lo stesso mio programma in altri due villaggi. I miei amici italiani si sono divisi: alcuni sono andati con il p. Ottavio e gli altri sono venuti con me. Ora si è fatto buio ed rientriamo a Dolores con dentro tante emozioni, sentimenti, esperienze che invadono i nostri spazi mentali, e non solo.

Martedì santo 30 marzo
Oggi si va tutti a Las Cruces: un paesotto distante circa una ora e mezza da Dolores: si celebrerà la Messa Crismale (consacrazione degli Oli Santi e istituzione del sacerdozio).  In genere da noi si celebra il giovedì santo. Celebrare oggi renderà possibile la celebrazione della Cena del Signore del giovedì in un numero maggiore di villaggi. Ci sono il nostro amico Vescovo Mario Fiandri e tutti i sacerdoti del Vicariato Apostolico (Il Petén non è ancora diocesi) Siamo 30 concelebranti perché ai 26 del Vicariato si sono aggiunti alcuni ospiti (tra cui anch’io). Padre Manuel Enrique, il pro parroco di Las Cruces, ha preparato tutto con molta accuratezza. La chiesa è bella e ben addobbata (vestita come una sposa-Apoc.). Rassomiglia nella struttura alla cattedrale di Flores ma è più grande. Gremita di fedeli all’inverosimile. Un coro ben preparato e “convinto” ci aiuta nella preghiera.

La celebrazione mi coinvolge totalmente. I pensieri vanno a quei 26 preti compromessi nella Evangelizzazione del Petén: un territorio vasto una volta e mezza la Sardegna. Mi ricordo che all’inizio erano solo 12 e Li inviò in tutto il mondo… e noi siamo qui perché Quelli sono andati. Certo la missione è anche nel mio Paese, nella mia Diocesi.  Gv. Paolo II dice (Redentoris missio) di non lasciarsi fuorviare da queste considerazioni che possono favorire una certa pigrizia nel guardare lontano e che la missione ad gentes fa parte del DNA della Chiesa ("per natura sua missionaria"). Personalmente credo poco alla mancanza di vocazioni, sono più incline a pensare che noi Sacerdoti e Religiosi siamo distribuiti male, copriamo ruoli non specifici e la chiesa non è “uguale”  dappertutto se non riesce a distribuire le proprie “risorse” come si fa nelle nostre famiglie in modo che tutti abbiano ciò di cui necessitano. Il Padrone della Messe è il miglior Padrone che uno possa desiderare di avere, e sicuramente non lascia il suo campo senza operai. Chissà forse gli operai stanno lavorando altrove… Questi sono i miei pensieri  (le distrazioni) durante quella splendida celebrazione.
La sera a Nueva Libertad la celebrazione scarna, essenziale, in una chiesa scarna ed essenziale pure lei, mi sembra ancora più in contrasto dopo i “fasti” della Missa crismalis del mattino.

Mercoledì santo 31 marzo
La mattina a Los Limones accolto dal Catechista Don Mario e la sua bellissima Comunità e il pomeriggio a Suculté, accolto dal Catechista Don Tino e dalla sua bellissima chiesa in blocchetti, il grande altare e il pavimento in terra battuta perché non sono bastati i soldi! Non pensate a chissà quale somma, qui anche pochi quetzales (10 qz = 1 €) a volte fanno problema. Franco e Rita vi raccontano diffusamente la storia di questa chiesa con la quale siamo particolarmente coinvolti.
In queste due Aldee le confessioni sono più numerose che negli altri posti e quando poi si celebra l’Eucaristia si sente che è la Messa di Pasqua!

Giovedì santo 1 aprile
Oggi la mattina a las Brisas e la sera a La Esmeralda. Due Aldee tra le più efficienti.
Mi ricordavo di Las Brisas perché mi aveva colpito il bel gruppo giovanile e il coro. Il coro c’è ancora, il gruppo giovanile ha problemi di sopravvivenza. Si sente la mancanza di un sacerdote coordinatore…
Dopo le solite numerose confessioni, la Celebrazione della Cena del Signore si svolge in modo bello e ordinato.


Anche la lavanda dei piedi ha il suo “fascino”. Prendere in mano quei piedi incalliti dal camminare, neri non solo per la carnagione e pensare alle persone che sedute chiedono di essere “pure completamente” per camminare sulle strade polverose e malandate, per incontrare ed aiutare i fratelli, recarsi al quotidiano lavoro dei campi, portare la testimonianza di una vita cristiana. Queste le riflessioni per me e per loro nell'omelia, oltre a quelle sul grandissimo dono dell’Eucaristia (per cui Gesù cammina con noi) e la proposta del vicendevole servizio.

Venerdì santo 2 aprile

Alla mattina un’aldea vicina, Mopàn Dos, mi ha accolto a celebrare il venerdì santo, con tutta la ricchezza della sua povertà, della sua essenzialità. Qui trovo la chiesetta fatta costruire da Don Mariano e Don Aldo con il contributo dei loro sensibilissimi parrocchiani di Allai, Fordongianus e Barumini. Celebrare senza la paura che ti cada tutto in testa è una bella soddisfazione. Il 13 giugno verrà il Vescovo a consacrare la “basilica” (12 metri x 8!). Ancora manca il pavimento ma sembra che arriverà… Intanto celebriamo. Adorazione della Croce, lettura della Passione a tre voci, Comunione.
Il 13 giugno prossimo, festa di s. Antonio, patrono di Mopàn Dos, il Vescovo, Mons. Mario Fiandri, consacrerà la chiesa.

La sera a Yaltutu Una celebrazione molto sobria e partecipata della Passione del Signore. Anche qui con lettura del Vangelo della Passione secondo Giovanni, dialogato a tre e con l’adorazione della croce.
È questa la celebrazione che maggiormente (se pure è possibile) mi coinvolge. Le persone vengono a baciare la Croce e si trattengo un poco, quasi a dialogare con essa. Certe scene ti fanno venire la pelle d’oca! Ti accorgi di quanto l’Assemblea si senta vicino a quel simbolo di dolore e di redenzione.

Sabato santo 3 aprile
Oggi nella mattina, non ci sono celebrazione e la notte celebrerò a Boca del Monte, un’Aldea vicina a lato della strada nazionale.

   

Un’assemblea preparata e partecipe. Dopo la benedizione del fuoco e la liturgia della luce, svoltesi con molto ordine e partecipazione, abbiamo letto tutte le letture e celebrato una Eucaristia con la chiesa gremita soprattutto di giovani. I canti belli e ben eseguiti. Ci sono state da poco le prime comunioni (come vi ha raccontato Rita) e così tutti fanno la Comunioe alla Messa. Dopo la Messa si condividono caramelle (nostre) e tamalitos, cioccolata calda e altri dulcitos (loro): è una vera festa.

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