8 maggio
Ecco, questo è l’ultimo messaggio dal Guatemala. Fra sette ore, sarò all’aeroporto per partire verso Città di Guatemala, Madrid, Cagliari. Come avete letto, ci sono stati momenti intensi e momenti più calmi. Ieri e oggi, per esempio, mi sono sentita di nuovo europea: siamo andate a fare spese. Io, Roberta, Marta Veronica e Noelia, le figliocce della prima ora che sono ancora qui, Anita, entrata due anni fa e Andresita, la nuova arrivata nel gruppo delle “figlie di Paquita” siamo partite presto per il giro delle varie “maxibodega” della zona: dobbiamo trovare una gonna (che poi diventerà pantalone all’unanimità) una maglietta e un paio di scarpe nuove per ognuna di loro. Non vi dico la fatica, scegliere, provare, per le quattro ragazze è senza dubbio uno sport eccitante e gioioso, lo è un po’ meno per chi accompagna. Dalle nove a mezzogiorno, e ancora, solo perche ho fissato un termine! Devo dire che hanno gusto, non hanno scelto pacchianate ma roba semplice, elegantina, con colori giovanili... sono soddisfata. È non sono intervenuta nemmeno una volta. Hanno fatto tutto tra di loro.
Andresita? Certo, in questi quattro anni vari nomi sono cambiati. Olga Marisol, Nanci, Maria Fiorentina e Carmelia sono uscite dal nostro programma. Ma mentre le prime due vengono regolarmente a salutarmi e a presentarmi i rispettivi figli, le seconde sono sparite misteriosamente (anche per le suore) un bel mattino, senza ritorno. Marta Veronica, la sorella minore delle due prime, si è diplomata in dicembre e spera di usufruire del programma borse di studio italiano: verrebbe quindi a Cagliari. Noelia, anch’ella “figlia della prima ora” (erano in cinque) continua la sua strada serenamente. Questo è, per lei, l’ultimo anno di basico, poi dovrà scegliere una “scuola superiore” deve dovrà dare gli ultimi anni del post ginnasio. Ha 15 anni, ed è preoccupata per il suo futuro. L’orfanotrofio non può (per statuto) mantenere bambine dopo i 18 anni. Che ne sarà di Lei? Il caso Anita, lo conoscete: ha quasi dieci anni e dietro di sé molte brutte esperienze; davanti a sé un inizio di fiducia che si rafforza lentamente e faccio quello che posso per questo. La maestra tuttavia non è molto soddisfatta e Anita si è beccato una ramanzina con i fiocchi. Morale, è ancora più affettuosa di prima e soprattutto dimostrativa: mi cerca spesso e viene a chiacchierare con me spontaneamente. Andresita è nell’orfanotrofio da diversi anni; il papa è sparito, la mamma è epilettica, i padrini di battesimo (figura importantissima qui) la trascurano; insomma “non ha nessuno”. È di una ritrosia terribile e comprensibile e pur volendo bene alla mamma, se ne vergogna. Le suore fanno quello che possono per questa povera donna e lo Stato ha attribuito la custodia di Andresita a vita (cioè fino a quando non avrà lavoro e/o marito) all’Hogar. Un’altro caso estremo in mezzo a tanta miseria.
Questi casi sono (erano) i più urgenti. Quasi tutte le altre hanno “qualcuno” che pensa a loro; generalmente padrini che le seguono più o meno da vicino e badano alle spese più indispensabili ma soprattutto al contatto umano perché l’Hogar riceve aiuti materiali (soldi, viveri, vestiari, ecc.) da più parti che ridistribuisce equamente tra tutte, ma il supporto morale, il supporto affettuoso, quello è un altro problema ed è altrettanto necessario per assicurare l’equilibrio morale e spirituale delle bimbe. Alcune di loro, tra le più grandi, vedendo che torno regolarmente, che aiuto come posso, vengono si confidano con me, mi “chiedono cose”: ascolto, discuto e rimando a Sor marcela per qualsiasi decisione finale. È Lei il perno fisico e morale di tutta questa avventura!
Sono sicura che, al mio ritorno, mi subisserete di domande. Spero di avere le risposte. Intanto, non vedo l’ora di riabbracciarci...
Françoise.