decimo invio: dal 28 marzo 2008
Missioni

Siamo tutti rientrati dall'esperienza missionaria. È stato bello. Vi abbiamo sentito vicini e pieni di incoraggiamenti per tutti: grazie. La sera prima di partire Franco ha scritto questa pagina che v'invio. Al suo rientro a casa, anche Mara ha scritto la pagina che vi invio. Mi fa piacere inviarvi qusti scritti perché sono molto significativi. Ho voluto aspettare a spedirli dopo aver incontrato gli amici a Selargius, a Cagliari san Domenico e nella sede della Associazione Nazionale Alpini. Tutti avete visto e ascoltato con molto interesse racconti e foto e vi siete resi conto meglio di quello che vi abbiamo spedito via email. Abbiamo portato con noi anche qualche "tipico" (oggetti di artigianato locale) da vendere per la missione. Sto organizzando un viaggio in TERRASANTA dal 4 all'11 giugno e ci sono solo pochi posti disponibili: se qualcuno vuole approfittarne mi contatti subito. Vi ricordo che un modo di vederci e parlarci è partecipare alla santa messa il sabato sera alle ore 20.00 al centro Giovanile Domenicano di Selargius. Un caro saluto a tutti e ... a presto p. alberto

Dolores 28 marzo 2008 - ora locale: 15,30
Hola, soy Francisco, eccomi di nuovo a scrivere per cercare di mettere insieme quelle che sono le mie ultime pagine di questo diario guatemalteco del 2008. Siamo agli sgoccioli, agli ultimi giorni, di quella che io definisco l'esperienza di vita rigeneratrice. Poche volte nella vita capitano opportunità di questo genere e il bello è riuscire, quando possibile, prenderle al volo. Evito di raccontare la visita al "Progetto vacche" perché sicuramente, sia l'ottimo Fabrizio, che il buon p. Alberto, avranno provveduto a rendere tutti edotti dei fatti. Io, per ciò che mi riguarda, oltre che raccontare lo stato di avanzamento della pitturazione delle panchine, che procede a rilento causa pittura poco adatta, anche questa volta, cerco di buttarmi più sul "sentimentale" che sul materiale. Come sempre, dopo quasi un mese passato su questo "fronte", giunge il momento di fare un bilancio di questi giorni. Per ciò che mi riguarda dico subito che, se le mie scelte dipendessero solo da me, saprei già quali sarebbero state. Vi assicuro che in questo posto c'è veramente bisogno di tanto, di tutto. Questo sicuramente, rende meglio il senso. Non sai mai da che parte iniziare perché tutto quello che ruota intorno a te e che vedi, lascia il segno. Esci, per andare a fare la spesa, e sul tuo percorso, per arrivare al mercato di Dolores, incontri dei "Campesinos" a cavallo che ti attraversano la strada; subito, osservandoli e vedendoli con quei visi segnati e fieri, con un abbigliamento che sicuramente necessiterebbe di una buona lavata, con un machete lunghissimo e affilatissimo, infilato in una guaina appesa alla sella e subito a disposizione per essere usato in caso di necessità, pensi alle decine di km. fatti, partendo all'alba, da una delle tante aldee della "municipalidad" di Dolores, passando per strade bianche, appena segnate, e letteralmente impraticabili causa fango, se piove, sono qui per svolgere quelle attività che, altrimenti nelle loro aldee, non avrebbero potuto fare perché manca tutto. Continui per la tua strada, pensi a ciò che devi fare per organizzare il pranzo, la tua attenzione viene catturata da una donna con un bambino piccolo in braccio e altri due o anche tre dietro, che corrono per stare al passo con la loro madre. Osservi quella donna e ti accorgi che non è grande di età ma è molto sciupata, è vestita in maniera molto povera, con ai piedi delle ciabatte che da noi, forse non si troverebbero neppure in una discarica, tale è lo stato in cui si trovano eppure questa signora non ci fa caso, continua per la sua strada e anche lei forse va a fare delle compere... Intanto arrivo dal "rivenditore di fiducia", so che devo acquistare dei pomodori, patate, cipolle, aglio, carote e, insomma, tutto quello che serve per predisporre un bel minestrone e una abbondante insalata. Intanto, in questo mese di permanenza, ho imparato a chiedere in spagnolo i prezzi delle varie cose; i pomodori a 2,5 quetzales alla libbra, le cipolle a 1 quetzale alla libbra, le banane a 50 centavos l'una e così via. Alla fine pago, mi porto via anche 60 banane perché qui è una frutta che mangiamo in abbondanza, il "verduraio" mi chiede in totale 52 quetzales... La somma richiesta, tramutata in euro, equivale a 5,2 euro. Da noi non avrei speso meno di una ventina di euro. A voi fare le riflessioni del caso e forse la cosa può aiutare a capire quale sia la situazione qui.

Ieri siamo andati a Naranjon, l'aldea dove si trova la figlioccia di p. Alberto, un'ora di viaggio, lungo la strada sconnessa, piena di buchi dove a volte devi attraversare anche dei guadi, osservi il paesaggio intorno a te, bellissimo in certi casi, selvaggio e verde con alberi altissimi e palme di vari tipi... Osservando tutto questo, non puoi per contro, evitare di vedere anche quelle colline dove non c'è più neppure un albero ma è in atto una deforestazione brutale. Intere colline letteralmente private di ogni tipo di vegetazione rese così perché serviranno in pochi casi per poter piantare del mais in molti altri casi per adibire a pascolo per le vacche. Mi chiedo ma è mai possibile che per i pascoli ci sia bisogno di distruggere intere colline in questo miserevole modo? Parlando di questo con p. Ottavio, anche lui, si dichiara d'accordo e conviene che non serve effettuare una distruzione di questo tipo. Arriviamo intanto alla casa dei compari di p. Alberto, ci accolgono ed è una festa, la figlioccia non è ancora arrivata ma non ci vuole tanto tempo. Si vede che queste persone sono un poco diverse da altre che abbiamo incontrato. C'è un maiale che scorazza imperturbabile della nostra presenza e da una parte, un vitellino, legato ad un albero per evitare che scappi, di appena quattro giorni come ci dice il padrone di casa, all'ingresso della proprietà, alla sinistra entrando, un recinto dove all'interno altri vitelli un poco più adulti del primo. La padrona di casa, ci accoglie con un sorriso grandissimo, ci invita ad entrare in casa, è vestita in maniera molto sobria e ordinata, prima che arrivassimo era intenta a preparare l'impasto per le tortillas su una pietra con un incavo e con un'altra, che ben si adattava alla forma della prima e usata come se fosse un mattarello, stendeva l'impasto... Io, come al solito, osservo tutto quanto, noto con grande piacere: il pavimento, per quanto in terra battuta, è pulito, intorno e di fronte alla casa, non ci sono barattoli o scatole o buste di plastica che invece in altre case abbiamo trovato in abbondanza. La signora continua nel suo lavoro. Ad un certo punto Fabrizio chiede di cimentarsi nella preparazione di una tortilla e fa per avvicinarsi all'impasto. La signora lo blocca subito e gli impone prima di lavarsi le mani... altro particolare nuovo e molto significativo. Fabrizio prova e... lasciamo perdere. Meglio che si dia all'ippica e non alle tortillas. All'interno di quell'ambiente, da un lato, una cucina in argilla sulla quale un fuoco scoppiettante, manteneva caldo il piano dove cucinare le tortillas, dall'altra, un tavolo con una tovaglia in plastica e tutto in ordine. Era la prima volta che mi capitava di vedere così ordine nella casa di un'aldea. Dopo aver reso onore alla cucina della signora e consegnato i regali alla figlioccia di p. Alberto, arriva il momento del ritorno a casa, le mie ossa chiedono pietà ancora prima di salire sul pick up di p. Ottavio per la successiva ora da passare a sobbalzare sulla strada del ritorno.

Finalmente si arriva a casa, sono circa le otto di sera, chiedo se qualcuno gradisce mangiare ma nessuno accetta la proposta anche perché, dopo un pranzo abbondante fatto a casa prima di partire, e un altro a distanza di due ore offerto dalla signora, sicuramente si è poco ben disposti per una cena. Di lì a poco arriva Toby un ragazzino molto vispo e amico di p. Ottavio che così a prima vista, nonostante l'età, a me sembra, molto scaltro, che sa sicuramente il fatto suo anche perché nell'ambiente in cui vive si è quasi costretti a trovare tutti i sistemi per sopravvivere al meglio. È lì che ti fa le moine, cerca di attirare tutte le attenzioni su di se, tu lo guardi, è simpatico, indossa una maglietta bianca che da tempo si è dimenticata di essere del colore originale, dei pantaloncini corti di colore indefinito ma molto vicino al colore della terra e ai piedi due ciabatte di plastica che lo costringono a tenere i piedi fuori per metà perché l'altra metà di ciabatta chissà dove è finita... Fabrizio, per lui, ha organizzato la raccolta delle lattine di birra perché Toby ci ha raccontato che, per ogni libbra di "latas" riceve 5 quetzales (cinquanta cent. Di euro). Una busta piena di lattine di birra è pronta per essere consegnata al raccoglitore. Io gli regalo cinque quetzales così penso si risparmia, almeno per una volta, l'affanno di andare alla ricerca di queste lattine. Prendo solenne impegno con lui, per il giorno dopo, per andare a comprare un paio di ciabatte nuove. Mi chiede se deve essere da me per le cinque della "mañana", gli rispondo che forse è meglio se arriva per le nove del mattino, perché mi sembra sia l'ora migliore per le compere. La mattina dopo, alle sette del mattino, è fuori della porta che bussa e suona per farsi aprire. P. Alberto, stranamente in piedi a quell'ora, gli apre perché io anche se già sveglio, ancora non mi sono alzato. Verso le otto io e Toby ci avviamo per gli acquisti e invece che ciabatte, come eravamo rimasti intesi, adocchia un bel paio di scarpe nere; il primo numero che gli fanno misurare è un 34 che gli sta decisamente grande ma lui fa il diavolo a quattro perché dice che quelle gli vanno bene, si vede che vede in prospettiva... Alla fine riusciamo a trovare un paio di scarpe numero 30 che in effetti sarebbero ancora grandi, ma insieme decidiamo che vanno bene, pago 95 quetzales e Toby esce dal negozio con le sue scarpe nuove fiammanti. Con l'equivalente di 9,5 euro un bambino che vive a Dolores, nel Pétén, è contento e, anche lui, come i bambini che vivono da noi, avrà la possibilità di avere ai piedi un paio di scarpe normali... Intanto le panchine, hanno ricevuto solo due mani di pittura, le spalliere che reggono la seduta e lo schienale, sono azzurro bandiera del Guatemala, così ha voluto p. Ottavio, mentre tutto il resto è bianco. Il contrasto è decisamente evidente ma se si considera che qui tutto, anche i colori in particolare, sono a tinte forti allora anche le panchine, azzurro e bianco, possono andare bene di quel colore. Un altro segno tangibile del fatto che anche quest'anno come Alpini oltre alle cose normali abbiamo lasciato un nuovo segno del nostro passaggio.

Personalmente mi auguro che questa opera da parte nostra possa continuare all'infinito, c'è veramente bisogno di tutto. Ieri sera, mentre scrivevo, è rientrato da Flores p. Ottavio e con lui, parlando un pò di tutto, abbiamo chiacchierato anche di un programma molto interessante, che a livello governativo, con la collaborazione di equipes opportunamente preparate, si occupa, su tutto il territorio del Pétén, del recupero oltre che ambientale, anche di quello sociale e psicologico degli abitanti delle varie aldee in seguito alla guerra civile che per anni ha insanguinato tutto il Guatemala. Questo progetto prende il nome di "Salud mental". P. Ottavio mi ha raccontato di come l'esercito in quegli anni avesse deciso di attuare un programma di pulizia etnica nei confronti degli indigeni, di come, gli stessi abitanti delle varie aldee, venissero messi gli uni contro gli altri creando un clima esasperato di odio e di violenza. Mi diceva che alcuni degli attuali catechisti erano costretti a fungere da commissari all'interno delle aldee, con potere di vita e di morte su tutti. In quei momenti era sufficiente anche solo un piccolo screzio tra due che, subito la cosa veniva strumentalizzata, per sopprimere in maniera brutale quello che si riteneva avesse fatto il torto. Alla fine della guerra civile e dopo le inaudite assurdità verso gli indigeni e in particolare nei confronti delle donne che, in base a testimonianze raccolte, venivano letteralmente trucidate dopo essere state violentate, la Chiesa ad opera di Mons. Gerardi, a sua volta trucidato, da parte di agenti governativi, aveva fatto svolgere delle indagini, raccogliendo in una raccolta di quattro volumi dal nome di: "Guatemala nunca mas", le testimonianze di oltre cinquantacinquemila casi di violenza... Il titolo dell'opera significa: Mai più in Guatemala una atrocità del genere... Oggi il maggior numero degli artefici di questa immane tragedia, risultano ancora impuniti e, per la stragrande maggioranza dei casi, sono ancora quelli che hanno le chiavi del potere... Speriamo bene per il futuro del Guatemala. Era mezzanotte e mezza quando p. Ottavio è andato a dormire lasciandomi in uno stato di tensione non indifferente per i racconti quasi inverosimili. Oggi lo aspetto intorno alle dieci del mattino perché insieme andiamo a un'aldea dove deve celebrare una Messa in onore di una ragazza che compie quindici anni e per la quale si fa un festa incredibile. Mi dispiace che, l'avventura in Guatemala per quest'anno finisca qui, così come, ho iniziato a raccontare di come ci si sente arrivando in questo posto, così ci si sente, se non peggio, quando si sa che si deve rientrare lasciando le cose a metà. Diciamo che, per essere ottimisti, tutto per il momento, rimane solo sospeso causa forza maggiore, verrà ripreso l'anno prossimo, quando potremmo riprendere queste attività anche con la collaborazione di altri che saremo riusciti a sensibilizzare con questi racconti. Un caro saluto a tutti e un arrivederci in Sardegna. Mi dispiace che né io né altri, che erano qua, potremo essere presenti al primo incontro organizzato da P. Alberto, perché impegnati in attività di solidarietà per i paraplegici presso il Poligono interforze di Teulada. Un caro saluto ai veri artefici di questo lavoro qui in Guatemala, le Suore Lucia e Dolores, p. Ottavio e p. Giorgio i veri motori di tutto questo. Li ringrazio particolarmente per quanto fanno e per quanto sono stati vicini a noi in questo mese. Hasta luego. Francisco

Ciao a tutti, devo essere sincera, non vedevo l'ora di raccontare le nuove esperienze vissute in questi giorni, alcune belle e divertenti, altre tragiche. Inizio da ieri notte. Sicuramente non tragica, ma neanche divertente. Sono stata la prima ad andare a letto perché ero molto contrariata con me stessa, ma soprattutto dispiaciuta per aver rovinato la cena a tutti. E dopo una giornata di duro lavoro, è cosa da non poco, credetemi!!! Volete sapere cosa è successo? Si era deciso di preparare per cena una minestrina gradita da tutti... prima che si portassero il cucchiaio alla bocca!!!! Rita aveva iniziato la preparazione mettendo un pò di verdure a cuocere; mio compito era quello di seguire il resto della cottura e aggiungere alla fine il dado. In primis, mi sono dimenticata di aggiungere il dado (non avevamo messo sale); per quanto riguarda la quantità della pasta, essendo io abituata a pesarla, e non avendo i mezzi per farlo, mi sono detta: faccio ad occhio......ho messo circa mezzo mestolo a testa..... risultato: un disastro!!!!! Mentre ero a letto, che ancora rimuginavo su quanto successo, ho sentito in giardino un gran trambusto, soprattutto da parte di Franco e di Mario, ma non ho avuto voglia di alzarmi. Il giorno dopo ho saputo che in giardino si era reso necessario organizzare un "safari"... mentre Franco era intento a scrivere il diario, sembra che gli sia passato tra i piedi un topolino di campagna.....ma, con la grandezza di un gatto. Quindi armati di fucili (scopa e spazzolone), hanno dato la caccia con successo, al malcapitato.

Venerdì pomeriggio, io Franco e Rita accompagnati dal solito buon Gigi, da suor Lucia e da Suor Lolita siamo andati a visitare l'aldea, di Sacùl abajo. La natura di questo posto è indescrivibile per la sua bellezza. Anche qui le donne ci hanno mostrato con grande orgoglio i loro lavori, chi di cucito, chi di fiori fatti con carta velina o con calze di nylon. Una Signora dall'apparente età di circa 60 (????) anni ci ha mostrato il suo quaderno di scuola. Stava imparando a scrivere; diverse pagine del quaderno erano occupate da una lettera dell'alfabeto fatta in tanti modi diversi, una con piccolissime foglie, una con altrettanti piccoli fiorellini, una con conchigliette, ecc. Mi ha fatto tanta tenerezza, era così tanto orgogliosa del suo lavoro. Le ho fatto tanti complimenti (sinceri) ed era felicissima. Molto particolare, e devo ammettere anche divertente, sotto alcuni aspetti è stato il momento della distribuzione degli occhiali per presbiopia. Ho visto due signore che li hanno indossati al contrario, e quando ho fatto notare loro che andavano messi diversamente sono scoppiate a ridere, molto divertite da quanto avevano fatto. Mio fratello Franco, che si è improvvisato ottico per l'occasione, ha pensato di fare una facile assegnazione degli occhiali facendo leggere alcune righe di un libro. Purtroppo c'è stato un piccolo contrattempo... queste persone (la maggior parte), non sapevano leggere!!!!!. Allora per essere sicuro di assegnare gli occhiali giusti, ha fatto infilare il filo in un ago e solo ad opera compiuta ha consegnato gli occhiali. Sono stati momenti di serenità e divertimento per tanti, in modo particolare per i protagonisti. La consegna delle caramelle ai bambini è avvenuta sotto gli occhi degli adulti, e dai loro sguardi si capiva che anche loro erano desiderosi di riceverle. Sono stati accontentati....che felicità si è vista nei loro sguardi! Siamo stati poi accompagnati in un campo lì vicino che era stato da poco seminato.

Abbiamo attraversato un piccolo fiume seminascosto tra gli alberi. Ho notato che in questo campo lavoravano solo donne, a parte un unico uomo....mi sono chiesta gli altri dove sono? Ho fatto anche qui le mie numerosissime fotografie, alternandomi con le riprese della videocamera. La nostra visita all'aldea ha avuto la sua continuità a casa di una famiglia con cinque bambini. In quel momento ho capito che la mia concezione di povertà non era quella vera. La signora, vestita con una maglietta tutta strappata, era anche senza scarpe e aveva in braccio un piccolo bambino che forse non aveva neanche un anno. Suor Lucia mi ha detto che il bambino era malato, ma non avevano i soldi per curarlo. Le suore hanno portato scarpe per i bimbi, e una delle bambine rattrappiva il suo piedino pur di farlo entrare nella scarpa. A un maschietto che aveva circa due anni abbiamo dato una camicia invernale di cotone, a maniche lunghe. Da come si grattava si vedeva chiaramente che gli dava fastidio, ma era disposto a soffrire pur di tenerla indosso. Un signore dall'apparente età di circa 70 anni, che si dice fosse il marito della donna, è stato felicissimo della camicia ricevuta in regalo. L'ha indossata subito e con il sorriso si è messo sull'attenti perché gli facessi una fotografia. Sono stati dei momenti che pur nella loro cruda tristezza, mi hanno riempito il cuore di un sentimento così GRANDE che non so descrivere. In quel momento avrei voluto avere una bacchetta magica per cancellare tutta quella povertà. Il massimo dello sconvolgimento è stato quando siamo stati invitati a entrare nella capanna. In un angolo dove si faceva il fuoco per cucinare c'era una pentola di fagioli, e a fianco, due tortillas. Quelli che dovevano essere i letti, erano fatti da un ammasso di stracci forse usati al posto del materasso che non avevano. Tanta povertà è sconvolgente, non avevano né luce, né acqua e tanto poco da mangiare. La serata è giunta la termine con la messa di Padre Alberto. Memorabile!!!!!!! Ho fatto da "Chierichetta". Ero molto emozionata, è stato bellissimo. Sarò andata bene? Padre Alberto non ha espresso lamentele....si sarà dimenticato? O...forse sono stata brava!. Chissà.

Sabato 8 Marzo: giorno di meritato riposo. È stata una giornata stupenda, all'insegna della serenità e delle risate. Siamo andati a TIKAL. Penso sia inutile descrivere la bellezza di questo sito Maya perché immagino che già si sappia. Abbiamo scalato (io, Rita, e in parte anche Padre Alberto) diverse piramidi dalle quali si scorgeva un panorama mozzafiato. Ma che fatica arrivare in cima! Ma vi assicuro che ne è valsa la pena. Speravo di poter vedere qualche scimmia, pappagallo o qualsiasi altro animale, ma siamo stati particolarmente sfortunati. purtroppo non è avvenuto. In compenso avevamo una buona guida di nome Nixon, con lunghi capelli, che ci ha raccontato tante cose interessanti sulla città maya. Dopo aver camminato tanto, si è fatta l'ora del rientro. Nixon ha viaggiato insieme a noi fino alla sua cittadina. Si è addormentato in macchina ed essendo seduto al mio fianco, ho avuto modo di osservare il suo profilo. È incredibile, era uguale a quelli visti in molte sculture maya, compresa la capigliatura annodata sulla nuca. Prima di tornare alla nostra missione ci siamo fermati a salutare le suore di Flores. Ho conosciuto Suor Marcela, gentile e cara. Ci ha accompagnati a conoscere le ragazze ospiti del convento. È stato un susseguirsi di abbracci calorosi e affettuosissimi da parte di tutte le bambine, da quelle più piccine a quelle più grandicelle di circa 12/13 anni. Abbiamo fatto tante fotografie, giocato e ci si faceva il solletico a vicenda, si scappava e si rideva tantissimo, fino a non riuscire più a respirare; Franco e Rita hanno giocato a pallacanestro con alcune di loro, mentre io, Mario e Padre Alberto abbiamo fatto il tifo. Che serata meravigliosa!!!! È stato triste il momento dei saluti. I baci e gli abbracci non finivano più, ci hanno accompagnati fino al nostro pulmino.

 

Abbiamo concluso in bellezza la serata andando tutti a cena al ristorante; tutti ospiti di noi uniche donne (Rita e io). La carne arrosto era come al solito immangiabile, talmente cotta da fare invidia a una suola di scarpe. Domenica 9 marzo Ore 10 la tanto attesa Messa, questa volta celebrata da Padre Alberto. Anche questa volta c'erano tantissime persone, forse più numerose della precedente. Hanno attrezzato panche e sedie perfino sotto gli alberi. Non ho potuto fare a meno di filmare i momenti in cui si cantava. Sono comunque ben impressi nella mia mente. Alla fine della messa abbiamo fatto alcune foto ricordo con Suor Lucia e Suor Lolita. Abbiamo pranzato in un bel ristorante, sulla strada per Poptun, ospiti di una simpaticissima signora vedova da circa 1 anno. Ha parlato e riso per tutta la durata del pranzo; inutile dire che più della metà di quello che ha detto è stato per me incomprensibile. Ma è stato bello vedere quanto lei si sia divertita! Finito il pranzo, Romeo ci ha accompagnati a vedere un posto meraviglioso, fatto da diverse piscine d'acqua, e da una vegetazione bellissima. Peccato che il cielo fosse coperto, altrimenti chissà, forse accidentalmente sarei caduta in acqua. Mi sono comunque tolta le scarpe, ho sollevato i pantaloni e messo i piedi nell'acqua; forse qualcuno avrebbe riso tanto se fossi scivolata.....sarà per la prossima volta!!! Purtroppo non ricordo il nome di questo piccolo paradiso. Lunedi 10 marzo ho dormito poco e male, mi sono alzata triste perché domani mattina alle 5 lascio la missione. Verrà a prendermi Romeo per accompagnarmi a Flores dove prenderò l'aereo per città del Guatemala. Oggi preparerò le valigie. Ma sono sicura che chiuderemo in bellezza la giornata perché avremo ospiti a cena. Saremo in totale 14. Niente male! Franco andrà a prendere il "pescado" che abbiamo ordinato venerdì, e penso che sarà un piacere per lui cucinarlo, magari potrò dargli una mano a pulirlo.... sempre meglio che preparare le valigie!!!! SIGH !!!!! UN CARO ABBRACCIO E UN SALUTO AFFETTUOSO A TUTTI. A Padre Alberto che ha fatto sì che io vivessi questa esperienza meravigliosa; a mio fratello Franco che mi ha proposto di seguirlo e così tra tutte le cose belle vissute qui, ho potuto godere anche della sua presenza perché a Cagliari ci vediamo poco; a mia cognata Rita, compagna di lavoro e di visite alle Aldee, e che ringrazio per aver sempre preparato la colazione; a Mario, che tra cemento, pala e attrezzi vari non ha avuto un attimo di tregua, ma sempre fiancheggiato da mio fratello. A tutti voi cari compagni, di questa meravigliosa esperienza, chiedo umilmente perdono per la minestra immangiabile. Vi abbraccio con tanto affetto e come si dice? Hasta luego??? Mara

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