7 aprile 2009: Martedì Santo: Oli santi a san Francisco.
Dolores
Oggi è mercoledì 8 aprile e non vi scrivo dal 2, non perché qui non ci sia stato nulla da raccontare ma perché gli avvenimenti incalzano e non c’è tempo né per scrivere né per altro e quando ci sarebbe un poco di tempo non ti senti ispirato o non ne hai voglia o sei stanco.
Ora sono le 8.20 del mattino e alle 8.30 dobbiamo andare a celebrare la pasqua in quattro aldee: in due il p. Ottavio e in due io; i nostri amici e compagni si uniranno o a me o al p. Ottavio. Ho consigliato loro di andare con il padre Ottavio perché faranno una esperienza più completa, essendo egli ormai del posto e conoscendo persone, usi e costumi di tutti.
Mi sono messo a scrivere dopo aver preparato lo zaino con l’occorrente per la Messa, un po’ di caramelle per i bambini, messo a bagno la roba che laverò stasera al ritorno, letto le vostre lettere (sempre abbondanti ed interessanti) e fatto colazione. Sto scrivendo ora anche perché il p. Ottavio ha mandato a dire che forse partiremo un po’ in ritardo perché sta istruendo una pratica matrimoniale.
Dunque, che cosa è successo nei giorni scorsi?
Sabato 4 aprile ho passato tutta la mattina a preparare una riflessione da fare ai missionari. Questa riflessione ve l’accludo in allegato nelle linee essenziali: potrebbe esservi utile per la vostra preparazione alla Pasqua. Ma chi sono i missionari? Come ebbi modo di dire anche l’hanno scorso, sono sacerdoti (2), religiosi (una decina) e soprattutto laici (tutti gli altri), in tutto più di cinquanta che, lasciate le loro case e comunità, dopo un’adeguata preparazione, vengono qui a Dolores da dove poi sono inviati a due a due a vivere nelle aldee.
Arrivo, Presentazione e Incontro con i Missionari |
Quivi preparano le comunità alla Pasqua, visitando le famiglie, organizzando liturgia e celebrazioni, animando i vari gruppi, famiglie, bambini, giovani, donne e adulti: sono delle persone squisite che dedicano tutto sé stessi a quest’opera.
Il documento in allegato ve lo trovate in uno spagnolo, tutto sommato, passabile ma mi è costato un notevole sforzo prepararlo.
Domenica 5 aprile, delle palme. Grande processione, Messa solenne ed invio dei missionari dopo averli presentati alla popolazione di Dolores.
Anche questo domingo de ramos è stato segnato da una grande partecipazione popolare e noi ci siamo sentiti immersi in pieno nell’atmosfera pasquale. Il Padre Giorgio, parroco del paese, ha presieduto la celebrazione alla quale ho concelebrato con p. Ottavio ed un vincenziano, p. Max.
Commovente e da far venire la pelle d’oca l’invio dei missionari che si sono presentati davanti all’altare, hanno ricevuto un crocifisso e sono stati mandati alle loro aldee di destinazione.
domingo de ramos y envio de los misioneros |
Dopo la Messa i missionari sono venuti nella nostra casa dove hanno ricevuto il pranzo al sacco e poi sono partiti. Anche qui la fa da padrona la precarietà nella quale si vive in questi luoghi: i mezzi di trasposto predisposti, in buona parte non sono venuti, e tra quelli venuti, qualcuno si è guastato lungo la strada e quindi il p. Ottavio, con la palangana del Toyota stracolma, ha effettuato vari viaggi in queste “strade” impossibile, finendola stanco da non poterne più.
Finalmente tutti sono partiti. Era bellissimo vedere suor Lucia che si interessava di tutto e di tutti, con tutti parlava, a tutti dava indicazioni e di tutto si preoccupava: il vero angelo della missione: ma è sempre così.
Qui al mio fianco, mentre scrivo, è seduto Chepe, che non vuol proprio scrivervi ma che mi aiuta a correggere gli errori di battuta!!!!
Alla sera, dopo la partenza di tutte quelle persone, la casa sembrava vuota.
Lunedì 6 aprile: cominciano le celebrazioni alle aldee. Partenza alle 6.30 per Sacúl Arriba (Sacúl Alto) dove arriviamo per le 8.00. Tutti i miei compagni di viaggio: proseguono per Los Arroios: una alcee dove si arriva solo con ore di cammino a piedi: vi racconteranno loro.
Intanto mi preparo per ascoltare le confessioni e poi alle 10.30 celebro la santa Messa. Per quest'aldea è la Messa di Pasqua, anche se oggi è lunedì santo. Le missionarie inviate a quest’aldea sono Maricieli (una religiosa) e due laiche, una delle quali è la “nostra” Claribel. Al momento del mio arrivo erano a visitare una famiglia.
La Messa, come al solito, è animata da canti e da preghiere spontanee e la liturgia è stata preparata dalle missionarie.
Sacùl Arriba e da doña Teresa
Centro Maya |
Dopo la santa Messa, tutti a pranzo da doña Teresa. Cosa avete capito? Questo non è il nome di un ristorante ma quello della nostra ospite che prepara per noi frjolitos, riso con papas e un uovo sodo a testa. Mentre doña Teresa prepara il luculliano pranzetto, mi intrattengo con le missionarie e così raccolgo tante notizie da loro. Ancora non mi sanno dire niente degli abitanti dell’aldea, perché sono arrivate qui ieri sera ma mi raccontano tante cose delle loro case, delle loro famiglie e di come vivono.
Dopo il pranzo, con un sole impietoso, sono le due del pomeriggio mi avvio, a piedi, per il Centro Maya: l’aldea dove celebrerò la santa Messa della sera. Non è che sia entusiasta di fare quei circa due kilometri sotto il sole, però penso che ne vale la pena, che la mia presenza porta la misericordia di Dio e la Eucarestia a tante persone e che per loro oggi è la Pasqua. Questo pensavo mentre scendevo i 30 metri che separano la casa di doña Teresa dalla carretera per Centro Maya. Quando sto per svoltare l’angolo che mi immette nella carretera, eccoti Chebito (Eusebio), il papà di Claribel, in moto, che viene a portare alla figlia coperte per la notte. E poi si dice la Provvidenza... Io ci ho sempre creduto e tanto più in queste circostanze: che bello andare in moto, anche se “la strada” è tutta sfasciata! In pochi minuti arrivo a Centro Maya dove trovo tre missionari: una suora, una novizia suora e un giovane di Quetzaltenango. Fraternizzo subito con loro e poi aspetto l’orario dell’incontro. Le confessioni sono numerose e mi tengono impegnato. Nel frattempo i missionari e i suonatori provano i canti per la celebrazione. Infine la Messa con il solito entusiasmo da parte di tutti, canti a squarciagola e un bel numero di comunioni.
Terminata la Messa passa il padre Ottavio a “raccogliermi”: in effetti sono un po’ distrutto! E via verso Sacúl Abajo (Sacúl Bassa) dove arriviamo che sta facendo notte. Di nuovo confessioni e poi la Messa celebrata dal padre Ottavio mentre io continuo a confessare. Questa volta i canti sono in po’ diversi: più curati e cantati sempre con entusiasmo: sento anche canti nuovi, in particolare uno della Madonna che è piaciuto a tutti noi.
Alle ore 20.00 si riparte per Dolores. Ci accompagna una luna quasi piena che non ci fa vedere bene le bellissime e vicinissime stelle.
Le Stelle |
Arrivo a Dolores alle 22.00, cena e a letto.
Martedì 7 aprile: Si parte presto per la parrocchia di san Francisco dove sarà celebrata la messa con la consacrazione dei sacri oli: il crisma, l’olio dei catecumeni e quello per l’unzione degli infermi. Sono presenti quasi tutti i sacerdoti del Pétén e naturalmente il nostro amico Vescovo Mario.
Oli santi a san Francisco |
Incontro le suore domenicane di santa Eléna e quelle di Poptúm: grandi saluti.
La celebrazione è stata preparata con grande cura e i canti sono molto belli, appropriati e coinvolgenti. L’omelia molto bella anche questa e poi la traduzione in Quetchí da parte di Don Demetrio, parroco di Poptúm. Dopo la Messa ci hanno offerto un buon pranzo. Non sono con noi né la doctora Alexandra né Franco perché impegnati in una giornata dentistica a Sacúl Abajo: penso che vi racconteranno loro la giornata.
Al rientro da San Francisco si riparte per due aldee.
Yaltutu |
Yaltutu, dove mi fermo io e SOS dove vanno p. Ottavio, Chepe e Silvana.
Anche qui incontro i missionari, o meglio le missionarie: una ragazza molto giovane, postulante del Sagrado Corazón e una suora della medesima congregazione. Tutto è preparato a puntino. Sono accolto con un fragoroso applauso e poi mi metto a confessare e subito dopo la celebrazione della Eucarestia. Sono, queste che sto celebrando in questi giorni, Eucarestie nelle quali mi commuovo profondamente perché le sento, se possibile, più vere, senz’altro più coinvolgenti e più coinvolte ed anch’io mi lascio coinvolgere, completamente. Credo che di questo se ne avvantaggi l’idioma perché riesco a fare omelie quasi come vorrei.
Anche oggi il rientro a casa è stato piuttosto tardi. Sono stato, provato dalla fatica e vado subito a letto.
Oggi Mercoledì 8 aprile: si parte un po’ più tardi, come vi ho detto in apertura, e andiamo alle “nostre” aldee. Il padre Ottavio va a san Lucas ed io mi fermo a Nueva Libertád. Ero stato qui anche l’anno scorso e mi trovo a mio agio. Incontro due missionari giovani un ragazzo ed una ragazza che hanno fatto qualche attività con i bambini (vedrete le foto).
Nueva Libertád |
Come al solito una gran carrellata di confessioni e poi la Messa. Con me sono Franco e Chepe perché non si può gravare sulla comída della famiglia che ci accoglie andando tutti nello stesso posto. Le ragazze sono andate con il padre Ottavio. Portiamo con noi anche tre chierichetti e tre chierichette, anche questi divisi equamente: i chierichetti con me e le chierichette con Ottavio. A proposito qui non si chiamano così ma si chiamano accoliti.
Franco registra il canto alla Madonna che ci è piaciuto ieri.
Dopo la Messa, benedizione dell’acqua e poi della unidad minima de salud e poi a pranzo da Don Domingo che ci offre un buon “caldo de Gallina con pasta e verduras”. È buono e sia Chepe che io gli facciamo onore. Franco “non ha fame”.
Poi arriva il padre Ottavio e via, lui a Mopán Tres (con tutto il gruppo meno che i tre accoliti) ed io a Mopán Dos. Solite confessioni e Messa con i canti, se possibile, cantati con ancora più entusiasmo, sicuramente più a voce alta, con l’accompagnamento delle solite chitarre.
Caro Don Mariano, sono nella chiesa che ti sta a cuore.
Mopàn Dos |
Davvero cade da tutte le parti (vedrete le foto) e all’omelia ho detto loro che tu eri intenzionato, con la tua Parrocchia di farti carico della ricostruzione se loro avessero collaborato con la mano d’opera ed il materiale reperibile in loco. Mi sembrano tutti convinti e coinvolti: l’hanno preso come un regalo di Pasqua, preparati quindi a venire per inaugurarla!!!
Rientro a casa e mi metto a scrivere a voi perché possiate condividere queste sollecitazione per una presenza di fede più coinvolta.
Un caro saluto e, per ora, Buona pasqua (Ma spero di riscrivervi con un messaggio speciale)
Ciao
p. Alberto
Vi saluto tutti con grande affetto ma, non vogliatemene, senza nostalgia alcuna! Qui si sta benissimo, sia perché è estate ed a Cagliari ho lasciato l’inverno, sia perché sono in vacanza, ed è davvero una vacanza speciale. Dopo aver letto tutti i diari degli anni scorsi, ero preparata “bastante” ad entrare in questa nuova dimensione, ma dal vivo, vi assicuro, ogni piccolo o grande evento ti penetra nel profondo. Le diversità mi colpiscono e attirano, ma questa America centrale è veramente speciale. Provo a raccontarvi le mie impressioni, anche se so già che non renderò sufficientemente l’idea, dovreste venire tutti qui, a parte coloro i quali hanno già fatto questa esperienza. I rumori ad esempio: i numerosi galli cantano tutto il giorno, quindi è stato ampliamente sfatato il mito del canto del gallo all’alba! Posso affermare ciò con estrema competenza, giacché la parete, sottile, della mia camera, è contigua ad un pollaio! Ho anche fatto delle registrazioni, per gli scettici. Dai finestrini ho potuto vedere tutta la fauna avicola che allieta le mie notti, compreso un tacchinone che di continuo fa la ruota e barbaglia (mi sembra si dica così). Gli odori: qui a Dolores bruciano di continuo cataste di rifiuti, con un fumo acre che si spande dappertutto, pestilenziale per l’appunto. Ma poi potrei citarvi il profumo dei manghi esposti in grande quantità sulle bancarelle lungo la strada e l’odore intenso della vegetazione bagnata dalla pioggia che sentivo oggi mentre ci recavamo ad una aldea su di un pick-up coi finestrini rotti.
Prime Impressioni |
I colori: molto intensi quelli utilizzati per pitturare le facciate delle case, qui a Dolores, mai visto dei fucsia o dei verdi così brillanti! Ci sono ibiscus dappertutto, ficus beniamini e croton rigogliosi impensabili nel clima italiano, le casupole di legno e paglia sparse nella boscaglia sono circondate ovunque da fiori meravigliosi. Altrettanto sgargianti sono le vesti tipiche di alcune etnie, nelle quali las mujeres si pavoneggiano tronfie.
Gli animali: non so se faccio bene a menzionare la carneficina di cucarachas che sto facendo da quando sono arrivata, (qualche animo sensibile potrebbe denunciarmi agli enti che proteggono gli animali) ma c’è una forte incompatibilità esistenziale tra essi (le blatte) e la mia compagna di stanza Silvana che tornerà a casa fortemente traumatizzata! Nelle campagne polli polletti galli e galline gironzolano ovunque e si spostano solo quando i pick-up o gli autocarri gli arrivano ad un centimetro …e suonano il clacson; ci sono vacche e tori in quantità industriale allo stato brado, maialetti curiosi e mi assicurano che tutti riescono a tornare alle loro rispettive stalle! Nemmeno i nostri cani sono così capaci! Ah! I cani…..qui è pieno di cani, ma ce ne fosse uno almeno somigliante ad una razza conosciuta! Mi sta venendo il dubbio che esista una razza tipica del Guatemala, le cui caratteristiche sono la magrezza , il non colore, la passione per le Sante Messe, alle quali partecipano molto volentieri.
Prime Impressioni |
Tanti cavalli, cavallini e muli, sono l’equivalente rispettivamente, delle nostre Smart e monovolume.
E per finire, scusate ma muoio di sonno, la cosa più bella sono gli esseri umani, non per le caratteristiche somatiche in sé, a parte il fatto che sono piccoletti ed io, finalmente, mi sento alta.. ma per il loro specialissimo calore umano. Qui tutti salutano e sorridono, sdentati, a noi gringos, tutti chiacchierano volentieri, non c’è fretta, tutti amano farsi fotografare, sopratutto i bambini, che sono troppo troppo carini, mi sa che ne metto uno in valigia prima di tornare! Qui hanno nomi come Eliseo Moses, doppi e tratti dalle Sacre Scritture, ma sono monelli e irresistibili. Durante la Messa vengono in processione a stringerti la mano in segno di pace, ed hanno una pelle di velluto, nonostante sporcizia e malattie. Purtroppo il mio spagnolo non mi consente conversazioni decenti, ma quel poco che ci si scambia è condito da sorrisi e continui ah!ah! pronunciati con una inflessione inimitabile ma che è sinonimo di grande interesse e partecipazione! Ci si saluta sulla sinistra invece che sulla destra, e ci si dà un solo bacio anziché due. Ma il calore è vero e genuino. Che bello! Ti fa sentire sorella di tutti senza distinzioni di ceto o etnia, rimarrei qui quasi quasi…..
È mezzanotte, vado a dormire mentre voi siete già in giro a lavorare ..a presto
Alexandra
riflessione per l'invio dei missionari. la Domenica delle Palme
... Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù »... Giovanni 12,20-33
« Queremos ver a Jesùs... »
Pienso que esta sea la esigencia, la pedida la mas urgente del mundo de hoy en el respecto á los cristianos.
A nosotros nos toca satisfacer a esta pretensión legitima. Nosotros, los que «buscan a Dios», debemos ser capaces de implicar a los demás en esta aventura fascinante.
La vida cristiana o es Epifania, manifestación de Dios, o es academia espiritual, desolada cadena de montaje de obras más o menos buenas y piadosas.
Compartir nuestros descubrimientos, es la salida natural de nuestro recorrido religioso.
Tu que te lanzas en esta aventura, tu que apuestas tu vida por la «perla preciosa», ahora saca afuera lo que has encontrado. «ilustra» los resultados de tus exploracciones.
Aquì está quien espera y pide «Queremos ver a Jesús... »
Tu que eres de Betsaida de Galilea, y eres su discipulo, lo conoces bien, perteneces a su raza: enseñanoslo tu.
Si el Señor no te ha decepcionado, prueba también tu a no decepcionar las esperas de tus hermanos.
Invio Missionari |
La humanidad corre, corre demasiado, es devorada por el afàn de la velocidád. Pero en su carrera llena de afàn ha dejado a sus espaldas muchas cosas importantes: el espiritu, Dios, la oraciòn, la contemplacion, la admiraciòn, el cuidado de los demás, los ideales gratuitos. Se olvidó incluso de si misma, ha perdido su propia identidád. Ha perdido el por qué de su gran correr. No sabe mas adonde va y por què. La persona, un ser que facilmente se olvida de las cosas. Pero tambien la persona, un ser insatisfecho. Armado de derechos, puede disponer de placeres y de comodidades que la tecnica le ofrece abundantemente, puede concederse toda clase de libertades a las cuales nuestra sociedad permisiva lo... oblìga con una excepción, (pero es una cosa del todo marginal): la libertád de ser si mismo. Pero a él le falta algo. No necesita dinero (aùnque se lo busque siempre). Necesita, simplemente, de todo lo que el dinero no puede donar. El ser humano, un ser frustrado. Pero ninguno se preocupa de alertarlo de los males provocados por el sofocamento de su instinto del divino. Parece que el ser humano no se da cuenta de lo que ha perdido, al contrario ya està resignado y nos toca a nosotros misioneros concientizarlo despertando en el la nostàlgia de lo que ha perdido. Al fin y a cabo se trata de devolverle el deseo de Dios. Todos debemos volver a ser «criaturas de deseo». Alimentar il deseo de Dios de una manera correcta. Una manera equivocada es, sobre todo, la pretensión de «enseñar a Dios». «Queremos ver a Jesùs...» No queremos oír discursos inteligentes sobre Él. Ustedes tienen que mostrarlo, non demostrarlo! Quando un monje habla de Dios, es un viajero que relata. No uno que relata el que ha leído en los libros, ni tampoco en los textos de geografia religiosa. Pero uno que estuvo... Uno che aquel continente misterioso y facinante lo esplorò personalmente, pagando el precio correspondiente. Ustedes no van a las Comunidades para hablar de Dios sino para relatar su experiencia sobre de Él… Con el entusiasmo y la competencia y el estupor de un explorador. No se discute sobre Dios. A Él hay que manifestarlo. Entonces pienso que la virtúd principal de la vida cristiana, el test decisivo de su autenticidád, sea la transparencia. La bienaventuranza propia de esta transparencia es sin duda la de los «puros de corazón». «bienaventurados los puros de corazon porque verán a Dios» (Mt 5, 8). Y quisiera añadir: «... y lo haràn ver a Dios». La pureza del corazón no es solamente la castidád del cuerpo. Es la castidád de todo el ser humano.
O sea la lindura, la transparencia completa de la persona, que ha eliminado sus escorias, sus sombras, sus opacidades, sus hipocresìas, y se vuelve en cristal terso che refleja la imagen autentica de Dios. Una Iglesia en la cual no hay mas grandes monjes que peregrinan en las inmensidades de Dios para volver hacia nosotros con el rostro encendido como lo de Moisés mientras bajaba del Sinaí, esta iglesia sería agonizante. La misma goza de buena salud solamente si tiene martires y monjes. Pero monjes capaces de bajar del monte con... aquel rostro expléndido! Y todos nosotros los cristianos tenemos que serlo, nosotros misioneros de manera especial. A menudo nos quejamos de la indeferencia de nuestros contemporaneos hacia Dios, hacia las «cosas del espíritu». Hay demasiada gente que dejamos dormir comodamente. ¿Hasta que punto vamos a ser capaces de molestarlos? ¿Qué tipo de imagen de Dios somos capaces de presentar? Ahora, ¿Cuál es el don esencial de la vida cristiana para nuestro mundo? Creo que sea el don de la nostàlgia. Nostàlgia de otras cosas, nostàlgia de Otro con la O mayúscula. Tenemos la marca de fábrica. Pudieramos decir tambien: el sello de Dios. «Y Dios dijo: "hagamos el hombre a nuestra imagen, a nuestra semejanza..."» (Gn 1, 26). En cada ser existe esta marca de fábrica, tambien sepultada bajo un montòn de polvo y... sueño. Nuestra tarea consiste, precisamente, en ser espejos. Despertar aquella imagen para que reluzca. Imagìnate ahora que alguien te pida: “muestrame a Jesus!” Me gustaria ver que harias.