ottavo invio
Missioni

Qui vanno colte le atmosfere, qui le atmosfere debbono essere respirate con i pori della pelle, e in queste atmosfere immerso, puoi cogliere l’essenza di un mondo che non è descrivibile, ma appunto proprio soltanto percepibile nel tuo io più intimo, quando diviene esso disgiunto dalla umanità del tuo vissuto ed entra in contatto con una realtà che percepisce l’ancestrale, il divino, l’immensità.

Il cogliere, per esempio, il respiro di una natura incontaminata quando, dopo aver visitato delle vestigia maya all’interno di una foresta rigogliosa, sul far della sera, ci siamo fermati e in un religioso silenzio abbiamo colto questo afflato. L’emozione ti inumidiva gli occhi e tu vivevi una sensazione che mai avresti immaginato di provare. E mi ricorda un passo del Vangelo ove Pietro, Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di accamparsi e restare lì in un’estasi magica.

O quando, nell’attesa del mezzo che doveva riportarci a Dolores, in un’aldea dove manca l’energia elettrica, il buio ci ha con gradualità fatto scoprire un cielo stellato che mai avevamo percepito così vicino, mentre attorno a noi le lucciole si rincorrevano nel buio. Le lucciole… da quanti anni non le avevo più viste!

E i canti che accompagnano le funzioni religiose, nelle chiesette di legno con i tetti di lamiera e di frasche, sprigionati da voci femminili crude, echeggianti atmosfere caraìbiche, proiettate alla massima altezza e potenza di suono, accompagnati da marimbe, chitarre, chitarroni, sempre sprigionanti felicità coi ritmi che vanno dal valzer alla marcetta.

E i bambini, quanti bambini! Sempre tutti sorridenti e felici pur in quella dimensione precaria che vivono. Mi rattrista pensare ai nostri bambini, avvolti in una realtà tanto lontana, senza questo contatto con la natura, con gli animali, le piante, la terra e tutto ciò che li circonda. Avverto una sensazione di genuinità che da noi si è persa, ed è un valore che non ha prezzo.

E gli uomini e le donne, tutti ti salutano, ti sorridono. Non vedo tristezza nei loro volti, l’espressione dei loro volti è felice. Dietro questa felicità vi è certamente una realtà tragica, fatta di stenti, di mancanza di quanto noi si ritiene essenziale, di soprusi, di volontà nel mantenerli ignoranti e governabili. Ma questo è un discorso politico.
Quello che si coglie è questo mondo che io sento felice e, per questo mondo, vedo un futuro ineluttabile di un progresso necessario, ma che purtroppo questa felicità ucciderà e allora… quello che vivo oggi, sarà soltanto un ricordo.
Roberto

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