12 Novembre 2004 Venerdì
Oggi si parte alle nove per Mopán Dos.
Si ripercorre per un buon tratto la strada già fatta per andare a Mopán Tres con tanto di guado del fiume in due punti e fango a volontà. Lungo il cammino già l’altra volta mi avevano colpito dei fiori gialli che non so come si chiamino ma che ci sono anche da noi coltivati in serra e costano un bel pò: qui invece crescono spontanei.
Arrivati a Mopán 2 notiamo subito movimento nella scuola adiacente alla chiesetta/capanna: oggi si consegnano i diplomi (= le pagelle). Anche qui c’è una pluriclasse con un maestro che si chiama Marconi e che lo trovo intento a fare le considerazioni di prammatica prima della consegna delle pagelle. Mi accoglie con un sorriso e mi permette di filmare e di fare tutte le fotografie che voglio, con tutta la classe.
A Mopàn Dos |
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Un signore giovane, alto, di cui non ricordo il nome, ci chiama a benedire la sua casa nuova: per ora è finita solo la parte abitativa. La cucina non è finita, è pronto solo il fornello ma cone tetto ha un telo steso con dei pali infissi a terra.
Davanti alla casa nuova c’è il campetto di calcio: un pò particolare invero, perché è in salita e a con vari dossi per cui a volte non si vede neanche la porta quando ne sei lontano, senza dire delle buche!
Grande partita quindi e poi tutti a messa.
Come al solito, anche se oggi è venerdì, tutti sono vestiti a festa: oggi i bambini hanno la consegna delle pagelle e durante la messa si celebraranno ben sei battesimi.
La chiesetta è una capanna come tutte le capanne dove vive la gente (“e mise la sua tenda in mezo a noi”, qui ha un’incarnazione totale!) e così è anche nelle altre aldee, salvo qualche abbellimento in certi lugares (posti).
Come le altre volte, prima della messa, confessioni. Comincio a sentirmi un pò più a mio agio e comincio a dire al penitente anche qualche cosa, oltre l’invito al pentimento, l’assoluzione e la penitenza. Chissà se alla fine riuscirò a parlare come vorrei con queste persone!
L’ambiente chiesa è piccolo e ci contiene un po’ allo stretto e così io muovendomi come un pachiderma, faccio cadere una candela dentro il suo bicchiere e faccio cocci e sporco tutto di cera
A Mopàn Dos |
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Il padre Ottavio, come al solito, si mostra perfettamente integrato con la “sua” gente che, sempre come al solito, canta con entusiasmo e visibile partecipazione emotiva, oltre che vocale. Come in tutte queste visite alle aldee, mi viene affidata la proclamazione del Vangelo che faccio con emozione pensando che quello è proprio un ambiente simile alla prima proclamazione della Parola.
I Battesimi, dopo la solita omelia piena di contenuti e calata sulla quotidianità della gente, procedono come da noi con qualche pianto di bimbi e con sorrisi di mamme, papà e padrini compiaciuti.
Alla fine della messa si rientra perché il p. Ottavio deve poi correre a san Benito dove lo aspetta un incontro con i rappresentanti della caritas svizzera coinvolti nelle varie operazioni per la giustizia e la libertà delle persone.
Il pomeriggio vado con Rudi (un giovane che si è diplomato e che verrà a studiare in Italia), in motorino (il motorino del p. Giorgio) a fare compere per sistemare qualche mensola e attaccapanni nella casa. Non è facile trovare ciò che serve, e, infatti, non troviamo tutto e così ancora non mi potrò dedicare a un pò di utile “bricolage”.
Dopo le “spese” vado al collegio dove trovo padre Giogio, come al solito ingolfato di lavoro, ed i ragazzi suoi collaboratori.
Jeremias |
Jessi |
Carlos |
Rimango nell’ufficio anche perché è già buio e così posso sentire quanto affiatamento ci sia tra p. Giorgio ed i giovani. È stupefacente! Alcuni giovani parlano italiano, anche se stentato, ma sempre meglio del mio spagnolo. Mentre io gioco al computer, i giovani lavorano con il p. Giorgio e si preoccupano che io stia bene, mi propongono musiche guatemalteche (poi mi masterizzeranno un disco con quelle) e continuamente vengono a parlare con me. Così apprendo che Carlos andrà a studiare medicina a Sassari e si sta preparando all’esame previo mentre Jeremias, simpaticissimo, mi dice che quest’anno è di diploma, al che gli dico: “allora ci sarà una grande festa!” (Qui fanno sempre festa e ogni occasione è buona per mettere musica e sparare mortaretti). Mi risponde che non potrà fare festa perchè ha problemi economici e così la festa la farà nel cuore. Sua aspirazione è continuare gli studi, ma soprattutto aiutare il padre Giorgio. Verrò poi a sapere dal P. Giorgio che Jeremias è rimasto orfano di madre, suo padre si è risposato e si è totalmente disinteressato del suo figlio che perciò è stato “adottato” da lui (P. Giorgio) che si preoccupa perché il ragazzo possa realizzarsi nella vita.
Verso le 22.00 rientro alla casa parrocchiale dove trovo p. Ottavio che è rientrato da san Benito. Lo scambio di qualche impressione e poi a letto!