settimo invio
Missioni

Giovedì 25 marzo 2010
qui sono circa le 12,00: sembra l’ora giusta per me per scrivere… Anche questa volta è passata una settimana senza che abbia trovato né il tempo né, in certi casi, la voglia di scrivere causa stanchezza. Nell’attesa che la voglia diventasse imprescindibile, mercoledì 24 marzo alle 8 del mattino, ora locale, tutti insieme, con la sempre magnifica disponibilità di Romeo, siamo andati all’aeroporto di S. Elena ad aspettare P. Alberto che arrivava dall’Italia. Il suo arrivo, a seguito delle precarie condizioni di salute di P. Ottavio, si è reso necessario per contribuire alle necessità pastorali e liturgiche della Settimana Santa, nel peregrinare avanti e indietro per le Aldee. Questa volta, mentre Rita sicuramente vi parlerà delle cose che tutti insieme abbiamo portato avanti questi giorni, desidero darvi qualche notizia riguardante la zona in cui viviamo e nella quale P. Ottavio e P. Giorgio, con la loro opera e il loro impegno costante, portano parole di conforto a tutti coloro che si trovano in situazioni critiche. Desidero inoltre descrivere impressioni dirette riscontrate oltre che nella vita di tutti i giorni, anche leggendo i giornali locali tipo il “Prensa Libre” giornale nazionale del Guatemala e il “Diario” giornale locale-provinciale. Il primo costa ben 3 quetzales e il secondo 2,50. (complessivamente circa 50 centesimi nostri).

   
Il Petén in origine era abitato da popolazioni costituite in piccoli gruppi che diedero vita alla civiltà Maya. L’occupazione di questi territori inizia intorno al 1500 a.c. (i locali dicono “a.n.e.” antes de nuestra era) e fino al 300 a.c. le attività a cui principalmente erano dediti era la caccia e l’agricoltura. Questi gruppi poco per volta si organizzarono in strutture sempre più complesse dando quindi vita ad una delle civiltà più importanti del Centro America. I Maya avevano sviluppato particolari capacità in vari campi: architettura, medicina, astronomia, matematica e agricoltura. La loro scrittura era a geroglifici. Avevano dato vita a diverse importanti città come: Uaxactun, Yaxhà, Aguateca, Tikal e El Ceibal dove siamo stati da poco con i ragazzi della scuola di P. Giorgio (e vi abiamo raccontato: vedi quinto invio). Il decadimento dei Maya inizia intorno all’anno 900 d.C. e il Petén poco alla volta si spopola dando vita a flussi migratori verso altre zone in cui poter trovare condizioni migliori e maggior sicurezza.
Gli Archeologi fissano nell’anno 1420 l’arrivo degli Itzàes provenienti dalla penisola dello Yucatan, fondando Tayasal. Il primo europeo, Hernàn Cortes, nel 1525 passa per il Petén. I conquistatori spagnoli non hanno nessun interesse a conquistare e colonizzare questo territorio in quanto é considerato zona povera e totalmente priva di interesse. E’ il 13 di marzo 1697 che da parte di Martin de Urzùa avviene la conquista della parte centrale del Petén per dare la possibilità agli spagnoli di creare una strada di comunicazione tra lo Yucatan e il Guatemala. Nel 1821 avviene l’indipendenza del Guatemala dall’impero spagnolo. Il Petén anche allora non riveste interesse alcuno per nessuno, tant’è che viene totalmente dimenticato e abbandonato economicamente da parte dello Stato. Nel 1834, sotto il governo di Mariano Galvez, viene offerto, a chi si presenta volontario per popolare il Petén, una “caballeria” di terra, corrispondente a circa 48 ettari, e uno stipendio. Nel 1860, quando inizia l’esportazione di legnami pregiati, il Petén viene visto come area di interesse nazionale e internazionale.
E’ nel 1870 che si ha la prima e vera migrazione verso il sud del Petén ad opera dei campesini sloggiati dalle loro terre ad opera dei piantatori di caffè. Nel 1879 il Petén ha una popolazione di circa 20.000 abitanti su un territori di circa 36.000 kmq. Intorno al 1934 per reagire alla conquista messicana viene creata un’altra via di comunicazione: Coban-Seibal-Petén. Anche gli inglesi manifestarono il loro interesse per questa regione ricca di materie prime provenienti dall’estrazione della gomma e della resina del Chicozapote (Achras zapote). Nel 1947 nasce la comunità agricola di Poptùn che dista solo 20 km da Dolores dove attualmente da circa dodici anni si trova la missione domenicana e nella quale anche noi prestiamo il nostro contributo.
A questo punto, considerando anche di avervi annoiato, spero di avervi dato qualche notizia utile per una maggiore conoscenza della zona in cui ci troviamo. Per concludere, sempre a proposito del Petén, con il beneplacito delle Istituzioni, si vuole lasciare, questa regione in questa situazione precaria, per permettere ad imprese statunitensi di proseguire indisturbate nelle loro ricerche petrolifere. (capitalismo senza scrupoli e limiti…)
L’argomento seguente, sempre di grande importanza per la conoscenza del Petén, è tratta da notizie e letture dei suddetti giornali locali. Durante la lettura, le cose che balzano subito agli occhi, sono gli innumerevoli episodi di violenza che accadono in questa regione del Guatemala e i fatti di malgoverno generalizzato in tutta la nazione. E’ impressionante apprendere con quale facilità i vari Ministri dell’attuale Governo, vengono eletti ed esautorati dal loro incarico a seguito di denunce per peculato, truffe e malversazione in generale. Una notizia che ha dell’incredibile e sentita questi giorni da una rete locale è che l’attuale Presidente Alvaro Colom, al fine di limitare l’escalation criminale, vuole ripristinare la pena di morte.
In Guatemala, paese centroamericano, vivono circa 13 milioni di abitanti. La guerra civile, durata 36 lunghi anni (1960-1996), ha lasciato in eredità una cultura della violenza e della giustizia fai-da-te difficile da sradicare. Per farsene un'idea, basta visitare la capitale. Città del Guatemala con i suoi due milioni di abitanti convive continuamente sotto una cappa di minaccia onnipresente. La paura è diffusa in tutti gli strati sociali, dai più umili a quelli più elevati. Nell'intero paese si contano in media circa una cinquantina di morti ammazzati al giorno, che aumentano nei fine settimana, quando l'alcool scorre a fiumi e la violenza si scatena. Queste condizioni, ovviamente trovano terreno fertile in coloro che sono propugnatori della pena di morte.

Tutta questa violenza è ad opera di complessi gruppi criminali, e di ex militari, che agiscono al margine della legge. Questi si esprimono non solo in omicidi vari, anche commissionati, di politici, ma anche nel narcotraffico, nel riciclaggio di denaro ed in altre svariate forme di crimine organizzato…
Questo in piccole pillole è il Guatemala. Con la speranza di non avervi tediato spero di riuscire ad interessarvi di più con le prossime notizie visto che la prossima settimana sarà un full immersion nelle aldee.
Francisco…

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