Il rischio di osare tre
Be hangry
Il "si è fatto sempre così" è il nemico da sempre di qualsiasi innovazione e iniziativa in tutti campi: in quello morale, nel campo della ricerca di ogni genere: fisica come teologica, nel campo degli usi e costumi, in tutto quello insomma, che vuole in qualche modo portare movimento alla realtà che ci circonda. Dio ci ha pensati creativi: ci ha creati a sua immagine e lui è il massimo della creatività.
Ha fatto una statua con la creta e io me la immagino bellissima, una statua da Dio! Però era sempre una statua di creta: immobile, senza vita. E allora gli soffiò nelle narici il suo alito di vita e "l'uomo divenne un essere vivente": noi siamo il respiro di Dio.
Gesù ha sconvolto tutti piani dei suoi contemporanei anche dei suoi apostoli sull'idea di Messia: un Messia pacifico, cavalca un asino, predica la pace, soffre la croce: come credere in un Messia simile? Per cui, sollecitato dai suoi discepoli, Giovanni gli manda a chiedere: «sei tu il Messia che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?».
Tutte le scienze, religiose e profane - per non parlare dei viaggiatori - hanno fatto dei progressi perché qualcuno si è avventurato oltre il già conosciuto, il già sperimentato. Questo comporta dei rischi, certamente, però realizza il sogno dell'umanità: il fatto che l'uomo non è mai soddisfatto di ciò che possiede nel sapere e nelle realtà materiali (potere, denaro, possedimenti…), punta ad avere sempre di più, compresa una conoscenza sempre più vasta, sempre più vicina alla conoscenza che ha Dio. Celebre è la constatazione di sant'Agostino: "Inquieto è il nostro cuore, finché non riposi in te" (Dalle «Confessioni» di sant'Agostino, vescovo - Lib. 1, 1. 1 - 2. 2; 5. 5; CSEL 33, 1-5) Certe volte mi sembra di essere parte di una catena di montaggio: faccio sempre gli stessi gesti, dico le stesse parole, mi trovo in mano gli stessi oggetti, davanti ho le stesse persone, produco sempre la stessa cosa.
Ora comincia l'avvento: il mio cammino verso il Natale sarà corredato dalle stesse omelie che con i colori diversi a seconda dell'oratore, risuonano in tutte le chiese. Il Natale è la stessa festa per tutti. Eppure proprio il Natale è novità di Dio che "pensa in modo diverso".
Pensare in modo diverso può essere pericoloso: la società non sempre apprezza i profeti: "se qualcuno oserà ancora fare il profeta, il padre la madre che l'hanno generato gli diranno tu morirai, perché proferisci menzogne nel nome del Signore, e il padre la madre che l'hanno generato lo trafiggeranno perché fa il profeta… e se gli si chiederà: "perché quelle piaghe in mezzo alle tue mani?" Risponderà: "queste le ho ricevute in casa dei miei amici". (Zaccaria 13, 3;6)
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «È fuori di sé». (Marco 3,21)
21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». (Matteo 16).
San Domenico fonda un Odine dedito alla predicazione itinerante dove i membri professano e vivono la povertà e vanno a piedi.
Quando san Domenico invia i frati…
…"Il momento decisivo si ebbe al termine della primavera, forse alla Pentecoste (14 maggio). Tutti i frati, convocati a saint-Romain sono riuniti nel capitolo. Domenico dichiara che intende mandarli attraverso il mondo, nonostante il loro esiguo numero; non abiteranno più insieme ormai, nel chiostro appena terminato. Tutti sono stupiti di una così inattesa decisione che pare loro affrettata. Ma Domenico parla con quella autorità e prestigio accresciuto dalla santità personale. I più si rimettono di buon grado alla decisione del Fondatore: già ne intravvedono, pieni di speranza, l'origine soprannaturale. Ma non tutti. Molto più sconcertati rimangono gli amici e protettori di Domenico. Egli si è incontrato con Monfort in maggio. Folco di Tolosa, Arnaldo di Narbonne e altri prelati con i quali aveva avuto a che fare di volta in volta, convengono con il conte per opporsi con tutte le loro forze a un progetto che si presenta ai loro occhi fatale tanto per l'Ordine che per il ministero in Tolosa. Ai suoi frati Domenico chiede di non aver timore li assicura che tutto riuscirà; ai prelati al conte come ai suoi religiosi, ripete con fermezza: "Non vi opponete; so bene ciò che faccio". (Humbert Vicaire, Storia di san Domenico, paoline 1983, pag. 426).
E i frati vanno per le varie destinazioni pensate da Domenico. Non tutti sono entusiasti, alcuni vorrebbero ribellarsi, ma tutti, alla fine vanno. E l'Ordine Domenicano entra nel piano dell'itineranza he lo mette sullo stesso piano di Gesù: il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo (Lc 9, 58). E insieme a loro va la Parola. Caterina da Siena mette in bocca a Dio Padre, la celebre espressione: «Egli (Domenico) prese l'officio del Verbo», (Dialogo della divina Provvidenza). "E la Parola di Dio si diffondeva" (Atti, 6,7)
E nasceva una nuova idea di essere Religiosi: l'idea di Gesù: 35 Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. 36 Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37 e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38 Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. (Marco 1).
Non riesco ad immaginare un Domenicano stabile, stanziale, che non abbia il desiderio di partire, andare, essere la presenza di Gesù …predicando.