17-19 g3nnaio 2006
Missioni

Cari amici (non è una lettera elettorale, che cominciano sempre così anche se chi riceve non conosce chi spedisce e, per lo più non gli importa niente!), questa è una specie di diario e, siccome non posso scriverlo, né tantomeno spedirlo ogni giorno, ve lo mando quando posso e così diventa una cosa lunga come quella di oggi! Se vi fa piacere, leggetelo… a puntate, così sarà meno pesante!

Giovedì 19 gennaio
Ho ricevuto molte risposte al precedente messaggio. Risposte che mi incoraggiano a continuare a tenervi aggiornati su queste mie giornate guatemalteche. Non posso accedere alla posta elettronica tutti i giorni ma solo quando ne ho l’occasione o perché vado in città (Flores: 80 km da Dolores) o perché vado a Poptùm: due file di case lungo la strada principale del Guatemala, che velocemente sono diventate un paese molto attivo (20 km da Dolores).
Ma anche quando ho possibilità di frequentare internet, non è detto che questa funzioni: ieri mattina, per esempio, ho inutilmente tentato di collegarmi a Tiscali, il mio riferimento postale.

Ci siamo lasciati quando vi annunciavo la mia partecipazione, in Flores, alla processione del Cristo Negro, patrono del Pétén.

E’ la sera della domenica 15.
E’ una processione che ha coinvolto tutta la città, con la presenza di numerosi fedeli dai vari Municipi. Partita dalla Cattedrale, si snoda per la via che fa il periplo dell’isola ed è durata poco più di due ore (dalle 17.00 alle 19.20). Flores è una città costruita su un’isola del lago Pétén-Itzà: tutta l’isola è completamente costruita e al centro di tutto c’è la cattedrale.
La statua del Cristo Negro: un Crocifisso tutto in legno nero (penso che per questo si chiami il Cristo Negro, ma mi informerò meglio e vi farò sapere) la cui croce è alta circa due metri, collocata su una portantina grandissima, tutta adorna di fiori (è il tema di quest’anno: i fiori e l’ecologia in genere) con ben venti uomini per portarla, facendola ondeggiare da destra a sinistra per tutto il percorso della processione.
Per portare la Anda gli uomini fanno la fila perché è un grande onore farlo e bisogna prenotarsi. La portantina si chiama Anda.

 

 

E poi tanti mortaretti assordanti distribuiti in lunghi serpentoni lungo tutto il percorso. Ogni tanto, specialmente quando si è fatto buio (alle 18.00 circa) fuochi d’artificio che illuminano il cielo di mille colori.
La gente che partecipa alla processione è numerosissima, come già detto. Quelli vicini all’anda pregano, quelli un po’ più distanti parlano, si salutano, fanno commenti vari. Ogni tanto un canto e poi l’intervento della banda musicale.
Al rientro nella piazza della Cattedrale, spettacolo pirotecnico e poi la santa messa presieduta del Vescovo (Oscar Julio), alla quale ho concelebrato, nella piazza medesima perché la Cattedrale non può contenere tutta la folla.

 

Il ritorno da Flores è stato dopo le 22.30 e fa un certo frescolino, quasi freddo. Sul pick-up della missione è stata assicurata la statua della Madonna che era stata portata in processione, e poi con noi sono saliti una decina di giovani di Dolores che erano andati alla festa con la rappresentanza parrocchiale: le ragazze nella cabina, strette come sardine ed i ragazzi sulla palangana (il piccolo cassone della macchina) che, dopo 80 km sono arrivati alle loro case tutti intirizziti: quando si è giovani non si bada a certe cose!

Lunedì 16
Sono andato al Collegio San Martìn de Porres (la nostra scuola) che è ancora chiuso, come tutte le scuole del Pétén e riaprirà il 25 prossimo. Nel frattempo è aperta la segreteria e si perfeziona tutta la documentazione per le iscrizioni. Ci sono, a oggi, 62 nuovi iscritti e si prevede un anno scolastico affollatissimo: 120/140 presenze di studenti. I ragazzi della segreteria mi hanno riconosciuto e mi hanno fatto un’accoglienza festosa.

Martedì 17
Oggi la giornata è cominciata prestissimo. Alle 7.30 appuntamento con Francisco, l’impresario-capomastro della “nostra” casa che, essendo lui impegnato in un altro lavoro, non avevo ancora visto. Abbiamo discusso con lui e con il padre Ottavio su certi particolari costruttivi, il padre ha scelto le mattonelle dei pavimenti e del rivestimento del bagno e abbiamo parlato di date di consegna: dice Francisco un mese e mezzo, due! Ho cercato di dirgli di accelerare un po’ ma ci sono problemi di stagionatura del legno per il sottotetto che, se non è ben stagionato, creerà poi problemi. Le cose si allungano un po’.
Le mattonelle sono carine ed anche la costruzione tutta, come ho già detto è bellina, forse “bella”.
Dopo il colloquio con l’impresario sono partito, a bordo di un minibus che fa questo servizio, alla volta di Flores – Santa Elèna. Flores, Santa Elèna e san Benito sono tre grossi paesi che ormai sono uniti tra di loro e formano una sola città, mantenendo tre nomi: è il capoluogo del Pétén.

A Santa Elèna ci sono le suore Domenicane Missionarie di san Sisto ed oggi è la festa della fondazione e della fondatrice Madre Antonia Lalìa ed io dovrò celebrare la santa messa, alla sera, e fare la predica per la ricorrenza.

 

 

Le suore sono da 50 anni qui a Santa Elèna ed hanno un Asilo infantile, una Guardianìa, una scuola basica (scuola media) un orfanotrofio dove alloggiano bambine e giovani orfane o con gravissimi problemi familiari, affidate alle suore; da poco è aperta anche una clinica con tanti reparti di varie specialità mediche. Questa mattina dovrò fare, con la telecamera, delle riprese proprio nella clinica e quindi, al mio ritorno ne potrete sapere di più.
Mi ha accompagnato nella visita della clinica suor Marcella (di Ossi) che è qui da sempre, ha fondato e dirige con competenza questa struttura sanitaria per i poveri.

Terminate le riprese, sono andato a un Internet e così oggi ho potuto ricevere le vostre lettere: grazie. Sono tantissime ed ho paura che il collegamento mi molli da un momento all’altro. Invece sono arrivato bene fino in fondo.

Come tutti sapete, il Guatemala è un paese violento e molti crimini rimangono impuniti. Oggi è stato ammazzato un campesino giovane e, cosa che fa inorridire, tagliato a pezzi con una motosega. Ieri è morto un vecchietto di 80 anni perché ha avuto la testa spaccata da un machete. E questa sera è arrivata da Dolores a Santa Eléna suor Lucia, una suora vincenziana che lavora appunto a Dolores nella pastorale parrocchiale. Ha con sè quattro bambine rimaste da poco orfane di madre. La più grande (14 anni ma ne dimostra 11), vive nel terrore perché il padre violenta lei ed ora sta rivolgendo le sue turpi attenzioni anche alle sorelline (6 e 5 anni). Suor Lucia sta cercando di fare affidare a un Istituto queste bambine ed è qui da un giudice minorile proprio per questo.
Le bambine sono state affidate a un istituto di Esquipulas (un grosso centro a 6 ore di macchina da Dolores), città dove è nata la devozione del Cristo Negro e dove si trova il simulacro originale, in un bellissimo santuario tenuto dai padri benedettini. Violenza e sacro! Contrasti che qui riempiono tutte le giornate.

Ritornati a Dolores, con grande circospezione per evitare vendette della famiglia delle piccole vittime, si progetta per partire domani alla volta di Esquipulas: andrò anch’io.

In questi giorni, oltre ad interessarsi di tutte queste questioni, il padre Ottavio continua la sua visita pastorale alle aldee (i villaggi agricoli che circondano il paese di Dolores). Spero di poterlo accompagnare presto in queste visite.

18 mercoledì
Ci stiamo interessando per il container per sganciarlo, visto che si tratta di aiuti umanitari, dalle tasse che tutti i movimenti di merci in arrivo e partenza comportano. Questa burocrazia mi fa stare attaccato al computer per comunicare con i vari responsabili per l’operazione “franchigia”. Vado presto a Poptùm, dove c’è internet, mentre suor Lucia e Gigi sbrigano le pratiche sanitarie perché le bambine possano essere ricevute nell’Istituto di destinazione. Gigi è il fratello di padre Ottavio che vive qui e si adopera in servizi vari, a volte essenziali, come quello di autista, oggi, per portare le bimbe e noi a Esquipulas.
Oggi Internet non ne vuole sapere di funzionare: pazienza!
A metà mattinata, esplicate le pratiche necessarie per la bambine, si parte per Esquipulas. Il viaggio è lunghissimo e scorre in un panorama quasi sempre mozzafiato: selve, rocce, fiumi… e questa strada che non finisce mai!
Alle 16.40 arriviamo a Esquipulas. Ci accoglie un bellissimo santuario, tantissime bancarelle piene di ogni ben di Dio (siamo nell’ottavario della festa principale) e un freddo speciale unito a un vento pungente.
Entro nel santuario: immenso, immerso nella penombra e suor Lucia chiede per me se posso concelebrare, poiché c’è la santa Messa alle 17. Non mi fanno concelebrare ma mi dicono che io dovrò celebrare ed anche fare la predica: è troppo! Il mio spagnolo fa acqua da tutte le parti, non ho preparato l’omelia e non so da che parte girarmi. Però il desiderio di celebrare la santa Messa all’altare del “Milagroso señor de Esquipulas” è molto forte. Mi affido allo Spirito Santo e accetto. Ho pregato per tutti voi in questa santa messa così speciale per tanti motivi. Eravate tutti lì, davanti a me e l’omelia l’ho fatta per voi. Penso che sia andato tutto per il verso giusto: quando lo Spirito Santo ci ci mette…. Alla fine della Messa era già buio e pazienza per le foto! Sarà per un’altra volta, …magari insieme a voi!
Dopo la Messa ho conosciuto l’Istituto dove sono state accettate le bambine: una casa pulitissima e accogliente, tenuta dalle francescane. Le bambine sorridevano felici e dai loro occhi era sparito quel senso di paura che le ha accompagnate per tutto il viaggio e, anche dalla sera prima, quando le ho conosciute.

Il viaggio di ritorno è stato anche più lungo dell’andata, se si può, perché la notte ha portato via il paesaggio e perché abbiamo anche sbagliato strada! Siamo rientrati a mezzanotte e mezza, distrutti dalla fatica.
Ciao
p. Alb

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