DIARIO DEL VIAGGIO A DOLORES
6 Novembre 2004 Sabato
Il viaggio di andata è stato molto bello. Sono partito da Cagliari la mattina del venerdì 5 novembre 2004, alle 7.20. Sull’aereo un signore è stato colto da malore per cui l’aereo, già arrivato alla pista di decollo, è tornato all’attracco. Fatto scendere il passeggero, tutto è filato liscio. Mia vicina di poltrona è Roberta, una ragazza di Dolianova che frequenta a Roma il primo anno di università.
A Roma ho preso l’aereo per il volo intercontinentale. La Compagnia era la Delta airlines. L’aereo è partito quasi puntuale: alle 11.00.
Tutto si è svolto nel migliore dei modi finché non mi hanno dato da compilare il solito foglietto per lo sbarco in paesi stranieri. Ho trovato difficoltà perché mi si chiedeva di dichiarare per la dogana degli USA cosa portavo con me. Negli USA ci sarei rimasto solo una notte. Non mi andava di dover pagare per la dogana e di subire un controllo, non dovendomi trattenere in quel paese. Le hostess non hanno capito il mio poverissimo inglese e hanno pensato di mandarmi un certo Marco. Intanto il tempo passava ed io non sapevo come risolvere. Ho preso in mano il Rosario ed ho pregato. Al termine del Rosario un giovane Stuart si è avvicinato alla mia poltrona e mi ha chiesto cosa mi preoccupasse. Gli ho chiesto se era Marco e alla sua affermazione gli ho esposto il mio problema. In un momento tutto è stato risolto e così mi sentivo più tranquillo. Già che c’ero ho chiesto anche come fare per trovare un albergo ad Atlanta, vicino all’aeroporto. Resosi conto del mio misero inglese mi ha detto che si sarebbe dato da fare per trovare una persona che parlasse bene italiano ed inglese e che scendesse con me ad Atlanta. La persona è stata identificata nella passeggera del posto davanti al mio che si chiama Marianna Cascio e vive a Portofino. Va in America da amici per vacanze.
Dopo una mezzora circa è tornato Marco con un Signore che ci ha presentato come il suo babbo: si chiama Arturo e insieme alla moglie Maria, va a passare un pò di giorni dal figlio.
Marco è romano ed è sposato con Pamela che è americana.
Riaccompagnato il padre al suo posto, Marco è tornato e mi ha detto di non preoccuparmi più dell’albergo perché sarebbe stato felice di ospitarmi a casa sua ad Atlanta.
Sbrigate le formalità del passaporto, ho potuto lasciare le pesanti valigie (30 e 24 chili) in aeroporto nello spazio della Delta, sempre per l’interessamento di Marco. E poi con la sua machina siamo andati a casa sua. Erano le 7 della sera. A casa sua ci attendeva la moglie Pam e due figli Lorenzo (8 anni) e Amanda (6), due bimbi fratellini, adottati in India. Mi è piaciuta la famiglia del mio angelo custode!
La mattina seguente (sabato 6), Marco con il suo babbo mi ha accompagnato alla metropolitana (che si chiama Marta: ebbene si, anche le metropolitane hanno un nome!), mi ha pagato il biglietto e dato le spiegazioni per recuperare i bagagli e fare il check-in.
È stato un bel un bel pò laborioso riuscire a imbarcarmi per Città del Guatemala, sempre a causa del mio inglese che dovrò decidermi a migliorare.
Arrivato a Città del Guatemala ho trovato il padre Ottavio ad aspettarmi. I Bagagli non sono mai stati aperti,per nessun controllo, per fortuna, perché per chiudere le valige ci sono dovuto saltare sopra!
Siamo saliti su un fuori strada rosso, col cassone (pick-up) e siamo partiti alla volta della casa delle suore di san Sisto. Dopo le 16.00 siamo partiti per Dolores. Con noi è venuta anche suor Antonia, una suora domenicana della congregazione di san Sisto, che tornava alla sua casa religiosa in Poptún, vicino a Dolores.
Il viaggio è stato lunghissimo. Alle 20.00 circa ci siamo fermati a Morales, sempre dalle suore di san Sisto, dove abbiamo cenato. Alla fine, accompagnata suor Antonia a casa sua, siamo arrivati a Dolores, a casa nostra: erano circa le 22.00. Dopo aver chiacchierato un poco e salutato, per telefono padre Giorgio che dorme al collegio, sono andato a letto.
Mancava l’acqua perché la danno un giorno si e uno no e io sono arrivato il giorno no!!!