13 Novembre 2004 Sabato
La mattina padre Ottavio va all’aldea Centro Maya per portare lì con la macchina un gruppo di adulti operatori nel programma di salud mental, impegnati in una giornata dedicata al recupero della salute mentale: non si tratta di far guarire dei pazzi, ma di far guarire le ferite portate da anni di repressione militare statale e di situazioni di estrema precarietà vissuti dalle popolazioni del Guatemala prima della firma della pace (29 dic. 1996).Al suo rientro andiamo a Poptún. È con noi anche Federico Massidda, il giovane di Nuoro di cui ho già detto. Poptùn è il centro più evoluto della zona: ci sono molte possibilità commerciali, c’è un ospedale e il Vicariato ha un centro polifunzionale per le attività interparrocchiali. È chiaro che la Parrocchia di Poptún ne usa maggiormente anche per le sue attività, essendo il centro situato nel suo territorio. Abbiamo potuto anche vedere un gruppo di giovani che facevano prove di “dinamicas”, cioè esercizi e giochini vari per animare le riunioni sia catechistiche che di altro genere. Era con loro anche suor Antonia (delle suore di san Sisto): la suora che aveva fatto il viaggio con noi dalla Capitale fino alla sua casa, a Poptún appunto.
Abbiamo fatto alcune spese di attrezzature che possono servire per eseguire qualche lavoretto in casa e poi siamo tornati a Dolores, passando a visitare un albergo ristorante molto particolare perché immerso nella foresta, sulla riva del fiume Machaquillà, proprio vicino al ponte, nella località in cui avevo fatto il bagno con i ragazzini della parrocchia: “Hotel ecológico villa de los Castellanos”.
Subito dopo il pranzo ho accompagnato il p. Ottavio a recuperare gli operatori de salud mental al Centro Maya. La strada, sempre della serie delle strade delle aldee, è migliore delle altre ed incontriamo anche una “camioneta” (la corriera) che fa servizio appunto tra le aldee di queste parti. Passiamo per Mopan Uno e così la serie delle aldee sul fiume Mopan è completa!
Il centro Maya è un’aldea piccolissima, ma organizzata bene. Troviamo i nostri operatori, per lo più leaders responsabili nelle varie attività sociali, tutti in cerchio intorno a una bibbia e un crocifisso sistemati a terra su un tappeto: pregano concludendo la loro giornata di incontro.
Questa dei laici che mandano avanti le attività religiose e sociali della comunità, anche quando il sacerdote non è con loro, è una bellissima realtà che dice molto su quanto valga e sia preziosa le presenza dei “battezzati” che si fanno carico di portare e sensibilizzare la fede degli altri. Ho già incontrato i catechisti delle aldee che rendono possibile la preparazione ai sacramenti e so che incontrerò ancora realtà così stimolanti, specialemnte per me che sono abituato a vivere con collaboratori laici “prete-dipendenti” e che sono troppo “clericali” per cui non si fa nulla se non c’è il prete, come se portare Gesù Cristo sia esclusiva dei preti e non compito di tutti i battezzati! Chissà quanto cammino dovremo fare ancora dalle mie parti per arrivare a capire queste cose!
Dopo la preghiera coclusiva del “grupo de salud mental”, mi è stata offerta una buonissima pannocchia fresca, arrostita, che ho mangiato con molto gusto.
Come al solito in questi giorni la pioggia entra di prepotenza nelle nostre attività e quando piove le strade delle aldee diventano ancora meno transitabili dal carro parrocchiale e quindi ci si deve affrettare a rientrare da dovunque ci si trovi nelle aldee per evitare l’espandersi del fango e la crescita delle acque dei fiumi e ruscelli da guadare.