11 marzo 2011
Missioni

Quest’anno l’avventura guatemalteca è iniziata l’8 di marzo 2011 e si protrarrà fino al 9 di maggio p.v.. Al momento siamo partiti solo in due: mia moglie Rita, ed io. Dal 3 aprile condivideremo la nostra esperienza missionaria con P. Alberto e con una coppia di Guspini che per la prima volta affronterà questo importante impegno. A questi giovani auguriamo una permanenza ricca di tante “novità” che siamo certi sapranno cogliere durante questo periodo di contatto con un modo di vivere diverso da quello al quale siamo abituati. Non si tratta solo di cose materiali, ma anche di emozioni diverse per ogni “partecipante”.
Poi arriverà anche Francoise e per questa nuova avventura la compagnia sarà al completo. Ogni viaggio è una storia a sé; tutte le volte ci ripromettiamo di non ripetere gli “errori” di viaggi precedenti ma, sembra fatto apposta, ogni volta gli imprevisti si manifestano puntualmente.
Diversamente dagli anni scorsi, il percorso di viaggio ci ha portati a Città del Messico dove, per nostra fortuna, l’aereo è atterrato con ben 30 minuti di anticipo rispetto all’ora prevista (le 5 del mattino). Fatto decisamente provvidenziale visto che dovevamo ritirare tutti i bagagli e rifare la trafila come se stessimo partendo proprio da Città del Messico. La tensione era alle stelle sia per la paura di non riuscire a prendere l’aereo che ci avrebbe portato a destinazione in Guatemala, sia perchè dovevamo rifare tutta la trafila dei controlli. All’aeroporto di Cagliari avevamo i nostri “Angeli Custodi” che avevano chiuso tutti gli occhi e ci avevano agevolato sin dove potevano, poi avremmo dovuto confidare solo sulla “Provvidenza”. Avevamo le valige piene di ogni ben di Dio ma in Messico i controlli sono piuttosto stretti ed al momento di passare la dogana il controllo attraverso i macchinari ha segnalato agli addetti la presenza degli alimenti di cui erano cariche le nostre valige. Una addetta, con modi molto sbrigativi, ci ha intimato di aprire le due valige più grandi, Mi trovavo sulle spine e non riuscivo a pensare a niente che potesse far recedere la “signora” dalla sua richiesta. Alla fine, con uno spagnolo poco sicuro ma in modo molto sincero, le dico – Señora por favor somos missioneros laicos y vamos en Guatemala como voluntarios….- la signora ci guarda, vedo che pensa - il nostro aspetto è abbastanza sbattuto e lo sguardo parecchio implorante -  tutto si gioca sul filo dei secondi, mi accorgo che è combattuta tra il farci aprire le valigie e il farci andare via indenni. Ci fa cenno di passare e ci dice “gracias” mentre si avvia verso altri poveracci che aspettano di passare i controlli. Dopo un profondo sospiro di sollievo, quasi a velocità supersonica ci avviamo al checkin finale per consegnare i bagagli e finalmente prendere il quarto aereo della giornata che ci avrebbe portato in Guatemala. Un ultimo patema d’animo. All’imbarco c’è la polizia che a campione ferma le persone: oggi è il mio giorno fortunato fermano proprio me. Mi domandano da dove vengo, dove vado e, con aria circospetta, quanti soldi ho. Dichiaro la quantità e devo esibire i soldi che ho con me, assicurandoli che mia moglie non ne ha (Rita nel frattempo si imbarca senza di me: il malloppo più grande lo ha lei). Finalmente l’aereo decolla, siamo stanchissimi per la tensione nervosa e sull’aereo cerchiamo di riposare un poco. Dopo circa un’ora e mezzo arriviamo in Guatemala. Abbiamo parecchio tempo prima di prendere l’aereo che alle 18,30 ci porterà verso la tappa finale a Flores.
All’arrivo abbiamo l’appuntamento con Celeste la sorella di Titi (quest’ultima è la ragazza che è stata ospite italiana l’anno scorso). Ci assalgono i tassisti - effectivos e non – che ci vogliono accompagnare nelle località più disparate ed è molto difficile convincerli che non abbiamo bisogno di loro perchè devono venirci a prendere. Ma poiché di Celeste non vediamo neppure l’ombra, ai loro occhi siamo piuttosto poco credibili. Con il cellulare guatemalteco e con i pochi soldi a disposizione cerco di mettermi in contatto prima con P. Alberto e poi con Suor Teresita – una simpatica, disponibile ed instancabile suora domenicana della Ciudad. Per fortuna nel frattempo arriva la telefonata di Celeste che ci aspetta alla zona arrivi. Meglio tardi che mai….. siamo finalmente arrivati nel mondo “chapino” dove l’ora fissata è rispettata con molta approssimazione. Dopo i primi convenevoli di rito – abbracci, baci, bienvenidos ecc, - saliamo sul suo carro (macchina) e ci avviamo verso il centro della città. L‘argomento principale riguarda le nuove elezioni Presidenziali che terranno quest’anno e per tenere allegro il morale ci racconta di quanta violenza ci sia nella città. Bus che vengono assaltati, almeno due al giorno, violenze varie nei confronti della donna, abusi nei confronti dei bambini, furti, uccisioni varie.... Penso che, anche da noi, ultimamente non si scherza.

Insieme a Celeste trascorriamo alcune ore serene anche se noi dobbiamo fare ancora i conti con la stanchezza del viaggio e con la prossima tratta verso Flores.
Alle 16,00 ci incontriamo con Suor Teresita per salutarci e per prendere un caffè insieme poi Celeste ci porta in aeroporto. Dobbiamo ripassare i controlli e da una prima occhiata ci convinciamo che non sarà una cosa indolore. Dietro la macchina agli infrarossi ci sono almeno una quindicina di giovani, troppi per pensare di poter passare indenni. Molti di essi sono lì senza fare niente e sembrano in attesa del passeggero da avvilire con controlli esagerati. Arriva il nostro turno e ci intimano di toglierci le scarpe, la cintura dei pantaloni, orologi, catenine, cellulari etc. etc..- poco mancava che ci facessero rimanere in mutande!. I nostri bagagli a mano passano i raggi X. Vedo che alcuni di questi giovani si attardano nel voler controllare il mio trolley (da tener presente che è la quinta volta in poco più di 30 ore che i nostri bagagli a mano passano questi controlli). Sono certo di non avere niente per attirare così tanta attenzione. Lo aprono, svuotano perfino le scatolette delle mie medicine, aprono i blister per cercare chissà cosa. L’impazienza inizia a far capolino. Dopo diversi minuti durante i quali il mio trolley va e viene sottoposto ai raggi, alla fine salta fuori un pacchettino in cui erano contenuti degli aghi per cucire, del filo e… un paio di forbicine che Rita aveva messo all’ultimo momento. Vogliono sequestrare tutto: forbicine, aghi, spilli da balia, persino le spagnolette di filo perchè, gesticolando, mi fanno capire che avrei potuto strozzare qualcuno…..: Li guardiamo esterrefatti e cerchiamo di farli ragionare, ma senza insistere troppo perchè siamo nelle loro mani. Alla fine si accontentano delle forbicine e degli aghi... Alle 18,40 partiamo per Flores e ci arriviamo dopo poco più di un’ora.
All’atterraggio troviamo Mons. Mario Fiandri, il Vescovo del Pétén, che ci sta aspettando in compagnia di un ragazzo Italiano di Lecco - Alberto - che si trova per lavoro in Guatemala da ben nove anni. Monsignor Mario ci accoglie con tanta fraternità, gli portiamo i saluti della sua famiglia e l’abbraccio della sua mamma. La stanchezza è ormai così forte che, durante il percorso in macchina verso la casa del Vescovo, mi sento male e faccio giusto in tempo a richiedere una fermata supplementare prima che uno “tsunami” investa tutti i presenti…
Arrivati a casa, dopo una veloce rassettata, veniamo chiamati a tavola: Mons. Mario ci ha preparato una pastasciutta con sugo e capperi che già conosciamo dall’anno scorso, ed una insalata di patate lesse con il tonno. Non mi sento ancora bene, ma mi sforzo di mangiare una porzione molto ridotta di pasta. Poco dopo arriva anche la telefonata di P. Giorgio che ci fissa l’appuntamento per venirci a prendere alle nove dell’indomani mattina e portarci finalmente a Dolores.
A tavola Alberto, il nuovo amico Italiano, ci racconta della sua avventura di ben nove anni di lavoro in Guatemala. Insieme ad un cugino, che si è sposato con una ragazza del posto, installavano nei ristoranti macchine dispensatrici di caffè. Ora però il “clima” politico/sociale si è fatto molto caldo e rischioso ed hanno deciso di vendere tutto e di tornare in Italia dove hanno buone prospettive di lavoro.Il sonno ristoratore ha fatto scomparire il malessere da stanchezza e così possiamo dare il buongiorno alla nuova giornata del 10 di marzo.
Mons. Mario, dopo una ricca colazione, ci propone di andare a visitare uno zoo che si chiama “Zoo de Petencito” che si trova nelle vicinanze. Tutti siamo entusiasti dell’idea anche perchè noi, nonostante veniamo nella zona del Pétén da oramai cinque anni, ancora non conosciamo questo posto.
Ci arriviamo percorrendo una strada bianca, per fortuna non polverosa, visto che le abbondanti piogge degli ultimi giorni l’hanno resa estremamente fangosa. Lungo strada incontriamo dei mezzi meccanici non proprio all’avanguardia e degli operai al lavoro. Ad un certo punto la nostra attenzione viene attratta da un camion - sembra un’autobotte – che spande acqua a più non posso nonostante la strada, come detto, sia abbastanza fangosa. Superato il mezzo, vediamo che dietro l’autobotte è seduto un uomo che, manovrando un grosso tubo in pvc, indirizza il potente getto sia a destra che a sinistra, innaffiando così la strada. Immortalo il “manovratore” con diverse fotografie e, rivedendo la scena complessivamente, penso alla nostra 626 (cosa accadrebbe se con i sobbalzi della strada sbancata quest’uomo, senza alcuna misura di sicurezza, cadesse dal camion e venisse  investito ?).

Visita al Vescovo

Arrivati allo zoo non paghiamo il biglietto di ingresso perchè il guardiano ha riconosciuto il Vescovo... Qui vivono in cattività gli animali tipici del Pétén: il coccodrillo; le mono aragna (scimmie ragno); un giaguaro che sembra sognare il momento in cui potrà andare in pensione; un leopardo che nonostante battiamo le mani, facciamo chiasso per attirare la sua attenzione, continua a dormire imperterrito; una volpe grigia che riusciamo a vedere solo grazie alle indicazioni del guardiano. La individuiamo: piuttosto che una volpe sembra un gatto. Lo zoo di Petencito non è granché: le gabbie sono molto anguste, poco spaziose per animali che invece dovrebbero potersi muovere molto, costringendoli a modificare anche il loro “umore”: in effetti si nascondono e ci sono sembrati tutti molto tristi.
Nel frattempo P. Giorgio, sposta il nostro appuntamento alle 11,00: Poi arriva alle 12,30 in compagnia di Romeo, il nostro amico guatemalteco. P. Giorgio non si smentisce …quasi mai.
L’incontro con i nostri amici è molto affettuoso e commosso: troviamo P. Giorgio ancora dimagrito e questo non ci fa molto piacere. Nonostante l’invito del Vescovo a fermarci a pranzo, decidiamo di partire per Dolores, non prima di esserci fermati alla Maxi Bodega (1/3 del nostro Carrefour) per acquistare i generi di prima necessità. Finalmente alle quattro del pomeriggio arriviamo alla nostra casa di Dolores. Pranziamo tutti insieme grazie all’abbondantissimo piatto di tante verdure cotte che Gigi, il fratello di P. Ottavio, ci ha fatto preparare. Dopo un viaggio così ci voleva proprio !
Aspettiamo di incontrare P. Ottavio che sappiamo in visita ad una aldea.
Finalmente comincia ora la nostra avventura guatemalteca.

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