18-20 gennaio 2007
Missioni

Cari amici,
oggi è il 20 gennaio e voglio aggiornarvi un po’.
Qui i lavori fervono e certe cose cominciano a funzionare meglio. Grazie a tutti e in particolare a Mario e Francesco, veramente infaticabili, abbiamo acqua in abbondanza (a parte quella della pioggia che è continua!) e certi punti luce sono diventati funzionali. Anche in questo momento (le otto del mattino) c’è Mario che sta picchiando al muro con scalpello e mazzuolo per sistemare sulla pareete della casa il logo dell’Ass. Naz. Alpini.
Il padre Ottavio è a Poptún con Francesca, Rosa e Francesco per fare delle spese perché non tutto si trova qui a Dolores.

Questa sera avremo con noi a cena le suore vincenziane e fervono i preparativi per l’accoglienza.
Il clima tra noi è molto sereno ed è bello stare e lavorare insieme. Sembra che da sempre siamo stati qui tutti insieme e ci stiamo integrando anche con le persone del luogo che non si voltano più a guardarci quando passiamo per la strada.
Parlare spagnolo è difficile e, anche se riusciamo sempre a farci capire, tuttavia si creano situazioni di volta in volta esilaranti o imbarazzanti, con le parole più strane passate per puro castigliano.
Abbiamo parlato con i nostri familiari e gli amici, via telefono e via internet e così sappiamo che non siete più preoccupati per noi, ma da quello che ci scrivete, rispondendo al nostro diario, sembra che non aspettiate altro che ricevere le altre puntate per saperne di più e per sentirvi partecipi con noi.
In fondo questa nostra presenza alla missione di Dolores è frutto di un gioco di squadra, di quella squadra della quale voi siete parte integrante.
Vi è stato già detto molto sul viaggio e sui primi giorni ed è ora che veniate aggiornati anche sugli ultimi avvenimenti.
Non siamo in grado di inviarvi fotografie ma ce le godremo insieme a voi al nostro ritorno.
Ci tornano indietro alcune email perché l’indirizzo è sbagliato o perché la vostra casella postale è piena, fateci sapere se da voi arriva tutto bene o, se avete notizia che arrivi agli altri e a voi no, mandateci la richiesta via emali e sarete inseriti correttamente nell’elenco.
Scusate per tutte queste cose “burocratiche”!!!

18 gennaio
Abbiamo partecipato all’Ora Santa: un’ora di adorazione con il SS. esposto, guidata dalla superiora delle suore e seguita con molta devozione da tutti noi e da tanta popolazione.

Abbiamo usato per la prima volta l’ostensorio (qui si chiama “custodia”) che la Parrocchia di Poggio dei Pini ha mandato a questa parrocchia, si è pregato per la buona riuscita della missione a Poggio il prossimo maggio, si è pregato per noi qui presenti e per tutti voi che da casa ci seguite con affetto. Dico si è pregato, nel senso che dall’ambone sono state annunciate, da chi conduceva la preghiera, queste intenzioni. Erano qui le sette della sera, fuori era buio pesto e i ricordi e le nostalgie facevano ressa nei nostri cuori: mogli e mariti lasciati a casa, mamme e babbi, fidanzati, fratelli, sorelle, amici … Sono questi i momenti più intimi.
Tutti i giorni ci ritroviamo alla Messa e voi siete con noi, presenti.

19 gennaio
È stata una giornata un po’ particolare: Mario compie 60 anni e Laura e Francesca e don Mariano (che non se ne perde una) vanno con il padre Ottavio all’aldea di Mopán Dos. Qui chiamano aldee i villaggi sparsi in mezzo alla giungla, abitati da campesinos.
Per quanto riguarda il complenno di Mario, lo abbiamo festeggiato al ritorno dall’aldea e c’ero anch’io; per quanto riguarda l’esperienza delle ragazze e di Don Mariano, vi raccontano loro in presa diretta appena potranno mettersi davanti a un computer.

 

Mario che lavora dalla mattina alle otto alla sera alle sette, ha festeggiato così, lavorando, il suo compleanno. Le ragazze hanno preparato un regalito ed abbiamo avuto persino la torta! Palloncini colorati adornano il refettorio e si vede la gioia e la commozione di Mario che ci ha tenuto a dirci due parole che ci hanno mostrato, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la sua bontà d’animo.
Sono stati con noi il padre Giorgio ed il padre Ottavio e dopo la cena (un ottimo pollo arrosto) abbiamo cominciato a cantare. Sono momenti di amicizia che creano un clima splendido! Non importa se fuori piove, dentro di noi splende il sole.
Nei canti, è naturale, quelli degli alpini, data la circostanza, la hanno fatta da padroni!
In genere quando mi metto a letto leggo qualcosa per conciliare il sonno, qui se non sto attento non termino neppure le preghiere della sera, lasciandone l’incombenza agli angioletti!!!
Nel cuore della notte sono stato svegliato da una fortissima musica e da un canto: ah, sono le mañanitas!!! Sono le quattro del mattino, ancora non è la madrugada (l’alba), accidenti, e ho tanto, tantissimno sonno. E quelli lì fuori continuano imperterriti: musica a tutto volume, canto, mortaretti, discorsi augurali: già, perché le maãnitas le cantano per fare gli auguri di buon compleanno a qualcuno e questo, secondo i nostri amici doloreñi va fatto prima che spunti il sole! Un’ora abbondante di invasione musicale. Ai nostri, a giudiare dalle reazioni, non dev’essere molto piaciuta questa premura “augurosa”!
Alle otto del mattino, Mario, comunque è già sul posto di lavoro. Vi racconterà lui stesso, così mi ha detto.
Ora a presto e… non sognate troppo, i sogni svaniscono all’alba, è meglio farli diventare realtà!!!!
Ciao.
p. Alberto

Dimenticavo: abbiamo in progetto di parlarvi un po’ dei nostri due padri “quasi” guatemaltechi e del loro lavoro e delle loro premure per noi.
Ciao.
p. Alb.

Caro diario,
riprendo a scriverti dopo tre giornate intense… e come no! Nei giorni 17 e 18 abbiamo fatto lavori in questa casa che ci ospita. Mario e Francesco si impegnano nei lavori di impiantistica idraulica ed elettrica, combattendo contro gli sbagli ereditati dai costruttori dell’edificio. Io e Francesca fungiamo da manovali, tutti gli altri si danno ai lavori casalinghi. Celebriamo la s. Messa in parrocchia o dalle suore vicenziane che dirigono un centro nutrizionale per i bimbi… che tenerezza!! Le ragazze si offrono per animare i loro giochi e le suore accettano, sono gentilissime e hanno un ruolo basilare nei vari progetti educativi e di promozione umana che sono il fondamento della missione di Dolores. I rapporti tra noi del gruppo sono ottimi, riusciamo a lavorare e intenderci nonostante ci conosciamo poco o niente e ci passa il tempo così da non pensare a far pranzo per noi e… il povero P. Giorgio  l’altro ieri, è rimasto senza mangiare. È dovuto tornare alla sua amata scuola a stomaco vuoto, lui che mangia solo a pranzo. I padri Ottavio e Giorgio sono nostri ospiti fissi serali e ci permettono di verificare il nostro lavoro e le nostre attività. Come parroco cerco di conoscere questa situazione così diversa dalla nostra e mi trovo a ridere di me stesso e del mio ruolo quando vedo un’ora di adorazione al S.Sacramento senza la presenza del prete. Il ruolo del laico in questo contesto è profetico anche per la nostra realtà  ecclesiale europea. Mi fa piacere il pensiero che, dall’inizio del mio ministero sacerdotale, anno 1985, ho sempre chiesto al Vescovo di discutere e progettare una pastorale senza la continua presenza del prete e pensare ai laici non come il “popolino ignorante”  ma come agenti di pastorale per una chiesa viva in tutti i suoi membri… Abbiamo perso 20 anni e si pensa a reclutare preti dell’Est per tappare le falle…stiamo cucendo un tessuto estraneo sul nostro vestito vecchio. Mah! Il dibattiti è aperto. 
    

Martedì 19
Visita pastorale all’aldea di Mopan Dos. Partiamo con P.Ottavio, io, Francesca e Laura, suor Lolita, suor Lucia e una giovane postulante, Belgica. Le ragazze provano il brivido del cassone del pick-up e il solito ballo nelle  buche fangose della strada sterrata. All’arrivo mi sembra di entrare in un sogno. Visitiamo subito la scuola, unico edificio degno di questo nome. Ci sono due pluriclassi e un solo maestro, Marconi. Cerca di supplire come può l’assenza del suo collega che non si presenta al lavoro da alcune settimane. I bambini si lasciano riprendere e, insieme alla vegetazione lussureggiante, rallegrano un ambiente misero e lontano milioni di anni luce dal nostro mondo di  benessere. I bambini! Che cosa avranno fatto di male, mi chiedo, per non avere neanche la centesima parte di quello che hanno i miei nipoti e tutti gli altri che incontro nelle mie parrocchie. Quanto mi fa stare male! Vederne di tutte le taglie, vestiti poveramente, sporchi di fango, senza pannolini i più piccoli, ma autoritari e decisi nelle loro richieste verso i fratellini maggiori che sono le loro balie. P.Ottavio inizia con la riunione degli agenti di pastorale: catechisti e ministri dell’eucarestia, che guidano la comunità in assenza del prete. La visita del parroco avviene con cadenza trimestrale nelle 22 aldee che compongono la parrocchia di Dolores. Laura si premura di preparare un questionario da fare al catechista per avere informazioni sul fiume e sul pescato. Studia biologia marina e intende approfittare di questo viaggio per lavorare e arricchire le sue conoscenze in materia. A pranzo andiamo dalla famiglia di turno in un ambiente poverissimo inconcepibile nel nostro mondo. Pollo lesso e tortillas, è un lusso solo per i giorni di festa. Le nostre ragazze non battono ciglio e si comportano in maniera egregia, nessun moto schifiltoso, mangiano e ringraziano. Sono grandi! Andiamo al fiume seguiti da una frotta di bambini e Laura spiega al catechista il funzionamento delle nasse che ha portato dalla Sardegna! Ci ripromettiamo di tornare a pescare e canzoniamo Laura su una improbabile cena a base di pesce… pescato da lei in un fiume guatelmalteco.

Visitiamo un ragazzo sofferente di schizofrenia. Rinchiuso da sua madre in una “stanza” perché pericoloso per sé e per gli altri. Ottavio lo “libera”, parla con la sorella, non c’è possibilità di curare il ragazzo in quanto non ci sono strutture adeguate e a causa dei costi. Ci guardiamo smarriti e impotenti. Curare i malati da noi è difficile…figuratevi qui, in questo inferno! Dopo esser passati a salutare un’altra famiglia con una dei cinque figli seriamente malata, non possiamo fare a meno di comuoverci quando la giovane madre ci invita al compleanno di Candy, la figlia piccola, 5 anni il 2 febbraio…ammazzeranno anche un cocho, un maiale di quelli che scorrazzano tra il cortile e la casa. Torniamo in chiesa e in mezzo a un mare di bambini intenti a godersi le caramelle arrivate da lontano, comincia l’ultimo incontro della giornata con le madri, guidata dalle suore mentre Ottavio gioca a calcio con i ragazzi e Laura e Francesca insegnano un gioco ai bambini. All’imbrunire ci prepariamo per la messa; nella baracca…pardon! Chiesa, arrivano chitarristi e gente di tutte le età, Ottavio mi invita a confessare e intanto si crea un’atmofera che mi fa sentire bene. Non c’è luce, tranne la lampada al Santissimo e una candela. Iniziata la celebrazione nel  solito clima allegro e spensierato, leggiamo il rituale e le letture con l’aiuto delle pile. Alla fine c’è anche un appendice di saluti tra ”los amigos italianos e la comunidad qui es nel corazon nuestro”, Dolores. Con l’aiuto delle torcie raggiungiamo il pik-up, lasciato da Ottavio giù da una discesa resa impraticabile dalla pioggia. A casa alle 21 locali per festeggiare con cena e dopo cena Mario per i suoi primi 60 anni. 
Don Mariano

Evviva evviva!!! E’ una settimana che ci troviamo a Dolores, paese del Peten, e solo oggi finalmente, con somma gioia di padre Alberto, ho trovato lo spazio per raccontare la mia impressione su questo incredibile viaggio. Evito di raccontare le traversie capitate lungo il….”lungo viggio” anche perché già ampiamente raccontato dai miei favolosi compagni di viaggio. Due parole per parlare di loro e di quelle che inizialmente erano mie paure, vista anche la differenza di “età” (si fa per dire..), che potessero creare disguidi e incomprensioni. Sono immensamente felice che tutto questo al momento non sia avvenuto e neppure si intravvede all’orizzonte alcun segno che possa lasciar pensare che qualche cosa possa accadere. Insomma tutti meravigliosi compagni di viaggio. Il mio tempo è finora dedicato a collaborare con Mario ai lavori di idraulica e di muratura e, quando è possibile mi cimento con qualche “lavorucolo” di elettricità. Altro discorso a parte invece è quello legato al preparare il ”rancio” per tutti i presenti, sono stato eletto all’unanimità “cocinador” del gruppo… finora non ho ricevuto piatti in faccia, significherebbe che tutti gradiscono.

Comunque non è facile decidere di volta in volta cosa preparare. Adesso capisco il significato e l’importanza di tutte le volte che mia moglie Rita mi chiede cosa io e i ragazzi desideriamo a pranzo e/o a cena e noi imperterriti diciamo: pensaci tu, tanto a noi va tutto bene. Allora, apriti cielo, tuoni e fulmini…. Fate un po voi. Non devo perdere di vista l’obiettivo di questo mio scritto…. Nei giorni scorsi siamo stati a Flores, sede dell’Arcivescovado, per vedere e partecipare ad una processione  del Cristo nero. Una cosa che ha veramente dell’incredibile, è da vedere per rendersi conto dell’importanza che la popolazione del luogo dà a questo evento. E’ un turbinio di colori sgargianti, è un continuo annunciare, da parte di un altoparlante piazzato su una macchina, la partecipazione ora di questo paese  ora di quello e ad ogni annuncio corrisponde uno scrosciante applauso da parte di tutti i partecipanti. L’altoparlante ha annunciato anche la presenza e la partecipazione de: “los amigos italianos”. Anche a noi è stato regalato un grande applauso e un sacco di sorrisi di compiaciuta benevolenza. Quel giorno, un caldo terribile, io come al solito, disattendendo il suggerimento di Padre Alberto di portarci il cappellino da mettere per ripararci dal sole cocente e per riconoscerci facilmente in mezzo alla calca della immensa folla, è mancato poco che mi andasse in fumo la “cabeza”. Tutto ha dell’incredibile. Ogni tanto faccio fatica a pensare di trovarmi così tanto lontano da casa, a ben sette ore di differenza in meno rispetto  noi in Italia.

Un esempio: quando noi siamo seduti a tavola per il pranzo, a casa nuestra in Italia, tutti sono seduti per la cena. In questo preciso istante, mentre scrivo, una musica continua, accompagnata da scoppi di mortaretti che a partire dalle quattro del mattino, non fa altro che martellarci i timpani, non ci lascia in pace. Come canto è anche piacevole e melodioso da sentire ma quando questo ti sveglia nel cuore della notte, perché, da informazioni ricevute, è in onore di uno che celebra il compleanno (non si tratta di Mario che ha compiuto i suoi primi sessant’anni), vi assicuro che alla fine, sbranereste tutti coloro che cantano. Qui è tutto colori e musica. Un Popolo fantastico che pur vivendo in una grande povertà nulla fa per nascondere la propria dignità e voglia di vivere. Ci sarebbe da scrivere continuamente su tutto e su tutti ma devo a questo punto pormi un piccolo alt in quanto oggi sabato 20 gennaio ’07 abbiamo ospiti, a cena, le Suore di Dolores e io devo preprare la cena, vi siete dimenticati che sono io il, Capo “cocinador”. Il menù della serata: antipasto di prosciutto di San Daniele, pecorino di Sardegna, salsiccia Murru (tutto portato insieme ai nostri 30 kg. di valigia), per primo bucatini all’amatriciana, per secondo scaloppine al vino bianco (con vino  locale) e per finire, l’immancabile frutta e verdura. Oggi, dimenticavo di dire una cosa che per me, Alpino e Presidente della Sezione Sardegna, è  importantissima: insieme a Mario abbiamo appeso alla parete interna della Casa che ci ospita il logo dell’Associazione Nazionale Alpini. Una cosa veramente emozionante, un lembo di alpinità è presente anche a Dolores di Peten in Guatemala. Questo è stato reso possibile dalla disponibilità di Padre Ottavio e dalla partecipazione e dall’impegno di tutta la Sezione Sardegna che con la IV Marcia Alpina della solidarietà a contribuito a portare un sorriso in più ai bambini di Dolores e al completamento della Casa di Accoglienza che ci ospita.
Per il momento un grande saluto a tutti accompagnato da un abbraccio. Ciao.
Francesco

Rieccoci…e finalmente un po’ di tempo per rimettere a posto le  idee che, vi assicuro, in questi 3 giorni sono state abbastanza sconvolte!
Comincio col raccontare del 18 gennaio, giorno in cui, dopo aver preso accordi con le Suore, io e le altre siamo andate in visita al loro Centro Nutrizionale per bambini. In questo centro le Suore ospitano e accudiscono fino a 20 bambini, dai primi mesi di vita fino ai 7 - 8 anni, con seri problemi di nutrizione.
Ci spiegava, il giorno prima, la Madre Superiora, che spesso soprattutto i bambini che nascono nelle aldee, essendo villaggi isolati che vivono principalmente di agricoltura e a volte di allevamento, non riescono ad avere la nutrizione adeguata. Non hanno latte e l’unico pasto di cui molti possono disporre è a base di mais e fagioli…pensate come può crescere un bambino….
E arriva l’ora dell’appuntamento con le suore, intorno alle 16:30 per evitare di disturbare.
Un po’ di ansia, ma soprattutto, tanta voglia di poterli intrattenere e far giocare! Ci siamo portate appresso anche le caramelle.
«PASE ADELANTE (prego,entrate)» ci dice la Madre Superiora.

C’era un tavolino in una grande stanza attorno al quale erano seduti 5 bambini, un altro, il più grande, un po’ isolato in un altro tavolo, e la più piccola addormentata in una culla. Tutti accompagnati da 4 ragazze che li accudivano.
Pensavamo di entrare lì e spaccare il mondo tutte entusiaste, allegre come non mai..e invece..
Quell’ingresso ci porta di fronte a una realtà che almeno per il momento ha bisogno di tutt’altro che risate e urla e caramelle! I bambini così piccoli di 5 mesi, 1-2-3 anni e uno di 7, stavano mangiando la loro minestrina in silenzio e ci guardavano spaesati, impauriti. Li abbiamo disturbati.
E noi? Timide e impaurite come loro… caramelle non se ne potevano più dare, non potevamo più giocare, e l’unica cosa che ci rimaneva da fare era andare da loro a  salutarli magari con una carezza…ma erano troppo impauriti e non gradivano  troppo la nostra vicinanza. E allora rimaniamo a guardare loro  come loro guardano noi, fino a che la Madre Superiora rompe il silenzio e ci invita a seguirla per farci vedere il Centro. Molto bello e accogliente, organizzato nei minimi particolari: le stanze da letto con i lettini, l’infermeria, la farmacia..
Non ci resta che fare un’altra piccola chiacchierata con la Madre Superiora e tornare a casa, egoisticamente un po’ deluse ma soprattutto con una grande compassione per quei bambini lontani dai loro genitori.
Verso le 19 siamo andati in Chiesa per l’Ora Santa…. una noia! Confesso di essere andata solo per rispetto e dovere ma… comunque anche questo sforzo è stato ripagato con il piacere di aver “suonato” la marimba, (uno strumento tipico a percussione)  che normalmente ha un suono molto melodioso …ma suonato da noi…HOI HOI!
E dopo aver cenato con una zuppa di pasta e fagioli, che era la fine del mondo, fatta da Franco, il nostro cuoco, appagati dalle avventure della giornata decidiamo di andare a letto…ma non prima di aver preso accordi e appuntamento con Padre Ottavio: l’indomani porterà me, Francesca e Don Mariano a Mopan dos, un’ aldea attraversata da un fiume!! Finalmente posso cercare di fare anche qualcosa del mio lavoro! Subito a preparare le borse e gli attrezzi e Buonanotte!

Venerdì 19 Gennaio
Oggi Mario compie 60 anni! Abbiamo addobbato la cucina con i palloncini, portati da me per i bambini, che però abbiamo utilizzato appunto per un’altra giusta causa!!
Sveglia alle 7, colazione e si parte per una lunga e bellissima giornata a Mopan Dos con P. Ottavio e il suo fuoristrada, Suor Lucia, Suor Lolita, Belgica (una ragazza che sta per fare i voti religiosi), Don Mariano, Francesca e io! Tutti dentro la macchina…tranne me e Francesca.. non ci stavamo e in più Don Mariano non ci aiutava di sicuro..due posti erano occupati solo da lui! Comunque nessun problema.. anzi.. era l’occasione buona per poter fare l’esperienza di un viaggio nelle strade sconnesse ( stile rally) in “cascione”! Abbiamo provato a metterci sedute ma il nostro di dietro ne risentiva troppo e allora in piedi faccia al vento! Campi immensi di granturco, giungla, fiumi…e purtroppo anche immense distese disboscate (triste intervento dell’uomo). 
Attraversati con difficoltà e soprattutto spavento, per noi del cascione, salitone e discesone di puro fango argilloso finalmente siamo arrivati a Mopan Dos!

Faccio giusto in tempo a chiedermi se qualcuno verrà a salutare gli stranieri che subito si vedono una marea di bambini sbucare da un edificio giallo vicino. E’ la scuola.
Curiose più di loro, io e Francesca ci siamo subito avvicinate a vedere un po’ cosa si faceva! Ci ha accolto subito un maestro seguito immediatamente dai suoi alunni della prima elementare!
Che bellini! E come potevamo non sfoderare macchina fotografica e telecamera per immortalare questi momenti? Aaaahhh scappavano tutti, vergognosi e allo stesso tempo impazienti di vedere le loro facce in quell’aggeggio strano! Erano talmente tanti che quasi non ricordo neanche i nomi… «Quante classi sono?» abbiamo chiesto al maestro. «DUE»… Due??  Una prima e una terza elementare. Andiamo a conoscere i bambini della terza e notiamo che il maestro non c’è, e infatti era già un paio di giorni che non si presentava…Cominciamo bene, le scuole sono iniziate da pochi giorni e gli insegnanti già non si presentano! Come se l’istruzione in realtà di questo tipo ci si possa permettere di tralasciarla!
Padre Ottavio ci fa notare una bambina seduta in un banco con in braccio la sorellina più piccola che porta a scuola con sé quasi ogni giorno!
Tra uno scherzo e l’altro comunque io, Francesca e Don Mariano siamo riusciti a catturare l’affetto e la stima di questi bambini e dei loro genitori… di meglio non potevamo sperare!
La maggior parte del tempo l’abbiamo passata a fare foto e filmini che i bambini volevano tutti rivedere immediatamente!

Abbiamo partecipato alla riunione con P. Ottavio, le Suore e i responsabili laici: Don (signor) Maximiliano e Doña (signora) Roberta. Hanno parlato un po’ della situazione della comunità e fatto alcuni programmi!
Fatto il dovere ovviamente si fa il piacere e lanciata una palla portata da P. Ottavio tutti a giocare a pallone finche non ci avvisano che ci aspettano per il pranzo!
Ci aveva spiegato P. Ottavio che ogni volta che va in visita alle aldee una delle famiglie, a turno si prende l’incarico di preparare il pranzo per lui, le suore e chi va con loro…per me è stato un peso pensare che eravamo così tanti a gravare su quella famiglia così numerosa che per offrirci un pasto dignitoso  si sarà privata di chissà che cosa, ma comunque avevamo ben pensato prima di partire di andare a comprare un pollo da regalargli. 
Arrivati. Fango, tetti di paglia, pavimento in terra battuta…. battuta sicuramente dall’enorme quantità di galline, galli, maiali e cani che gironzolavano per tutta la stanza!
C’erano due stanze: una è la “zona giorno” dove si cucina, si preparano le tortillas (il loro pane quotidiano fatto ovviamente di farina di mais), e l’altra è la “zona notte” dove si dorme, si fanno i lavori di cucito e non solo…tanti letti uno a fianco all’altro senza nessun tipo di privacy.
Il pranzo è pronto e ci offrono uno dei loro polli in brodo con riso e tortillas. Porzioni abbondanti e vi dirò anche un buon sapore! Hanno prima fatto mangiare noi, tutti assieme, e loro hanno pazientemente aspettato che finissimo per cominciare.
Era per loro un giorno speciale, quel pasto non è mica cosa da tutti i giorni! Ma stupisce l’accoglienza sincera!
Dopo pranzo l’attenzione si concentra su di me e sul mio lavoro!  HIUU’
Don Maximiliano si è reso disponibile per un’intervista (ovviamente fatta da me in italiano e tradotta da P. Ottavio in spagnolo). Mi hanno parlato del fiume, dei pesci che pescano, delle grandezze, di quelli più buoni, delle tecniche di pesca, ecc.. È poco ma per essere l’inizio mi ritengo abbastanza soddisfatta! Come se non bastasse poi ci accompagna tutti al fiume e ci fa vedere i posti strategici, io gli faccio vedere i miei attrezzi e programmiamo di vederci un altro giorno per mettere in atto una pesca! Felicissima!
Fatto ciò andiamo con P. Ott. e le Suore a fare visita ad alcune famiglie. Tutte ovviamente molto ospitali. Ho notato che alla fine dei conti tutte le case sono strutturalmente uguali come quella della famiglia che ci ha invitato a pranzo. Abbiamo parlato del più e del meno e siamo venuti alla conclusione che alla fine tutto il mondo è paese… insomma in ogni paese ci sono i soliti pettegolezzi e malumori tra gli abitanti e soprattutto tra le donne!!!
Abbiamo conosciuto poi un’altra triste realtà. Una famiglia costretta rinchiudere e isolare in una capanna buia il proprio figlio malato di schizofrenia che, per aver interrotto  le cure, perché troppo costose, diventa a momenti violento contro chiunque gli si presenti di fronte.
P. Ottavio l’ha liberato, ci abbiamo parlato ma è evidentemente disturbato. Le sue sorelle si sentono di giustificarsi perché sanno benissimo e si rendono conto delle condizioni in cui è costretto a vivere loro fratello, ma è troppo pericoloso e loro hanno la loro famiglia e i loro bambini da proteggere. Se lo lasciano libero lui scappa e non torna più; l’ha già fatto tante volte e capita spesso di ritrovarlo lesionato e sanguinante per chissà quale motivo.
Facciamo in tempo a salutarli pensando che è crudele lasciare lì ingabbiato un essere umano…ma come biasimare la sua famiglia che fa semplicemente il possibile per essere al sicuro?… Cinque minuti di assenza e P. Ottavio viene chiamato in aiuto da una delle sorelle del ragazzo che arrabbiato per chissà quale ragione ha scaraventato a terra la sorella dopo averla picchiata e strattonata per i capelli…. Cosa è giusto e cosa è sbagliato?
A rallegrarci nuovamente però sono stati i bambini, più contenti di noi per la distribuzione delle caramelle, e per avergli insegnato un nuovo gioco con le mani!
Ma è strano… questi bambini si divertono veramente con poco, ma riflettevamo io e Francesca sul fatto che comunque, forse perché responsabilizzati troppo presto e intenti fin da piccoli ad accudire i fratelli ancora più piccoli di loro, non hanno nessuno stimolo per crearsi i divertimenti da soli, come per esempio costruirsi giochi. Giocano a palla quando gliele porta P. Ott e vanno al fiume o si arrampicano sugli alberi.
Ore 17:30 Don Mariano si lancia nelle confessioni insieme a P. Ottavio e alle 18:00 inizia la Messa… al buio, anzi al lume di due candele e una pila che i due sacerdoti si passavano a vicenda per leggere i testi!
Partecipazione a non finire: i signori che suonano, le signore che cantano, i bambini che giocano sotto l’altare, i cani che passeggiano, le mamme che allattano e le anziane che dormono!! Ma tutti contenti!
E’ arrivata l’ora di andarcene, al buio! Uscendo dalla Chiesa io e Francesca siamo scoppiate in urla di meraviglia nel vedere le centinaia di lucciole che ci accompagnavano nel cammino verso la macchina. Sembravano flash, non le avevo mai viste!
Viaggio di rientro e festa a casa per il compleanno di Mario!! Non si può di certo lamentare: P. Giorgio gli ha anche dedicato non una ma se non erro almeno sei canzoni comprese di acuti!
Bene, questa volta si che mi sono consumata i polpastrelli!  Buonanotte e alla prossima puntata!
Ciao, Laura

Ciao amiciche seguite il nostro viaggio, sono Francesca, oggi Venerdi 19 Gennaio per la prima volta siamo andati nell’Aldea  di Mopan Dos. Padre Ottavio, Padre Mariano e le suore dentro la macchina io e Laura in cascione (che qui si chiama palangana). Ragazzi che esperienza incredibile. Una  volta arrivati lì vediamo le prime “casette” e la scuola. I bambini erano nelle aule ovviamente sovrafollate, in una non c’era il maestro, a quanto pare capita spesso. I bimbi erano timidissimi solo piano piano hanno preso confidenza, anche grazie alle macchine digitali che permettevano di rivedere le foto che probabilmente non hanno mai avuto, vista la curiosità con la quale si rivedevano nel video. Finita la scuola hanno tolto il vestito nuovo, se così si può chiamare, per mettere quello di tutti i giorni, magliette vecchie lise sporche. Anche perché con tutto il fango che c’è non è possibile stare puliti. Non c’è di certo l’asfalto quindi fango dappertutto  "lodo" come lo chiamano qui. A parte quel fango argilloso che  si incolla ai piedi quasi sempre scalzi (al massimo con le ciabattine) la natura è spettacolare, alberi enormi verdissimi l’albero del caffè il fiume dove vanno a lavarsi a pescare a giocare, peccato che a lavarsi ci vanno anche i maialoni e gli altri animali. Comunque abbiamo visto con i nostri occhi come si vive senza quasi niente, in queste baracche fatte di assi di legno con il tetto di foglie di palma, il pavimento in terra battuta e un piano rialzato dove cucinano con la legna. Per noi hanno cucinato il cibo della festa, pollo in brodo con riso tutto nello stesso piatto con le immancabili tortillas, mentre per loro i soliti fagioli neri. Poi siamo andati a visitare alcune famiglie sparse in mezzo alla foresta tutte abitano nelle stesse misere baracche: due per  famiglia: una funge da zona giorno come ho già descritto, l’altra funge da zona notte con qualche letto fatto mooolto artigianalmente dove dorme tutta la famiglia, con  tutta la promisquità del caso. Nel frattempo cani galline maiali scorrazzano indisturbati dappertutto. Ma quello che mi ha colpito di più è stata la timidezza di questa gente e il fatto che sembra che dalla vita non chiedano più di quello che hanno. I missionari che qui lavorano e vivono cercano di creare una coscienza più propositiva per le donne, per la terra, per i bambini, per la scuola, solo la scuola, la cultura può dare una speranza di vita più dignitosa. C’è bisogno di tutto maestri medici medicine, visto che le cure sono tutte a carico del paziente. La sera la messa si è tenuta nella chiesa del villaggio la solita capanna di legno, all’interno le persone si sono sistemate alla meglio, le donne con l’ultimo nato in braccio che

allattano, i bambini con i fratellini più piccoli giocano (in silenzio) sotto l’altare. Il cane soprannominato radiografia “sderrinato” per terra e Padre Mariano che cercava di imbastire un discorso in spagnolo. Padre Ottavio ha posto l’accento nel lavoro che deve fare la comunità, aiutarsi a vicenda essere più partecipi della vita degli altri insomma solidarietà. Alla fine della messa ormai era buio pesto e con grandissima sorpresa mia e di Laura  uno spettacolo fantastico si presenta ai nostri occhi, centinaia e centinaia di lucciole che scintillano nella notte. Non le avevamo mai viste ed è stato emozionante. Tra il canto dei grilli e il gracidare delle rane ognuno piano piano è tornato nella sua capanna e noi siamo tornati alla macchina  e vai, nel cascione-palangana si torna a casa. Ma la giornata non è finita, infatti oggi è il compleanno di Mario, mitico Mario, infaticabile idraulico muratore tuttofare sempre pronto e disponibile. Oggi compie 60 anni, si può dire l’età, visto che è un uomo, e non capita di festeggiare tutti i compleanni in Guatemala, quindi per lui è una giornata speciale. Alberta e Rosa rimaste a casa hanno preparato la crema pasticcera con i platanos (grandi banane); c’era anche la torta. Come regalo un machete e il cappellaccio da cow-boy. Padre Giorgio si è lanciato con la sua voce baritonale in un concerto operetta niente male alla fine tutti insieme abbiamo cantato l’inno di Mameli la Traviata  passando per non poto reposare e finendo con “non mi ricordo”. È stata una giornata bellissima. Grazie P.Alberto.
Ciao
Francesca

Finalmente sono riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per scrivere due righe… È lunedì mattina e mentre io scrivo Laura e Francesca stanno faccendo la colazione, il resto del gruppo invece ancora “descansa”, ieri abbiamo avuto una giornata pienissima: sveglia all’alba e partenza alla volta di Tikal importantissimo sito Maya del Guatemala immerso nella foresta pluviale e nel quale solo il 20% dei monumenti sono visibili perché ripuliti e rubati alla foresta che li ricopriva… Il panorama è mozzafiato, per gustarlo a pieno bisogna fare un’infinità di gradini e, anche se oggi mi fa male praticamente tutto, vi assicuro che ne vale la pena!!! Dopo pranzo siamo andati via da Tikal diretti a Santa Elena dalle Suore Domenicane, durante il tragitto ci siamo concessi una piccola sosta al lago Peten Itzà e mentre gli uomini si dissetavano con una birra noi donne ci siamo fatte un pediluvio nel lago rimpiagendo di non avere con noi i costumi per un bel bagno…

All’arrivo dalle Suore Domenicane ci aspetta un’accoglienza gioiosa e dolcissima da parte delle bambine che le suore ospitano, sono 29 in questo momento e la loro età va da un anno e mezzo a 27, alcune sono orfane altre sono state affidate alle Suore dai giudici a causa delle loro storie familiari travagliate, ma tutte, e dico tutte, sono di una dolcezza e di una educazione straordinaria oltre che vivaci ed allegre. Sono ammirata dal lavoro che queste Suore fanno con le bambine e ragazze a loro affidate, soprattutto perché gli consentono, oltre che di riconquistare il diritto che tutti hanno ad una vita felice e dignitosa, di vivere integrate con la società. Frequentano la scuola pubblica, la parrocchia, studiando e lavorando e come nelle vere famiglie si danno una mano a vicenda. Credo che anche noi dovremmo riscoprire quel valore fondamentale di tutte le società che è la famiglia perché sempre presi dai ritmi frenetici che la vita ci impone, o meglio che noi gli permettiamo che ci imponga, ci preoccupiamo troppo della cose materiali: cellulare ultimo modello, vestiti alla moda, trucco perfetto, merendine pubblicizzate in tv, reality show del momento e magari neppure guardiamo in faccia chi ci siede di fronte a tavola… Quando ancora le familie si ritrovano assieme per i pasti… Il Guatemala ha davvero tanto da insegnarci perché qui ancora contano, e tanto, quelle cose importanti come la famiglia e la fede, quella di tutti i giorni e non solo quella della domenica e dei momenti di bisogno, ma di questo parleremo più avanti…
Ciao a tutti,
Rosa Maria

sommario