5 - 7 febbraio 2007
Missioni

Caro Diario…,
siamo arrivati “quasi” alla fine di questa nostra avventura.
Oggi è venerdì 9 febbraio.
Sono tutti appena partiti (sono le 8.30) per l’aldea de los Olivos, con padre Ottavio e suor Dolores, io sono rimasto in casa a terminare alcuni lavoretti perché se non li termino ora, resteranno incompiuti: domani mattina, infatti, partiamo per la Capitale e poi avremo la grande gioia, a Dio piacendo, di rivedervi e abbracciarvi tutti.
Gli ultimi giorni di permanenza qui ve li racconteremo a voce e… forse anche servendoci di te, caro diario. Sarà infatti difficile poter scrivere e spedire durante il lunghissimno viaggio e non solo perché il computer lo lasciamo in regalo al padre Giorgio e alla scuola.

Vi ricordo, quindi l’appuntamento per il 17 febbraio, sabato, al Centro Giovanile domenicano di Selargius, alle ore 18.00: abbiamo tantissimo desiderio di vedervi e tante, tantissime cose da raccontarvi.
A presto, dunque.
Ciao
P. Alberto

Ciao a tutti sono Rosa Maria, oggi è mercoledì 7 e mi sa che questa è l’ultima volta che riesco a scrivere questo diario dalla casa d’accoglienza che ci ha accolto durante questa nostra permanenza guatemalteca.
Avevo interrotto il racconto domenica e quindi ora riprendo il racconto da lunedì.
Lunedì 5
Di mattina noi ragazze abbiamo seguito a Poptún. che è il più importante centro del Sud Pétén e che dista circa 25 km da Dolores,  Padre Ottavio che doveva fare alcune commissioni. Il motivo principale della nostra gita a Poptún era la possibilità di trovare un ufficio postale per poter spedire le cartoline che dopo tanta fatica giovedì abbiamo trovato e comprato all’aeroporto di Flores, perché qui a Dolores l’ufficio postale che apriva due volte la settimana è stato chiuso.
Quella  che sembrava un’impresa semplice si è invece rivelata complicatissima, tanto che neppure a Poptún siamo riusciti a spedire le cartoline, l’ufficio postale era chiuso… Assurdo direte voi, normale risponderebbero Padre Ottavio e Padre Giorgio che questa realtà la vivono ormai da quasi 9 anni…

Nel pomeriggio siamo andati al Collegio San Martin de Porres che è diretto da Padre Giorgio per assistere alla cerimonia dell’ora civica, una sorta di alzabandiera, che si svolge tutti i lunedì e dopo, guidate dal direttore in persona abbiamo visitato questa scuola che rilascia il diploma di perito in ecoturismo. Abbiamo visitato due classi che stavano facendo lezione di Italiano e che con molta gioia sia degli alunni che del professore hanno voluto scambiare due chiacchiere con le “gringas de Italia”.

Martedì 6
Abbiamo invece seguito ancora una volta Padre Ottavio e le due hermanas Suor Lucia e Suor Dolores nell’aldea di San Miguel Yalú, l’aldea dista circa un’ora e mezzo di cammino da Dolores, la strada si fa a piedi perché per via del tanto fango neppure il pick-up di Padre Ottavio riesce ad arrivarci… Il cammino è stato faticoso ma il panorama ancora una volta valeva non una ma cento candele… L’aldea di Yalú è molto piccola, vivono lì 8 famiglie, ma curatissima e molto pulita, diversamente dal solito…

Siamo arrivati che era quasi mezzogiorno, prima siamo andati nella scuola, un autentico gioiellino, pulita e coloratissima, ad invitare i bambini alla riunione delle 14 e alla Messa che verrà celebrata alle 15,  dopodiché siamo andati in chiesa a riprendere fiato e poi nella casa della famiglia di Doña Lucia che, come si usa fare qui, ha offerto il pranzo a tutto lo staff missionero: brodo di pollo, riso, pollo (questo è il loro pranzo della festa) e le immancabili tortillas… Dopo il pranzo, buonissimo anche oggi, siamo andati in chiesa per incontrare i bambini e le donne. Stavolta dopo aver giocato un po’ con i bambini ho seguito l’incontro delle donne tenuto da Suor Lucia, era una sorta di mix tra economia domestica, catechismo e pedagogia, davvero molto interessante…

La Santa Messa è stata celebrata alle 15 ed era affollatissima da donne e bambini, gli uomini erano assenti perché vista l’ora erano impegnati alla milpa a lavorare. Dopo la Messa ci siamo incamminati sulla via del ritorno, un’altra lunga camminata ci attendeva e non era prudente farla al buio… Siamo arrivati alla macchina che erano circa le 18, stanchi ma felicissimi per quest’altra splendida giornata vissuta qui in Guatemala…

mercoledì 7
La giornata è trascorsa senza grandi avventure degne di nota tranne la visita al cimitero di Dolores questo pomeriggio, non eravamo i soli in visita ai defunti di questa cittadina c’era anche un intera famigliola di maiali: papà mamma e 5 o 6 maialini…

Domani, giovedì, dobbiamo andare nell’aldea di Nuovi Orizzonti ed in serata ci aspettano al Collegio di Padre Giorgio per una serata culturale organizzata in onore degli amici italiani. Venerdì invece dovremmo andare con Padre Ottavio e le suore nell’aldea di Los Olivos dove siamo stati mercoledì sera (il 31) e sabato aimè lasciamo Dolores per Città del Guatemala, manca poco ormai al nostro lungo viaggio di ritorno…

Quest’avventura guatemelteca sta per concludersi e se da una parte questo un po’ mi dispiace, nonostante si sia rivelata un’esperienza sotto alcuni apetti diversa da quella che mi aspettavo ma non per questo povera di bei ricordi, di forti emozioni e di tanto materiale sul quale riflettere; dall’altra parte sono contenta di tornare a casa e di riabbracciare i miei cari, mia mamma soppratutto e di conoscere finalmente il piccolo Lorenzo il mio nipotino che è venuto alla luce durante la mia permanenza in Guatemala.
Un caro Saluto a tutti alla prossima, ciao Rosa Maria

DIZIONARIO DEL GUATEMALA VISTA DA MARIANO

A – Come acqua. Tantissima! Che continuerà a scendere dal cielo solo se si fermerà la deforestazione selvaggia. Distribuita malissimo e inquinata: è causa di molte malattie gastro intestinali. Anche nei centri più importanti spesso manca nelle case. Nelle aldee si usa quella dei fiumi vicini, per il bucato e per lavarsi. A Dolores arriva dalla rete a giorni alterni e non è potabile. C’è la vendita di acqua potabile in contanitori da venti litri che costano 1 euro e mezzo. Poco per noi… esagerato in un ambiente povero come questo. Chiaro che il miglioramento della rete idrico-fognaria è neccessario è prioritario.

A- Come agenti pastorali. Mi hanno incantato e fatto rifflettere moltissimo. Figure fondamentali per la comunità cattolica. Sono persone comunissime ma formate molto bene. Catechisti, lettori, cantori, animatori liturgici in generale tengono vive le comunità anche senza la presenza del sacerdote, che svolge il suo lavoro nelle aldee presentandosi 4 volte all’anno per ciascuna. Il prete non è la comunità ma parte di essa, non è onnipresente ma c’è per svolgere solo il suo ruolo di ministro e coordinatore del popolo di Dio, senza declassamenti e senza che sia messo in ombra. 

A – Come armi. In mano a tanti, troppi. Una delle cose che abbiamo visto più di frequente sono i fucili a pompa in mano a vigilantes presenti nella maggior parte degli esercizi comerciali: alberghi, ristoranti, negozi, strutture publiche o private cercano di far fronte alla delinquenza in questo modo. L’esercito è dappertutto con giovani armati di mitra modernissimi. È facile vedere comuni civili circolare con la pistola alla cintola.

A – Come amicizia. Fondamentale in un viaggio come questo. Grazie ai vecchi Amici Alberto e Ottavio, sempre più cari e preziosi. Grazie a p. Giorgio, per la sua simpatia e cordialità. Grazie a Mario e a Franco con i quali ho conosciuto meglio un’istituzione orgoglio nazionale come gli alpini. Grazie ad Alberta, Francesca, Laura e Rosa Maria, semplicemente grandi. Grazie a tutti gli amici rimasti in Italia ma presenti con il loro sostegno umano e cristiano. Grazie a tutte le persone incontrate qui in Guatemala, per la loro ospitalità e accoglienza. Sono molto più ricco! 

A – Come aldea, luogo di umana sofferenza, brutture, dimenticato dagli uomini e dove Dio, apparentemente, si fa vedere poco. Qui la razza umana è a livelli così bassi che si rimane sconcertati e scandalizzati ma allo stesso tempo, in ”noi persone civili”, sorgono interrogativi inquietanti e carichi di dubbi: ”Ma noi sappiamo goderci le nostre “ricchezze”?  Quali sono le vere ricchezze?

A – Come attese. Negli uffici, negozi, banche, dove nessuno rispetta il suo turno…Attese di un futuro migliore da parte dei  giovani di questo paese.

B – Come bambini. Tantissimi! Sorridenti, chiassosi, piangenti, affettuosi, tristi e dappertutto. Per strada, a scuola, nei centri di accoglienza (tanti!) nelle aldee…moltissimi, belli, sporchi e simpatici. Malati e denutriti… e per questi non basta solo l’amore eroico delle suorine presenti e attivissime, ma ci vuole l’impegno di tutti gli umani… cristiani in modo particolare.

B – come banane. Che buone! Graditissime da tutti e consumate quotidianamente senza risparmio. Con 1 euro se ne acquistano 20 o 30 a seconda del grado di maturazione. Encomio speciale alle banane dell’orto parrocchiale.

B – Come birra. Non male… onnipresente la publicità della gualtemalteca “Gallo”, poco venduta a Dolores dove chi consuma anche moderatamente birra, è considerato ubriacone. Infatti nelle stamberghe (zilleri) sono presenti solo persone cotte come santu Lazzaru (S. Lorenzo). Ci sono entrato con Franco per comprare birra per cucinare ma né il gestore, né i due ubriachi presenti ci hanno creduto.

B – come borracho = ubriaco. Vd.sopra. l’alcolismo è un’altra piaga presente nelle aldee. Basta far fermentare il mais in un certo modo e si ottiene una sorta di acquavite che viene bevuta come l’acqua per giorni con le conseguenze che possiamo immaginare.

C – come cavallo.  Animale basilare usato come mezzo di trasporto e nel lavoro dei campi. Non viene macellato, chi si azzarda a rubarne uno rischia il linciaggio sulla publica piazza, cosparso e bruciato con la benzina. Sono al pascolo dappertutto, pieni di parassiti, talmente magri da sembrare radiografie. Infatti i veterinari non faticano per niente nel visitarli… E’ tutto così in evidenza!

C – come casa e costruzioni edili. Nel Pétén le case sono in gran parte in legno con pavimento in terra battuta o a cemento liscio. Un lusso l’intonaco, solo blocchetti a vista. Le coperture sono in guano, un tipo di palma molto diffuso. Ma i tetti moderni sono in lamiera ondulata a vista…Quando calienta il sol…Sauna! Non esistono i condizionatori, solo ventilatori. Tegole, niente. La casa che ci ha ospitato, costruita secondo criteri moderni, ha comunque manifestato difetti notevoli dovuti all’imperizia e alla dabbenaggine degli artigiani locali. Vero Ottavio? –“Grrrrr!!!”

Ccome container. Poche volte ho visto Alberto così adirato. Il container con tutto il materiale neccessario anche per il nostro soggiorno, spedito i primi di dicembre è arrivato il 23 gennaio, ma i cavilli burocratici sono tantissimi e presentati da persone o enti che dovrebbero avere tutto l’interesse a sveltire le procedure. Molte cose acquistate con i soldi raccolti in Sardegna e che avremmo voluto consegnare di persona sono ancora ferme in porto dove, udite! Udite! si pagano 50 dollari  di penale per ogni giorno che passa dopo l’arrivo del carico! Ah! Sudamerica…meglio l’Italia…da dove i container non partono proprio!

C- come cani. Stesso discorso dei cavalli che però non possono entrare in chiesa. Meritano una nota il cane che tutti i giorni segue la s. messa in parrocchia sdraiato accanto al suo padrone e con il quale scambio anche il segno della pace. I cani del collegio che, come quasi tutti qui in Guatemala, farebbero chiudere le case produttrici di mangimi, secondo una teoria di p. Giorgio, non avrebbero fame ma solo bisogno di carezze. Capito? Non comprate più scatolette per i vostri fedeli amici. Sono soldi sprecati! Basta carezzarli! Magari all’ora dei pasti.

C – come carro = auto. I modelli di auto più diffusi sono i pik-up, dato che le piste sono in prevalenza sterrate. I fuori strada trasportano un numero di persone abnorme come gli altri mezzi di trasporto quali i bus guidati da Kamikaze assassini… stanno diffondendosi modelli che noi chiamiamo pulmini (9 posti) con 15/18 posti. Lascio immaginare come ci si sta. Molti i ciclomotori e le 125 cc.
Per il trasporto urbano sono usati i moto-rishow o tuc-tuc, apixedde modificate con 3 posti per i passeggeri.

D – come donne. Fin dall’infanzia hanno  ruoli servili e subalterni rispetto ai maschi. Difficilmente le vedi inattive intente ai lavori più umili, raramente occupano posti socialmente più impegnativi e qualificati come insegnanti, impiegate. L’accesso agli studi è molto difficile perché fin da piccole devono lavorare in casa sbrigando le faccende più disparate, facendo da mamme ai loro fratellini in attesa di diventare loro stesse mamme bambine, spesso a 14 - 15 anni. Abbiamo conosciuto nonne di 35 - 40 anni. A livello di comunità cattolica sono molto ben inserite come agenti pastorali e giocano un ruolo basilare. Impressionanti le denunce di machismo proprio da parte di donne impegnate nel campo social-religioso. Costrette a sottostare ai maschi fanno figli come topi e a 35 - 40 anni sono già vecchie.

D come don e doña. È un titolo spettante a tutti gli uomini e le donne sposate. Per questo don Mariano si è trasformato in Padre, un appellattivo che è di tutti i sacerdoti, religiosi o secolari.

D – come diocesi del Pétén. Grande quanto 1 volta e mezzo la Sardegna, giurudicamente è ancora Vicariato con la sede vescovile a Flores. I preti operanti sono ventidue ma forse chiamano i Polacchi!…
Mariano.

Continua….

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