secondo invio
Missioni

Dolores 22 marzo, domenica Ci siamo lasciati il 16 scorso. Nel frattempo qui da noi sono successe varie cose. Intanto il padre Ottavio è sempre stato occupatissimo con la preparazione della consacrazione del nuovo Vescovo del Pétén e del suo ingresso ufficiale.

Martedì 17 e mercoledì 18 ho celebrato l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale, con omelia! Franco e Pino (alias Chepe) stanno riverniciando le porte della casa di accoglienza perché il tempo e le intemperie hanno provocato vari problemi. Stanno lavorando sodo e già si vedono i risultati: quando rientreremo vedrete le foto!! A proposito di foto, per piacere non inviatene, se non proprio necessario, perché ci bloccano tutto il sistema di ricezione della posta, anzi, crediamo di avere perso tre vostre lettere. Ci hanno prestato una pennina per connetterci a internet ma la connessione è molto precaria e lenta e non sopporta documenti “pesanti”!!! Giovedì 19 era la festa di San Giuseppe e abbiamo festeggiato un poco Chepe: Rita ha fatto una crostata molto buona. Alla sera alla messa in parrocchia c’era più gente del solito. E anche il 19 ho celebrato io e fatto l’omelia su san Giuseppe.

Benvenuto

Monsignor

Mario

Fiandri

Venerdì 20 c’è stato il ritiro dei catechisti in preparazione di un pellegrinaggio che tutta la Diocesi farà al Cristo negro di Esquipulas: potrete trovare notizie su questo bellissimo simulacro del Signore Crocifisso e relativo santuario di cui ricorre il 250° anniversario, cercando in google: Cristo negro de esquipulas: troverete una pagina con tante referenze: è interessante, molto interessante. Questo ritiro è stato molto partecipato (una settantina di catechisti, più della metà uomini) e l’ho predicato io spiegando il significato del pellegrinaggio, di tutti i pellegrinaggi, e poi facendo una proiezione dei viaggi di san paolo (siamo anche qui nell’anno paolino!). È Stata per me un’occasione molto stimolante e impegnativa che mi ha messo a dura prova e piano piano sto inventando una nuova lingua: l'itañolo. La sera alle ore 18 tutti in chiesa per le confessioni: ne ho avuto fino alle 20 ininterrottamente!

La famiglia di Romeo dal Vescovo

Finalmente Sabato 21, ieri: grande giorno della consacrazione di mons Mario Fiandri. Partenza alle 6 del mattino per Flores. Alle ore 8, davanti alla chiesa di santa Eléna grande raduno di persone da tutte le parrocchie del Vicariato Apostolico: in Pétén non c’è ancora una diocesi perché mancano le forze per tutte le strutture che richiede una diocesi, soprattutto umane e quindi c’è un Vicariato Apostolico, che precede l’istituzione della Diocesi vera e propria, quando sarà possibile. Il Pétén, la provincia guatemalteca dove stiamo noi, è grande 36.000 kmq (Sardegna 24.000 se la memoria non m’inganna) e ci sono SOLO 26 preti: si capisce la difficoltà dell’evangelizzazione. Il Padre Ottavio ha fatto un discorso bellissimo, seguito con attenzione e interesse da tutti. Il nuovo futuro Vescovo era seduto sul palco assieme al Cardinale del Guatemala e alcuni altri Vescovi; arriverà poi il cardinale di Honduras e vari altri che concelebreranno nella consacrazione episcopale. Il padre Mario Fiandri è un salesiano di Arborea. Da subito dopo la sua ordinazione sacerdotale vive in America Latina e da 23 anni in Guatemala. È nato l’8 dicembre 1947, proprio come il nostro Chepe: sono coetanei in modo totale! Al momento della sua chiamata all’episcopato dirigeva il Teologato salesiano in Città del Guatemala. Durante il discorso di accoglienza e presentazione del padre Ottavio era visibilmente commosso.
Con lui è arrivata una nutrita rappresentanza di Arborensi, con la sua mamma ultra ottantenne e con a capo il Sindaco con tanto di fascia tricolore! Nel trasferimento verso la chiesa cattedrale, dal luogo dell’accoglienza, dopo il discorso del padre Ottavio, sono stato presentato a Mons Fiandri e abbiamo fraternamente parlato: mi ha fatto un’ottima impressione: penso che sarà un “grande” vescovo!!! Anche gli altri componenti della nostra piccola spedizione si sono avvicinati e con tutti è stato molto accogliente e fraterno ed ha gradito molto la nostra partecipazione.

Verso la Cattedrale

Arrivati alla cattedrale ci siamo preparati per la Messa che si dovrà celebrare sul sagrato, davanti al portone della chiesa e con tutta la assemblea nella piazza antistante. Quanta gente! Tantissimi sacerdoti, provenienti da molte parti del Guatemala e anche da altri stati centro americani, tutti lì per la grande stima che Mario Fiandri ha saputo conquistarsi. È stata una celebrazione molto solenne e partecipata con un gran discorso (= lungo ma interessante) del Cardinale presidente Rodolfo Quezada Toruño, arcivescovo metropolita della Città del Guatemala, come dicevo, con tantissimi Vescovi e tantissimi sacerdoti e una gran folla di fedeli.

La Consacrazione
Episcopale

Un bel coro con canti e preghiere appropriati in spagnolo e in quechí, una antica lingua maya parlata da una minoranza, che così si è sentita coinvolta. Il tutto, per fortuna con cielo coperto che, appena ci faceva vedere il sole, ci faceva bollire il cervello. Abbiamo tutti pranzato in episcopio, ospiti del nuovo Vescovo e anche tutti i partecipanti hanno avuto il loro pranzo, distribuito nella piazza antistante la cattedrale. Una giornata bellissima, piena di emozioni, di colore, di incontri e di… sudore.

Ritiro del Gruppo di liturgia

Arriviamo ad oggi 22 marzo, domenica. Franco, Rita e Chepe sono andati alla santa messa il parrocchia, alle ore 10.00 circa, celebrata dal padre Giorgio ed hanno mandato avanti la verniciatura delle porte. Io sono stato impegnato nella predicazione di un ritiro al “gruppo della liturgia”: più di 50 persone, tutte donne, tantissime giovani. Hanno organizzato le suore. A proposito, quest’anno le suore sono: Suor Sonia, superiora, e suor Angelica, nuove; Suor Zeferina e suor Lucia (sembra che la trasferiscano, peccato perché qui è una benedizione per i poveri!) che già c’erano l’anno scorso; suor Dolores è stata mandata in Honduras (sua patria) in un villaggio su un’isola che non so come si chiama. Il tema del ritiro è stato: “somos soplo de Dios”. Con il mio itañolo ho tenuta occupata la compagnia ed ho confessato per varie ore e poi, alle 16 ho celebrato la santa Messa. È stata una giornata impegnativa ed ora alle 20.00 (le 03.00 in Italia) sto scrivendo a voi. Siccome non riuscirò a spedire questo con la nostra penna internet, ve lo dovrò mandare domani o dopodomani perché domani andremo a ciucciù a Livingston: un posto stupendo (cercate su internet: Livingston Guatemala). Quindi arrivederci a dopo la nostra salíta de mañana.
Padre Alberto

 

Sabato 21 marzo.
Buenas tardes yo soy Francisco…. Eccomi di nuovo dopo circa una settimana di silenzio, una settimana di ambientamento e di ricerca su come occupare in maniera proficua il nostro tempo, visto che il nostro Tutor P. Ottavio era impegnatissimo con i preparativi per la consacrazione a Vescovo di P. Mario Fiandri e siamo pertanto rimasti “orfani”. La ricerca su come occupare il tempo è arrivata in porto in men che non si dica, dopo un veloce sguardo agli infissi della casa che ci ospita, abbiamo deciso, con Pino, di mettere mano alle finestre e alle porte che a causa del clima locale e dopo pochi anni dalla loro installazione non sono in ottime condizioni. Pino ed io ci siamo armati di santa pazienza e di carta vetrata e abbiamo iniziato a scartavetrare le cornici delle finestre, ce ne sono quattordici, gli “sportelli sono in metallo, mi pare un lamierino verniciato che nulla ha a che vedere con l’alluminio.

Restauro porte e finestre

Non si possono aprire ma per mezzo di una maniglia si possono azionare delle lamelle che aprendosi permettono il ricircolo dell’aria all’interno della camera. Il problema si è presentato quando abbiamo avuto bisogno di cercare del comunissimo impregnante che qui non si trova, pertanto abbiamo ripiegato su una specie di tinta che opportunamente diluita, ha permesso di iniziare il lavoro di sistemazione degli infissi. Un altro problema che si è presentato è quando abbiamo deciso di cercare del normalissimo stucco per tappare le fessurazioni delle porte e dei relativi infissi. Una tragedia, nessuno conosce lo stucco nonostante il nostro vocabolarietto di spagnolo lo citi sia come “masilla” che come “estuco”… Ho pensato che magari con un poco di polvere di segatura mischiato con della colla potessimo risolvere il problema. Qui a Dolores non si trova il falegname bisogna andare a Poptún. Mi pare di ricordare però, che quasi a fianco della Casa di accoglienza in cui viviamo, due anni fa c’era un signore che lavorava il legno e ora non c’è più, si vede che i clienti erano pochi per poter giustificare l’esistenza di una falegnameria. Cosa pensate che io e Pino abbiamo fatto? Salomonicamente abbiamo fatto spallucce e abbiamo deciso di fare senza. Ah dimenticavo, del problema, abbiamo pensato di investire anche il buon Romeo, che voi tutti conoscete. In questo è intervenuto P. Alberto che ha cercato di spiegare ciò di cui necessitavamo e oggi, questa mattina alle sei e trenta, prima di partire per Flores, è arrivato portando un vasetto con dentro, all’incirca meno di un cucchiaio, una specie di impasto che a detta sua avrebbe consentito a noi di risolvere il problema….
Intanto i giorni passano e domenica, quella appena passata (14 marzo), è rientrato da Flores P. Ottavio con il quale, avevo preso l’impegno di andare a Sucultè, un’aldea in cui l’anno scorso era prevista la costruzione di una Chiesa. Nel pomeriggio di domenica, alle 15,00, io P. Ottavio e una “palanganata” di ragazzini andiamo a Sucultè. Qui chiamano “palangana” il cassone posteriore del pik up. Prima di arrivare, lungo strada incontriamo dei bambini dell’apparente età di dieci anni che con un machete in mano cercano di tagliare dei tronchi, P. Ottavio si ferma e chiede loro se hanno necessità di un passaggio, non se lo fanno ripetere due volte, lasciano quello che stavano facendo, caricano sul cassone alcuni tronchi appena tagliati e via. Dopo circa quattrocento metri incontriamo una donna con sulla testa due tronchi di albero, non dovevano essere leggeri, vista anche la postura assunta nel camminare. Anche questa volta ci fermiamo e chiediamo alla signora se gradiva un passaggio. Fino ad allora non avevo ancora visto il viso della donna, era la nonna dei bambini appena caricati, sembrava avere una settantina d’anni, un viso fiero e deciso, con un machete in mano, senza camicia e con solo il reggiseno si avviava con i tronchi sulla testa verso casa. Una scena che mai mi sarei aspettato di vedere. Dovevo venire qui per assistere a queste cose. Poco prima di arrivare alla nostra meta P. Ottavio si ferma per far scendere i bambini e la nonna con i relativi tronchi suscitando un motto di sollievo agli altri occupanti che così sarebbero potuti stare più comodi. Arriviamo a Sucultè e dopo un veloce sguardo per vedere se le cose, rispetto allo scorso anno, erano cambiate, ho visto che tutto, tranne la Chiesa, era rimasto invariato. La Chiesa ha finalmente i muri perimetrali in blocchetti, la copertura in lamiera, il pavimento in terra battuta e un altare con un piano sproporzionato rispetto al resto e allo stesso volume della Chiesa. La campana che serve per avvisare la gente per la S. Messa è rimasta invariata… un pezzo di ferro, che originariamente doveva essere una parte di un mezzo meccanico, è sempre appeso e per mezzo di un altro ferro che funge da battente assolve molto bene alla necessità di avvisare. Nel giro di pochi minuti dal nostro arrivo, ci siamo trovati circondati da bambini e da adulti. Vi ricordate che lo scorso anno vi avevo parlato di un signore con dei problemi agli occhi? Ho incontrato ancora quel signore che aveva sempre lo stesso problema; non era cambiato nulla, il problema ce l’ha sempre. Penso che a distanza di due anni, da che l’avevo conosciuto, se si fosse trattato di un problema di poco conto, si sarebbe risolto e invece ho paura che si tratti di un qualche cosa di alquanto serio che non è risolvibile con del semplice antibiotico o con delle pomate a base cortisonica. Nell’aldea di Sucultè è sempre presente anche un impianto di itticoltura. Lo scorso anno ne avevo parlato e vi avevo scritto che noi siamo stati i primi clienti paganti e penso, da come ho visto le cose, anche gli unici. L’impianto consta sempre di due vasche scavate nel terreno, una piccola dove vivono gli avannotti e una un po’ più grande dove dovrebbero vivere i pesci pronti per essere commercializzati…. Rispetto allo scorso anno nulla è cambiato, tutto è rimasto come io l’avevo visto. Dopo breve e veloce chiacchierata con P. Ottavio, abbiamo deciso che potevamo essere ancora clienti paganti pertanto abbiamo chiesto se fosse stato possibile avere del pesce, del “pescado blanco”. In quel momento non si poteva pescare perché chi era con noi non era autorizzato, avrebbe dovuto chiedere l’autorizzazione al Presidente dell’impianto per cui abbiamo preso accordi affinché, il venerdì successivo potessero portarci i pesci presso la nostra casa anche in considerazione del fatto che il venerdì successivo a Dolores ci sarebbe stato l’incontro di tutti i Catechisti delle varie Aldee e pertanto sarebbe stato comodo farcelo avere. Passato il momento di trattativa per i pesci, P. Ottavio si è dedicato alle sue attività principali, confessare e parlare con le persone. Io per contro ho cercato di “migliorare” quel poco di spagnolo che in questi frangenti cerco di usare. In una capanna a fianco della Chiesa delle persone che suonano la chitarra, una ragazza in attesa di un bimbo, canta e prova i canti che di lì a poco sarebbero stati eseguiti nel corso della S. Messa. Decido allora di fermarmi con loro per sentire. I canti, anche se tutti a carattere religioso, in questo posto, hanno una melodia e una musicalità veramente avvolgente, ti prendono e ti calano in una atmosfera tutta loro. Ad un certo punto dei colpi metallici interrompono le prove, è il richiamo dei fedeli per l’inizio della S. Messa. Da più parti del villaggio arrivano a frotte bambini e adulti ed in breve la Chiesa si riempie…era da circa tre mesi che in quel villaggio non arrivava un sacerdote. Sembra che oggi ci siano novità perché la Chiesa è veramente strapiena di persone, e P. Ottavio, si vede, è decisamente felice. Il gruppetto di persone che prima provavano i canti sono pronti ad intonare il canto di apertura del rito religioso. Il motivo del perché la Chiesa è piena è legato al fatto che P. Ottavio dovrà celebrare, oltre alla S. Messa, anche nove Battesimi. Non tutti i bambini sono dei neonati, alcuni hanno già 5 e 6 anni. Una festa per tutti, tutti cantano, tutti partecipano, tutti si sentono vicini ai battezzandi. Io sono seduto nel primo banco per cui posso osservare da vicino lo svolgimento dei Battesimi. Da noi, quando vengono celebrate queste Funzioni, tutti sono vestiti in modo ricercato, i genitori, i padrini e le madrine del bambino che riceverà il Sacramento, sono eleganti, ben vestiti e tirati a lucido. Qui per contro, molti di loro sono scalzi, o al massimo con degli infradito e con magliette sdrucite, non si pongono problemi di nessun genere, solo il bambino è elegante è avvolto in uno scialle bianco e pulito, tutti hanno in mano una candela, che simboleggia la trasmissione della fede al bambino. Sono già le sette di sera e P. Ottavio sarebbe dovuto essere alle otto a Flores, solo per rientrare a Dolores ci vuole non meno di 45 minuti, viste le condizioni delle strade. Io e P. Ottavio veniamo invitati a cena per mangiare pollo “asado”, arrosto, e riso. Io non mangio perché non posso fidarmi vista la mia situazione fisica. P. Ottavio mi giustifica dicendo che invece che cenare con loro, preferisco portare tutto a mia moglie. Il pacchetto da portare via viene creato mettendo tutto in una busta nera di plastica, una base di tortillas, sul fondo della busta, il riso e il pollo, tutto dentro… Arriva il momento di rientrare e diverse persone chiedono a P. Ottavio un passaggio per arrivare fino a Dolores. La palangana è di nuovo piena, più che all’andata. Oggi è domenica, il pescado blanco non si è visto, quindi c’è da dedurre che probabilmente qui gli accordi a parole non valgano poi tanto… anche per ciò che riguarda gli appuntamenti non bisogna essere troppo precisi o aspettarsi che gli indigeni, a seguito di un appuntamento, siano precisi come, per certi versi, possiamo esserlo noi.

A scuola dal padre Giorgio

Lo stesso P. Giorgio, anche se italiano, ha acquisito in pieno le abitudini locali. Se si prende un impegno con lui, ad esempio alle sette della sera, in Chiesa, per la celebrazione della S. Messa, state certi che minimo arriva alle 7,15 e la S. Messa viene celebrata di conseguenza. Qui questo non rispettare gli appuntamenti lo chiamano “ora chapina”.

Ieri sabato 21 di marzo tutti siamo stati a Flores per la consacrazione a Vescovo di P. Mario Fiandri nativo di Arborea. Siamo partiti da Dolores alle 6,45 nonostante l’appuntamento preso con Romeo, fosse per le sei del mattino ma, si sa, proprio in virtù delle cose suddette l’appuntamento è slittato di “appena” 45 minuti. Poco male. Il viaggio nella nuova macchina di Romeo è stato tranquillo, eravamo noi quattro, tre figlie di Romeo e la moglie. La figlia più piccola, Clarita, ha dormito per tutto il viaggio e noi “stranieri”, attenti al panorama che ci circondava. Con Pino abbiamo avuto modo di notare le profonde differenze che esistono tra la nostra realtà a casa e quella di questi posti. Una considerazione è stata che, per ciò che riguarda noi, la situazione in cui vivono gli abitanti di questa zona, è assimilabile al periodo del nostro immediato dopo guerra. Arriviamo a Santa Eléna e subito veniamo proiettati nel mezzo della cerimonia, un tripudio di colori, un mare di gente e musica sparata a volumi altissimi.

Uno speaker, su un palco allestito per l’occasione, non faceva altro che ripetere il nome del nuovo “obispo”, nominando continuamente le varie Parrocchie del Pétén venute a Santa Eléna per la cerimonia. C’è stata l’esibizione di un Gruppo folcloristico della zona. Una cosa bellissima e particolare. Non voglio parlarvi di questo perché ritengo che altri possano illustrare meglio di quanto possa fare io, l’intera cerimonia. Per concludere posso solo dire che a fine cerimonia non mi reggevo in piedi per il dolore atroce ai piedi a furia di stare in piedi. Termino qui, salutandovi e dicendovi arrivederci al prossimo diario. Francisco. p.s. si accettano commenti e critiche a quanto viene scritto….anzi sono gradite.

 

Buenas tardes, soy Rita L’altra volta Vi ho lasciati senza terminare e senza salutarVi: scusatemi. Sono le 21,15 del 18 marzo (da Voi 7 ore avanti le 4,30 del mattino del 19 marzo) e fra poco Vi sveglierete. Siamo qui ormai da una settimana. Il tempo è trascorso abbastanza velocemente, dico abbastanza perché non siamo ancora pienamente “operativi”. Come Vi ha detto P. Alberto, P. Ottavio è impegnato a Flores a preparare la cerimonia per l’insediamento del nuovo “Hobispo” Mons. Mario Fiandri di Arborea che avverrà sabato 21. È prevista la presenza di tantissime persone provenienti da tutte le parti del Péén (la nostra regione) ed è necessario sovrintendere a tutte le fasi preparative e di accoglienza. Pertanto abbiamo potuto vedere P. Ottavio solo giovedì al nostro arrivo e domenica per un paio d’ore. Questo comporta che non ci è possibile visitare le aldee e partecipare alla vita quotidiana del “pueblo”. Pertanto ci auguriamo tutti di poter godere quanto prima della sua presenza.

Siamo tornati a "casa"

Al nostro arrivo in Dolores abbiamo respirato tutti aria di casa. Abbiamo ritrovato la stessa serenità che avevamo lasciato, las tiendas (negozi !!!!!!) sempre allo stesso posto, il giardino con le panchine e la nuova “champa”, le nostre camerette (quartos), la grande cucina ed anche Gigi, il fratello di P. Ottavio. Veramente mi sono ritrovata a casa. C’è però una novità: un televisore nuovo di zecca che serve per lo più a Gigi per vedere lo sport. I programmi e le telecronache comunque sono in stretto spagnolo e, per chi come me ne “mastica” poco, tutto è di difficile comprensione: per le partite tanto quanto, per i telegiornali andiamo a spanna. Dopo aver sistemato i nostri alloggi e svuotato i nostri bagagli da “tutto” ciò che contenevano siamo riusciti a rilassarci un po’, pensando all’indomani ed ai giorni seguenti. P. Alberto ci ha abituati alla celebrazione della S. Messa sotto la champa nell’intimità e nel raccoglimento e devo dire che, come l’anno scorso, apprezzo molto questi momenti. Venerdì e sabato li abbiamo trascorsi mettendo un po’ di ordine tra le cose che sono arrivate con il container: Chepe ha rimontato biciclette e gonfiato camere d’aria, Francesco ha sistemato arnesi da lavoro, P. Alberto - tra un tentativo di connessione con il computer e l’altro - ha sovrinteso alle operazioni dando il suo validissimo apporto organizzativo. Io, più che dare loro un aiuto, mi sono dedicata al riordino della cucina. Sabato sera la S.Messa è stata celebrata nella Chiesa parrocchiale che ha più di 300 anni. Lo scorso anno era in restauro e pertanto non avevo avuto l’opportunità di vederla. È proprio come si vede la Chiesa nei film di Pancho Villa: l’ingresso si affaccia su un grande spiazzo circondato da un muretto bianco come la facciata; all’interno ci sono tre navate molto spartane con pochissime decorazioni e statue: c’è la statua della Madonna dei dolori sull’altare maggiore, un’urna che contiene Cristo deposto, appeso sulla destra un crocifisso in legno con i caratteristici tratti sudamericani e sempre a destra dell’altare la statua del Cristo che porta la croce (sembra avere i capelli veri) accompagnato dalla Madre. I banchi sono alquanto scomodi (se ti inginocchi tocchi quasi per terra e non direi che sono molto adatti alla statura della maggior parte di questa gente, anch’io mi sento “appesa”) ma sono molto affollati da tanti bambini, donne e uomini (questi ultimi non molti durante i giorni feriali).Manca comunque il cane cattolico che due anni fa assisteva regolarmente alla Messa.

La Messa della Domenica

La S. Messa è stata concelebrata da P. Alberto e P. Giorgio (quest’ultimo per la cronaca è arrivato con solo 10 minuti di ritardo) ed al termine è stato dato appuntamento all’indomani mattina (perché è passato il messaggio che la Messa del sabato non vale per la domenica). Abbiamo ritrovato le persone dello scorso anno, le Suore (las Hermanas) Figlie della Carità con Suor Zeferina, Suor Angelica e la Superiora, ma non Suor Lolita e Suor Lucia. La prima è stata trasferita in Honduras (suo paese d’origine), la seconda era a San’Elena per i succitati preparativi. Anche questo ci ha un po’ delusi – specie me – perché lo scorso anno anche grazie a loro avevamo visitato le aldee. Quasi ogni giorno ci viene a trovare Gigi che cerca di soddisfare tutte le nostre necessità. Domenica mattina di prim’ora arriva Gigi per vedere la partita (da Voi sono le 15,00) e così apprendiamo che il Cagliari ha perso. Alle 10,00 tutti a Messa (tutti puntuali, tranne P. Giorgio con il suo quarto d’ora….di tolleranza): La chiesa è sempre affollatissima di mamme, papà e bambini di ogni età, ragazzi e nonni; le marimbe (una specie di organo a percussione) producono un suono particolarmente gradevole che accompagna i canti della celebrazione, e tutti cantano. Forse perché non sono abituata a quelle melodie, anche i canti hanno un sapore particolare e, vedendoci un po’ spaesati con il libretto che ci è stato precedentemente consegnato, ci vengono suggerite le pagine dove trovare i testi (i libretti dei canti – tantissimi – non sono in perfetto stato di conservazione, ma bastano per la bisogna). Mentre Vi sto scrivendo è rientrato P. Alberto – era andato con Romeo a Poptún per vedere di sistemare “un aggeggio” particolare per permettere di collegarsi più facilmente con il computer. Abbiamo ricevuto la Vostra posta e Vi ringraziamo per Vostro pensiero e le Vostre parole che ci incoraggiano molto. Sono perfettamente conscia della Vostra vicinanza e – credetemi – anche se non sono molto espansiva gradisco infinitamente i Vostri pensieri (le bestioline – blatte – ci sono ma mi sembrano molto meno numerose e grasse – gordas -!!!!!).
Riprendo oggi 19 marzo, ore 16,00 locali, festa di S. Giuseppe e di tutti i papà. Auguri a tutti. Anche noi abbiamo festeggiato: ho fatto una crostata (per me una porcheria, senza possibilità di pesare e poi non sono una brava “pasticcera”) ma il pensiero è stato gradito e mi hanno assicurato che era buonissima. Domenica scorsa, come P. Alberto Vi ha già comunicato, siamo stati a “Las monjas” un posto ameno, tipo località balneare dove il fiume crea pozze naturali nelle quali la gente fa il bagno. I ragazzini si tuffano da trampolini improvvisati tra urla divertite e posizioni di tuffo strane (come i nostri); le mamme – come le ragazze, regolarmente vestite con shorts e maglietta – fanno fare il bagno ai loro figli più piccolini, mentre le mamme “in attesa” si bagnano accompagnate dai papà che partecipano al rito con molta attenzione e, mi sembra, con affetto.(…). Il tutto comunque in un clima estremamente tranquillo tra uno squillo di telefonino, una risata, uno schiamazzo o qualche “radione” che trasmette musica.

Las Monjas

Lunedì con Francesco e Chepe sono andata a Poptún a fare un giro. Abbiamo preso un mezzo pubblico (tipo cabillibus che dovrebbe trasportare massimo una decina di persone) che prima di partire ha fatto il giro di tutto il paese per caricare altra gente e non fare il viaggio a vuoto (eravamo solo in 5 ed il costo – percorrenza di circa Km. 20 tra Dolores e Poptún – 5 quetzales a persona: 8 quetzales per 1 $). Dopo aver caricato altri viaggiatori che ci hanno cordialmente salutato - qua si usa molto salutare - siamo finalmente partiti e tra una fermata a richiesta ed una per caricare pasta di mais, siamo finalmente arrivati comodamente a destinazione. C’era molto caldo ed il cielo grigio per l’afa. Abbiamo fatto un giretto per vedere il posto e per illustralo a Chepe e ci siamo addentrati nel “mercato”.

al mercato

Qui gli odori si confondono: odori di spezie varie, misti a quelli della carne appesa con dei ganci al soffitto della “macelleria”, polli gialli di quelli ruspanti, interiora, bei quarti di carne tutto “faccia a vista” che però sono preda di qualsiasi insetto possa avventurarsi là dentro. I banchi della frutta e della verdura propongono i prodotti di dimensioni alle quali non siamo abituati (carotoni enormi ma teneri e gustosi, cavolfiori supergiganti). L’ambiente è piuttosto oscuro e cupo, manca l’aria e questo tripudio di odori (penso che le pulizie non vengano fatte quotidianamente) con quel caldo ti fa sentire male. Le strade sono affollatissime di bancarelle che vendono qualsiasi cosa: vestiario, stoffe, telefonini, frutta già sbucciata e confezionata in bustine, pentolame (non si trova da nessuna parte un pentolino piccolo per bollire il latte – qui tutto è in formato “grossa dimensione familiare”), legumi di ogni tipo (ho visto anche le fave), succo di frutta, pollo fritto ecc. ecc. Ci sono anche le donne che vengono dalla campagna, con i loro bambini appesi sulla schiena, che vanno in paese a vendere quel poco che riescono a produrre per comprare qualcosa in più ai figli (poi magari vedi che ai bambini – perché come i nostri fanno i capricci - comprano le bustine con uno zucchero che sciogliendosi in bocca diventa effervescente). Prima di rientrare abbiamo fatto la spesa alla “dispensa familiare” dove all’ingresso c’è il guardiano fornito di pistolone antirapina (questo tipo di guardiania è tipico del posto). Abbiamo cercato il “cabillubus” per tornare indietro ed essendo i primi passeggeri ci siamo comodamente sistemati negli ultimi sedili. Ma avevamo fatto i conti senza l’oste: pian pianino la macchina si è riempita di viaggiatori e sono saltati fuori dal portabagagli anche dei sedili improvvisati per poter fare “accomodare” la gente. Alla fine tra bambini e grandi eravamo più di 25: il guidatore ed il suo aiutante hanno fatto un buon affare !!!!! Ogni giorno a pranzo abbiamo con noi P. Giorgio: arriva puntualmente alle 13,00 perché poi deve nuovamente dedicarsi alla sua scuola. È un grande mangiatore di pasta ed è anche una buona forchetta, è molto curioso della vita di ciascuno di noi, è una compagnia eccellente sempre grato per i pensieri che abbiamo per lui e per la comunità di Dolores. Sembra sempre avere la testa un po’ per i fatti suoi, ma è molto impegnato nella sua attività educatrice.

Inaugura-
zione della Sala ProfessoriI
al Centro Educativo
san Martìn
de Porres

Ieri siamo stati all’inaugurazione della nuova sala professori del Colegio San Martin de Porres dove P. Giorgio è Preside. Tre ragazzi portavano la bandiera, quella guatemalteca, quella della scuola ed anche la nostra bandiera italiana e sono stati suonati gli inni nazionali. Alla presenza degli insegnanti e dei ragazzi (circa 120), P. Giorgio ha tenuto un breve discorso con il quale ha spiegato che quell’aula era stata edificata grazie all’intervento degli amici italiani che, anche se lontani, cercano di venire incontro alle loro necessità. P. Alberto ha proseguito con un suo intervento con il quale ha ribadito che la ricchezza di ogni paese è basata sulla cultura ed ha incoraggiato tutti i ragazzi a proseguire con profitto gli studi perché essi sono l’avvenire ed il futuro del loro paese. Dopo di che ha benedetto con una “frasca” di pino prima P. Giorgio, tutti noi e per ultima la nuova aula. Abbiamo fatto delle foto che metteremo nel nostro diario. Per il posto dove siamo, è un’aula ultra moderna che deve essere ancora arredata, e mi farebbe piacere che qualcuno dei nostri legislatori venisse a vedere se viene rispettata la 626….o se qualcuno dei nostri sindacalisti facesse fare sciopero per inadeguati sistemi di sicurezza… Siamo proprio lontani anni luce dal nostro mondo fatto per la maggior parte di scuse e giustificazioni per creare “casino”. A proposito martedì abbiamo incontrato Suor Lucia e Suor Lolita (quest’ultima in visita alle Consorelle per due giorni) che ci hanno fatto grandi feste e ci hanno chiesto di Voi. Stanno bene, abbiamo consegnato loro i Vostri pensierini e ci siamo ripromessi di rivederci quanto prima. Martedì gli uomini, per passare il tempo – visto che non possiamo andare nelle aldee – si sono messi a fare manutenzione alle porte e finestre della casa. Ma di questo penso sia meglio far raccontare a loro perché stanno facendo proprio un lavoro duro. Scusate se mi dilungo nei miei racconti, ma mi aiuta a passare il tempo ed a renderVi partecipi della nostra quotidianità. In effetti siamo venuti qui con programmi diversi, ma penso che comunque anche con questo fare poco consente di conoscerci e di approfondire conoscenze. Di pomeriggio molto spesso vengono delle signore che vogliono parlare con P. Alberto, lui le accoglie con grande simpatia e per tutte ha una parola buona. Le signore gli sottopongono i loro problemi e lui assicura che si farà portavoce presso P. Ottavio e P. Giorgio che meglio di ogni altro conoscono le priorità delle famiglie. È venuta anche una signora alla quale P. Alberto ha consegnato la stoffa con la quale rivestire i breviari e mi è sembrata molto interessata. Fabrizio, abbiamo visto Toby che ci ha chiesto di te. È venuto in compagnia di altre due niñas a prendere las latas (lattine) che poi rivende. Abbiamo appuntamento lunedì per un nuovo carico, ma lunedì andremo a Livingston sull’Atlantico con Romeo e Nidia.

Oggi – domenica 22 marzo giornata tranquilla a dispetto di ieri che per andare a Santa Elena ci siamo alzati alle 5,00 con partenza un po’ …più tardi. La festa per l’insediamento del nuovo Vescovo ha coinvolto la nostra comunità per diversi aspetti: innanzi tutto per il fatto che è italiano, poi perché è mio compaesano (Arborea) ed anche perché abbiamo scoperto essere nato lo stesso giorno, mese ed anno del nostro Chepe. Comunque la festa è stata grande con consistente partecipazione di folla, proveniente da tante parti del Pétén e non solo, cartelloni di benvenuto anche in lingua italiana e speakeraggio da goleada (goooooooool !!!!). Tutti i partecipanti dovevano stare rigorosamente dietro il cartellone che annunciava la comunità di provenienza, in modo tale che il nuovo Vescovo potesse apprezzare la numerosità della partecipazione delle singole comunità. Dopo la presentazione di Mons. Fiandri da parte di P. Ottavio, ecco una danza di benvenuto eseguita da un gruppo folk locale e di seguito lo sfilamento di tutti i convenuti e la processione fino alla Cattedrale. Le strade del centro cittadino tutte addobbate con palloncini e nastri bianchi e gialli, la pavimentazione ricoperta da fiori e foglie (tipo S. Efisio). Il tutto accompagnato da spari di mortaretti e petardi. Dopo un po’ l’arrivo della processione in piazza, è giunto tutto lo stuolo del clero: il Nunzio Apostolico, i Cardinali, i Vescovi e di tutti i Sacerdoti, nonché la mamma, i fratelli, i nipoti e gli amici del nuovo Vescovo e il Sindaco di Arborea con tanto di fascia tricolore. La S. Messa è stata accompagnata da canti in spagnolo ed in lingua quechí ed anche la celebrazione nei momenti più salienti è stata “tradotta” in quella seconda lingua che se non sbaglio è quella originaria del paese. Non avevo mai sentito questa musica e queste parole, ho provato a seguirle con un foglietto che ci hanno consegnato per l’occasione, ma è veramente impronunciabile. Comunque la melodia è molto dolce anche se i suoni delle parole sono piuttosto duri. Nel complesso la cerimonia è durata 3 ore (dalle 10,00 alle 13,00) sotto un sole cocente o il cielo oscurato dalle nuvole ma comunque sempre molto caldo (penso che se non fosse terminata in fretta avrei dato di testa visto che non sopporto il sole così forte). Mentre le persone più grandi assistevano con partecipazione e pazientemente alla Messa, i bambini giocavano, mangiavano, bevevano sotto lo sguardo attento dei genitori o dei fratelli più grandicelli. La prima parte della Messa è stata celebrata dal Cardinale di Città del Guatemala, poi dopo la consacrazione (Mons. Fiandri si è steso sul pavimento faccia a terra e dopo gli è stato consegnato l’anello e il pastorale) ha proseguito il nuovo Vescovo. Io ero in una posizione non troppo centrale, ma comunque ho avuto la possibilità di intravvedere tutta la cerimonia tra le teste della gente e gli ombrelli che pian pianino si aprivano per ripararsi dal sole. Al termine, sul sagrato della Cattedrale, il Vescovo ha abbracciato una per una tutte le persone che volevano salutarlo terminando quasi intorno alle 14,30 (….). Anche noi lo abbiamo incontrato, abbiamo conosciuto i familiari e la mamma che ci ha chiesto il motivo della nostra presenza in Guatemala. Alla nostra spiegazione ci ha detto “bravi, se sentite di farlo con il cuore”. Abbiamo poi mangiato nel Vescovado assieme a prelati ed invitati vari ed abbiamo incontrato anche P. Henrique.

La gente che ha assistito alla celebrazione ha potuto rifocillarsi in alcune bancarelle allestite per l’occasione. Poi abbiamo ritrovato Romeo e la sua famiglia e siamo andati a trovare le Suore domenicane quelle che seguono in particolare le bambine. Purtroppo non c’era la Superiora Suor Marcella (una Suora sarda, da tantissimi anni in Guatemala) perché si trova a Roma dove ha assistito Suor Rosalia, una siciliana fondatrice di quella casa, che purtroppo il 19 marzo è morta. Qui abbiamo trovato le Consorelle ma c’era un’aria di mestizia: le finestre con nastri a lutto, la recita del Rosario (che sarà recitato per 9 giorni), poche bambine e molto silenzio. Non ci siamo attardati molto, abbiamo lasciato un sacchetto di caramelle (graditissime anche dalle Suore) promettendo di tornare un’altra volta. Alle 17,30 eravamo a casa, stanchi e bruciati dal sole e ci siamo rilassati. Verso le 18.30 un acquazzone che non finiva più (capita spesso nel tardo pomeriggio) e la temperatura, momentaneamente abbassata, si è fatta risentire. Adesso veramente termino. P. Alberto vuole spedire la posta ed io sono lì che gli chiedo “ancora un momentino”, in effetti abbiamo scritto solo due volte ma siamo in pochi a scrivere e le cose da raccontarVi tante. Buenas noches e besitos a todos
Rita

sommario