quarto invio
Missioni

Oggi è giovedì 2 aprile. Ci siamo lasciati il 27 scorso dopo la visita all’aldea di Naranjón. Gli avvenimenti di oggi sono: la partenza di Rita e l’arrivo in Guatemala di Alexandra e Silvana. Franco ed io abbiamo accompagnato Rita all’aeroporto alle 6.30 del mattino, grazie alla sempre grandissima disponibilità dell’amico Romeo, e ora siamo appena tornati: sono le 11.40 (le 19.40 in Italia). Chepe è andato con il padre Ottavio a Las Brisas (un’aldea) e quando tornerà questa sera ci racconterà. Intanto sappiamo che Rita è arrivata alla Capitale, è andata a prenderla Celeste (una delle figlie di doña Alba di cui vi ho parlato) sempre gentilissima e ora stanno viaggiando alla volta di Antigua perché Rita non c’è mai stata. Penso che farà una bellissima esperienza, soprattutto con la guida eccezionale che l’accompagna: Celeste è architetto e lavora in restauri di antichi palazzi! Dopo aver accompagnato Rita all’aeroporto, visto che eravamo in zona, siamo stati a trovare suor Marcella appena tornata dall’Italia, dove si era recata per assistere la sua consorella madre Rosalia (una delle fondatrici della missione domenicana in Guatemala) che poi è morta. Siamo stati un poco con suor Marcella, abbiamo parlato e poi anche programmato il montaggio dei due pannelli solari che Françoise ha inviato e poi abbiamo installato skype sul computer della Comunità per poter comunicare più facilmente con lei.
L’altro avvenimento importantissimo della giornata: oggi arriveranno Alexandra e Silvana. Le andranno a prendere all’aeroporto Paolo e Laura: due giovani che ho sposato il settembre scorso a Genova e dormiranno da loro. Arriveranno da noi domani verso le 13. Ma torniamo un poco indietro.

Lunedì 30 marzo, La mattina Chepe e Franco hanno terminato il restauro e verniciatura delle porte e finestre: ora sembrano tutte nuove. Hanno fatto proprio un bel lavoro. Il pomeriggio, sempre grazie alla grande disponibilità di Romeo, siamo andati a vedere le cascate di Calzada Mopán. Partenza alle 14.00. Fanno parte della spedizione anche Claribel e Mixin: due ragazze universitarie che vengono per farci esercitare l’idioma spagnolo.

Calzada Mopán      

Il viaggio non è stato molto lungo perché la Calzada è relativamente vicina: circa un’ora. Quando siamo stati vicino alla meta, abbiamo deciso di fermarci a comprare del pesce in un allevamento (finca el Profe) perché domani avremo il nuovo Vescovo a pranzo (ma di questo parlerò dopo). Abbiamo ordinato il pesce, dicendo che l’avremmo ritirato al rientro. Siamo arrivati poi a un cancello custodito da un bambino di circa 8 anni che, siccome siamo italianos e non gringos ci ha fatto pagare, per entrare, 10 quetzales a testa e non venti. Il posto è splendido: vi ricordate le cascate di “Mission”? Bene, le cascate sono più piccole ma la giungla è la stessa: lussureggiante, misteriosa… Il rio Mopán, che dà nome a vari villaggi ed anche alla capitale del Belize (Bel Mopán), qui è splendido. Ci avventuriamo sopra le cascate, facendo attenzione a non scivolare in acqua e abbiamo dato libero sfogo alla cattura di indimenticabili immagini.

Calzada Mopán      

Ci siamo fermati al refrigerio di quelle acque e di quel bosco, in questi giorni di grande calura e poi, via dal profe per il pesce. Il profe è un insegnante in pensione che ha messo su una immensa azienda agricola dove lavorano tutti i suoi 6 figli (tutti insegnanti in attività nelle scuole locali) e numerosi dipendenti. Sta a letto alle prese con una brutta e dolorosissima sciatica. Ci ha fatto buona accoglienza e a me ha fatto un’ottima impressione. Siccome lui sta a letto e i figli sono per i campi, ci ha chiesto di andare noi stessi alle pozze di allevamento per prelevare il pescado di cui avevamo bisogno. Ci fa accompagnare da Estefanine: una bambina di 11 anni, super vispa. Lungo il percorso incontriamo un figlio, Rudy, che sta rientrando dalla campagna e volentieri viene con noi per darci il famoso pesce. Si tratta di Moharras: un pesce di fiume che abbiamo già mangiato a Rio Dulce. Arrivati alla pozza, Rita getta la rete e… la pesca miracolosa!

La finca del Profe      

Ha preso tantissimo pesce: scelte le moharras più grosse, nella quantità da noi desiderata, le altre sono state gettate nuovamente in acqua. Al rientro dalla pozza, verso la casa del profe, Rudy ci porta a vedere un tratto di fiume che stanno allestendo come agriturismo: anche qui il posto è splendido. Finalmente rientriamo a casa.

Martedì 31 marzo siamo rimasti in casa, occupati in faccende domestiche.

Mercoledì 1° aprile, preparativi per ricevere il Vescovo. Viene preparato un pranzo completamente all’italiana con pappardelle (portate dal Vescovo) alla bottarga e le moharras al cartoccio. Franco, Rita e Chepe si danno un gran da fare perché tutto sia in ordine. Poco prima delle 13, il nuovo Vescovo del Pétén, Mons Mario Fiandri, di Arborea - come ricordate - viene, accompagnato dal padre Ottavio e da una nipote (Daniela). Si entra subito in sintonia perfetta, date le eccezionali doti di semplicità e di accoglienza di “Monsignore”. È una persona squisita e alla mano: ci sono tutti i presupposti perché sia un ottimo Pastore che farà sentire a loro agio tutti i campesinos – che si sentiranno guardati dalla loro stessa altezza – e penso che anche le persone di cultura si troveranno a loro agio, dato che Lui viene dall’insegnamento della Bibbia nel Teologato salesiano della Capitale, da lui diretto, dove ora tutti lo rimpiangono.

pranzo episcopale      

Dopo il pranzo, rallegrato anche dai canti del padre Giorgio, visita al “Colegio san Martín de Porres”, la nostra scuola, dove i ragazzi accolgono il Vescovo con un bel canto italiano, insegnato, presumo, da suor Diana (di cui ho già parlato). Il Vescovo incoraggia i giovani, ricordando loro che lo sviluppo del paese passa dal loro impegno soprattutto nella scuola e poi visita la scuola.

Vescovo al Collegio

Mi sembra che Mons Mario sia molto contento di questa visita a Dolores e che con noi si senta a casa. L’impressione è che indugi nel prendere la via del rientro a Flores, all’episcopio, dove ancora non conosce quasi nessuno e presumo si sentirà un poco solo… Le ombre della sera stimolano la nostalgia… La preghiera e la dedizione al padrone della messe faranno superare tutte queste cose molto umane e quindi molto nostre…

Buenos dias soy Francisco….oggi Dolores 2 aprile 2009 il diario inizia da:
Lunedì 30 marzo. Sveglia alle 7,30 come sempre. È strano come qui oltre una certa ora non si riesca a stare a letto nonostante a volte si vada a dormire molto tardi. Misteri del Guatemala e del suo clima... La mattinata è passata, come oramai da qualche giorno, ad ultimare i lavori di sistemazione degli infissi. Siamo veramente quasi alla fine mancano solo alcune ripassate con l’impregnante che abbiamo trovato e poi è veramente tutto finito.
Il pomeriggio alle due è arrivato Romeo, in programma c’è la gita a Calzada Mopán dove ci sono delle cascate e tanto verde. La strada, per arrivare sul posto, non è asfaltata e i mezzi che sfrecciano a tutta velocità poco si curano del polverone che sollevano creando dei seri problemi di visibilità agli altri mezzi che passano. Si vede che è un modo normale di procedere e tutti si adeguano, anche noi. Dopo circa un’ora di viaggio arriviamo sul posto. Un ragazzo, per consentire la visita al posto e l’accesso al mezzo, pretende 10 quetzales per persona ad eccezione dell’autista. Il clima è veramente torrido, fa un caldo asfissiante e si suda anche stando fermi. Per fortuna la vista di tanta acqua e tanto verde solleva lo spirito e quasi si ha la percezione di stare meglio. Io ho quasi voglia di buttarmi in acqua. Mi ferma solo il fatto di non conoscere il posto e di non sapere cosa possa esserci sul fondo visto che si ha a che fare con acqua dolce.

Calzada Mopán      

Mi dispiace molto, faccio buon viso a cattiva sorte, continuo a sudare e dedico il tempo a fare delle fotografie e delle riprese che mi auguro possano essere fatte bene. Dimenticavo di dire che alla nostra compagnia si sono aggiunte le nostre insegnanti di spagnolo, due belle e giovani ragazze di Dolores: Claribel e Mixin. Non vi parlo di loro perché immagino che qualcun altro precedendomi già abbia assolto al compito. Aggiungo solo che sono molto simpatiche e attente a svolgere il loro ruolo di insegnanti visto che non perdono occasione di correggere continuamente il nostro strampalato modo di esprimerci col nostro spagnolo molto approssimato. Romeo, con i pantaloni messi “alla pescatora”, il massimo che si concede e quello di bagnarsi i piedi andando avanti e indietro sul ciglio della cascata. Lo guardo e mi auguro che non scivoli e vada a finire di sotto così una volte per tutte assapora il fatto di farsi un bagno full immersion nell’acqua. Scaccio subito il pensiero perché Romeo ha paura dell’acqua e non sa neppure nuotare, pertanto immaginatevi il risultato se dovesse realmente cadere in acqua… Da li a poco alla comitiva si aggiunge la guida che si offre di accompagnarci all’interno della foresta per ammirare la folta vegetazione con una grande varietà di piante. Rita non è molto contenta della proposta perché le sembra di vedere serpenti da tutte le parti. Claribel e Mixin fanno di tutto per dirle che lì, in quel posto, di serpenti neppure l’ombra solo altri animali e tutti molto tranquilli… Ci dicono che se dovessimo incontrare le scimmie, sarebbe una cosa normale. Purtroppo non ne incontriamo nessuna. Incontriamo solo qualche piccolo iguana che sfreccia velocissimo e non dà il tempo di fare neppure una foto.

Calzada Mopán      

Giungono molto in fretta le sei del pomeriggio e arriva il momento di tornare indietro anche perché, ho dimenticato di dire che all’andata avevamo preso l’impegno di acquistare del pesce, visto che da lì a qualche giorno avremmo avuto ospite a pranzo il nuovo Vescovo del Pétén, Padre Mons. Mario Fiandri. Un onore per tutti noi e un grandissimo piacere anche perché qui in questo posto tutto assume una dimensione umana e non come da noi tanta supponenza, boria, alterigia e via dicendo. Mi riferisco sicuramente a delle persone in particolare ma evito di fare nomi. Ritorniamo al nostro ambiente naturale e alle persone che ci venderanno il “pescado blanco”. L’appuntamento è alla “Finca El Profe” un’azienda “agricola” creata da un insegnate una volta andato in pensione. Nell’azienda lavorano i suoi sei figli, ognuno si interessa di una cosa. Noi ne incontriamo uno, Rudy, quello che ci accompagnerà a prendere i pesci. Rudy, sale in macchina con noi e con l’occasione approfitta per farci fare un giro attraverso tutta l’azienda, il giovane è fiero di quanto ci mostra.

Finca del Profe      

Pino, Chepe, da agricoltore verace, sento che fa i suoi commenti e non paiono certo positivi ma è necessario tenere conto che qui non ci sono i mezzi e la cultura, come da noi, per poter fare di tutto quel ben di Dio un’azienda modello. In quei terreni, allo stato attuale, ci vivono sei famiglie e Rudy sembra avere le idee chiare in quanto è intenzionato a creare una specie di agriturismo. Arriviamo finalmente dove si devono prendere i pesci. Rita è la prescelta per tirare su la rete di tipo giapponese che è stata gettata per catturare i pesci. Vedo che Rita fa una grande fatica e Rudy subito interviene per agevolare il recupero della rete. Da lì a poco una grande quantità di pesci di tutte le dimensioni balzellano sull’erba, i più grossi finiscono in un “tambo”, barattolo, e i più piccoli vengono ributtati in acqua.

Finca del Profe    

È quasi buio e si deve tornare indietro, Rudy che non ha smesso un attimo di parlare, continua ad illustrarci i suoi progetti futuri e nel frattempo, mentre parla anche con le ragazze, capiamo che non è cattolico. La strada del rientro, in mezzo alla campagna, a noi che non siamo del posto fa perdere completamente l’orientamento. Rudy, mentre continua a parlare a raffica di tutto ciò che gli viene in mente, indica a Romeo la strada da seguire: ora a derecha ora a izquierda (destra e sinistra). Arriviamo finalmente alla casa del Profe che, poveraccio è costretto a letto con una brutta lombo sciatalgia, ci saluta e, nel contempo, ci dice che i pesci ce li da a 14 quetzales la libbra. Circa 1,5 euro ogni 420 g.

pranzo in episcopio      

Sappiamo che mercoledì a pranzo insieme al Vescovo e alla sua nipote, che lo accompagna, saremo in otto per cui, aggiungendo le incognite dell’ultimo momento, decidiamo di prendere dodici pesci. Anche Romeo ne prende otto e in tutto paghiamo 300 quetzales, l’equivalente di 30 euro. Saliamo in macchina per il rientro. Rudy è rimasto lì. In macchina, quando ci siamo allontanati e ci siamo reimmessi sulla strada, i primi commenti sono riferiti al fatto che non avendo più chi teneva desta la nostra attenzione ci saremmo dovuti inventare argomenti per passare il tempo…. Arrivando a casa, appena lasciata la statale e immessi sulla strada per Dolores, Mixin è la prima che ci lascia perché è proprio lì vicino che abita. Dopo qualche centinaio di metri, anche Claribel è arrivata, ci saluta scende e ci dà l’appuntamento per il giorno dopo. Siamo a casa.

pranzo in episcopio      

La prima cosa che faccio è quella di pulire il pesce per evitare che con questo caldo possa andare a male. Pino mi fa da assistente, Rita nel frattempo prepara per la cena e P. Alberto pensa a mettersi in libertà. Il pesce viene pulito e viene messo subito in frigorifero. Si cena, subito dopo a turno, P.Alberto e io facciamo un ultimo tentativo di collegamento a Internet per vedere se dall’Italia sono arrivate altre mail. Guardo sempre la mia casella di posta in quanto, da quando non sono più il Rappresentante della Sezione, sono sempre in attesa di notizie “alpine”. Nel frattempo si è fatto alquanto tardi, si va a letto.

computer da assemblare  

Il giorno dopo, il programma della giornata per me e Pino, è quello di assemblare una ventina di computer che sono arrivati dall’Italia e che si dovrebbero collegare in rete se nel frattempo fossero arrivati anche tutti i cavi che servono per i collegamenti, che sappiamo essere all’interno di un’ambulanza che sta dentro un container fermo da qualche parte e che aspetta di essere sdoganato.
Martedì 31 marzo. Come al solito sveglia molto presto, colazione e, come da programma suddetto, io e Pino chiamiamo l’ormai noto “rotativo”, “apixedda” per gli addetti ai lavori, e ci facciamo portare al collegio di P. Giorgio. Lì per tutto il giorno facciamo solo quello; una breve sosta per il pranzo.
Mercoledì 1 aprile. Solite cose della mattina ma c’è gran fermento, verso le dieci, iniziano i preparativi per l’organizzazione del pranzo visto che oggi abbiamo un ospite illustre. Il neo Vescovo del Pétén Mons. Mario Fiandri. Il menù è abbastanza semplice: scontato l’antipasto di affettato che ci siamo portati dall’Italia in quanto qui è impossibile trovare salsiccia, prosciutto crudo e/o salumi vari. Il primo è una spaghettata con la bottarga, anche quelli portati da casa nostra, per secondo il “pescado blanco” acquistato nell’hacienda di Rudy e preparato da me a “modo mio” e annaffiato con dell’ottimo vino cileno che a detta di Pino, non è poi tanto malvagio e che nel tempo si miglioreranno. A seguire verdure fresche, carote, ravanelli giganteschi per le nostre abitudini e pomodori tipo Sammarzano. Poi frutta locale, non abbiamo problemi in tal senso per cui, “pigna” (ananas) con Ron Botran (una marca di rum locale) e come dolce, una crostata preparata da Rita e dolcetti sardi portati da Mons. Mario Fiandri e da sua nipote Daniela Cortonicchi, che arriva da Perugia. È una bellissima giornata all’insegna dell’allegria e della serenità. A detta dei commensali tutto molto buono e genuino.
A tavola, eravamo in nove: P. Ottavio con il fratello Gigi che oramai pare abbia messo radici qui a Dolores, P. Giorgio che ha allietato la compagnia con il canto di operette e canzoni napoletane che ha preparato per l’occasione e che, a detta sua, non è andato neppure a dormire. Infine io, Rita, P. Alberto e Chepe-Pino. A fine pranzo tutti insieme in visita alla scuola di P. Giorgio dove i ragazzi che frequentano, dietro suggerimento dello stesso P. Giorgio, hanno preparato una canzone in italiano che viene cantata per l’occasione e per la prima volta da tutti gli alunni della scuola. Provate ad immaginare l’effetto con la pronuncia... Alla fine un grande applauso, e le bellissime parole del Vescovo a tutti i presenti. Una cosa simpatica è stata quando, alcuni ragazzi, approfittando del fatto che il Vescovo con p. Giorgio visitavano la scuola, mi hanno chiesto di spiegare in spagnolo il significato delle parole che componevano la canzone appena cantata… Tutto da ridere.

Vescovo al collegio

Comunque tra una “palabra e l’otra”, sono riuscito a farmi capire, segno evidente che dopo tre anni qualche cosa si inizia ad imparare. Sono quasi le diciotto, il Vescovo e tutti noi, salutiamo P. Giorgio e gli studenti e così come siamo venuti, in macchina, rientriamo a casa. Il Vescovo, insieme alla nipote, devono rientrare a Flores così, da lì a pochi minuti, anche noi, oltre ai saluti riceviamo anche un invito a pranzo, a casa di Mons. Fiandri, per martedì prossimo. In quel momento sono stato informato che per l’occasione dovrò preparare il pranzo per tutti. Nel frattempo Rita inizia ad entrare in fermento, domani deve partire e ancora non si è preparata uno straccio di valigia. Conoscendola, mi aspetto che dia di matto e invece, delusione! Più tranquilla di così non poteva essere. Si va a letto tardissimo…

Giovedì 2 aprile. Partenza di Rita per cui: sveglia alle cinque del mattino e, all’arrivo di Romeo alle sei e trenta, accompagnamo Rita, P. Alberto ed io, dopo aver caricato “las maletas” (valigie) in macchina, all’aeroporto di Sant’Eléna per il volo verso Città del Guatemala. Rita con le lacrimucce agli occhi, ci spedisce, non vuole che stiamo lì con lei. Prima di rientrare a Dolores, breve visita a Suor Marcela che ci offre un “cafecito” italiano. In quell’occasione P. Alberto attiva Skipe a Suor Marcela e al termine di nuovo in macchina per rientrare a Dolores.

pranzo in episcopio      

La mia giornata è all’insegna dello studio dello spagnolo, della scrittura di questo diario, e come direbbe qualcuno a cercare di tappare i vuoti che si sarebbero creati con la partenza di Rita. Dimenticavo di dire che siamo rimasti senza energia elettrica per tutto il giorno per cui, senza frigo, senza acqua fresca e con un caldo che faceva sudare solo respirando… Oggi è una giornata particolare, è il battesimo di Chepe alle aldee, andrà con P. Ottavio a Los Limones e a Las Brisas. P. Ottavio ci raccontava, dell’esistenza, nei giorni scorsi, di grossi problemi legati alla violenza, presso quest’ultima aldea. Devo confessare che in effetti la mia intenzione nello scrivere il diario di oggi non era quello di raccontarvi come son andati questi giorni bensì parlarvi di un tema molto scottante che questi giorni viene trattato sui giornali locali: la criminalità e la violenza che imperversa in Guatemala e che parrebbe che il Governo locale non riesca in nessun modo a fronteggiare. A questo proposito, solo pochi numeri, rilevati dal giornale nazionale “Prensa Libre”, per farvi un’idea di come si vive in questi posti. Da gennaio a marzo del 2009 sono stati assassinati 33 autisti di pullman: qui i trasporti sono affidati ai privati che vengono taglieggiati da una specie di mafia che chiede il pizzo e in caso di rifiuto, non si bada al fatto che sul mezzo ci siano anche passeggeri che nulla hanno a che fare con la delinquenza. Nove altre persone, sempre nello stesso periodo preso in considerazione, vengono uccise tra cui anche un neonato in braccio alla sua mamma. Duecento sono gli assalti a bus all’interno del perimetro della città di Guatemala. In tutto 694 persone sono state uccise da gennaio a oggi. Il 24 % in più rispetto allo scorso anno. Mi fermo qui, ci sarebbero altri dati ma preferisco al momento concludere dicendo solo che è il 62% il tasso di mortalità per fatti violenti, nei primi mesi di questo anno. Lo scorso anno nello stesso periodo l’indicatore si è fermato al 38%. Termino, non voglio sembrare catastrofista ma questi sono dati pubblici che tutti possono apprendere. Vi saluto e Hasta luego por todos.
Francisco.

Rita prima di andare a finire di preparare le valigie vi saluta…. Scusatemi, ancora solo un saluto prima della partenza. Sono le 23,30 del 1° aprile e devo finire di preparare le valigie e andare a dormire se voglio svegliarmi per tempo (partenza per S.Elena alle 6,30 locali - da Voi 14,30 Oggi abbiamo avuto ospite a pranzo Padre Fiandri con una nipote. Giornata ultra bellissima e serena tra pesce fresco e le “cantate” di P. Giorgio Ma vi racconterò tutto al mio ritorno… Grazie per le caramelle, per i fili, per i libri, grazie per tutto ciò che ci ha resi felici. Buona notte, anzi buon risveglio. Un abbraccio grande e hasta pronto
Rita

Buenos dias, soy Rita. Per la stanchezza ieri, 29 marzo, sono andata a letto piuttosto presto. Si avvicina il giorno della mia partenza e con un po’ di tristezza nel cuore desidero raccontarVi delle persone conosciute in questi giorni di permanenza a Dolores. Alcune le conoscevo già dall’anno scorso e di loro Vi ho parlato anche in questo diario: Padre Giorgio, P. Ottavio, Suor Lucia, Gigi le persone cioè con le quali abbiamo un contatto quasi quotidiano e, come ha detto P. Giorgio, con le quali è molto bello e significativo ritrovarsi con grande affetto e stima anche a distanza di tanti chilometri ed anche se nel corso dell’anno ci si è sentiti molto poco. Sembra che il tempo non sia passato e che la distanza non sia poi così tanta: ci si ricorda delle necessità dell’anno precedente e si cerca di ovviarle, si scherza e si chiacchiera come se ci si fosse lasciati un attimo prima. Señora Alba e le sue 5 figlie (tutte femmine) sono delle persone solari. Ieri, dopo la Messa ed accompagnati da P. Ottavio, siamo andati a casa loro a Poptún invitati a pranzo.

a casa di doña Alba e finca Ixobel    

Ospiti c’erano anche delle altre persone (la “tia” delle ragazze e cognata della Señora con il marito, la collega insegnante e la moglie dell’ “Alcalde” (Sindaco) di Poptún). Una grande tavolata insomma dove tutti ci siamo sentiti in famiglia. Ci è stato offerto un bel “caldito” di gallina (brodo di gallina: bisogna stare attenti a non dire “ho caldo” perché sollevi le risate della gente in quanto viene inteso come “ho brodo”……!!!!!) molto buono e leggero con le verdure lessate. La gallina - ruspante - è stata poi ripassata sulla brace dandole un sapore piuttosto gradevole e delicato. In un enorme (!!!!!!) tegame è stata poi preparata della tenerissima carne di maiale e vitellone con un sugo molto speziato il tutto accompagnato da riso freddo e da abbondati verdure lesse e fresche annaffiato da diverse qualità di vino al gusto di mela, frutti tropicali, uva americana…….. Vi lascio immaginare la nostra faccia: mentre gli altri commensali gradivano molto queste bevande fresche, P. Ottavio chiede se è possibile avere del vino serio ed ecco che Lupita, la più piccola delle figlie che ha solo 13 anni ma che è ben piazzata e sembra più grande della sua età, tira fuori due bottiglie di vino rosso cileno che viene subito apprezzato dai forestieri (Chepe sentenzia: non si può paragonare ai nostri vini, ma i cileni stanno imparando…). A parte il menu l’atmosfera era molto rilassata e gioiosa. Il tempo trascorso a tavola è passato velocemente tra le risa e le battute di mamma e figlie. Lupita, la figlia più piccola, si chiama così perche è un diminutivo di “Maria Guadalupe” la Madonna che si venera in Messico, è la cocca di casa: occhi celesti, capelli lunghi ricci e biondi, sempre in movimento e sempre sorridente. Tutte le figlie vengono chiamate con diminutivi anche se tutti i loro nomi fanno riferimento alla Madonna -Maria de los Angeles, Maria Madre de Dios, ecc. non me li ricordo tutti perche sono anche lunghi ma mi riprometto di richiederli giovedì a Celeste, l’architetto, la seconda delle figlie quando verrà a prendermi all’aeroporto durante la mia sosta a Guatemala City -. Infatti questa giovane ragazza di 27 anni si è offerta di farmi compagnia durante la mia sosta nella capitale e di portarmi a vedere i lavori di ristrutturazione che ha effettuato su commissione del Governo su costruzioni di particolare interesse locale.

alla finca Ixobel      

Il pomeriggio le ragazze ci hanno proposto di fare un giro per Poptún. Io con Lupita e P. Alberrto con Celeste siamo montate su due moto, portate con grande maestria dalle guidatrici tra strade asfaltate e non e “dissuasori” alti almeno 15 cm. che fanno sobbalzare veramente i mezzi che ci passano sopra. Tutti gli altri in macchina con la figlia Maria Josè. Ci hanno portati alla “Finca Ixobel” una specie di Tanka Village tra bungalows, natura rigogliosa, laghetto e immensa gabbia di coloratissimi pappagalli (prima c’era anche un “mono – scimmia”, non sappiamo che fine abbia fatto !!!). Foto di rito con gli uccelli e poi tutti al laghetto. Abbiamo trovato come al solito gli uomini che facevano il bagno, mentre le donne guardavano….. Ho chiesto alle ragazze perché le donne non si bagnavano, mi hanno risposto che non si usa…… Poi le ragazze hanno “avvistato” un bel giovane biondo che prendeva il sole sdraiato su un lettino fatto in legno e ricoperto da un materassino. È stato subito oggetto della loro considerazione – visto che i tratti non erano squisitamente locali – e tutte volevano una foto con quello ”sfondo” nonostante fossero controluce. Tra una sonora risata e l’altra e coinvolgendo anche Chepe per tranquillizzarci la coscienza, abbiamo tirato le foto e anch’io sono stata oggetto di risate perché, a detta loro e nonostante l’età, “apprezzavo”. Al nostro rientro abbiamo trovato la mamma e la tia che ci stavano aspettando e che ci hanno offerto un rinfresco che abbiamo rifiutato perché sazi dal pranzo e dalla merendina offertaci alla Finca (un dolcetto pesantissimo, dolcissimo ed immangiabile tutto assieme). I nostri discorsi si sono avviati su un argomento che stava molto a cuore a Titti (Maria de los Angeles): vorrebbe venire in Italia a continuare gli studi e così ha chiesto a P. Alberto le modalità di accesso in Italia e relativa Università. Nonostante i suoi studi in Lettere le piacerebbe molto seguire una scuola di cucina perché le piacerebbe aprire a Guatemala City un ristorante di cucina italiana. P. Alberto le ha dato delle “dritte” ed invitandola a contattare il Consolato per vedere se il suo titolo di studio le dà la possibilità di accedere alle nostre scuole/università. Abbiamo poi sognato ad occhi aperti immaginandoci tutti coinvolti: Chepe avrebbe procurato l’olio di oliva italiano (graditissimo e che non somiglia neppure lontanamente a quello utilizzato da loro in occasione del nostro arrivo – chissà da dove viene e con che cosa è fatto!!) ed il vino, io mi sarei interessata della pastasciutta – specialmente quella alla bottarga – Francesco avrebbe cucinato il pesce, P. Alberto avrebbe avuto l’incarico delle public relations, Titti si sarebbe finalmente realizzata e non sarebbe stata ferma nel negozio di stoffe, lavoro che fa con tanto amore ma che non la appaga. Inoltre cercano di “trattenere” Chepe in Guatemala impegnandosi a trovargli una novia, ma il nostro amico – stando al gioco – manifesta idee pretenziose e così non se ne fa niente.

a casa di doña Alba e finca Ixobel    

L’ora tarda ci riporta alla realtà: ed allora tutti in macchina non prima però di ricevere dei pensierini da portare a casa: P. Alberto, Chepe e Francesco ricevono una bottiglia di “Ron”, io un bracciale in “madera”(legno – tipico locale) e relativi orecchini. Vorrebbero che li indossassi, “Il braccialetto si – dico – ma i buchi nelle orecchie si sono tappati” “Non c’è problema - mi rispondono loro molto serie – si possono riaprire con una punta ed il ghiaccio” Scoppiano in sonore risate quando, spaventata e ripensando a come avevo visto fare su una bambina di pochi mesi, esclamo “Noooooo, tengo miedo” (noooo, ho paura). In cambarara veniamo riaccompagnati a Dolores sempre tra risate e battutine: proprio una bella giornata!!!!

Calzada Mopán

Abbiamo conosciuto anche due ragazze che qualche pomeriggio sono venute a conversare con noi in spagnolo. Si chiamano Claribel e Mixin. La prima è la figlia dell’assessore omunale all’urbanistica colui che piano piano sta facendo asfaltare le strade di Dolores (e relativi dissuasori). È una moretta di circa 20 anni dallo sguardo molto intelligente, “pulita” sia fuori che dentro, occhi neri e capelli ricci sempre sorridente. Sta studiando all’Università di Poptún (solo il sabato e fanno full immersion) per prendersi la specializzazione in computers. Le spese per l’Università ed i libri si pagano ogni trimestre e quindi ogni volta c’è qualche piccola sorpresa. Lei è molto contenta per questa opportunità che, grazie all’aiuto delle Signore italiane (il Terz’Ordine Domenicano di Cagliari), le viene offerta. Comunque oltre a lavorare in casa e per rendersi un po’ indipendente, durante la settimana fa qualche ora di lezione in una scuola e questo la appaga maggiormente.
Tutte le mattine alle 7,00, dopo che la sorellina più piccola è tornata dal mulino con il mais appena macinato, prepara le tortillas per tutta la famiglia (sono in otto) e per tutta la giornata. Mi sono offerta volontaria per vederne la preparazione e lei molto contenta nei giorni scorsi mi ha invitata a casa sua. La sua casa è simile a tante altre, con tutto il disordine tipico di questi posti: assi di legno per pareti, lamiera per tetto, pavimento in terra battuta, amache appese un po’ dappertutto tra galline, galli, pulcini, anatre e chissà quant’altro. Mi ha presentata alla sua mamma una bella signora, ma provata dalle gravidanze e dalla vita quotidiana con un bel sorriso di denti d’oro (in effetti qui si usano molto i denti circondati da lamelle d’oro – tipo quelli che anche da noi si mettono le ragazzine - che sono omaggi e riconoscimenti per qualche compleanno o qualche ricorrenza particolare). Dopo aver attizzato il fuoco della cucina (Vi lascio immaginare il grado di pulizia e di disinfestazione in quella baracca il cui fornello è costruito come si faceva una volta da noi) ed esserci lavate bene le mani in un catino, Claribel si mette all’opera: prende la bacinella che contiene la “massa” (la polpa di mais macinata e amalgamata solo con l’acqua) e, dopo averla ulteriormente lavorata, con grande maestria ne prende delle palline che continua a lavorare con le mani: La pallina viene poi appoggiata su una cartina tipo “tiro a segno” appiattita con una mano e girata con l’altra fino a formare una specie di piadina di circa 15 cm. di diametro.
Così fatto si appoggia la tortilla sulla piastra calda, si gonfia, si dora da una parte e poi si gira. A cottura ultimata si mettono in un cestino (grosso modo delle stesse dimensioni) che contiene un tovagliolo che, coprendo le tortillas, ne conserva il calore. Stupidamente non mi sono portata la macchina fotografica (aihhhhh che testa !!!) e così non posso immortalare il lavoro, ma comunque sono curiosa e faccio domande (!!??!!) e Claribel mi chiede se voglio provare. Accetto con entusiasmo che si sgonfia quasi subito perché sono molto imbranata, la pasta mi si appiccica nelle mani, non sono abbastanza svelta e faccio ridere i bambini che nel frattempo sono arrivati (famiglie allargate !!!). Non demordo, qualche tortilla mi si rompe quando la sto girando (non l’ho fatta cuocere abbastanza), Claribel mi incoraggia, rimpasto la pallina e via nuovamente. Alla fine riesco a farne sei e la mia maestra si complimenta con me: addirittura i bambini vogliono mangiare quelle che ho fatto io. Che complimento !!!! È ora di andare perché alle 19,00 si celebra la Messa. Saluto tutti, la mamma in particolare mi ringrazia dell’onore per averle fatto visita, ho qualche caramella in tasca che consegno ai bambini felicissimi. Claribel mi mostra orgogliosa la sua cameretta che condivide con una sorellina ed il tavolo sul quale studia: mi sembra l’unico ambiente in grazia di Dio, fatto in muratura, due letti degni di questo nome e ordinati, pavimento pitturato con una vernice tipo a olio. Un’ultima nota stonata: il rigagnolo di liquami davanti la casa che corre lungo la strada e l’immondezza fatta bruciare nel giardino. Tra me e me rifletto che questa è la casa di un dipendente comunale che percepisce mensilmente uno stipendio, Vi lascio immaginare – ma non potete farlo, vedere per credere - come sono quelle delle aldee……. L’altra ragazza, Mixin, è stata compagna di scuola di Claribel. La sua famiglia è molto povera, ha circa 21 anni ed è stata abbandonata dalla mamma quando ne aveva due, vive in casa con il padre, un fratello e la nonna che si è presa cura di loro. La mamma vive con un altro uomo e quando Mixin è andata a trovarla per stare un po’ con lei, l’ha mandata via. Questo le ha procurato un grande dolore….Il papà è molto malato – ha problemi di diabete e di fegato – e lei vorrebbe lavorare per aiutarlo nelle medicine. Ma, come ha scoperto P. Alberto durante un incontro, vorrebbe anche poter continuare con gli studi per avere qualche possibilità in più nel lavoro. Anche lei è mora, alta, però al contrario di Claribel con occhi tristi anche se in alcuni momenti sono belli lucenti: sicuramente influisce la serenità familiare. È molto attenta nel suo ruolo di maestra nei nostri confronti, ci fa ripetere correttamente le frasi una volta intuito il nostro “itagnolo” - italiano-spagnolo - come definisce P. Alberto le nostre parlate e le sue omelie!!!!! Per il momento, per aiutare la famiglia, sta lavorando presso le Suore della Carità nell’accudire i bambini che vivono là, poi si vedrà. Vive in un “barrio” molto lontano dal centro cittadino (all’incrocio della strada principale di Dolores con la strada provinciale) e per arrivare dalle Suore impiega circa ½ ora di cammino. Nei giorni scorsi P. Alberto le ha fatto vedere le biciclette arrivate con il container: lei era attratta da quelle in migliori condizioni, ma sono tutte da maschio, troppo grandi per lei e quindi ha optato per una “Graziella” che abbiamo portato a Romeo perché venga ripitturata, dopo che Chepe e Francesco hanno messo in ordine freni, fanalino e camere d’aria. Ieri pomeriggio (30 marzo) assieme alle ragazze e accompagnati da Romeo siamo andati in una località poco distante da Dolores dove si trovano delle cataratte formate dal fiume Mopán. Il tragitto su strada bianca si è svolto con i finestrini ermeticamente chiusi (per fortuna il ”carro” di Romeo ha l’aria condizionata) perché camion e moto sfrecciavano a velocità pazzesca sollevando un polverone che non consentiva la visibilità. Lungo strada abbiamo incontrato “La finca del profe” la proprietà del Professore, un insegnante che terminata la sua attività educativa ha investito in agricoltura e itticoltura assieme ai sei figli. Abbiamo prenotato il pesce – che avremmo ritirato al rientro – perché giovedì 1° aprile avremo a casa a pranzo il nuovo Vescovo. Arrivati alle cataratte - biglietto di ingresso 10 quetzales pro capite e per fortuna perché se fossimo stati “gringos” ne avremmo dovuti pagare 20) il paesaggio che ci appare è meraviglioso.

Calzada Mopán
     

Mi ha fatto l’effetto del film “Mission”, quello che racconta la vita di quel soldato spagnolo che durante la scoperta dell’America da oppressore diventa difensore degli indigeni. Le cascate non sono altissime, ma sono immerse nel verde incontaminato tra alberi di ogni specie, e uccelli che purtroppo non vediamo. Io riesco ad intravvedere un’iguana, ma corre troppo veloce per essere immortalata dalla mia macchina fotografica. Làstima (peccato)!! Percorriamo il margine della cascata dopo esserci tolti scarpe e ciabatte: l’acqua è fresca e cristallina e la sensazione molto piacevole visto il gran caldo; inoltre lo spettacolo sottostante molto suggestivo tra varie sfumature e tonalità di verde. Siamo assistiti amorevolmente la Claribel e Mixin che godono di grande equilibrio e scattiamo un mucchio di foto (speriamo rendano giustizia alla realtà). Poi, accompagnati da un signore che incontriamo sul posto, ci inoltriamo per un breve tratto nella giungla non senza la mia solita ritrosia perché ho paura di trovare dei serpenti. Vengo calorosamente rassicurata, ma non so quanta verità ci sia in quelle rassicurazioni. Comunque con mucho miedo (con molta paura) seguo i miei compagni di viaggio che invece sembrano molto a loro agio. Romeo scherza sui serpenti: lo picchierei!!!! Ci sono delle piante con delle spine molto spinose, le piante di guano, degli alberi altissimi e dritti che cercano la luce del sole in quella fitta vegetazione. Al termine della passeggiata le ragazze si riposano su delle amache che si trovano sotto una champa e giocano sulle altalene del parco giochi (!!!). Si fa tardi, il sole sta calando e decidiamo di tornare a casa: dobbiamo ritirare ancora il pesce.
Alla finca del Profe non troviamo nessuno e quelli della casa ci dicono di proseguire perché più avanti troveremo qualcosa di più interessante meritevole di essere visto. Attraversiamo la campagna in compagnia della nipotina del Profe e incontriamo un figlio - Rudy - che aiutato da altri parenti sta fresando un terreno (Chepe: pò garidari!!!!!). In sua compagnia arriviamo ad un allevamento di pesci e seduta stante, dopo aver buttato nell’acqua il mangime per far accorrere gli animaletti, viene gettata la rete e mi viene dato l’incarico di provvedere a tirare su il pesce.

pesca miracolosa      

La rete è molto pesante e faccio fatica, ma nella mia vita non avevo mai fatto una cosa simile e sono contenta. Viene contato il pesce che ci serve, più tardi lo peseranno e pagheremo quanto dovuto, e rimesso in acqua quello eccedente. Mangiamo una squisita anguria (sandia). Al rientro comperiamo delle altre sandias, ci vengono regalate due noci di cocco che P. Ottavio dovrà tagliarci con il machete. Nonostante l’ora tarda ed il buio Rudy ci fa vedere un suo progetto: sta cercando di realizzare un agriturismo così da poter incrementare le entrate per sostenere tutte le famiglie. Progetto ambizioso, ma speriamo che la buona volontà venga gratificata. Inoltre un suo fratello che sta studiando in agronomia dovrebbe dare maggiore impulso alla campagna che purtroppo non è molto ben sfruttata (sempre a detta di Chepe c’è molto disordine, probabilmente la terra non è ben lavorata e si coltiva un po’ a casaccio e senza criterio). Dopo aver pagato il “pescado” e salutato il Profe, disteso su un letto di dolore perché colpito da sciatalgia, torniamo a casa. Poiché è tardi (oltre le 20,00) e c’è da pulire il pesce, decidiamo di non celebrare la Messa in casa. Ecco, Vi ho raccontato degli ultimi avvenimenti ma soprattutto delle Persone. Ci tenevo a farlo perché sono state parte integrante della mia permanenza a Dolores. Questa volta non ho avuto l’opportunità di fare grandi cose, ma comunque sono soddisfatta della mia esperienza che, se Dio mi da la grazia e P. Alberto pure, spero di poter ripetere.
Domani mercoledì 1° aprile incontreremo Mons. Fiandri. Non so se avrò la possibilità di raccontarVi anche questa esperienza perché il tempo stringe e dopodomani sono di partenza…….. Spero di poterlo fare magari in modo molto succinto, altrimenti lo racconterò di persona sabato alla Messa al Centro Giovanile di Selargius o, cari colleghi, ci sentiremo direttamente lunedì 6 aprile oppure ancora provvederanno i miei compañeros. Grazie per tutti i Vostri pensierini, a ieri eravamo arrivati ad oltre 70 !!! Hasta pronto con nostalgia e tanti bacini a tutti. Salutissimi anche da Chepe che Vi pensa, Vi ringrazia e che Vi racconterà tutto a ………. voce.

 

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