4Vi sono poi diversità di carismi ma uno solo è lo Spirito, 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a Ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune. (1Cor. 12)
Il coraggio del testimone passa dal dono dello Spirito Santo: “8avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra.”(At. 1) e arriva fino al più profondo della vita:
“37All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». 38E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. 39Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». (At. 2)
Con la venuta dello Spirito Santo, si comincia sul serio a scrivere pagine nuove e non a fotocopiare pagine già scritte.
Si scrive comunque, nonostante i “circoncisi”, che ci sono e ci sono sempre stati, che mettono problemi e non cercano soluzioni (Pietro da Cornelio: At. 11,2-3).
Pietro prima e, poi, Paolo e Barnaba inviati dallo Spirito (At. 13,2), danno inizio ad Antiochia, da grandi protagonisti, all’Epopea della Chiesa. Paolo e Barnaba, che pàgano di persona, operano quella decisa apertura ai pagani che sancisce la fine di una Chiesa circoscritta, chiusa in un recinto e la presa di coscienza della propria vocazione all’universalità.
Si entra nell’economia dei Carismi: ciascuno di noi è responsabile della presenza di Gesù Cristo in forza e proporzione dei doni ricevuti proprio a tal fine: i doni dello Spirito sono per l’edificazione della Chiesa.
È lo Spirito Santo che dà i doni personalmente a ciascuno di noi e attraverso i doni gratuiti, dati per l’utilità comune, edifica ancora oggi la sua Chiesa.
A Lui e solo a Lui spetta distribuire i doni, perché solo Lui conosce veramente le necessità della Chiesa. A noi, reputati da Lui capaci, spetta ricevere e mettere in opera questi doni (ancora non senza il Suo aiuto).
Ci viene quindi chiesto: di coglierne, pur nell’unicità della provenienza, la diversità della destinazione: nel ricevere i doni, nella responsabilità dei Servizi (Ministeri) da compiere e nella loro messa in opera:
San Tommaso ci ricorda che i Carismi si possono considerare da due punti di vista. Da parte di Dio: provvede sempre per la sua Chiesa i doni necessari e sceglie le persone adatte a riceverli. Da parte dell’uomo:
volontà di accettarli: Dio che dona e l’uomo riceve.
Sempre e solo Dio dona, in base alle capacità di ciascuno, per il bene di tutti, ma l’uomo decide con il suo libero arbitrio la propria disponibilità all’accettazione del dono (giovane ricco, ecc…).
autorevolezza del servizio: basata sulla consapevolezza che lo Spirito opera scelta di persone e abbinamento di doni atti a far crescere la Chiesa: Apostoli, Evangelisti, testimoni, dono della comunicazione della sapienza (cose di Dio) e dono della comunicazione della scienza (le cose dell’uomo, il sociale, la natura ecc…)
esercizio del dono: per l’utilità comune: Non un tesoro da conservare gelosamente ma da spendere con generosità perché tutti crescano. (s.Thomas, Super Epistolas sancti Pauli,)
Ce ne verrà chiesto conto (talenti: Mt. 25,15ss.).
San Tommaso insiste pure sulla necessità dei doni dello Spirito per una crescita armoniosa e continua della Chiesa e conclude dicendo che:
“ci si accorge della necessità di una cosa quando questa ci manca”. “Necessitas alicuius rei maxime cognoscitur ex defectu eius” (ib. n. 711)
Quando la mia vita nella chiesa sembra (o è piatta), quando non avverto il soffio impetuoso dello Spirito che spalanca le porte, quando il mio oggi è come lo ieri e il domani è già programmato come l’oggi, senza la fantasia del “duc in altum” (Lc.5,4), quando la mia presenza in mezzo ai fratelli non crea stimoli di vita, allora devo preoccuparmi veramente perché mentre da parte dello Spirito i doni vengono sempre elargiti, avendo Lui la perfetta conoscenza delle necessità della chiesa, sicuramente c’è qualcosa che non va nella mia ricezione e nel mio mettere in opera questi doni.
Unica sorgente dei carismi: Dio (il Dio Spirito Santo che è Signore). Tanti destinatari: la Chiesa che cresce e si stabilizza per mezzo dell’esercizio di essi: un solo capo, tante membra, un solo corpo Gesù Cristo, la chiesa, la comunità.
Doni quindi non fine a sé stessi; crescita non comunque e in qualsiasi direzione, ma per il raggiungimento dell’uomo “perfetto”.
I doni mi spingono a prendere coscienza dell’opera di Dio in me e a puntare verso il futuro (si realizzano nella presa di coscienza di un Servizio - Ministero - da compiere e nell’attuazione del medesimo).
Sono un continuo invito e stimolo a non sedermi in riva al mare a guardare verso l’orizzonte, compiaciuto per lo spettacolo bellissimo, ma a solcare l’acqua per andare al largo, verso le mete dello Spirito, sempre nuove e stimolanti.
San Domenico, il mio santo Fondatore, ardeva del grande desiderio di portare il Vangelo ai Cumani (popoli del nord Europa non ancora evangelizzati). Il Papa gli disse che i suoi Cumani erano gli eretici ai quali stava già predicando. Dai Cumani andranno poi i suoi figli. Mi chiedo spesso: chi sono oggi i miei Cumani, i Galati, i Corinzi, i Macedoni, gli Efesini? Chi aspetta che io, separato dallo Spirito per la Missione a cui mi ha destinato (At.13,2), operi per la loro salvezza? Lontano da noi e intorno a noi ci sono ancora coloro che, pur avendo sentito parlare di Gesù, continuano a risponderci “non abbiamo neanche sentito dire che esista lo Spirito santo” (At.19,2).
I doni, i talenti (Mt.25,15ss.) che ci sono stati affidati non sopportano di essere messi un una buca scavata nel terreno per salvaguardarli: amano l’avventura, il rischio, il compromettersi per Cristo.